Lui & Lei
Verde e azzurro - II
di Doctor_S
29.07.2021 |
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"Il primo giorno di vacanza è sempre stancante e la mattina successiva raramente inizia prima di pranzo..."
Il mattino seguente tutti si svegliarono con calma. Il primo giorno di vacanza è sempre stancante e la mattina successiva raramente inizia prima di pranzo. E infatti così era stato: l’orologio segnava severamente mezzo-giorno. Mi feci coraggio e scesi dal letto. Chissà a che ora avrò preso sonno, pensai. Infilai le ciabatte e andai a farmi una doccia rinfrescante. Mentre mi asciugavo, l’aria iniziò a riempirsi di un bel profumino proveniente dalla cucina, dandomi un motivo in più per velocizzarmi. Scesi al piano inferiore e trovai Anna e Roberta intente ad impiattare una boscaiola di tutto rispetto, mentre i ragazzi pianificavano il pomeriggio.< Qui vicino so che c’è una riserva naturale con delle cascate spettacolari, guarda qua! > disse Luca a Simone, mostrandogli le foto che aveva trovato su internet.
< Amo, vogliamo andare pure noi? > fece Simone a Grazia.
< Siii! Mi piace! Andiamo! Così mi fai tante belle foto! >.
< Certo amore > fece Simone con finto entusiasmo . E rivolgendosi a Fabian < E voi? Che fate? Venite con noi? >.
Fabian guardo Anna e disse < Mi sa che rifiutiamo l’offerta. Siamo ancora un po’ stanchi dal viaggio e vorremmo recuperare >.
Io assistevo alla scena mantenendo la testa bassa per non ridere, fino a quando non fui tirato in mezzo:
< E tu? > mi fece Grazia < Che intenzioni hai? >.
D’impulso avrei detto altro, ma le risposi < Anche io sono un po’ stanco, ho avuto qualche difficoltà a prender sonno. > Anna arrossì < Credo che prenderò l’asciugamani e me ne andrò a stendermi al sole al laghetto >.
A quelle parole a Roberta brillarono gli occhi e disse < Mi sembra una buona idea, ti dispiace se vengo anche io? Ti lascio riposare tranquillo, giuro! >.
Mi sorprese, ma cercai di nasconderlo: < E perché dovrebbe dispiacermi? Appena sei pronta andiamo. Con questo caldo, al laghetto sembra di stare alle Maldive >.
Andai in camera mia per mettermi il costume e prendere l’asciugamani. Non potevo crederci! Avevo passato tutta la sera a pensare a come e quando avvicinarla, ad un pretesto non banale per farlo senza risultare inopportuno, e invece aveva fatto tutto lei! Era intenzionale? Probabilmente no. Perché avrebbe dovuto? Non avevamo ancora avuto modo di confrontarci, se non per qualche scambio di battute a cena, era improbabile che avesse qualche interesse. E se pure lo avesse avuto, era brava lei a nasconderlo oppure ero io troppo impegnato a guardarla a bocca aperta per accorgermene? Con tutto me stesso speravo nella seconda ipotesi, ma avrei dovuto comportarmi come se fosse vera la prima. Ci voleva calma. Avrei aspettato l’evolversi degli eventi.
Misi le scarpe e scesi al piano inferiore. I ragazzi erano già andati via e c’era solo Roberta ad aspettarmi, così ci incamminammo verso il boschetto.
< Senti, devo dirtelo > fece lei < Hai gusto! >.
