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Lui & Lei

Tatjana Olovna


di FIREFORCE52
08.02.2020    |    5.731    |    2 8.0
"Freme ad ogni passaggio della lingua e quando mi accorgo che è pronta, inserisco prima uno e poi due dita nella fica, spingendoli sempre più in fondo..."
Pronto? Sono Alberto.
Buongiorno!!!li, gli faccio.
Come ti sei svegliato stamattina? Tranquillo o incazzato?
"Incazzato. Su dai chiudi questo cazzo di telefono,, che ho voglia di un caffè. Sono in crisi di astinenza "Allora? "Sei ancora lì? Andiamo su, si fa tardi.

Alberto è il collega del piano superiore, gran bevitore di caffè, Gli manca pochissimo per andare in pensione ed è sempre incazzato da quando per un errore di calcolo, é stato trattenuto al lavoro per un altro anno .
È un gigante di 1.95, di oltre un quintale di peso, completamente calvo, ma buono come una Pasqua.

Il bar, in genere lo sceglie lui ed è sempre lo stesso,
Li è di casa, conosce proprio tutti e anche le loro storie personali.
Due caffè, una battutina qua e là, quattro risate col barista e imbocchiamo l'uscita per tornare alle nostre auto.
Pochi metri e siamo di nuovo fermi.

Alberto!!! Ehi Alberto.
Un suo conoscente, uno dei tanti, lo chiama; "Ciao da quanto tempo. Come va? E ricominciamo con i caffè.

Io e il mio collega ci sediamo uno di fronte all'altro, con l'intento di liberarci al più presto di quella circostanza, poco gradita, proprio mentre un gruppetto di donne, con fare piuttosto cadenzato,avanza verso di noi.
Alcune spingono carrozzine con anziani e altre al seguito, fanno da compagnia.

Mi soffermo a fissare le signore, più perché annoiato dalle infinite stronzate che racconta il nostro ospite, che per puro interesse e lui che seppi essere un vero specialista nel farsi i cazzi degli altri, si affretta a precisare che sono badanti russo ucraine.

Faccio finta di gradire il suggerimento e guardo in direzione di una di loro che nonostante abbia l'aspetto di una BBW si presenta con un profilo piuttosto signorile e il mio sguardo viene ricambiato.
"Ahia dottore hai puntato sul cavallo sbagliato irrompe ancora il sapientone. "Quella non la da a nessuno"

"Cazzo" penso ma questo rompicoglioni come fa ad essere amico di un nobil uomo come Alberto..

Continuo a osservarla e penso ad una coincidenza, quando, percepisco che, gli occhi della donna, seppur coperti dagli occhiali da sole, sembrano fissare proprio nella mia direzione.

Non è la solita donna russa, trasandata tutta ciccia, e lardo. Al contrario, è piuttosto generosa nelle forme e con due grossi air bag; la mia passione.
Ha un taglio corto, capelli scuri alla Valentina, famosa interprete di fumetti di un tempo, che la snelliscono molto
La sua età non è proprio giovanile, non glielo mai chiesto, ma sicuramente superiore ai 57 58 anni con un portamento austero da vera zarina,
Più la guardo e più penso, "Che gran pezzo di gnocca che deve essere stata da giovane, se, da nonna, ancora riesce ad affascinare.
Mi soffermo a fissarla intensamente, per capire se guarda proprio me o se si tratta solo di una casualità ed anche lei fa altrettanto.
Il giochino continua per un po' ma nessuno dei due prese un'iniziativa.

Fine giornata. Mi metto in macchina per tornare in albergo quando in lontananza vedo una pattuglia, immediatamente svolto per il paese. Non ho nulla di anomalo. ma il sol pensare di perdere la pazienza con gli uomini della pattuglia, tanto ignoranti, quanto presuntuosi, mi mette in ansia.

Fermo al semaforo rosso.
L'attesa è snervante e per un momento rimpiango di non aver continuato per la strada maestra, ma, appena dopo il semaforo, al lato della strada riappare la badante con la sua vecchietta.
Mi giro e guardo nella sua direzione con insistenza a cercare i suoi occhi e stavolta la signora non solo mi tiene testa con lo sguardo ma toglie gli occhiali e mi punta contro due bellissimi occhi grigio azzurri, che, su quel caschetto nero corvino rende la sua figura un'icona tratta da un libro erotico.

Immediatamente mi sento sollevato della sosta.

