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Storia della mia vita 36


di Moltoesigente1
03.10.2024    |    1.228    |    3 9.6
"Mi tolsi rapidamente i pantaloni e gli slip e sedetti su una sedia imbottita..."
Continuazione da STORIA DELLA MIA VITA 35

CAPITOLO 36 - LA VITA INSIEME

Ricky era estremamente educato. Non faceva nulla senza chiedermi il permesso. Non era assolutamente invadente e rimaneva sempre al suo posto, anche se cercava di darsi da fare per dare una mano.

Vestito sempre da ragazza e con un trucco leggero era decisamente attraente e sensuale. Veniva voglia di fare l’amore in ogni momento della giornata e in qualunque luogo fossimo. Si sentiva molto bene nel ruolo di fanciulla dolce, ma provocante e i suoi comportamenti erano sempre stati femminili in modo naturale. E io, ormai, mi rivolgevo a lei esclusivamente come se fosse una vera donna e questo la attizzava moltissimo.

Era chiarissimo che ormai mi eccitava molto essere dominante nel rapporto, diversamente da prima.

Con Ingrid ero profondamente schiavo e ritenevo che la mia natura fosse esclusivamente quella. D’altra parte, Ingrid era stata capace di rendermi come, allora, mi sentivo realmente dentro: sottomesso, docile e completamente devoto a lei, eccitandomi oltre ogni limite anche quando mi puniva e mi infliggeva sofferenze.

Ricky, invece, mi sollecitava al contrario. Forse perché ero ormai un uomo adulto, anche se giovane.

Poi il suo essere indifesa, fortemente bisognosa d’aiuto su tutto, mi stimolava non solo un forte senso di protezione, ma anche l’istinto dolcemente prepotente di dominarla totalmente, accresciuto dalla sua remissività e arrendevolezza.

Mi permetteva di lasciarmi andare anche il fatto che ormai mi fidavo di lei: ero sicuro che non fingeva, che la sua freschezza al limite dell’ingenuità non era costruita o falsa e che i suoi comportamenti erano davvero spontanei e non strumentali.

Avevo di proposito lasciato passare alcuni giorni, poi le chiesi se voleva vedere la stanza che Ingrid usava per i suoi piaceri con me. L’avevo tenuta chiusa a chiave durante quel periodo e Ricky, discretissima come suo costume, non mi aveva mai fatto alcuna domanda. Per lei quella era una porta chiusa, quindi la mia volontà era che in quella stanza non doveva entrare. Questo le bastava e non si chiedeva altro.

Da quando era morta Ingrid, io, comunque, l’avevo sempre tenuta pulita e in ordine. E ogni volta che la mettevo a posto ero ancora sopraffatto dai ricordi, pur essendo passati vari anni. Ovviamente, il tempo lenisce tutto e lo strazio che provavo i primi tempi era sparito. Anzi, a volte mi eccitavo talmente rivivendo quei momenti con Ingrid, che poi mi masturbavo rievocandoli con la fantasia.

Condussi Ricky per mano nella stanza. Appena entrata rimase attonita. Guardò a lungo le catene, gli anelli pendenti dalla sbarra in alto, i guinzagli; il mobiletto inclinato imbottito dove Ingrid mi incatenava piegato in avanti prima di frustarmi; la piccola gabbia con il fondo morbido dove mi rinchiudeva nudo, obbligato a stare carponi dietro alle sbarre; i grandi specchi.

Rimase affascinata dalla vetrina delle fruste, di vari tipi, una diversa dall’altra, e dal mobiletto a vetri contenente i cazzi e altri strumenti per il sesso. La guardavo mentre fissava tutto. Aveva le sue belle labbra tumide socchiuse ed era evidente come fosse estremamente intrigata.

“Ingrid ti faceva tutto questo?” Si inumidì le labbra. “Si. Ed era tutto molto arrapante.”

Aprii la vetrina e le feci prendere in mano le fruste, soprattutto quella che Ingrid usava per educarmi. La rimirò a lungo, tenendola per il manico. Poi lo scudiscio. Prendendolo sembrava un pochino spaventata.

Aprii anche il mobiletto dei cazzi e lei guardò i più grandi. “Usava anche questi?” Chiese con apprensione. “No. Il massimo che utilizzava con la cintura speciale era questo. Quelli più grandi li usava per la bocca.”

Le diedi il cazzo che tante volte avevo tenuto nel culo mentre venivo frustato e lei se lo rigirò fra le mani, toccandolo, palpandolo e osservandolo a lungo. Era diventata più colorita per il turbamento e il gonfiore anomalo della gonna davanti mostrava chiaramente la potenza della sua erezione. Era palese che provava a vedere se stessa punita con tutti quegli strumenti e la sua eccitazione era molto evidente.

