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Meravigliosa Umiliazione


di maialinodiscreto
26.07.2024    |    147    |    0 8.7
"Il signore appoggiò la cappella sulla figa della mia ragazza e iniziò a spingere, io li guardavo..."
Quel che segue è un racconto di finzione: ogni riferimento a fatti o persone realmente accaduti è puramente casuale.

Eravamo al compleanno di un amico di un amico, una festa in casa.
Una di quelle feste dove qualcuno si prende la briga di aprire la propria casa ad una folla più o meno grande di conoscenti e sconosciuti. Gente educata, sia chiaro, ma che comunque tratterà i tuoi tappeti, il tuo pavimento e le tue lenzuola sia pure con rispetto, ma con quella facile rozzezza che è facile pensare non userebbero trattandosi di casa loro.
Di fatto noi non eravamo l'ospitante, ma gli ospitati e quindi ci servivamo liberamente di vino rosso dall'ampia scelta sul tavolo della cucina.
Questo "noi" saremmo io e la mia ragazza di allora. Una biondina magra e intelligentissima con un culo favoloso.
Si chiamava Stella.
Inizialmente io e Stella costeggiavamo il tavolo coi vini, ma una volta che il coraggio liquido aveva fatto il suo effetto cominciammo a parlare con gli altri avventori della festa. La mia attenzione venne catturata da una donna altissima, probabilmente con qualche anno più di me, sicuramente con parecchi centimetri in più: di fatto però ci ho attaccato bottone e lei sembrava interessata alle mie attenzioni.
Sapevo che una volta a casa Stella avrebbe avuto da ridire su ognuna delle battute a cui la stangona avrebbe riso. Ma ero stregato. Stregato dalla stangona. Quindi continuavo a farla ridere e, in maniera sempre meno timida, a flirtare con lei. Lei mi si faceva sempre più vicina, si chinava su di me, rideva ad alta voce e mi sfiorava il braccio.
Sentivo il profumo dei suoi capelli ben dentro le mie narici, su su fino al mio cervello: ero inebriato.
Infatti non volevo per nessun motivo voltarmi a vedere cosa stesse facendo Stella.
Ero sicuro che mi stesse guardando con odio, con i suoi profondissimi occhi di ghiaccio.
Ero sicuro.
Ma mi sbagliavo.
Stella era sì dietro di me, ma non mi stava guardando.
Parlava animatamente con un signore distinto, questi di tanto in tanto lanciava occhiate maliziose alla signora con cui parlavo, ma non appena vide che lo stavo studiando, con fare eccessivamente cordiale prese Stella a braccetto e la portò verso la mia direzione.
Stella neanche mi guardò, ma entrambi passarono oltre me ma mentre i due mi superavano il signore mi fece l'occhiolino. Io non sapevo che dire e mi girai verso la stangona che sorridendo bonariamente mi fece cenno di seguirli lungo un breve corridoio.
Il signore aprì una porta e lui e Stella entrarono nella camera da letto, io mi impietrii, ma delicatamente la signora mi spinse dentro la camera e chiuse la porta dietro di sé.
Eravamo in quattro in una larga camera da letto e probabilmente avrei detto qualcosa, se la signora non avesse cominciato ad accarezzarmi da dietro il collo. Mi girai verso di lei rendendomi conto che adesso, non essendo più piegata su di me, ma perfettamente in piedi, le arrivavo giusto giusto al seno.
La mano di lei che era sul mio collo, dolcemente e lentamente cominciò ad avvicinare il mio corpo al suo.
Il mio viso al suo seno.
Chiusi gli occhi ed inspirai, sommerso tra quelle morbide tette chiusi gli occhi e non pensai minimamente al fatto che la mia ragazza in questo momento era dietro di me a fare chissà cosa e chissà come a quel signore.
Invece no. Stella non stava facendo niente col signore, perché mentre avevo ancora la faccia tra le tette della signora, le mani di Stella cominciarono a spogliarmi. La aiutai e in breve ero completamente nudo con un'erezione pazzesca. Davanti a me la stangona mi sorrideva maliziosa, dietro di me Stella aveva cominciato a spogliarsi anche lei.
Pensai che visto che Stella aveva aiutato me, era solo naturale che anch'io aiutassi lei.
Aveva dei jeans molto attillati, quindi come prima cosa le sbottonai il bottone, quindi con forza cercai di spingere i jeans verso il basso. Erano molto attillati, pur sforzandomi di tirlarli giù, arrivarono a malapena sopra il ginocchio.
Non volendo chinarmi a novanta gradi per finirle di toglierle i pantaloni, mi misi in ginocchio e continuai a tirare verso il basso, fino alle caviglie.
Però se i pantaloni sono attillati sulle gambe, uno può ben immaginare quanto sia difficile farci passare i piedi.
In quel momento davanti alla mia ragazza si era messo il signore che la fece inginocchiare dandomi più facile accesso ai piedi per toglierle i pantaloni.
Mentre io tiravo e tiravo, lei slacciava i pantaloni al signore mentre, da dietro di me, la mano della stangona mi spinse verso il culo della mia ragazza.
«Lecca su, da bravo» mi disse la stangona.
E io, da bravo, leccai la figa della mia ragazza, mentre la mia ragazza con una calma estenuante tirava fuori il cazzo del signore e cominciava ad accarezzargli le palle.
Nel mentre io continuavo a cercare di toglierle quei fastidiosi jeans attillatissimi e pregustavo il momento in cui avrei avuto la faccia affondata nella figa della stangona.
Dopo non pochi sforzi riuscii a finire di togliergliere i jeans di Stella, smisi di leccarle la figa e mi girai verso la porta.
La stangona non c'era più.
Doveva essersene andata subito dopo avermi detto di leccare Stella.
Tornai a girarmi verso di Stella che aveva finito di inumidire ben bene l'asta del signore e sorrideva divertita. Anche lui accennò un sorriso mentre aiutava Stella ad alzarsi e la faceva sdraiare sul letto.
Il signore appoggiò la cappella sulla figa della mia ragazza e iniziò a spingere, io li guardavo.
Guardavo la mia ragazza scopare con un altro uomo. Seduto accanto a loro, nudo.
Loro non badavano a me, ma lui spingeva e grugniva come un maiale, Stella dal canto suo gemeva e miagolava.
Miagolava: un tempo miagolava così anche con me.
Mi avvicinai a loro e cominciai a baciare il collo di Stella, lei mi spinse la testa verso il basso, così io cominciai a percorrere con le labbra tutto il sussultante corpo di Stella, il suo bellissimo e giovane corpo scosso dai potenti affondi del cazzo del signore.
Ormai ero arrivato all'ombelico, ma non riuscivo a scendere più giù di così perché vedevo il corpo del signore sempre più vicino: Stella mi spinse più giù, verso il clitoride, lo baciavo, lo leccavo e ad ogni affondo sentivo la pancia del signore sbattermi sul naso.
Soprattutto vedevo il cazzo di lui uscire e entrare nella mia ragazza, e ogni affondo che faceva tra le sue cosce era come se un treno mi arrivasse addosso. L'unica cosa che mi proteggeva la faccia da quei pesanti affondi era proprio il corpo di Stella.
Ero protetto dalle gambe della mia ragazza, non ci fosse stata lei quei colpi mi sarebbero arrivati addosso.
Così capii quale sarebbe stato il mio posto: mi alzai e mi misi in ginocchio dietro di loro, e presi a leccare le palle dell'uomo che scopava la mia ragazza.
Ci volle un po' perché Stella se ne accorgesse, ma quando se ne accorse la sentii ridere. Ridere di gusto finché non disse, e non senza un poco di cattiveria: "Certo che sei proprio una troia".