Cerco una scusa per presentarmi, ma mi riesce solo di mostrarmi goffo e presuntuoso.,
A pensarci mi sembra di aver fatto la figura di Martello, il re Carlo interprete delle intramontabili "canzoni"; di Fabrizio De André. Hh

Come lui, eroe di mille battaglie che notata una piacente fanciulla scese da cavallo, togliendosi lo spadone e l'intera armatura, invocando di essere il re, anche io mi presentai a lei come fossi il suo signore, spavaldo e presuntuoso.

"Idiota che non sei altro" pensai. Che figura di merda. "che credevi che quella te la desse subito, solo per averti fissato negli occhi? Ti ha detto esplicitamente che gli piaci? No e allora?

Irritato per la figura da fesso riscossa, con fare sbrigativo, le lasciai il mio bigliettino da visita, con il numero e le mie generalità dicendole con voce dura e intransigente, "Chiamami"

Antonio Rossi -geologo- corso Vittorio, Napoli, tel 333 …..era scritto proprio tutto non c'era possibilità di errore.
Ma mi avrebbe chiamato? Dubbio amletico.

La mattina seguente, confido ad Alberto quanto accaduto e luii guardandomi con un sorrisino sornione mi dice.
"Figliuolo hai avuto una grande occasione ma non l'hai sfruttata bene"
Dovrai lavorare sodo se vorrai scopare".
Sorrido anch'io nervosamente, pensando alla mia imbranataggine.

Riflettendo....mi dico,: .Oddio, però sono un uomo costruttivo io, non sono mica un cialtrone che parla a vanvera, solo per rompere i coglioni” Così, orgoglioso di essermi dato una giustificazione, mi allontano.

Accadde tutto così in fretta. Ci vedemmo qualche sera dopo e bastarono poche parole, per andare a letto insieme. Entrambi si bolliva di desiderio,

Lei mi piaceva molto con quel suo portamento austero, 1,78 di altezza 48 di taglia e quinta di seno, tanto che io col mio 1,72 facevo la figura dello spazzacamini.

Non mancai di complimentarmi per il suo viso giovanile e pulito e lei affascinata dal mio corteggiamento, accettò volentieri, un invito per un drink a casa mia.

Già durante la passeggiata che portava a casa, complice la luce di un lampione, l’incontro dei suoi occhi nei miei fece scattare la scintilla e fu subito un avvinghiarsi l'uno all'altra.

L'abbondanza di quei seni, che si stringevano al mio corpo e i baci voluttuosi, già lasciavano presagire quello che in totale libertà, tra le mura domestiche e fuori da occhi indiscreti, sarebbe accaduto tra le mura domestiche..

Non appena in camera i gesti ebbero la meglio sulle parole e un arrovellarsi di corpi, un turbinio di emozioni accompagnarono ogni gesto dedito ad accostare carne contro carne pelle contro pelle.

Seduta sulla sponda del letto, mi aprì subito la patta e liberato l'uccello prese a pompare.
Non diceva una parola, non un gemito, non un incitamento, niente di niente, ma succhiava bene.
La lasciai fare e la tensione cominciò a salire.
Sollevò lo sguardo per un attimo, forse per capire se la cosa mi piaceva o per valutare la situazione e riprese a pompare.
Mandava l'uccello sempre più in fondo alla gola, senza avvertire quei conati di vomito, tanto comuni alle donne, che si ingozzano di cazzo fino alle palle.
Preso alla sprovvista non ebbi il tempo di toccare nulla di quelle forme prorompenti, così mentre lei succhiava, le tirai fuori le tette dal reggiseno
Le sue poppe erano belle piene e gonfie, con una pelle liscia e profumata, proprio come quelle di una mamma che allatta, nessun segno di avvizzimento della pelle e due bei capezzoloni con una aureola rosa, che mostravano affatto i segni dell'età.
Eccitato dal toccare, quelle belle tettone, quasi mi demoralizzai, quando avverti che, interrotto il gustoso pomojno, stava allontanando le tette dalle mie mani.
Ma, non ebbi tempo di disperarmi, perché quasi istantaneamente, stringendo le zinne tra le mani, si avvicinò col busto al mio inguine e stringendo il cazzo tra i seni cominciò una fantastica spagnola.

“Però!!! Vedi che ingordigia questa.
Chissà da quanto tempo non se ne fa una”.

La spagnola continuava e lei, sbilanciata in avanti verso me, ad ogni andirivieni apriva la.bocca e succhiava la cappella.
Accaldato e indemoniato, come Caron dimonio, affannato nello spingere i dannati verso le fiamme dell'inferno, anch'io, con la stessa enfasi spinsi, il corpo di lei verso il materasso alle sue spalle, invitandola a distendersi.
Appena supina, mi avvicinai a lei brandendo il cazzo tra le mani, le feci cenno di riprenderlo in bocca.

