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Verde e azzurro - XVIII


di Doctor_S
24.01.2024    |    131    |    0 9.0
"Preda rassegnata delle sensazioni..."
< Mi piace troppo scoparti. Dimmi cosa vuoi che ti faccia! > le sussurrai.
Sara dischiuse le palpebre e mi penetrò con lo sguardo, come a voler proiettare nella mia mente le sue vivide fantasie. Forse un po’ delusa dal fatto che io non fossi in grado di leggerle il pensiero, forse incerta sul voler valicare l’ultima barriera tra noi, prese il suo tempo per riflettere attentamente sulle mie parole.
Tornò a prendere il controllo della situazione, con lente oscillazioni, percependoci in tutta la nostra presenza senza fretta. Lo sguardo fisso nel mio, le palpebre socchiuse. Le labbra appena inarcate in un sorriso dannatamente erotico. Lo stesso sorriso di qualcuno che fantastica, che immagina scenari, che sogna.
Riprendevo fiato e mi gustavo ogni dettaglio: le sue carni morbide e voluttuose, le sue labbra morbide e sottili al punto giusto. Le goccioline di sudore che le imperlavano la fronte e il collo, fino al seno sodo e prorompente. Ne apprezzavo l’umida accoglienza che mi riservava e la pressione che Luca esercitava contro di me quando affondava dentro lei. Con le mani le accarezzavo i fianchi, le cosce, saggiavo i glutei pieni contrarsi e distendersi per accoglierci.
In quel tumulto di corpi, avevo quasi dimenticato che altri, all’infuori di noi, erano spettatori di quella scena.
Così volsi uno sguardo distratto alla mia destra, in direzione del tavolo.
Non riuscii a scorgere Roberta, ma potevo chiaramente vedere Grazia con il camicione arrotolato in vita, ai piedi di Simone intenta a succhiarglielo. Non avevano di certo perso tempo, pensai.
< Io voglio… > tentennò Sara, riconquistandosi la mia attenzione.
< Ti ascolto… Dimmi cosa vuoi. > la spronai.
< Voglio che me lo metti nel culo. > prese una pausa, e aggiunse < Con Luca. > pesando con attenzione le parole.
< Assieme? > chiesi, alla ricerca di conferma alla mia interpretazione.
< Si! > rispose lei, con tono perentorio, quasi a volermi riprendere per non aver colto una tale ovvietà.
Luca si fermò, probabilmente sorpreso da quel tono, e con fare interrogativo chiese: < Cosa? >.
Sara si puntellò sulle ginocchia e mi liberò dalla morsa delle sue gambe.
Lentamente glielo sfilai e poggiai il glande accanto a Luca, giusto sotto di lui.
Lui sembrò realizzare, forse perché a conoscenza di quella sua fantasia. Si protese verso di lei e le chiese, quasi dolcemente, all’orecchio: < Sei sicura? >.
Il contrasto tra i suoi modi e l’irruenza di poco prima, mi parve surreale.
Lei esitò. Sembrò rifletterci ancora. Poi si voltò verso di lui e lo baciò teneramente guardandolo negli occhi. < Si, è da tanto che lo voglio, lo sai… Fagli spazio, su! > rispose. < Come desideri. > fu la risposta di Luca.
Mi inumidii le dita con i suoi umori e, con attenzione, la lubrificai per bene ovunque. Poi, indirizzandomi con le dita, iniziai a fare pressione.
Mi faceva strano il contatto con Luca, devo ammetterlo. A tratti lo trovavo imbarazzante e non sapevo nemmeno io il perché, ma mi sforzai di non pensarci mentre provavo a vincere la resistenza della carne al mio tentavo di ricavarmi altro spazio dentro di lei. Angusto, decisamente.
Guardavo Sara trattenere il respiro ad occhi chiusi e cercavo di carpire fino a che punto avrei potuto spingermi interpretando la sua reazione. Continuai a premere, con decisione e determinazione, sperando di non causarle inutile dolore.
In un paio di occasioni avvertii la sensazione di andare fuori posizione a causa della condizione scivolosa di quell’anfratto, ma non per questo desistetti. Anzi. Spinsi ancora, ed ancora.
