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Verde e azzurro - XV


di Doctor_S
24.01.2024    |    92    |    0 9.2
"Risultava inefficace qualsivoglia tentativo di resistere alla sua arte..."
Così, finalmente cenammo.
Un veloce spaghetto ai pomodorini, condito delle solite risate. Roberta mi aveva stuzzicato per tutto il tempo mentre cucinavo e, non appena si allontanava, Grazia non aveva perso occasione per prendere il suo posto. Innocue palpate, fintamente casuali, e tocchi di mano tutt’altro che fraintendibili mi avevano reso complesso cercare di tenere a bada la mia eccitazione. Ed avevo notato i loro sguardi incrociarsi spesso, come a cercare reciproca approvazione da quel continuo susseguirsi di attacchi e sabotaggi alla mia concentrazione. Interessante. Sebbene tutte fossero in tenuta da casa, ciascuna a suo modo era stata in grado di rendersi estremamente desiderabile: Roberta aveva scelto degli shorts sgargianti, molto aderenti, ed una canotta bianca che le lasciava scoperta la pancia. Sara, invece, indossava il suo consueto vestitino nero, con uno scollo generoso che permetteva al suo seno di rubare prorompente la scena. Grazia, per ultima, portava un camicione di cotone color senape, lungo quasi fino alle ginocchia, e null’altro. O almeno così immaginavo. Non potevo negare di essermi più e più volte chiesto se indossasse o meno una qualche forma di intimo, ma speravo di poter avere l’occasione di scoprirlo di lì a poco.
Sedute a tavola diedero l’impressione di essersi calmate, con la testa sul piatto. Sara, invece, stava facendo raffreddare la pasta tanto era presa dalla conversazione con Luca e Simone sull’importanza della corretta alimentazione in estate.
sosteneva.
provò a difendersi Simone.
continuò lei.
s’intromise Luca, facendo scoppiare a ridere tutti.
aggiunse Simone, fingendosi ignaro.
fece lei, ironica.
concluse Luca, dandole un bacio in fronte. Ridemmo di nuovo di gusto. Quei due sembravano dei bambini troppo vivaci che la povera madre (o meglio, la povera Sara) cercava vanamente di educare alla meglio maniera.
Intanto le forchette avevano smesso di tintinnare sulla ceramica ed io avevo preso a sparecchiare, aiutato da Luca. Come al solito in poco tempo era già tutto ripulito e pronto per il post cena. Così Roberta andò a prendere la scatola con il gioco e in un attimo fummo già pronti.
Ognuno prese posto, con fanciullesca impazienza. Spiegai brevemente le semplici regole. Sara distribuì le carte e decise, senza spiragli di democrazia, di dover essere lei ad iniziare.
esordì. Pescò la prima carta ‘domanda’ e lesse ad alta voce: .
Tra le mie carte c’era davvero di che ammazzarsi dalle risate, ma con quella frase non avevo nulla di vincente da abbinare. Così giocai una carta ‘risposta’ che avevo intenzione di scartare. Anche gli altri giocarono le proprie, chi riflettendo e chi d’istinto, formando abbastanza rapidamente un mazzetto davanti a Sara. Lei le mescolò ed iniziò la sua valutazione ad alta voce: girò la prima carta scoppiammo a ridere all’unisono. dissi. fece Sara, girandone un’altra: . Di nuovo risate da non riuscire a respirare.
fece Luca, rosso in volto.
rispose Grazia per Sara. Luca la guardò ed ammiccò. Erano partiti già carichi, pensai.
Sara prese fiato e lesse anche le altre, ma nessuna era all’altezza delle prime. Così decretò che ‘la pecorina con il cappello da cowboy’ fosse la vincitrice. Grazia rivelò di averne il merito e, così, ottenne il primo punto della partita. Tutti pescammo una carta risposta. Poi lei pescò anche una carta ‘domanda’, che lesse ad alta voce: ci guardò negli occhi e aggiunse .
Come prima, ognuno scelse la propria carta, ma stavolta ne avevo una davvero calzante. Una dopo l’altra le impilammo sul tavolo, accanto alla carta ‘domanda’.