Continuò a osservare tutto intorno a sé con fermento crescente. Ci guardammo negli occhi. L’intesa che era nata in modo naturale fra noi si era fatta profonda al punto che non era più necessario parlare in certe situazioni.

“Vuoi essere la mia schiava?” Le chiesi fissandola. I suoi grandi occhi verdi erano adoranti.

“Si.” Rispose senza nessuna esitazione.

“Sei consapevole di ciò che significa?”

“No. Ma farò tutto ciò che vorrai e accetterò tutto ciò che mi farai.”

Pensai agli inizi con Ingrid e mi accorsi che stavo provando sensazioni che forse erano le stesse delle sue di allora. “Ricordi che quando ti raccontavo della mia vita con Ingrid ti dicevo di come fosse molto attenta a far sì che il livello del dolore non superasse mai quello del piacere, anche quando mi faceva soffrire? Ho imparato tutto da lei.” Assentì con il capo. La fiducia che riponeva in me era così profonda che il suo abbandono era totale.

“Prima di tutto dovrai sempre essere una schiava obbediente e soggiogata e dovrai fare costantemente atti di sottomissione davanti a me. Dovrai inginocchiarti quando ti chiamo e in tutte le occasioni possibili.”

Mi guardò con devozione e chiese: “Posso farlo adesso? Così puoi vedere se lo faccio come vuoi tu, oppure devo cambiare qualcosa.” Feci cenno di sì con la testa. Lei si inginocchiò con grazia, sedendosi sui talloni.

Chinò il capo e congiunse le mani mettendole davanti alla fronte. La minigonna le aveva scoperto quasi tutte le cosce e le sue braccia incantevoli lasciate nude dalla maglietta senza maniche la rendevano irresistibile.

“Si. Così mi piace. Dovrai anche prostrarti con il viso a terra e le braccia stese in avanti”. Lo fece. Ed era assolutamente adorabile.

Ricordai la legge che Ingrid mi aveva imposto e la volli applicare a Ricky: “All’inizio userò spesso la frusta, perché vorrò renderti pienamente consapevole del tuo ruolo di schiava e cancellare ogni residuo di volontà tua propria. Lo farò anche senza un motivo specifico, ma solo con l’obiettivo di far sì che la schiavitù sia l’unica condizione che tu vedrai come possibile per te stessa. Se invece non eseguirai qualche mio ordine o lo farai male o senza la giusta partecipazione, userò lo scudiscio. Lo scudiscio provoca molto più dolore della frusta e ti ricorderà cosa comporta disobbedirmi.”

“Accadrà raramente, padrone. Perché ubbidirò sempre immediatamente e con entusiasmo a tutti i tuoi ordini. E se accadrà, sopporterò tutta la sofferenza che vorrai infliggermi per punirmi e poi ti chiederò umilmente perdono.”

Ero eccitatissimo. Avevo il cazzo molto duro. Mi tolsi rapidamente i pantaloni e gli slip e sedetti su una sedia imbottita.

“Vieni qui.” Le ordinai. Il mio pene era ritto e rigido. Si inginocchiò davanti a me, estremamente eccitata anche lei, l’espressione carica di lussuria. Tenendo sempre il capo chino, chiese con tono umile: “Posso leccarlo?”

Assentii. Era la prima volta che le permettevo di farlo e si dedicò con incondizionata devozione a idolatrare il mio cazzo con la lingua e la bocca tutta. Le sue bellissime labbra morbide si chiudevano sull’asta e sul glande mentre succhiava golosamente. Non era molto abile, e questo mi confermò che non aveva molta esperienza, ma il suo trasporto e il suo coinvolgimento superavano qualunque manchevolezza tecnica.

Il mio arrapamento per la situazione che si era venuta a creare e la morbidezza di quella bocca di velluto non mi fecero resistere a lungo, anche se fui costretto ad aiutare Ricky nei movimenti facendole capire come doveva fare.

Le afferrai i capelli e la guidai. Fu bravissima a comprendere e quando accelerai il ritmo, succhiò con più energia e io venni nella sua bocca con un orgasmo veramente lungo, profondo e pienamente soddisfacente.

Ingoiò tutto lo sperma e raccolse spontaneamente con le labbra le ultime stille che fuoriuscivano dal glande.

Tenendo sempre gli occhi bassi, disse: “Grazie, padrone. E’ stato meraviglioso. Sono tanto felice, perché mi hai concesso questo.”

Sai,” continuò, “Vorrei che tu mi credessi davvero se ti dico che è la prima volta che lo faccio così. Non ho mai bevuto lo sperma di nessuno con questo trasporto e con questa libidine. Il tuo è stupendo. Anche molto buono. Ma ciò che è importante è che così mi sento davvero la tua schiava.”


Seguirà: CAPITOLO 37 - FINALMENTE FUGATE ANCHE LE ULTIME OMBRE

Titolo: STORIA DELLA MIA VITA 37
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