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Prime Esperienze

Verde e azzurro - VIII


di Doctor_S
01.09.2022    |    895    |    0 9.5
"< Scusami, la prossima volta mi fermo prima… O vuoi che lasci fare a te? > risposi ironicamente..."
< Non venire ora o ti ammazzo! > così dicendo, si alzò e si girò verso di me riservandomi uno sguardo carico di odio e desiderio. Non credevo fosse già pronta. Si piegò su di me.
< Ho già sentito questa minaccia oggi… > feci con fare malizioso.
Di tutta risposta, allungò una mano sulla mia gamba e mi prese il pene, stringendomi un po’. Se lo infilò in bocca e lo lasciò scomparire. Fino in fondo. Come prima aveva fatto Anna con Fabian. Gli fece accarezzare la lingua, ben distesa, come a volerne memorizzare il sapore, mi guardò avidamente e lo fece uscire, senza alcuno sforzo. Teneva le mani lungo le mie gambe, mentre lo inghiottiva. Ancora e ancora. Senza impedimento, fino in fondo. Poi si fermò, lo tirò fuori e lasciò che cadesse sulla mia gamba.
Come una pantera che punta la preda nel buio, si sollevò in piedi. Aprì le gambe, si mise a cavalcioni su di me e con una mano se lo fece scivolare lentamente nel culo, guardandomi negli occhi con la bocca aperta, affamata di aria. Avvicinò il volto al mio, mentre mi faceva affondare piano dentro di sé, e mi morse il labbro inferiore.
Si fece penetrare dolcemente, accarezzandomi il cazzo con la sua mano morbida che lo guidava dritto verso il proprio piacere. Gestiva lei la velocità, la pressione, la forza e l’intensità. Assorta nella sua estasi, ad occhi chiusi, si sfamava delle mie labbra e mi usava a suo piacimento.
Era stretta. Lo potevo sentire mentre la riempivo completamente, toccando per tutta la mia lunghezza. Una sensazione incredibile. Le assaporai il collo con la lingua, accompagnato dai suoi gemiti, scendendo lentamente. Lei si sollevò leggermente e mi strinse la faccia tra i seni. Istintivamente le strinsi il culo tra le mani e le diedi un colpo netto, che le fece mancare l’aria per un attimo. Presi un capezzolo, turgido, tra le labbra e glielo leccai. Un altro colpo netto. Lei sbarrò gli occhi e trattenne il fiato. La morsi. Ancora un colpo, fino in fondo, accompagnato da un altro schiocco netto. Mi prese per il mento, mi staccò dal suo seno e mi spinse la testa all’indietro. La penetrai di nuovo con forza e lei urlò. Poi, mi guardò negli occhi e, quasi con rabbia, mi intimò: < Più forte!>. Ed iniziò a scoparmi.
Tenendosi alle mie spalle con le mani, oscillava il bacino con una velocità devastante. I colpi così ravvicinati le schiaffeggiavano la pelle del culo contro il mio bacino, emettendo sonori schiocchi. Descriveva un ampio arco, per sentirmi di più dentro, e non si risparmiava negli affondi.
Incontenibile, quasi selvatica, pareva mossa dall’istinto, come un felino.
Volevo darle tutto. Così le strinsi i fianchi con entrambe le mani e presi ad accompagnarla nei movimenti, tirandola a me con la stessa foga che aveva contraddistinto Anna e Fabian. Lei iniziò ad urlare di nuovo, incapace di contenersi , ma non mi trattenni. < OH! SI! Ti prego, così! > urlò. Non mi sottrassi al compito. Dentro e fuori. Con forza. Senza prendere fiato.
Puntellandomi con le gambe, cercavo il modo di andare più a fondo possibile, di farmi sentire mentre la riempivo completamente. Sentivo i muscoli bollenti. Potevo avvertirla allargarsi e stringersi attorno al mio cazzo. Gli addominali lavoravano senza tregua. L’aria era ormai satura di profumi, di urla, di schiocchi secchi e ravvicinati. Chiunque ci avesse sentito, avrebbe potuto solo immaginare la violenza di quell’amplesso che, nel concreto, ci stava prendendo corpo e anima.
Desideravo vederla ancora esanime, stanca e soddisfatta, e non avrei smesso fino a quando non ci fossi riuscito.
E lei non voleva altro. Mi baciava, mi mordeva, gridava e mi guardava negli occhi come posseduta da un’entità demoniaca, mentre ero io a possedere lei.
