Racconti Erotici > tradimenti > Verde e azzurro - V
tradimenti

Verde e azzurro - V


di Doctor_S
17.03.2022    |    1.821    |    0 9.2
"Era sicuramente tre le pellicole più controverse e affascinanti, sia per trama che per scene, e costruiva un intricato percorso attraverso l’erotismo, ..."
Felina, senza mostrare alcuna emozione ad occhio indiscreto, scese lungo la mia gamba ed avvolse le dita attorno alla mia per niente controllata ostentazione di virilità.
Restò lì.
Con la mano morbida mi attorniava, mentre col pollice accarezzava delicatamente la pelle che si tendeva sul prepuzio. La lievissima pressione che esercitava su di me, amplificava la mia percezione delle pulsazioni che permeavano i capillari irrorati del mio glande.
Con un movimento studiatamente disinvolto, sollevai leggermente la gamba destra, in modo da dare più spazio a lei e meno agli sguardi che sarebbero potuti cadere inavvertitamente di lì a poco.
Speravo che il mio respiro non tradisse, nel suo progressivo accelerare, le attenzioni che quelle dita sapevano riservarmi così dannatamente bene. Non traspariva alcuna fretta da quel polpastrello che accarezzava la punta del prepuzio, che sfiorava la sottile pelle che lo ricopriva, che seguiva con attenta minuzia la conformazione del mio glande. Quasi come l’antagonista dei classici d’azione, sembrava stesse accarezzando il proprio cucciolo, che tante gioie le aveva riservato, e che altre gliene avrebbe volute donare. C’era quasi del tenero in tale delicatezza, come a volersene prendere cura.
Tentai di godermi il film, lasciando che il mio corpo si godesse quel trattamento d’onore.
La scelta stessa del film non doveva esser stata casuale, pensai. Era sicuramente tre le pellicole più controverse e affascinanti, sia per trama che per scene, e costruiva un intricato percorso attraverso l’erotismo, orlando il profano con la sacralità in un rischioso intreccio. Ci sa fare maledettamente, pensai, mentre sentivo tendersi i muscoli del pene nella mano di Roberta. Socchiusi gli occhi e presi fiato. Non ne riuscivo a garantire il controllo. Sembrava avere una propria coscienza, che lo portava ad ubbidire alla mano della sua padrona.
Dopo la festa a casa Ziegler, la Kidman tornava a mostrarsi, nuda in tutta la sua disarmante bellezza, davanti allo specchio. Intenta a togliere gli orecchini, Tom Cruise le comparve accanto dal taglio della camera e ne accarezzò la pelle candida, adagiando sulle sue curve superbe le proprie dita, baciandole il collo da cigno e stringendole il seno piccolo e delicato. Una scena che sembrava fermare il tempo, che dava l’idea di un erotismo collaudato. Altro non avrei voluto, che poter fare lo stesso con Roberta. In quell’esatto momento.
Ebbi l’impressione che potesse leggermi nel pensiero quando lentamente me lo tirò fuori, liberandomelo dalla morsa oppressiva degli slip, e cambiando la posizione delle sue dita che lo cingevano in quell’erotico abbraccio.
Adagiato al mio addome, lo accarezzò in lunghezza con tutta la mano, diretta ai miei testicoli, raggiunti i quali si fermò di nuovo. Col polso poggiato lungo l’asta, iniziò a riservare alle mie palle lo stesso trattamento di cui aveva goduto poco prima il glande. E lì l’uomo, di nuovo, si trovò a dover vincere la propria debolezza.
L’istinto urlava dentro di me. In un tacito ruggito animalesco invocava una mia feroce reazione. Mi intimava di prenderle i fianchi, denudarla e farla mia, senza remore né pudore. Lì ed ora, davanti agli altri.
Ardua si stagliava dentro me l’ombra della mia lotta interiore, mentre le sue dita curiose andavano ad esplorare le mie pulsanti forme, come a volerle vedere col tatto. Il suo avambraccio premeva il mio glande sull’addome, immergendomi in una strana sensazione di libera costrizione e la sua mano, senza mostrare brama alcuna, misurava ogni millimetro di pelle che poteva raggiungere.
Non potevo resistere molto oltre. Dovevo agire.
Così abbassai piano il braccio che le tenevo dietro la testa e le lasciai scivolare la mano nel collo della maglietta, sotto la coperta. E lei mi lasciò fare.
