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A casa dello "zio"


di maialinodiscreto
04.07.2024    |    17.543    |    10 8.5
"Insisti che insisti, non sono più riuscito a trattenermi e ho accettato questa doccia ristoratrice..."
Quel che segue è - al momento - solo una mia fantasia.

Era un normale pomeriggio d'estate, c'era caldo e succhiavo un ghiacciolo al limone guardando le nuvole.
Avevo fatto una pedalata per schiarire i pensieri e casualmente ero capitato in una zona di Milano in cui abitava un uomo che ero solito chiamare "lo zio" non perché mi fosse zio, ma per la differenza d'età e il rispetto che gli portavo.
Così mi decisi a telefonargli per fargli una sorpresa.

Lo zio era contento di sentirmi e mi propose di andare da lui a mangiare un ghiacciolo tanto per rinfrescarmi un po'. Ridendo gli risposi che il ghiacciolo ce l'avevo in bocca in quel preciso momento. Senza scomporsi mi rispose «vorrà dire che per rinfrescarti ti farai una doccia» risi nervosamente e cominciai ad avvertire qualcosa nello stomaco.
Quel "qualcosa" è il mio problema: il fatto di essere un leccapalle in incognito.
Ma non capivo se lo zio l'avesse capito o se la sua era solo una battuta innocente.

Di fatto in pochi minuti ero davanti a casa sua.
Il cuore mi batteva troppo così rimasi a fissare il portoncino a lungo prima di decidermi a suonare.
La porta si aprì subito: tanto subitaneamente che mi venne il dubbio che mentre io stavo lì a fissare la porta, lo zio mi stesse fissando dallo spioncino. Scossi la testa a scacciare questo sciocco pensiero...

Mi invitò a sedermi sul divano e cominciammo a parlare.
Mi sfuggì un'occhiata verso i suoi pantaloni e mi sembrava fossero più gonfi di quanto dovrebbero essere dei pantaloni all'altezza dell'inguine.
Com'era possibile che in tanti anni di conoscenza io non avessi capito che forse anche lo zio...
No, impossibile. Lo zio era il classico alfa etero (così si definiva lui) a cui piacevan le tette grosse e le macchine veloci.
Lo sapevo bene, di norma non facevamo che parlare di una delle due cose. Stavolta invece no.
Parlavamo d'altro, di cosa esattamente non so, perché ormai la mia testa era altrove.
La voce profonda dello zio mi scosse dalle mie fantasticherie «Certo che ti sei fatto una bella sudata in bici, perché non ti fai una doccia?» al che io provai a buttarla in battuta rispondendogli «mi stai forse dicendo che puzzo?» e ridemmo entrambi.
Lo ammetto, sotto sotto sono un leccapalle indegno: ma è molto sotto, perché mi sforzo di tenerlo sotto.
Nascosto.
Quindi ridevo.

Eppure, più e più volte nella conversazione lo zio, in maniera sempre molto educata, continuava ad alludere al "rinfrescarsi" e che per lui non era un problema prestarmi un asciugamano.
«Ormai ci conosciamo bene, no?» disse lo zio.
«non così bene, forse» pensai io.
Insisti che insisti, non sono più riuscito a trattenermi e ho accettato questa doccia ristoratrice.
Sono entrato in bagno col cazzo che mi sembrava pronto a esplodere, mi sono svestito in fretta e furia e sono entrato in doccia.
Speravo che l'acqua fresca avrebbe sfreddato i miei bollenti spiriti.
Ma mentre ero in doccia mi accorsi che, troia come sono, avevo accuratamente trascurato di chiudere la porta. Non dico che avevo dimenticato di chiuderla a chiave, l'avevo proprio lasciata socchiusa.
L'erezione non ne voleva saperne di andarsene, anzi pulsava sempre più mentre mi insaponavo ben bene il ventre, le gambe e tra le gambe.
È stato in quel momento che non ho potuto fare a meno di cominciare lentamente a masturbarmi.
Mentre mi passavo la mano sul cazzo pensavo allo zio e a quanto avrei voluto vedere il suo di cazzo. Così chiusi gli occhi e, mentre mi masturbavo, immaginai il cazzo dello zio; per meglio concentrarmi spensi anche l'acqua della doccia.
Ero lì, occhi chiusi, dentro la doccia con l'acqua spenta a menarmi il cazzo. Uno spettacolo disdicevole.
Quando aprii gli occhi lo zio era lì e mi guardava con un mezzo sorriso. Istintivamente smisi di masturbarmi ma lui mi disse «No tranquillo, continua» e le mie difese cominciarono a vacillare.
Ripresi a masturbarmi non riuscendo a guardare negli occhi lo zio se non per brevi momenti.
Quante volte avevo parlato con lui di quanto mi piacessero le donne e invece ero lì: a masturbarmi davanti a un uomo. Il mio sguardo cadde di nuovo sul suo pacco. Lui non disse niente e con pochi gesti tirò fuori il suo cazzo.
Era moscio.
Che umiliazione, io ero duro come la roccia e a lui questa cosa evidentemente non faceva né caldo né freddo.
Purtroppo dato che sotto sotto sono una cagna, il momento in cui vidi il cazzo moscio dello zio fu il momento in cui accelerai il movimento. Subito mi accorsi che stavo per venire e dato che mi sembrava scortese venire sulle pareti della doccia, non sapendo dove altro, mi venni sulla mano.
A lungo fissai lo sperma sul palmo della mia mano: lo fissavo perché non avevo il coraggio di guardare lo zio negli occhi.
«Guardami» disse lo zio.
Lo guardai.
«Adesso quello schifo che hai fatto te lo devi mangiare»
Io provai supplicante a spiegargli che adesso che ero venuto non avevo certo voglia di fare una cosa del genere.
Lui fu molto comprensivo, ma intransigente.
Mi disse «Se non vuoi, non farlo: prenditi il tuo tempo per decidere, io da qui non mi muovo» ma il suo cazzo, invece, cominciò a muoversi.
Questo dominio su di me evidentemente l'aveva fatto eccitare e la cosa, nonostante avessi appena eiaculato, eccitò anche me: avevo deciso di mangiare il mio stesso sperma. Una cosa umiliante. Ma non mi bastava mangiare il mio stesso sperma nudo nella doccia in casa di un altro, leccare il mio stesso sperma, sperma prodotto mentre mi masturbavo mentre guardavo il cazzo moscio dello zio. No, dovevo fare di più. Qualcosa di ancora più umiliante.
Mi misi in ginocchio. Guardai lo zio dritto negli occhi e cominciai a leccarmi la mano e le dita.
Il cazzo dello zio da moscio era diventato gonfio e rosso.
Lo zio cominciò a masturbarsi e lentamente si avvicinò verso di me. Fu in quel momento che mi accorsi che avevo ancora le dita in bocca. Lo zio era sopra di me, staccai la lingua dalla mia mano e la poggiai sulle sue palle. Il contatto della mia lingua calda fece esplodere lo zio che si assicurò di schizzarsi sulla mano, quindi con la mano sporca di sperma mi disse.
«Che dici, ti leccheresti anche questa?»
Gli risposi «Preferirei di no»
Lui rise e scosse la testa, quindi si asciugò la mano sul mio petto, sulle mie spalle e sulle mie guance trascurando accuratamente la mia bocca.
«Beh» disse allora «direi che è il caso che tu ti faccia una doccia»


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