< Ti ringrazio. Ti riferisci alla casa, vero? Cosa ti piace di più? >
< Tutto! Che domande… Adoro tutta questa natura incontaminata, il silenzio, gli uccelli che cantano. Lo stile da baita ma al contempo moderno, l’uso del legno senza farlo sembrare pesante… >
< Hai visto il bagno al piano di sopra? >
< No, perché? >
< Perdonami! Sono stato un maleducato! Abituato a venire con la solita bambocciona banda di babbuini, mi è passato di mente che tu non l’avessi ancora vista! Rimedierò >
< La McGranitt! Anche a te piace Harry Potter? >
< Piace è una parola grossa. Diciamo che sono uno a cui piacciono le cose semplici come un film, a letto, con popcorn e la persona giusta. La saga è ben fatta e si presta a ciò, anche se ci sono molti particolari che avrebbero dovuto essere ripresi meglio dai libri, ma vabbè… è una mia opinione. >
< Sono d’accordo con te. >
< Su Harry Potter? >
< No, su film, letto e persona giusta. > disse guardandomi.
Per fortuna avevamo raggiunto il laghetto. Non avrei saputo che altro dire. Mi aveva lasciato piuttosto spiazzato. Avevo intuito giusto o mi ero suggestionato? Di nuovo mi imposi di non essere impulsivo.
< È bellissimo qui! E quella casetta è davvero un bijoux! >
< Sono contento che ti piaccia. È molto comoda quando vengo al lago, perché ho tutto quello che serve senza dover tornare a casa. >
Nel frattempo mi tolsi le scarpe, la maglietta e stesi l’asciugamani sull’erba. Fu una fortuna averlo fatto per primo, perché non appena si sfilò il vestitino dalla testa il mio costume ebbe non pochi problemi a nascondere la mia reazione. Su qualunque libro di arte, per quanto attentamente si possa cercare, nessun Michelangelo, Donatello, Da Vinci o Canova sarebbe stato all’altezza di ciò che la natura aveva creato con lei. La perfezione: i piedi molto delicati e affusolati, le gambe ben tornite, l’addome piatto con i muscoli che delineavano una V tesa mentre passava il vestito oltre la testa, una terza abbondante ma proporzionata strizzata nel bikini e il collo magnetico per le mie labbra… Dietro i Ray-Ban i miei occhi l’avevano percorsa per intero, non c’era centimetro del suo corpo che non avevo fotografato nella mia mente. Non riuscivo a non farlo: più cercavo di trattenermi e più venivo attratto da lei. Mai prima di allora non ero stato in grado di domare l’istinto.
Lei parve non notare la lotta titanica che stavo affrontando con me stesso, al punto che con disinvoltura si piegò a stendere l’asciugamani mostrandomi che anche lato schiena - soprattutto fondo - la natura non aveva badato a spese. Aiuto! Non sapevo più in che modo nascondere l’evidente rigonfiamento del costume. Era ingestibile! Decisi di fare l’unica cosa sensata.
< Fa troppo caldo. Mi metto un po’ a mollo > dissi e, con un movimento fluido e accuratamente studiato, mi alzai dandole le spalle, mi tolsi gli occhiali lasciandoli sul telo e mi calai nell’acqua fredda. Lo shock termico fu efficace nel distrarmi, così mi stesi a pelo d’acqua, chiusi gli occhi e mi rilassai galleggiando senza peso. Ci voleva proprio, pensai, mentre poco alla volta avvertivo allentarsi la tensione dei muscoli.
Dopo un po’ mi resi improvvisamente conto di aver preso sonno e spalancai gli occhi, senza sapere con esattezza quanto tempo fosse passato. Potevano essere dieci minuti, come un’ora. Alzai la testa alla ricerca del sole per capire più o meno che ora fosse. Non era troppo vicino all’orizzonte. Bene, sarà passata meno di mezz’ora. Ma lei dov’era? Del telo e delle sue cose nessuna traccia, di lei nemmeno. Sarà tornata a casa. Complimenti! Era l’occasione perfetta per esternarle il mio interesse ed io che avevo fatto? Mi ero addormentato! L’avevo lasciata sola e si era ovviamente annoiata. Che stupido…
Dovevo farmi una doccia e andare a scusarmi. Uscì dall’acqua, presi le mie cose e andai alla baita. Entrai, la-sciai i vestiti sul letto, chiusi la porta e mi tolsi il costume bagnato. Aprii la porta del bagno.
