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Prime Esperienze

Verde e azzurro - X


di Doctor_S
27.01.2023    |    4.180    |    0 9.6
"< Ehilà, siete svegli? Posso entrare? > proruppe la voce di Anna, ovattata dalla porta..."
Finché ne avevo memoria, il mio sonno era sempre stato particolarmente pesante. Nitidamente potevo ricordare la voce di mia madre che mi urlava di scendere dal letto perché rischiavo di perdere l’autobus per la scuola, ma la mia inerzia tendeva sempre ad averla vinta. Con il tempo aveva capito quale fosse la soluzione al problema, la nemesi del mio sonno: toccarmi. Mia madre aveva scoperto che bastava qualche semplice scossone, a me o al letto, per vincere il mio torpore ed il ricordo di quella piccola consapevolezza spingeva la mia coscienza a riaffiorare lentamente dalla mia fase REM.
Un tocco. La bolla iniziava a dissolversi. Mi sentivo bagnato, come se l’acqua della piscina in cui mi rilassavo avesse iniziato a lambire il materassino e a permeare nel mio costume. Calore. Percepivo un piacevole tepore avvolgermi il basso ventre, assimilabile all’acqua tiepida della vasca in cui galleggiavo. Un tocco. Umido. Avvolgente.
Non era l’acqua. Questa fu la certezza a cui si aggrappò il mio istinto, mentre dissolveva ciò che rimaneva del mio rilassante sogno estivo. Dischiusi lentamente gli occhi sul mio petto nudo, in parte ancora coperto dalle lenzuola. Una timida carezza di sole si affacciava curiosa attraverso le tende e dipingeva a tinte dorate la mia pelle nuda. Lo sguardo scese più in basso, dove una massa scura placidamente ondeggiava all’altezza del mio bacino.
“Questa la sposo” furono le parole che nette si stagliarono nella mia mente, mentre mettevo a fuoco Roberta succhiarmi e leccarmi il cazzo. Affamata. Questa visione aveva istantaneamente acceso il desiderio in me e avvertii nitidamente la mia erezione indurirsi prepotentemente tra le sue labbra. Stesa nello spazio tra le mie gambe, lei alzò lo sguardo verso di me. Tenendolo saldamente alla base con una mano, lo sfilò dalla bocca e mi sorrise: < Buongiorno principessa! > mi fece.
< Buongiorno un cazzo! > le risposi istintivamente.
< Siii! Il tuo!! > disse, euforica. < Mi piace troppo, che ci posso fare? > e prese di nuovo a succhiarmelo < Vuoi che smetta? > .
< Sarebbe un peccato… Chi sono io per togliere il pennello dalla bocca di un’artista come te? > dissi, passandole una mano tra i capelli.
Lei, con la sua ormai collaudata maestria a cui mi aveva rapidamente abituato, lo ingurgitò in un sol boccone facendoselo affondare in gola. Ormai ero piuttosto consapevole dei suoi limiti, così le presi la testa con entrambe le mani e le penetrai ritmicamente la gola, gorgogliante. Sembrò soddisfatta.
D’un tratto sentii una porta aprirsi. Piedi nudi in corridoio. Poi qualcuno bussò. Istintivamente allentai la presa sulla testa di Roberta, la quale non ci fece quasi caso e continuò imperterrita a scoparmi con la bocca.
< Ehilà, siete svegli? Posso entrare? > proruppe la voce di Anna, ovattata dalla porta.
< Solo un attimo! > esclamai, mentre istintivamente cercavo un lembo delle lenzuola per coprirmi.
Roberta se lo sfilò di bocca e bofonchiò: < Certo Nuccia, vieni! >.
La porta si aprì ed Anna, coperta solo dalla vestaglia, fece capolino nella stanza.
< Volevo chiedervi se potessi preparare la colazione, ma vedo che la stai già facendo. > disse ridendo. Poi fece qualche passo in avanti, si inginocchiò ai piedi del letto e diede un bel morso sul culo nudo di Roberta, la quale emise un gridolino sommesso e sorrise. E rapide mi passarono davanti agli occhi le immagini della sera prima. Ero sempre più convinto che accontentare Fabian non sarebbe stato poi tanto male.
< Che ore sono? Hai già chiesto agli altri? > le feci, mentre Roberta riprese a sfamarsi di me, come se fossimo stati soli, la porta non fosse stata ancora aperta ed Anna non fosse lì a parlare del più e del meno con me.
