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In ginocchio a bocca aperta


di maialinodiscreto
11.01.2025    |    4.539    |    15 9.5
"Ti lecco il frenulo mentre con una mano ti masturbo e con l'altra ti accarezzo le palle..."
Ho una fantasia: ci conosciamo su questo sito, qualche chiacchiera e, se siamo compatibili, ti scrivo l'indirizzo di casa mia. Quando arrivi mi scrivi e io col cuore in gola scendo.
Faccio finta di fare qualcosa all'ingresso (armeggio con la posta, metto il catenaccio alla bici) ma in realtà ho i polsi che tremano e le ginocchie idem.
Ho un vuoto in gola che ha bisogno di essere riempito.
Ti vedo, noto che sei dubbioso, sembri pensare "ma sarà lui o non sarà lui?" così ti dico la frase che abbiamo concordato.
La frase è: deve entrare?
Così ti dico "scusi...deve entrare?"
Quel "scusi" lo aggiungo appositamente per darti l'idea che ho voglia di essere ancora più remissivo di quanto avrai già visto in chat.
E tu capisci, e ora che vedi la mia bocca dal vivo sai che in quella bocca infilerai il tuo cazzo e sulle mie labbra appoggerai i testicoli e vedi i miei occhi, che son belli e non lo sapevi, vedi i miei occhi e sai che mentre mi umilierai fisicamente e psicologicamente i miei occhi ti guarderanno adoranti.
Così rispondi "si, grazie" e io ti faccio entrare.
Ti do le spalle, continuo a fingere di pensare alla posta, alle biciclette, ad una crepa sul muro, ma penso soltanto che a breve abbandonerò la mia dignità per soddisfare un uomo. Per soddisfare te.
Vado verso l'ascensore, vorrei sculettare, fare uscire subito il mio lato femminile, ma non ce la faccio.
Ho ancora troppe difese.
Cadranno. Me le farai crollare tu quando mi farai crollare ai tuoi piedi.
Tu mi segui, aspetti l'ascensore dietro di me. Non mi giro a guardare, ma so che se lì.
Cosa mi stai guardando? Forse la nuca, la stessa che spingerai verso la tua pancia mentre mi farai annegare sul tuo cazzo.
L'ascensore arriva, mi giro "Sale?"
Non mi rispondi, annuisci soltanto.
Siamo soli nell'ascensore, io mi guardo i piedi. Intimidito. So cosa succederà a breve e sono eccitatissimo, anche se un po' spaventato. Uno spavento che mi eccita.
Le portine si aprono, ti guardo di sfuggita e dico "arrivederci".
Ma tu non rispondi.
Scendo e tu, senza dire una parola, scendi con me.
Mi dirigo verso il portone di casa, metto le chiavi nella porta ed entro.
Senza fretta ma neanche senza aspettare entri anche tu.
Io ti guardo eccitato dallo spavento.
Mi metti la mano sulla bocca, tappandomela.
Io non mi ribello, sono nelle tue mani.
Non so se mi hai detto di chiudere la porta o me l'hai ordinato soltanto guardandomi negli occhi, ma io come ipnotizzato chiudo la porta.
Siamo soli in casa.
Sono tuo.
Sento il rumore della cintura dei tuoi pantaloni che si slaccia, la tua mano si sposta dalla bocca e mi impone di scendere spingendomi sulle spalle e so che il mio posto è in ginocchio.
Mi inginocchio.
Con la voce rotta dall'eccitazione e la mia faccia all'altezza del tuo cazzo, guardando verso l'alto, ti sussurro "Faccio quello che vuoi" e appoggio il mio naso sulle tue mutande.
So che adesso non si torna più indietro.
Rimango in quella posizione a lungo. Fermo. I miei occhi all'altezza del tuo cazzo, il mio naso appoggiato alle tue palle. Ti annuso attraverso le mutande, prendo un respiro forte e poi a mezzavoce "Ti prego però non farmi del male" Attraverso le mutande strofino le mie guance sul tuo cazzo, poi prendo coraggio e ti abbasso le mutande.
Qui inizia la mia vera degradazione, perché comincio a succhiarti le palle come un cono gelato.
Te le lecco come se avessi fame e le tue palle fossero il cibo che mi impedisce di morire.
Ti passo le mani sulle cosce e le ginocchia e ti adoro perché sei un uomo che potrebbe spezzarmi e invece ti accontenti di farti leccare le palle da me.
Il tuo cazzo è sempre più grosso, me lo passi sulle guance, me lo sbatti sulla fronte. Il tuo cazzo è più lungo del mio cranio. Mi fa paura e mi eccita.
La tua asta è turgida, pronta a scoppiare.
Ti prendo il cazzo in bocca come se fosse un ghiacciolo in un caldo pomeriggio d'estate.
Succhio perché ho sete, ti succhio perché è l'unica cosa che posso fare. Voglio che tu sia soddisfatto, ormai io servo solo a quello: a soddisfarti.
Mentre succhio ti massaggio le palle, ho bisogno di sentirti venire, ho bisogno che mi sborri in gola. C'è freddo nella stanza e io ho bisogno di scaldarmi. Ho bisogno che mi sborri dentro, che mi nutri di sborra.
Cominci a spingermi sempre di più il cazzo in gola. Sei eccitato, questo mi eccita e ti eccita ancora di più vedermi eccitato e allora spingi il tuo cazzo nella mia gola. La mia gola non è abituata e allora arrivano prima le lacrime, poi i gorgoglii, infine i conati. Ad ogni conato mio tiri fuori il cazzo, mi guardi e io abbasso lo sguardo, mi vergogno troppo per quello che sto facendo. Riprendo a respirare e sorrido perché so che le troie fanno così, si fanno scopare la faccia e sorridono. Così anch'io sorrido e tu mi ricacci il cazzo in bocca, entri ed esci e io succhio e succhio.
Succhio come se il tuo cazzo fosse una cannuccia e alla fine della cannuccia ci fosse l'antidoto al veleno.
Succhio il tuo cazzo perché sono così ormai. Forse sono sempre stato così.
Quando non ce la faccio più a succhiare ti masturbo con la mano, mentre con le labbra bacio i tuoi testicoli.
Lecco le tue palle perché sono così ormai. Forse sono sempre stata così.
Sento che stai per venire e io ho bisogno di berti, non più perché ho sete, ma perché che troia sarei se non bevessi la sborra dell'uomo che ha preferito scoparmi la faccia invece di farmi male. Ti lecco il frenulo mentre con una mano ti masturbo e con l'altra ti accarezzo le palle.
Vieni e mentre vieni continuo a leccare.
Fai uno schizzo e lecco.
Fai il secondo schizzo e succhio.
Vorrei ringraziarti per avermi concesso di succhiarti, così ti sorrido.
Tu chiudi gli occhi.
Forse stai per schizzare di nuovo.
Ma quanti schizzi fai?
Io nel mentre ingoio... e aspetto il terzo.
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