Il costume mi cadde di mano. C’era lei! Era nuda! Era intenta a guardarsi allo specchio mentre con l’asciugamani si asciugava i capelli.
< Scusami! Non lo sapevo! > esclamai, indietreggiando. Non riuscii a distogliere lo sguardo dalle sue forme in-credibili. Avrei voluto per educazione, ma in nessun modo ero in grado di staccarle gli occhi di dosso. La linea della schiena che si concludeva in quel culo da copertina mi faceva letteralmente impazzire. Attraverso lo specchio intravedevo una sottile striscia di peli, molto geometrica e curata, a decorazione del monte di venere e le aureole rosee dei capezzoli. Una dea.
Lei si girò sorpresa, ma non sembrò infastidita. Piuttosto disse: < Avevo caldo, ma l’acqua era troppo fredda per me così mi sono permessa di farmi una doccia...Ti dispiace? >
< Assolutamente no, figurati… Piuttosto scusami tu per l’intrusione! Credevo fossi tornata in casa e volevo farmi una doccia per raggiungerti. Sono stato un po’ maleducato prima > le dissi, cercando di nascondere con le mani la mia evidente erezione.
Lei se ne accorse e, sempre guardandomi negli occhi, disse: < Non so se sono incline ad accettare le tue scuse… >
< Perché? Non volevo metterti in imbarazzo, ma non pensavo fossi in bagno. Ti aspetto fuori > e feci per girarmi.
< Aspetta > fece lei. Mi bloccai. < Ho detto di non sapere di essere incline ad accettare le tue scuse, non che tu non debba farti perdonare… > continuò, avanzando verso di me senza staccare gli occhi dai miei.
Io non capii più nulla. La guardavo palesemente senza parole e mi parve di vivere l’esperienza da spettatore, in terza persona, come se non avessi il potere di cambiare le cose. Arrivò giusto davanti a me e mi scostò le mani dal membro. Lo prese con delicatezza e spinse indietro la pelle, scoprendomi il prepuzio. Poi si mise in punta di piedi, avvicinò le sue labbra alle mie e mi baciò. Morbide al tocco, carnose, buone.
L’istinto mise da parte i pensieri e prese il sopravvento: le lasciai fare ciò che voleva del mio membro e le misi una mano dietro alla nuca, mentre con l’altra sfioravo la pelle della sua schiena. Seta pura. Lei lentamente, ma con costanza, moveva la mano soffermandosi a giocare con la resistenza che la pelle offriva ogni volta che scopriva e ricopriva il glande.
Ricambiai il bacio con passione. Le mie labbra impazienti strinsero le sue.
Lei le schiuse e percorse lentamente le mie con la punta della lingua, infilandola nella mia bocca. La mia lingua non tardò all’incontro, danzando con la sua, cercandola, catturandola e inseguendola.
La passione si accese in me e lo stesso fu in lei. Il ritmo di quel turbinio si fece più serrato ed io non resistetti: la afferrai con entrambe le mani per le cosce e la sollevai, poggiandola sulle asciugamani piegate sul mobile da bagno accanto al lavandino. Le sue spalle poggiate all’indietro al muro, io su di lei stringendole quel culo da copertina e facendole sentire la mia eccitazione fra le sue gambe. Istintivamente muoveva il bacino per sentirmi meglio, mentre percorrevo la sua femminilità allargandole le grandi labbra col glande. Era talmente eccitata da inumidire le asciugamani e sentirla così bagnata mi eccitava sempre più ad ogni “pennellata” che le riservavo.