L’ammiravo. Concentrato e determinato, godevo della vista del suo seno morbido oscillarmi davanti al viso. Le sue urla mi eccitavano, mi davano la carica per continuare a fargliele emettere, sempre più forti. Dentro e fuori di lei, e ancora. Senza pace. Mi sentivo pieno, completo. Avvertivo i nostri movimenti sincronizzati come uno solo. I ruoli non trovavano definizione, la volontà di uno non sovrastava l’altra. Quando lei si sollevava, io arretravo, per poi poterla penetrare dando più forza al colpo successivo. I muscoli del mio addome, lucidi per il sudore, si contraevano con foga, mentre, come un maglio sull’incudine, affondavo dentro il suo culo scultoreo.
Altrettanto chiari si potevano distinguere i colpi che Fabian stava infliggendo ad Anna ed anche lei non sembrava più in grado di trattenere alcun verso. Urlavano entrambe. Tentavano inutilmente di contenersi, di attutire il suono che si dimenava nelle loro gole, deciso a coprire gli schiocchi netti pelle contro pelle.
D’un tratto sentii delle goccioline cadermi sulle guance. Alzai gli occhi, alla ricerca di quelli di Roberta. La fioca luce dal fondo della stanza mi permise appena di notare che stava piangendo. Rallentai.
< Tutto bene? Vuoi che mi fermi? > le chiesi affannato.
< No! È tutto… Perfetto! > riuscì a malapena a biascicare lei.
< Stai piangendo! Ti sto facendo male? >.
< Un po’, ma è bellissimo! Mai provato così! Quando vuoi… > si interruppe, mi sfiorò le labbra con le sue e sussurrò affannata < Vienimi dentro, voglio sentirti bene mentre lo fai ora che puoi. > e mi baciò.
Ogni forma di controllo abbandonò definitivamente il mio corpo. D’un tratto sentii affievolirsi la mia forza e l’uomo vacillò, fino a cadere. Così mi tesi, godendomi un altro affondo, ed esplosi.
Mi lasciai andare completamente in lei, in preda alle pulsazioni. Non riuscivo a fermarmi. Una, due, tre volte ed ancora. Sentivo il calore del mio seme avvolgermi il glande ancora dentro di lei. Affondai ancora un colpo, lentamente. Baciandola con passione, mi ritrassi e di nuovo, piano, tornai a riempirla pulsando. < Oh, ti prego siii! Ancora! > implorò. E la penetrai a fondo un’ultima volta, facendomi gocciolare ovunque il seme che avevo lasciato la riempisse. Le presi il volto tra le mani e le leccai le lacrime salate che glielo rigavano, per poi baciarla ancora con passione, facendo mie quelle labbra carnose che ormai tanto adoravo.
Così, esausto, finalmente mi fermai.
La avvolsi con le braccia. Chiusi gli occhi. E la strinsi a me. Ancora pulsante in lei.
Sentivo la gola secca e i muscoli stremati. I nostri petti si alzavano ed abbassavano veloci, nel timido tentativo di recuperare fiato e forze. Potevo sentirle il cuore martellare contro il mio.
Avvertivo tutto ovattato, distaccato, lontano, immerso in una sorta di nebbia, un limbo fatto di piacevolmente appagante incoscienza.
< In ginocchio, veloce! > irruppe all’improvviso Fabian.
Aprii gli occhi e vidi Anna sfilarsi dalla sua morsa e ubbidirgli, inginocchiandosi giusto ai miei piedi, con la bocca aperta e la testa piegata all’indietro.
Fabian si mise in piedi davanti a lei, mantenendosi il cazzo con una mano. Glielo poggiò sulla lingua e glielo fece scivolare fino in fondo alla gola. Poi le prese la testa con entrambe le mani e la tenne premuta contro di sé. Alzò lo sguardo verso le travi del soffitto e le venne direttamente in gola.
Anna emise dei mugugni sordi, dei versi gorgoglianti, mentre si manteneva stretta alle gambe di Fabian.
Porca puttana, pensai. Le due “cugine” ci sapevano fare dannatamente. Non osavo immaginare cosa avrebbero potuto fare da sole… Se non lo avevano già fatto.
Lentamente Fabian si sfilò da lei, ma appena fuori, un ultimo getto di sperma investì il volto di Anna che fece giusto in tempo a chiudere gli occhi. Lui la guardò e scoppiarono a ridere contemporaneamente.
< Una bella mira del cazzo, devo dire. > disse Anna, dopo aver deglutito.
< Ahahah! Scusa amore! Pensavo di aver già finito… È che mi ecciti troppo. Non è colpa mia! > le disse. Prese dal divano i propri slip e li usò per pulirle il volto. Poi si chinò su di lei e la baciò.
< Stronzo! > gli fece lei e gli sorrise ammiccante.
