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Tu, la mia troia


di maialinodiscreto
21.07.2024    |    210    |    1 9.0
"Ti afferro il cranio e ti ributto sul letto, stavolta con la pancia sopra..."
Sono dietro di te, ti studio.
Mi avvicino per sfiorarti le spalle, il collo e i capelli.
I capelli li tiro e ti porto la nuca all'indietro in modo da farti inarcare la schiena.
Ti guardo mentre socchiudi gli occhi e apri la bocca.

Ti bacio. Quindi con uno strattone ti getto sul letto, sdraiata sulla pancia.
Prendo le tue mutandine umide e le uso per legarti i polsi.
Ti afferro per il collo e ti giro.

Ora mi guardi in faccia, le mani dietro la schiena, gli occhi vogliosi, la bocca semiaperta.

Decido di aprirtela del tutto e tiro fuori il cazzo.
Lo lascio scivolare nella tua bocca. La tua lingua cerca di far spazio ma la tua bocca è piena di me.
Ti afferro il collo mentre succhi avidamente, sempre più veloce, sempre più in fondo, sempre più duro.

«Ti piace, troia?» ti dico, ma non puoi rispondere perché hai la bocca piena.

Esco un attimo, giusto il tempo di darti uno schiaffo perché non hai risposto alla mia domanda. Strabuzzi gli occhi lucidi e prendi fiato, ti infilo nuovamente e con più forza il cazzo in bocca.

Una lacrima ti solca il volto.

Spingo.

«Allora, ti piace troia?» ti dico. Emetti un verso soffocato.
Credo tu stia dicendo «sì», ma non si parla con la bocca piena. Ti afferro il cranio e ti ributto sul letto, stavolta con la pancia sopra.

Comincio a sculacciarti.

Ti dico «dillo!».

Tu sai cosa devi dire, ma non lo dici perché vuoi che continui.
Scuoti la testa sigillando le labbra.
Mi tolgo la cinta: «L'hai voluto tu, sai?»

La prima cinghiata lascia un segno appena percettibile.
Digrigni i denti, soffochi un urlo.
Quando arriva la seconda cinghiata, il segno della prima sta già avvampando.
È rosa adesso.

«Fa più male a me che a te, lo sai?»
Mi rispondi in un sospiro «lo so.»

La terza cinghiata arriva di sorpresa.
Quasi non hai tempo di urlare che arriva la quarta e con essa il mio comando: «Dillo».
E allora tu cominci
«non...».
La quarta cinghiata si abbatte sulle cosce.
«...devo…».
La quinta sul culo.
«...parlare…».
La sesta sulla schiena.
«...con la bocca…».
La settima non arriva.
E non riesci neanche finalmente a dire «piena» perché te l'ho di nuovo messo in bocca.
Fai per allungare le mani avvolte dalle tue stesse mutandine e toccarti, ma te lo impedisco.
Ti scopo la bocca come se fosse la figa.
Ma non ti tocco la figa, non lascio che tu ti tocchi la figa: ti sborro in bocca come al mio sborratoio personale.
Un caldo fiotto di sperma quasi ti fa soffocare, da brava troia ingoi tutto tranne un piccolo rivolo che ti è scivolato sulla guancia e che si è mischiato alle lacrime di prima.
Col dito lo raccolgo e dolcemente te lo infilo tra le labbra.
Sei stanca e stremata ma succhi lo stesso.
Ti accarezzo i capelli, ti bacio le guance e ti infilo la lingua in bocca.
Il mio sapore e il tuo sapore mischiati in un unico, umido, caldo abbraccio.
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