Poi avvenne.
D’un tratto riuscii ad allargarle il culo quel tanto necessario per far passare il glande. Lentamente la allargò e venne risucchiato dalla tensione dell’anello di muscoli che, già significativamente teso, abbracciava il cazzo di Luca.
Sara espirò profondamente, emettendo un suono profondo e gutturale e, una volta scivolato completamente dentro di lei, spalancò gli occhi ed urlò: < Siiiii!! >.
Attendemmo qualche istante, immobili. L’aria carica di tensione, in attesa di carpire qualsivoglia reazione a quella tanto sudata vittoria. Non ne arrivarono. Lo prendemmo come un buon segno o almeno così lo interpretò Luca, che prese a muoversi. Dapprima lentamente, scorrendo contro di me e dentro di lei. Movimenti ampi. Avvertivo una significativa pressione schiacciarmi in quello spazio così stretto. Una stretta avvolgente, che poco alla volta, passaggio dopo passaggio, tendeva timidamente ad affievolirsi.
Il respiro di Sara prese a farsi affannoso e ritmato, sincronizzato agli affondi di Luca. Mi sentivo accarezzare, stringere e premere. Trasportato dai suoi movimenti, ne assecondavo il moto senza muovermi troppo.
< Ti sta piacendo? > le chiese.
< Oh si, continua così! Fai piano, ma allargamelo per bene! > rispose lei, quasi a singhiozzi. Ogni passaggio la faceva quasi sussultare, come se non sapesse come reagire alla sensazione che provava. Si contraeva e si rilassava. La sua espressione, ad un palmo dal mio volto, diceva più di quanto lei non fosse in grado di fare: la fronte corrugata, madida di sudore, le guance rosse a causa dello sforzo e del caldo. Intenso sforzo.
Le labbra leggermente dischiuse e flesse, in un’espressione di sofferente godimento, si aprirono in un tacito urlo, senza emettere suono alcuno, quando cominciai anche io a dare attivo contributo all’atto.
Mi ritrassi piano, assieme a Luca, e poi lasciai che fosse lui a darmi il tempo per tornare a penetrarla. E di nuovo. Lentamente. Come se il mondo fosse fermo tutt’attorno. Ancora. Dentro. A fondo e di nuovo indietro, a prendere l’ennesimo slancio. All’unisono, come un solo corpo, grosso e sensibilmente largo, assieme entravamo ed uscivamo dal culo di Sara. Con naturalezza. Con un’apparentemente collaudato sincronismo eravamo strumento di concretezza per una fantasia altrimenti irrealizzabile.
Sara si teneva saldamente con un braccio attorno al mio collo, mentre con l’altro tentava vanamente di controllare la nostra penetrazione premendo contro il ventre di Luca.
Il suo non era un vero e proprio opponimento. Era più un blando tentativo di controllare quella situazione, privata della sua consueta consapevolezza. Non era in grado di imporre la propria volontà o, perlomeno, non ne aveva la forza. Preda rassegnata delle sensazioni.
< Si, così! Bravi! > riuscì a malapena ad incitarci e quelle poche parole, proferite con voce rotta, personalmente stuzzicavano ancora di più la mia fantasia.
Dopo un po’ di pratica, quello che prima era un orifizio troppo stretto anche per un solo cazzo divenne agevolmente largo per entrambi e il nostro affondarle lento e sincrono era, pian piano, divenuto frenetico.
Senza esclusione di colpi, alternati o meno, avevamo nuovamente recuperato il nostro ritmo sostenuto. E Sara, oramai rodata a dovere, aveva preso a cavalcarci come prima. Urlando incontenibile.
< Che puttana che sei! Come ti piace prenderlo nel culo! > la insultò affannato Luca.
< Si è così! Mi piace! Più forte! Rompimi il culo! > gridò lei di rimando e come la fiamma del camino ai nostri piedi, quel loro stuzzicarsi a vicenda alimentava e ardeva di desiderio tutti e tre.
A velocità crescente non ci sottraevamo al dispensarle colpi. Vibranti e violenti. Ravvicinati e a corsa breve. Gemiti, urla, versi animaleschi e sonori schiocchi di pelle schiaffeggiata.
