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Una lenta sottomissione


di FIREFORCE52
05.01.2025    |    3.854    |    3 9.1
"Esitava a rispondere, e sentii che questa sua incertezza mi eccitava moltissimo..."
Oggi narro un racconto scritto da un'amica, che ha voluto io girassi, al pubblico di questo dito. Buona lettura.

Mi sentii il cuore in gola, non sapevo che fare. Un mugolio di troppo, e Paolo mi aveva scoperta. Accovacciata nel buio della nostra camera da letto, con la porta aperta appena per permettermi di spiarlo mentre si imponeva come il maschio che è. Era in piedi, nudo di fronte a lei sottomessa. Ero persa, confusa. Vedevo I suoi muscoli luccicare di sudore, in tensione mentre continuava a tenere con forza il seno di lei. Si era voltato appena, ma mi aveva vista, aveva incrociato il mio sguardo disperato, mi guardava ma non sorrideva.
D’istinto, spostai il mio sguardo su Lucia e vidi che lei non si era accorta di nulla, sempre intenta a leccare le palle di lui, di mio marito, mentre si faceva mungere le poppe come una vacca obbediente.
La invidiai, forse perché’ Paolo non mi aveva mai trattata così forse perché’ non l’avevo mai visto così deciso, così prepotente, intransigente. Così maschio. Un dio cattivo.
Lui continuava a guardarmi, minaccioso. Non voleva che lo interrompessi, che distraessi Lucia. Non voleva che sua moglie lo interrompesse mentre lui si faceva leccare il cazzo e le palle dalla nostra giovane cameriera. Obbedii, non potevo fare altro.
Trattenendo il fiato per non fare altro rumore, lo vidi girarsi piano verso di lei, che sempre più si soffermava con la lingua sul grosso scroto di lui, dalla pelle tesa e umida, leccandogli le palle da sotto, soppesandole con la lingua e baciandole con le labbra come fossero la cosa più’ gustosa mai provata.
“Brava. D’ora in poi ti chiamerò Vacca. E tu fari tutto quello che ti dirò, per il mio piacere personale. E’ questo che volevi, vero?”
Lei alzò lo sguardo, pur restando nella sua posizione in ginocchio. Esitava a rispondere, e sentii che questa sua incertezza mi eccitava moltissimo.
Paolo la stava piegando al suo volere, la stava rendendo una sua proprietà’. Aveva capito che lei voleva essere trattata come una schiava, ma lei ancora non lo sapeva; non sapeva che questo era il ruolo che cercava, che le apparteneva. Lo stava realizzando solo in quel momento, di fronte a mio marito nudo. Di fronte al suo nuovo padrone.
Lo sguardo di lei ricadde silenzioso in basso, e annuì. Era sua.
Paolo si girò di nuovo a guardarmi, questa volta con aria di sfida. Vidi che la sua mano accarezzava ancora il seno di Lucia, e una smorfia crudele apparve all’improvviso sulle sue labbra. Fu tutto molto veloce. All’improvviso, senza motivo, lo vidi mollare uno schiaffo forte sul seno di lei. Sorpresa, Silvia si lasciò’ scappare un urletto, e cercò’ per ritrarsi da lui.
“Ferma dove sei, Vacca”, disse lui serio.
“Mi piace tormentarti le tette, e tu devi lasciarmi fare”.
Lei annuì piano, guardando ancora in basso. Che puttana, pensai io, come potrò mai più competere con lei? Guardai Paolo ed ebbi un tremito di gelosia, di disperazione nel vederlo così a suo agio nel ruolo di maschio padrone, di dominatore. Sentii anche il desiderio di essere al posto di Lucia, di farmi schiaffeggiare il seno e mettermi a sua disposizione.
“Porgimele, Vacca”, le abbaiò lui con cattiveria, mentre io mi infilavo di nuovo due dita nella mia figa sentendola bagnatissima.
Lei annuì ancora e si afferrò le grosse tette con le mani, le soppesò’ piano, le stringe leggermente tra loro e le alzò verso di lui, questa volta guardandolo negli occhi. Era una supplica, una preghiera.
Immobile, con il suo membro eretto davanti alle tette di lei, Paolo continuò’ a fissare Lucia negli occhi. Poi mi chiamò
“Silvia, puoi venire fuori ora”, intonò’ deciso.
Tremai, sentendo il cuore pulsare fortissimo. Aprii la porta trepidante, ed uscii a tentoni dal mio nascondiglio.
Vidi Lucia trasalire, impallidire come avesse visto un fantasma, turbata dalla mia presenza, sopraffatta dall’imbarazzo e improvvisamente preoccupata delle conseguenze. Si trovava in ginocchio davanti a mio marito nudo ed eccitato, la sua maglietta a brandelli e penzolante ai lati delle sue tette nude che porgeva con due mani al piacere di lui. Eppure rimase immobile, in posizione, ormai catturata dal suo nuovo ruolo di schiava del piacere, di puttana di mio marito. Non era più Lucia, era Vacca.
Non dissi nulla, e Lucia capì subito. Mi avvicinai a loro, lentamente. Sentii le gambe tremare, stavo per crollare a terra. Volevo sprofondare, scomparire, ma non prima di aver toccato per l’ultima volta il corpo da dio di mio marito, il suo uccello dritto e duro come un bastone.
Lui mi sorrise, in piedi di fronte a lei, con il cazzo volgarmente dritto e feroce di fronte alla bocca di lei, bagnato dalla sua saliva di puttana. Lei in ginocchio, con la sua lingua di fuori e le sue grosse poppe tra le mani, nel gesto umiliante di porgerle al suo padrone.
Sciaf, lui le mollò un secondo schiaffo sulle tette, provocandomi un brivido di eccitazione incredibile, che mi fece nuovamente tremare le gambe.
“Ti piace quello che vedi, Silvia?”, mi chiese con un tono duro e distaccato, come se stesse parlando ad una puttanella qualunque raccolta in strada. Il mio nome risuonò vuoto, come se non fosse il mio, il nome di sua moglie.
Annuii stupefatta, senza che un suono potesse uscire dalla mia bocca
“Ti piace quello che vedi, Silvia?”, mi chiese con un tono duro e distaccato, come se stesse parlando ad una puttanella qualunque raccolta in strada. Il mio nome risuono’ vuoto, come se non fosse il mio, il nome di sua moglie.
Annuii stupefatta, senza che un suono potesse uscire dalla mia bocca

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