Il signore sorrise e si scostò e rimasi davanti alla figa della mia ragazza, con dolcezza ma mano ferma il signore mi spinse il cranio conducendolo in mezzo alle gambe di lei.
La sua figa era calda, bagnata e non sapeva del suo sapore solito.
Non che mi dispiacesse, ma era un gusto a cui non ero abituato.
Mi scostai un attimo per darle qualche bacio sull'interno coscia e quando ridiressi lo sguardo verso la sua figa allora capii, mi girai verso il signore e vidi il suo sorriso soddisfatto mentre si riallacciava i pantaloni e vidi un bianco rivolo di sperma scivolare dalla figa della mia ragazza, sollevai lo sguardo e Stella mi guardava dritto negli occhi.
"Continua, troia" mi disse.
Il sapore diverso che sentivo era il sapore dello sperma del signore, che era venuto dentro la mia ragazza senza troppi problemi e ora toccava a me pulire la sua sborra.
Così leccai, dapprima con diffidenza ma via via sempre con più voracità: avevo capito quale era davvero il mio ruolo.
Pulire la mia ragazza dalla sborra degli altri uomini.
La foga che ci misi a pulire era tale che in breve tempo Stella cominciò a venire, stringendomi le cosce sulle orecchie, io ciucciavo avidamente la sua clitoride e lei fremeva, vibrava, mi stringeva i capelli. Uno spettacolo.
Quando mi girai, il signore non c'era più. Si era perso lo spettacolo: peggio per lui.
"Adesso che sono venuta io, puoi venire anche tu" mi disse Stella, io non me lo feci ripetere e mi catapultai col cazzo in mezzo alle sue gambe, ma lei mi fermò col piede.
Poi, agitando l'indice della mano e puntandoselo verso la figa disse "questa non è più per te" io avrei voluto ribattere, ma la cosa mi eccitava così tanto che stetti in silenzio. Così Stella si alzò, prese le sue mutandine e me le mise sulla testa a mo' di benda, quindi si rimise i suoi strettissimi jeans con una facilità disarmante e si avviò alla porta della camera.
Sentii la porta aprirsi e chiudersi.
Rimasi fermo per un po, con le sue mutandine in testa e con in bocca il sapore dello sperma del signore. Non vedevo niente e non me la sentivo di togliermi le mutande dagli occhi: non mi sembrava in linea col mio ruolo.
Non mi restava niente altro da fare che cominciare a masturbarmi. Così mi masturbai nella stanza che speravo non fosse vuota: sperando che intorno a me ci fosse qualcuno.
La stangona? Il signore? Stella?




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