< È quasi mezzogiorno… Ma non credo che gli altri vogliano farla. Simone si sente russare in tutto il corridoio, mentre Sara… > un sonoro gemito femminile invase il corridoio, interrompendola < beh, credo che anche Luca stia facendo colazione. > concluse ridendo.
Ebbi qualche difficoltà a formulare una risposta coerente mentre arrivavo in gola a Roberta, che non mostrava alcuna intenzione di fermarsi. Anna si alzò, fece un passo verso di me e mi diede un bacio sulla fronte, sfiorandomi il naso con il seno aggraziato.
< Ci vediamo fra dieci minuti in cucina > mi fece, poi si rivolse a Roberta < ciccia, se vuoi di là ho un po’ di crema… hai ancora il culo arrossato. Te la porto giù. Quando hai finito la vieni a prendere. > .
Lei, con la bocca piena, rispose con un soffocato “mmh-mh” di assenso. Ed Anna uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Finalmente mi rilassai, mentre Roberta si staccava da me. Deglutì il mio seme, si allungò verso di me e mi baciò. Mi godetti il momento e la splendida sensazione del suo seno morbido sulla pelle del mio petto.
< Ti aspetto giù, fai presto. > disse. Poi si alzò ed apprezzai estasiato le sue forme divine mentre le infilava in un vestitino a fiori, sottile. L’accompagnai con lo sguardo mentre usciva per dirigersi in cucina.
Misi i piedi fuori dal letto, infilai le ciabatte e finalmente mi alzai. Buongiorno!
Mi diressi in bagno a darmi una pulita. Non avevo troppa voglia di cercare le mutande per tutta la stanza, quindi misi direttamente i pantaloncini blu che avevo trovato buttati ai piedi del letto ed una t-shirt bordeaux dalla pila dei panni puliti. E scesi le scale.
Al piano inferiore Anna e Roberta erano già sedute al tavolo, intente a spalmare di marmellata di amarene delle fette di pane tostato. Fabian, invece, era in shorts in piedi davanti al tostapane, occupato a prepararne altre.
< Buongiorno Fabian, dormito bene? > chiesi, avvicinandomi alla dispensa.
< Beh, direi proprio di si! Tutta quella “palestra” di ieri notte mi ha fatto prendere sonno in un attimo. E stamattina mi sento proprio energico. Che vogliamo fare oggi? > .
< Non saprei… Potremmo andare alla rocca, che dite? Non ci siamo ancora andati quest’anno. > proposi, aprendo il barattolo della Nutella.
< Direi che si può fare, no? > fece lui, guardando Anna.
< Sì dai, mi va. Magari ci fermiamo in paese a mangiare qualcosa e poi andiamo. > rispose lei.
< Io non vorrei camminare troppo > disse Roberta, spostandosi sulla sedia alla ricerca di una posizione più comoda. < Diciamo che non posso più di tanto > continuò sorridendomi. Sorriso che si tramutò in una lieve smorfia di dolore, avendo evidentemente scelto la posizione sbagliata sulla sedia.
< Mi dispiace davvero, lo sai… Forse non avrei dovuto > provai a scusarmi, ma fui interrotto con un’occhiataccia di tutti e tre. < Che c’è? Che ho detto di male? > .
< Sei troppo educato, come sempre… Non hai fatto male a nessuno, perché ieri sera tutti erano liberi di fare ciò che hanno fatto e nessuno è stato costretto > fu la motivazione di Fabian < Mi sbaglio? >.
Roberta fece di no con la testa, continuando a spalmare la marmellata.
< Al massimo, come ti abbiamo già detto, siamo noi a doverci scusare di non averti detto tutto di noi in anticipo… > aggiunse Anna.
< E a dirla tutta, ogni tanto è anche piacevole sentire quel dolorino… > disse Roberta < è una sensazione nuova che mi ricorda quanto sia stata bene. Perciò, non ti scusare. A meno che tu non voglia dimenticare come siano fatti i miei amati buchetti. > concluse con fare civettuolo.
Ero alla ricerca di una qualche risposta a tono, quando un euforico < Buongiorno bimbi! > annunciò l’arrivo di
Sara in cucina, nel suo ormai consueto felpone azzurro.
< Buongiorno a te! Ti vedo raggiante… Anche tu hai dormito bene? > le chiesi.
< Oddio, dormito non proprio… È il risveglio che è stato super! > mi rispose, sovrappensiero.
< Abbiamo sentito che la tua “sveglia” è molto brava > le fece Anna < anche se non ha un’ottima mira. > aggiunse, facendole segno di pulirsi la guancia destra.
