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Storia della mia vita 24


di Moltoesigente1
27.04.2024    |    1.920    |    5 6.9
"La sera era sempre piuttosto stanca..."
Continuazione da STORIA DELLA MIA VITA 23

CAPITOLO 24 - LA MIA NUOVA CASA E I MIEI NUOVI COMPITI

Ingrid viveva in una bella villa singola ad un piano sormontata da una piccola mansarda e circondata da un giardino con aiuole di fiori e alcune piante ombrose.

La villa era circondata da una siepe alta e fitta che garantiva la giusta riservatezza. L’interno era spazioso, con una grande sala molto luminosa chiusa da una vetrata che dava sul giardino e un reparto notte abbastanza ampio. La mansarda era più piccola del piano terra, ma sembrava un locale veramente grande, perché non c’erano pareti divisorie.

L’arredamento era moderno, ma di grande buon gusto. L’insieme dava una sensazione di calore e di confort. Era una casa dove ci si stava bene.

Ingrid aveva due persone che le facevano i lavori: una era il giardiniere, un signore di mezza età, dichiaratamente gay, molto educato e gentile. L’altra era la signora delle pulizie, che veniva alcune volte per fare le faccende, lavare e stirare.

La donna venne il giorno dopo che eravamo tornati dal campeggio e Ingrid volle farci conoscere. Infatti, venendo a casa per pulire, spesso mi avrebbe trovato lì ed era necessario sapesse chi ero.

Dopo le presentazioni, la signora disse a Ingrid:
“Quindi, questo è il suo nuovo amichetto? Ma come è carino! Veramente molto bellino! E come è educato! E’ un amore! Signora Ingrid, ho sempre pensato che lei avesse un gran buon gusto. Proprio da signora di gran classe! Lo sa che non lo dico per adularla, ma proprio perché lo penso!”

In seguito, quando accadeva che ci trovavamo da soli perché Ingrid era a lavorare, mi raccontava tanti episodi che avevano come protagonista la mia padrona, ma sempre parlandone con una ammirazione quasi sconfinata. Sembrava quasi che ne fosse innamorata, tanto ne parlava bene.

“Sai,” - ebbe a dirmi una volta - “ la signora Ingrid è una donna molto, molto speciale e anche tanto selettiva. E davvero a ragione, perché per meritarsi di averla, bisogna essere persone davvero speciali. Ti assicuro che ben pochi uomini sono entrati in questa casa e nessuno ci è rimasto più di un giorno!”

Ingrid lavorava molto e gli affari sembravano andare bene. Aveva una attività in proprio con un paio di impiegate, una delle quali transessuale. Usciva la mattina e rientrava solo per cena. La sera era sempre piuttosto stanca. Si faceva una doccia, cenava con me con un pasto leggero e, dopo aver lavorato un po’ al computer, andavamo a letto abbastanza presto.

Siccome stava fuori tutta la giornata, non mi metteva in catene come aveva fatto nel camper. Solo il sabato o la domenica mi incatenava nella stanza apposita e io dovevo prostrarmi ai suoi piedi ogni volta che lei entrava.

Durante la settimana, invece, dovevo solo tenere il collare e i bracciali ai polsi e alle caviglie per essere pronto a essere incatenato, se al suo rientro lo avesse voluto. Però durante la giornata ero libero di muovermi e quindi potevo preparare tutte le cose per lei e obbedire agli ordini che mi dava prima di uscire.

La sera la servivo a tavola, le preparavo il caffè se ne aveva voglia, le mettevo via gli abiti ripiegandoli e tirando fuori quelli puliti da indossare. Quando faceva la doccia, le lavavo la schiena, le tenevo l’accappatoio da infilarsi dopo essersi lavata e tante altre cose. Ero continuamente presente per servirla e ormai riuscivo ad anticipare quasi tutti i suoi bisogni prima che mi desse l’ordine di eseguire qualcosa per lei.

Le giornate durante la settimana erano molto intense e pesanti, quindi Ingrid veniva a letto sempre abbastanza provata e con l’idea di doversi alzare presto la mattina dopo per affrontare un nuovo giorno impegnativo. Le piaceva comunque, prima di addormentarsi, abbracciarmi sotto le coperte stringendomi a sé, accarezzandomi e baciandomi.

Spesso mi teneva a lungo con la testa contro il suo petto, come la prima volta e, come la prima volta, io mi inebriavo del suo odore che mi eccitava. A volte mi baciava con un lungo bocca a bocca, ma poi non proseguiva, nonostante il suo cazzo diventasse durissimo e così anche il mio. Mi augurava la buonanotte e si metteva a dormire.

Solo il sabato sera e, talvolta, anche il venerdì sera, se il giorno dopo non aveva impegni di prima mattina, si poteva passare più tempo a letto e fare l’amore. Erano momenti veramente meravigliosi. Con Ingrid il sesso era stupendo perché c’erano tanti baci, tanti abbracci, tante carezze. Era qualcosa che non avevo mai provato così.

A volte mi capitava di pensare a quante signore mi avevano posseduto e con quante avevo fatto sesso nella mia vita, per quanto breve fosse stata fino a quel momento, ma, nonostante mi sforzassi di ricordare, non riuscivo a rammentare una situazione in cui ci fosse stata una dolcezza e una tenerezza pari a quella che vivevo con Ingrid in quel momento.

Durante le domeniche, poi, soprattutto se c’era brutto tempo e si stava bene in casa, c’era più tempo a disposizione e Ingrid era molto più rilassata. Allora si voleva godere appieno il mio corpo usandomi come si fa con uno schiavo.
Inventava talvolta nuovi giochi di dominazione, utilizzando spesso la stanzetta attrezzata, per accrescere il piacere e il divertimento.

In queste giornate esigeva che io rimanessi completamente nudo, mentre lei stava vestita. In questo modo poteva usarmi subito quando lo avesse desiderato.

Talvolta, seduta sul divano a leggere, mi ordinava di mettermi alla pecorina di fianco a lei, in modo da avere comodo il mio culetto a disposizione. Poi mi faceva succhiare il dito medio della sua mano e quando era ben umettato cominciava a titillarmi l’ano, dopo avermi aperto le natiche quel tanto che bastava. Con il dito ancora umido, poi, penetrava dentro lentamente e mi possedeva. Io ansimavo per il piacere.

A volte voleva anche concludere. Mi afferrava il cazzo, mi metteva in una posizione in cui potesse vedere il mio viso e poi mi masturbava contemporaneamente il cazzo con la mano e il culo con il dito. Gustarsi le mie espressioni di intenso godimento e soprattutto le mie manifestazioni durante l’orgasmo la divertiva moltissimo.

La mia schiavitù diventava intanto progressivamente sempre più profonda. Mi aveva ordinato di tenere sempre dei braccialetti di cuoio intorno ai polsi e alle caviglie, dotati di un meccanismo particolare. Era sufficiente per lei avvicinare fra loro i braccialetti e incastrarli fra loro; ruotando poi leggermente una specie di pulsante mi bloccava mani e piedi in un attimo. Le serviva per immobilizzarmi all’istante per poi frustarmi.

Seguirà: CAPITOLO 25 - LE PUNIZIONI E LA RIGIDA EDUCAZIONE

Titolo: STORIA DELLA MIA VITA 25
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