Le salgo in groppa e col culo appoggiato contro la sua pancia faccio si che il cazzo esca ed entri dalle sue labbra generose, poi, mi sbraccio, prendo un cuscino alle sue spalle, glielo accomodò dietro la nuca e proseguo.
La sto scopando in bocca e lei mi asseconda di buon grado.
"Dio che porca"
Estraggo il cazzo dalla bocca lo scappello e inizio a segarmi, proprio a contatto con le sue labbra..

Per niente imbarazzata con la lingua, colpisce il glande più volte, lo insaliva, lo lecca e improvvisamente lo fa sparire in bocca fino all'ugola; …….che brivido.

"Fammi venire, troia, dai, dai vai con la bocca. Apri, apri apri apri ……,.. sborroooo"

Le labbra rosa, gli angoli della bocca puliti, il petto umido, ma di sudore, nulla che faccia supporre di aver sborrato da qualche parte se non la sua bocca..
Dunque, la troia ha gustato con piacere il dolce sapore della sborra, ingoiando tutto, come fosse una minestrina preziosa.

Che botto!!!!! E che gioia!!!!!

Dopo essermi tranquillizzo per un attimo, mi venne spontaneo chiederrle quale fosse il suo nome, almeno per avere a mente il ricordo di chi almeno per un attimo, ha suggellato di profonda emozione, la mia vita terrena

Tatjana, Tatjana Olovna dice lei, con un lungo sospiro.
"Sei bella esclamai, sei una bellissima donna caliente" Sai cosa significa caliente Tatiana? Annui col capo, in segno di affermazione.
"Scusa Tatiana, le dissi, ma sei muta?" Ce l'hai la voce? Non ho sentito un gemito, non una parola. Hai paura di me?

Mi guardò impaurita come una bambina colpita da un ammonimento troppo severo e continuò a non parlare.

"Ma c'è qualcosa che non va?", insistetti io. "No, disse lei in uno stentato italiano.

"Io parla poco italiano" aggiunse
"Io a letto, no brava come donna Italiana.
"A marito, no piace moglie troppo italiana"

"E mo che cazzo dice questa". pensai. Marito? In che cazzo di casino mi sono cacciato?
Questa ha un marito non parla, non si lamenta ma il cazzo le piace. "Bhooo!!!!!"

Mi rialzai e le dissi "Tatiana tu a letto non hai proprio niente da invidiare a nessuna donna italiana, sei una forza della natura, ma ora non fare il manichino però, altrimenti il mio amichetto tra le gambe" non si alza più.
"Io no capisce" fu la sua risposta..
"Per la barba di mio nonno", esclamai, adesso lo vediamo se capisci e mi buttai tra le sue gambe.

Mi accorsi, subito che le gambe erano inguainate da calze autoreggenti, e non come pensavo da rudimentali collant di sottomarca,

Questo particolare già da solo contribuì a risollevare la vita del mio amichetto in letargo.

Le metto una mano sotto al culo, la sollevo e le sfilo le mutandine che evidentemente la troia aveva messo per l'occasione, adornate com'erano di preziosi pizzi e merletti e le infilo la lingua tra le pieghe della fica.

Stuzzico il clitoride con il pollice e contemporaneamente lecco la zona perianale, sapendo essere una zona erogena, particolarmente apprezzata dalle donne.

Freme ad ogni passaggio della lingua e quando mi accorgo che è pronta, inserisco prima uno e poi due dita nella fica, spingendoli sempre più in fondo.

All'improvviso sento un verso simile ad un grugnito e la fica inondarsi di liquido vaginale. Alzo la testa per vedere in che stato si trova e la noto piuttosto agitata e accaldata.
Capisco che ha goduto e mi avvicino per baciarla, ma Tatiana mi rifiuta, apre con maggior vigore le gambe e mi invita a continuare con la bocca.

Ancora una volta, le sue mani si posano sulla mia testa invitandomi a continuare e il cazzo tra le gambe comincia a reclamare.

La troia si contorce tutta come un rettile baciato dal sole e vedendola in estasi mi concentro ancora sul clitoride e allargata la pelle che lo contiene, lo prendo in bocca passandoci la lingua tutto intorno, quasi fosse una ciliegia matura.

Rifletto inconsciamente e mi compiaccio di aver trasformato la bella Tatiana da moglie devota, a Troia indefessa.