< Ne voglio di più! > urlò ancora Sara. In tutti i modi possibili cercavo di accontentarla, ma nella mia posizione potevo fare ben poco rispetto a quanto Luca non facesse già. < Voglio un altro cazzo, amore! Dammelo, ti prego! > prego lei, con il volto rigato dalle lacrime a cui non avevo fatto caso fino a quel momento. Non avrei saputo dire se fossero state figlie del piacere o del dolore oppure ancora dell’unione di entrambe le sensazioni, sta di fatto che potevo chiaramente sentire il mio addome completamente zuppo degli umori che Sara vi riversava continuamente.
< Sei arrapata, eh? Vuoi un altro cazzo? > la stuzzicò.
< Si! Lo voglio! > lo implorò.
< E dove lo vuoi? > infierì lui, affondando un colpo più violento di quelli precedenti.
< AH! > urlò lei < Dove vuoi tuuuu! >.
Luca, allora, rallentò fino a fermarsi. Si raddrizzò e lo sentii sfilarsi da Sara. Lei sembrò quasi contrariata di quella sua scelta, al punto da sfogare su di me la sua voglia inappagata, cavalcandomi con nuovo vigore.
Quel suo buco, ormai largo a puntino, era diventato una seconda figa e ad ogni suo affondo io godevo con lei con amplificata intensità.
< Vieni a darci una mano, Simo! > chiamò Luca.
A Sara brillarono gli occhi.
< Andrea, stenditi qui per favore. > rivolgendosi a me, quasi come un regista al proprio protagonista.
Io presi Sara per il collo, la tirai a me e le morsi il labbro inferiore, come a volerla riportare all’obbedienza. E sortii l’effetto desiderato: si fermò e mi guardò timidamente impaurita.
La strinsi per i fianchi e la sollevai, lasciando che il mio cazzo le scivolasse fuori dal culo.
Puntellata sulle ginocchia, arretrò e si rimise in piedi a fatica ad una spanna dal divano. Le gambe le tremavano vistosamente e non le fu semplice trovare l’equilibrio. Così venne in suo aiuto Simone che la prese di spalle e le passò le braccia sotto le ascelle. Colse l’opportunità e le strinse entrambi i capezzoli tra le dita: il seno abbondante non riusciva ad entrare nelle sue mani e ne traboccava. Davvero bellissimo. Ipnotico. Lei reclinò la testa all’indietro sulla sua spalla, mentre con una mano andò dritta tra le sue gambe a tastarne quella sensibile consistenza che le premeva contro la schiena.
< Così, bravo. > mi fece Luca mentre mi stendevo con la schiena sulla seduta del divano < Poggia un piede a terra, poi apri le gambe e fammi spazio >. Quest’ultima affermazione mi lasciò interdetto, così alzai la testa nella sua direzione e lo vidi prender posto, a gambe divaricate, in maniera a me speculare. Allungò poi una gamba oltre la mia, fin quasi all’altezza della mia spalla, e si portò praticamente a contatto con me. Di nuovo cazzo contro cazzo. Entrambi dritti in posizione tra le dita.
< Vieni, amore! Guarda cosa ho per te… > disse in direzione di Sara, mentre picchiettava col suo glande contro al mio. Come stesse attirando una gatta con un giocattolo vistoso. Era tutto così strano per me, ma al contempo estremamente affascinante. Affascinante al punto da ammutolirmi e lasciarmi incapace di formulare qualsiasi interrogativo. Nulla sembrava essere abbastanza razionale da meritare di possedere un senso ai miei occhi, eppure trovavo quella scena estremamente naturale nel suo evolversi.
Sara abbassò lo sguardo, che luccicò di desiderio incrociando la vista di quel tripudio di virilità che la attendeva. Portò le dita alla bocca e le leccò, ma non parve soddisfatta.
< Amore, non ho più saliva: per caso hai un po’ di gel? > chiese a Grazia, seduta seminuda a capotavola.
< Certo! Come vivrei senza? > le rispose. Si alzò e si chinò verso il suo zainetto, buttato sugli altri ai piedi dell’attaccapanni. Ne tirò fuori la sua inseparabile pochette, dalla quale estrasse un flaconcino viola.