< Ti prego, voglio sentirlo dentro! > mi sussurrò ansimando. La guardai negli occhi e con calma mi lasciai lentamente scivolare in lei. Calda, morbida, bagnata. Le grandi labbra, allargate attorno al mio membro, lo accoglievano avidamente mentre andavo a fondo fino a toccare. Un fugace brivido la percorse e prese a baciarmi con foga, mentre con le mani mi spingeva il bacino contro di lei come a volermi fondere al suo corpo. La cosa mi fece eccitare ancora di più e di conseguenza mi allontanai per penetrarla ancora, di nuovo fino in fondo e ancora indietro, aumentando poco alla volta il ritmo per farglielo sentire bene, marmoreo, in ogni centimetro. Ad ogni colpo il suo respiro si faceva più corto. Ad ogni penetrazione le sue unghie segnavano più in profondità la pelle della mia schiena.
Incalzai il ritmo, martellando con decisione mentre le stringevo il seno. Lasciò la presa delle mie labbra ed inclinò di lato la testa, spalancando la bocca affamata di aria. Portai la mia di bocca al suo collo e lo strinsi tra le mie labbra, mentre con la lingua ne assaporavo la pelle di seta. Lo percorsi scendendo lentamente con la lingua, a volte socchiudendo le labbra, e quasi drogandomi del profumo dei suoi capelli.
Ad ogni colpo gemeva e ansimando si lasciava sfuggire qualche imprecazione. Di tanto in tanto, quando la sentivo avvicinarsi all’apice del piacere, rallentavo e la penetravo a fondo, più lento ma deciso.
< Che stronzo che sei! Me lo stai facendo desiderare troppo! >
< E che sfizio ci sarebbe se ti dessi tutto e subito? Io non ho fretta e ti voglio sfinire… >
< Sei un bastardo… Scopami più forte allora! >
Non me lo feci ripetere. Aumentai intensità e velocità dei colpi. Le strinsi le mani attorno alla vita e mi aiutai con la forza delle braccia per andare più a fondo, tirandola a me. Il bagno echeggiava ogni volta che il mio bacino schiaffeggiava la pelle del suo culo, mentre il mobile sotto di lei si scostava sempre più dal muro.
A fondo. Con forza. Indietro e di nuovo a fondo. Incalzante. Sferzante. Deciso. Ancora e ancora. Sentivo i miei muscoli emanare sempre più calore, il sudore scivolarmi lungo la schiena. Guardandola mi accorsi che anche la sua pelle era imperlata di goccioline che luccicavano colpite dalla luce del sole che filtrava dalle tendine, conferendole una ulteriore carica erotica. Bellissima.
< Oh mio Dio!> urlo lei
< Non sei nelle condizioni di minacciarmi… >
< Aaargh! Zitto e continua!!! >
Iniziavo ad avvertire gli effetti dell’acido lattico sulle cosce, ma non mi interessava. Non mi fermai e mantenni il ritmo. Affondai di nuovo ancora una volta e lei strinse le gambe dietro alla mia schiena.
La percepivo pulsare attorno a me. Allora rallentai, ma senza fermarmi e lei provò ad opporsi ma un brivido glielo impedì. Spalancò gli occhi, guardandomi, ed iniziò a tremare senza riuscire a controllarsi. Aprì la bocca, ma non uscì alcun suono. Si strinse a me con tutte le sue forze spingendomi il più possibile in lei e poi, tra le contrazioni, chiuse gli occhi e finalmente si rilassò.
Rimasi lì, dentro di lei, abbracciandola con la sua testa sul mio petto e con le mie gambe tremanti per lo sforzo. Dopo qualche minuto parve recuperare in parte le forze: < Non male, devo ammetterlo… > disse con un filo di voce < Ma come vedi sono ancora viva e vegeta. Ce ne vuole per sfinirmi! >.
< Chi ti ha detto che abbia finito? >. Il suo sguardo si accese di un misto di emozioni, tra le quali trovava posto una combinazione di timore ed eccitazione, ma non le diedi il tempo di esternarle. Restandole dentro, la sollevai, uscii dal bagno e la stesi sul letto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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