Il ritmo serrato della mia lingua sul suo sesso, la induce ad abbassare le difese, tanto che sentendola andare a briglie sciolte, tento di ravvivare il gioco, accompagnando alla slinguatina l’introduzione di un dito nel culo.

Buon Dio, non l'avessi mai fatto, un ciclone si avventa verso me.
Tatiana, che un attimo prima era lì supina e accondiscendente, ora sollevatasi si lancia verso di me, come fosse l’elastico di una fionda pronto a colpire.

Il letto ha un sobbalzo, si infossa completamente nella zona centrale, i piedi si allargarono tutti, quasi non reggano il peso improvviso, i cuscini, schizzarono via in tutte le direzioni, le lenzuola si trasformarono in stracci. Ora, Tatiana si erge al al mio cospetto con sguardo truce e il suo corpo appare opulento e minaccioso.

Inizialmente, non capisco quale sia il tradotto di quello sguardo indignato, che sembra fulminarmi, ma più tardi spremendo le meningi capisco che quel linguaggio del corpo si traduceva nel desiderio di nascondere, la prova provata del suo adulterio.

"An vedi" direbbe il buon Albertone, furba la signora. Magari il buco segreto, non l'ha mai dato al marito.

Ma nella vita, però, tutto può cambiare. Quello che un minuto prima sembra inviolabile, inaccettabile od irrealizzabile, appena dopo si può capovolge e magari riprendere in modo più incisivo.

La coccolai un pò e quando la vidi acquietarsi, ripresi a stimolare il clitoride. Diceva mia madre che ho la testa dura e questa caratteristica ha fatto si che nella vita quasi mai mi sono arreso,
nemmeno di fronte all'evidenza.
Così non curante di quanto era già accaduto, un poco alla volta, mi riavvicinai col dito al buco stretto, avvertendo un piccolo gemito che man mano prendeva corpo e si faceva sempre più consistente.
Ad ogni passaggio del dito, il culo sembrava adattarsi sempre meglio, fino ad accoglierlo completamente.
Probabilmente Tatiana ,al momento della penetrazione doveva essere in estasi perchè ebbe un comportamento lascivo, totalmente diverso da quello manifestato pochi istanti prima.

Mi lasciò fare e quando la sentii dimenarsi come una cavalla selvaggia, al primo dito ne feci seguire un secondo, trovando un percorso agevole e incontrastato.

Eccitato da morire in quella situazione, decisi di darci dentro per constatare la sua reazione. Mi sollevai e continuai la stimolazione con due dita nella fica e due nel culo trasformando la vagina in un lago impetuoso.

Ora la vedevo sotto una luce diversa, la sentivo una gran troia pronta a tutto pur di godere e fu proprio in questa occasione che schiaffeggiandole una natica, la invitai a girarsi. La misi alla pecorina le infilai il cazzo nella fica, senza tanti convenevoli.
"Piano piano è grande"
"Grande?" ma se le italiane se ne fanno niente dei miei 20 cm. "Ma questa ci fa i ci è?" "Un momento….ma questa parla?" Direi che la mischia fa proprio miracoli.

Tenevo il cazzo con sempre maggiore energia in quella ficona trepidante e bagnata come il Lago di Como e lei, ansimante e infoiata, esprimeva tutta la sua gioia, che io poco comprendevo visto che continuava a esprimersi in russo.

Fu un'escalation di emozioni, anche se dovetti lavorare sodo per sovvertire quel gemito strozzato, e liberarla da tutti quei falsi pudori che evidentemente il marito le aveva creato.
Probabilmente, viveva un continuo alternarsi di sensazioni conflittuali, che le impedivano di urlare il proprio piacere.
Da una parte c’era la vergogna di concedersi, dall'altra il desiderio di abbandonarsi al dolce piacere del sesso,

Un gemito più forte degli altri mi diede la percezione che ce l’aveva fatta. Ormai era venuta per la quarta quinta volta e più tardi mi confesso che mai in vita sua aveva vissuto così tanto le gioie del sesso.
Aveva sempre represso, tutto per paura o per vergogna.

Ora esausta e stremata, giaceva immobile in mezzo al letto, ma io inebriato ed infoiato da tutto quello che era accaduto in quella serata, le chiesi di leccarmi le palle e mentre mi segavo, le sborrai tutto in faccia.
Incurante della stanchezza e generosissima nel dare lei, recuperò con la lingua il resto della sborra e aperta la bocca mi mostrò la lingua bianca.
"Dio che brava che sei Tatiana, sei stata stupenda, da oggi in poi sarai la mia Troia" e dalla tasca del comodino le donai un cioccolatino per addolcirsi la bocca.




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