Quanto erano belli assieme. Lo avevo sempre pensato. Anche se dovevo ammettere che, dopo averli visti da un punto di vista come quello di quella sera, non avrei mai più pensato a loro come a due teneri piccioncini.
< Siete davvero stati incredibili, ragazzi, devo ammetterlo. > mi complimentai.
< Beh, a dirla tutta, il vostro spettacolino mi ha dato filo da torcere: non riuscivo a concentrarmi, perché vedevo voi e mi eccitavo e volevo darci dentro almeno allo stesso modo! > replicò Fabian.
Le sue parole mi sorpresero. Ero certo fosse il contrario! Roberta tornò tra i vivi e aprì gli occhi.
< Avevi ragione > disse. Io, Anna e Fabian ci guardammo interrogativi. < Ci sa fare. Dannatamente. > concluse.
Di getto sorrisi. Era stata la mia prima esperienza di quel tipo e non credevo di riuscire a gestirla. Avevo sempre dato il massimo sotto alle lenzuola, è vero, non mi risparmiavo, ma le “prestazioni” a più di quattro occhi erano sempre state un po’ sullo sfondo. Rappresentavano quelle fantasticherie che raramente avevo avuto modo di argomentare con altri, spesso più per evitare di essere giudicato che per altro. Eppure eccomi qui. Tutto all’improvviso, senza programmare né organizzare. Spontaneo. Forse era quello il modo migliore di viverle. Al naturale.
< Ora che ne pensi di aiutarmi? > mi canzonò Roberta.
< Fabian, già che sei lì, ti dispiacerebbe passarmi un po’ di carta? > gli chiesi, avendolo visto armeggiare tra i ripiani in cucina.
< Sì, dammi un minuto… Appena lo trovo ti accontento. Altrimenti fai anche tu la mia fine e ti tocca girare col gingillo al vento > . Poco dopo si avvicinò con l’intero rotolo, da cui prese qualche strappo per sé e per Anna, e me lo porse. Roberta, intanto, era rimasta accoccolata dov’era tutto il tempo. Presi un po’ di carta e provai a ripulire ciò che mi era gocciolato addosso.
< Sono ancora tutta piena dentro, aspetta > mi fece e si raddrizzò. Con attenzione le sfilai il pene dal culo ed altro sperma colò sul cumulo di scottex con cui mi stavo pulendo. < Non so se ce la faccio. Mi fa male tutto. Non sento le gambe, porca puttana! Ma che cazzo mi hai fatto? > disse ridendo < Non mi reggo in piedi, ahia! > continuò, toccandosi il culo.
< Scusami, la prossima volta mi fermo prima… O vuoi che lasci fare a te? > risposi ironicamente.
< Ma almeno hai visto come mi hai allargata? Non so nemmeno se riuscirò a sedermi di nuovo, per colpa tua! > mi disse, sorridendomi con il suo distintivo fare da cerbiatta.
Poi rivolgendosi, ad Anna: < Com’è la situazione, Nuccia? >.
Anna, che era ancora in ginocchio lì, dietro di lei, le guardò il culo e fece: < Mi sa che domani dovrai mangiare in piedi, ciccia. > rise < Non ti muovere che ce n’è ancora. > e si allungò verso di noi. Mi leccò i testicoli e ripulì il culo di Roberta con la lingua. Mi facevano impazzire quelle due!
< Ops, ho preso male la mira. > fece maliziosa, alzandosi.
< Sveglia, Rambo! Almeno aiutami! > disse Roberta prendendomi la mano, con cui tenevo dell’altra carta. Con delicatezza si fece aiutare a pulire. < Mi presti due dita? > continuò e, senza aspettare risposta, mi guidò lentamente dentro di sé di nuovo < Bravo, cerca di fare uscire quello che riesci, perché io non ce la faccio… non ho più forza. E fai molto piano, per favore. > disse dandomi un bacio in fronte, come con i bambini.
Trovavo questa intimità, vissuta con naturalezza, eccitante ed appagante. Mi faceva stare bene e leggevo lo stesso in lei. Era tutto così spontaneo, come se lo facessimo da sempre e non c’era alcuna forma d’imbarazzo.
Portato a termine alla bene e meglio il mio compito, aiutai Roberta a reggersi sulle sue gambe tremanti. Poi, un po’ barcollante, si diresse in bagno seguita da Anna.
Io e Fabian ci ritrovammo di nuovo seduti l’uno di fronte all’altro, ognuno intento a ripulirsi.
< Dopo stasera, penso proprio di aver fatto la mia scelta > mi fece Fabian, senza alzare la testa.
< Che intendi? > gli chiesi.
< Sono convinto ora. Voglio che sia tu a scopare Anna. > a quelle parole alzai lo sguardo nella sua direzione.
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