Con un movimento istintivo, Sara si ripulì la guancia da quello che sembrava proprio essere sperma, arrossendo e guardandomi.
< Non preoccuparti! Non c’è niente di male. Piuttosto, noi stavamo pensando di andare a pranzare in paese per poi fare un giro alla rocca. Se ti va, tu e Luca potreste venire con noi. Che ne pensi? > le dissi, cercando di non alimentare il suo imbarazzo.
< Si va bene, ora chiedo anche agli altri. > e, dopo aver preso una mela dal cesto della frutta, tornò di sopra. La seguii con lo sguardo e non mi stupì il non riuscire ad intravedere alcun tipo di pantaloncino sotto a quel felpone.
D’un tratto mi sembrava naturale che non indossasse altro che quello, come se tutta quella libertà sessuale mi appartenesse da sempre. Trovavo ormai familiare parlarne, goderne e condividerne tempo e spazio. E tutto nell’arco di poco più di un giorno! Non che mi dispiacesse, sia chiaro, ma restavo decisamente sorpreso dalla rapidità con la quale mi sentissi a mio agio in quelle condizioni del tutto nuove per me. Di certo la compagnia rendeva tutto più facile: condividere già tutto con un gruppo di amici si era rivelata la via più semplice per condividere anche il letto. Iniziavo a comprendere ciò di cui parlava Fabian la sera prima.
Dopo all’incirca un’ora eravamo tutti pronti oltre l’uscio di casa, zaino in spalla. Le ragazze, in previsione della lunga passeggiata, avevano scelto una comoda combinazione vestitino-sneakers che conferiva ad ognuna un’aria da ragazzina del liceo a Pasquetta e che le rendeva particolarmente godibili alla vista. Il mio outfit maglietta e pantaloncino di cotone, invece, era da cerimonia se confrontato all’immancabile calzoncino da basket e t-shirt oversize dei soliti Luca e Simone. Quei due erano stranamente silenziosi, pensai. Evidentemente dovevano ancora riprendersi dagli eventi della notte.
L’aria era piacevolmente fresca per il periodo, merito soprattutto della giornata nuvolosa, e la breve passeggiata verso il paese risultò particolarmente rilassante. I suoni del boschetto si mescolavano con il calpestio dei nostri passi sul sentiero acciottolato, dove le fronde degli alberi celavano alla vista i numerosi uccelli che ci accompagnavano con il loro vivace cinguettio.
Grazia, con la sua chioma rossiccia racchiusa in una coda, teneva Simone saldamente in testa alla nostra piccola comitiva, probabilmente mossi dallo stomaco che a quell’ora iniziava a soffrire il morso della fame. Noi altri, invece, che ci godevamo il tragitto con più serenità grazie alla colazione frugale, scherzavamo sulle occhiaie che invano Grazia cercava di celare dietro agli occhiali da sole.
< Dai Grace, non essere timida! > scherzò Luca < Che c’è di male? >.
< Ormai possiamo aprire una palestra notturna per tutta l’attività fisica che facciamo. > aggiunse Fabian. Se non lo avessi conosciuto, avrei pensato che la palestra venisse prima di tutto per lui.
< Scemo, che c’entra?! > bofonchiò Grazia < Dico solo che sono bruttissime, mica mi sto lamentando di non aver dormito per scopare! > ed all’ultima affermazione esitò un attimo.
< Tranquilla, non ci scandalizziamo. E poi non vi siete impegnati molto per nascondere il vostro “allenamento” serale ieri… > dissi.
< È stato così rumoroso? Non mi è sembrato > fece Luca, interrompendosi poi di colpo. Probabilmente si era reso conto di aver rivelato, inavvertitamente, di aver preso parte anche lui all’allenamento di Simone e Grazia.
< Non ti preoccupare, sa tutto > lo rassicurò Anna < e fanno parte della gang del bosco ormai! > concluse trionfante.
< Fanno?? > chiesero in coro Grazia e Sara, fermandosi e voltandosi verso di noi. Luca e Simone sorridevano compiaciuti.
Io e Roberta ci guardammo e sorridemmo a nostra volta. < Beh, sai… È colpa di Eyes Wide Shut! > risposi. Il solo ricordo mi eccitava e sembrava fare lo stesso effetto ad Anna che, alle mie spalle, dimostrava di non portare il reggiseno sotto al vestitino giallo canarino.
< Che bello! Voglio sapere i dettagli! Sbrighiamoci a sederci a tavola. > concluse Sara, affrettando il passo.
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