In punta di piedi, con il camicione aperto ed il seno oscillante ad ogni passo, si avvicinò a Sara e le spremette una generosa dose di lubrificante nella mano. Ne spremette una dose abbondante anche su di noi, spalmandola per bene con la mano lungo la nostra marmorea presenza. Soddisfatta, si allungò verso Simone e gli diede un bacio. < Mi raccomando, trattala bene! > gli fece, prima di tornare allegramente al proprio posto.
Con lo sguardo scrutai un po’ ovunque nella penombra alla ricerca di Roberta e la scorsi poco oltre lo schienale del divano.
Aveva preso posto su una sedia e con una mano teneva il cellulare, mentre con l’altra si accarezzava tra le gambe. Chissà a cosa stava pensando. Non vedevo l’ora di condividere con lei tutti i miei pensieri.
< Ti do una mano, amore? > fece Luca.
< No, ho fatto… Mi dovete solo dare il cazzo! > gli rispose irriverente Sara, che si avvicinò a noi. Girò poi su sé stessa, dando le spalle al divano, e con una mano prese entrambi per il glande stringendoci saldamente.
Trattenne il fiato per tutto il tempo che impiegò a farci scivolare nuovamente, assieme, nel culo. Una sensazione dannatamente appagante, devo ammettere, alla quale mi fu difficile mantenere la concentrazione.
Arrivati in fondo, Sara si sedette sui nostri bacini e prese fiato, puntellandosi su di noi con le mani.
< Questa volta non cammino più. Sento il culo larghissimo e le gambe che non mi reggono! > piagnucolò.
< Simo, per favore, la fai stare zitta? > chiese Luca. E Simone non perse tempo: fece un passo in avanti e glielo infilò in bocca, senza troppe storie, mentre stava ancora tentando di parlare.
Lei, a bocca piena, provò a mugugnare qualcosa ma Simone la prese per la coda e la spinse contro di sé.
I mugugni si tramutarono in gorgoglii e rantoli di piacere, mentre imperterrito glielo faceva scivolare in gola.
Forse rude, forse troppo per come ero fatto, ma non potevo negare che quella sintonia erotica, quella fiducia reciproca ed incondizionata, fosse eccitante. Eccitante come lo era diventato sentire Luca scorrere contro di me dentro Sara. Al suo ritmo, smorzato dal poco spazio di manovra, aveva comunque ripreso a darci dentro e ciò che trovavo incredibile era come ci riuscisse nonostante le dimensioni. Ero sorpreso da come fossimo riusciti ad allargare il culo di Sara fino a quel punto e, a giudicare dal modo in cui provava ad assecondare i nostri movimenti, sembrava che lei ne traesse particolare piacere.
Con schiocchi secchi la sua pelle colpiva la nostra, abbondantemente bagnata dai suoi umori che sembrava produrre senza sosta. Sentivo il tepore del gel colarmi ovunque e confondersi a quella umida sensazione, mentre scivolavo dentro di lei e ne uscivo a ritmo sostenuto. Strano come, quasi senza impedimento, riuscissi a penetrarla fino a sentir toccare il fondo a differenza delle iniziali difficoltà di poco prima.
Urla sommesse, attutite dal cazzo di Simone, permeavano intanto la stanza e incorniciavano di lussuria quella prestazione quasi cinematografica. Il magnetismo della scena aveva inebriato a tal punto i miei sensi da aver totalmente rapito la mia attenzione, distraendomi da Grazia seduta al suo posto poco oltre la testa di Luca: la visuale era coperta quasi per intero da Sara e dal suo morbido seno oscillante, ma potevo chiaramente scorgere Roberta in ginocchio tra le gambe divaricate di Grazia. Che bella sensazione sapere che anche lei si stesse divertendo ed il suo lato così fortemente bisex me la faceva desiderare moltissimo in quel momento, come se non stessi godendo a pieno.
< Scopami adesso! Ti prego! > urlò all’improvviso Sara, divincolandosi dalla sua morsa < Lo voglio dentro, Simo! >.
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