Grazia le mescolò e cominciò a leggere: e girando la prima carta . Ridemmo, tutti, e tra le risate lei fece la finta offesa . Poi prese la seconda carta, la lesse e scoppiò a ridere di nuovo, per poi leggerla a noi con fatica a voce alta: . Quasi non riuscivo a respirare, così come anche gli altri. Morti dalle risate. fece con le lacrime agli occhi. Dopo qualche istante prese fiato e ne lesse un altro paio, ma non sortirono lo stesso effetto. Prese l’ultima, la lesse fra sé e, sorridendo, con tono suadente disse . Risa collettive. . Io, Luca e Simone ci guardammo. Sorridemmo. Poi alzai timidamente la mano e presi i miei meriti. Grazia mi sorrise, senza mostrarsi sorpresa, e si alzò. Tutti noi la seguimmo con lo sguardo mentre andava, ancheggiando nel suo camicione, verso la dispensa. Aprì l’anta e si protese in punta di piedi verso lo scaffale in alto. Il camicione si tese, lasciando scoperta appena la curva dei suoi glutei sodi, non abbastanza, però, da fugare ogni mio precedente dubbio. Tirò fuori il barattolo della Nutella.
Subito Luca portò due dita alla bocca ed iniziò a fischiare, quasi fosse in uno strip club. Intanto, guardandomi negli occhi, Grazia tornò verso il tavolo sul quale poggiò giusto davanti a me il barattolo che aveva aperto. L’aria si stava scaldando e non per via del camino. Luca e Simone urlavano ed applaudivano alla scena, come fossero allo stadio, mentre Roberta e Sara battevano le mani sul tavolo, alimentando la confusione generale in quel clima di goliardia quasi adolescenziale. Grazia, nel frattempo, si inginocchiò ai miei piedi. Mi tirò giù gli shorts da calcetto assieme ai boxer e mi prese il cazzo saldamente con una mano. Con le dita dell’altra prese un po’ di nutella dal barattolo e me la spalmò lentamente dalla punta ai testicoli, guardandomi negli occhi mentre lo faceva. La mia erezione si fece prepotentemente sentire, imponendosi tra le sue mani. ormai quei due intonavano cori e facevano il tifo, mentre Sara e Roberta osservavano impazienti col fiato sospeso. Lei si guardò attorno, incrociò lo sguardo di tutti e poi, fluida come sempre, si lasciò scivolare il cazzo lungo la sua accogliente gola.
Ne godetti. Per la seconda volta in un giorno. Molto. Risultava inefficace qualsivoglia tentativo di resistere alla sua arte. Era brava e si vedeva che le piaceva ciò che faceva. Lo succhiava, lo leccava, lo stringeva con la mano mentre con le labbra lo faceva suo. Su e giù, mugugnando come se godesse con me ogni volta che le solleticavo le tonsille.
Andò avanti per qualche minuto buono e notai gli sguardi di tutti concentrati su di lei. Roberta aveva tirato un po’ di traverso la sedia, per avere la giusta visuale, ed aveva iniziato a toccarsi attraverso il sottile cotone del suo calzoncino, incurante di non essere sola. Tutti gli altri non se ne resero affatto conto, ipnotizzati com’erano dalla maestria che Grazia dimostrava per l’ennesima volta. Su e giù, ancora e ancora, mi deglutiva per intero. Magistrale.
Poi, dopo un tempo che le parve adeguato, con uno schiocco di lingua lo tirò fuori, pulito come appena uscito dalla doccia. disse. Poi si alzò, si leccò via dalle dita i residui di Nutella e tornò a sedersi. sghignazzai. E mentre gli altri ridevano, mi alzai per pulirmi prima di rimettermelo nelle mutande. Ovviamente, com’era prevedibile, tutte e tre le ragazze concentrarono gli sguardi su di me, non aspettando altro che godersi lo spettacolo gratuito oscillare davanti alla loro vista.
Chiusi poi il barattolo di nutella, lo riposi e presi di nuovo posto.
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