Cercai di ricambiare il trattamento, quando con la sua stessa calma percorsi la pelle setosa su cui avevo più volte poggiato il viso quello stesso pomeriggio. Avvertivo il suo fremito.
Avvolsi con le dita il suo bel seno, dove un turgido capezzolo tradì in lei la medesima eccitazione che divampava in me. E me ne presi cura, ripagandola con la stessa moneta, riservandole le mie studiate attenzioni.
Lei inarcò lievemente la schiena, come a darmi pieno potere.
La strinsi piano nell’incavo della mano, così che il sangue che affluiva potesse concentrarsi lì dove anche le mie dita concentravano l’azione. Le percorrevo piano con il pollice l’aureola e la punta, seguendo uno schema imprevedibile, senza darle riferimenti, lento e sinuoso, mentre con le altre dita accarezzavo la curva che si adagiava nel mio palmo.
Ora i ruoli sembravano non esser più così definiti. Velocemente la sentivo perdere lucidità. Le sue dita tornarono ad avvolgersi attorno al mio membro, ma dimenticando la delicatezza che ne aveva fino ad allora contraddistinto il comportamento. Sembrava volersi reggere a me per trovare l’equilibrio sul bordo dello stesso baratro peccaminoso su cui mi aveva costretto, a giostrarmi con difficoltà, fino a poco prima.
Più la stringevo, più lei stringeva me.
Le avvolsi il capezzolo con l’indice, bloccandolo contro il mio pollice in modo da poterlo stuzzicare senza perdere colpi. E così fu.
Di tutta risposta lei fece scivolare le dita contro il mio addome e me lo prese in modo da tenere il controllo, cingendolo saldamente nel suo pugno.
Tirò delicatamente giù la mia pelle, scoprendomi il glande, ed iniziò a fare a me ciò che io facevo a lei.
E di nuovo la forza dell’uomo vacillò. Che stronza!
Ero bloccato in quella posizione, quasi impotente: da un lato quella stronza adorabile e dall’altro Anna. Non avevo alcun modo per scendere più a sud, verso il fulcro del suo piacere, e questo mi metteva in netta difficoltà. Speravo di riuscire a resistere abbastanza da trovare un modo per vincere in quel confronto così impari, che lentamente affievoliva i barlumi residui del mio autocontrollo.
Provai a concentrarmi sul film, ma anche la Kidman sembrava giocare contro di me, col suo sguardo penetrante e i lineamenti sottili. Oddio. Semmai fossi riuscito ad evitare di venirmi dovunque questa volta, per certo, nulla più avrebbe mai potuto minare la mia forza di volontà!
Non ero sicuro che gli altri fossero totalmente inconsapevoli di ciò che stava accadendo, ma mi chiedevo come potessero non accorgersene. Cercai, così, di prestare attenzione ai rumori ovattati che inevitabilmente stavamo facendo. Speravo che il fruscio della sua mano che sfregava sul tessuto dei miei pantaloncini passasse in secondo piano rispetto alle battute degli attori, che i respiri profondi che facevo non accendessero inconsciamente le luci dell’attenzione di Anna e che quelli leggermente affannati di Roberta seguissero la loro stessa falsariga. Finalmente la scena del Jazz Club. Confidai nell’aiuto della musica. Ma d’un tratto avvertì un leggero rantolo sommesso provenire dalla mia destra.
Piegai lentamente la testa di lato, il tanto che bastava a raggiungere Fabian con la coda dell’occhio. Era crollato in un sonno che sembrava destinato a cullarlo almeno per l’intero film. Evidentemente la giornata era stata impegnativa anche per lui, pensai, vedendo la sua testa inclinata dall’altro lato sul cuscino.
Il flusso dei miei pensieri fu bruscamente interrotto quando, ad un tratto, percepì un’altra mano tentare di crearsi un ruolo nella tragedia che stavo provando a gestire nelle mie mutande.
C’era qualcosa di inaspettato che la mia attenzione, presa dal valutare lo scenario collettivo, non riusciva ancora a focalizzare. Delicata anch’essa, quasi tentennava mentre seguiva il profilo del mio fianco, ma… dal lato sbagliato! Dalla mia destra!
Sbarrai gli occhi: ANNA! Che stava facendo? Cosa avrei dovuto fare? C’era Fabian a mezzo metro e avevo la mano di Anna nelle mutande che cercava di ritagliarsi il proprio spazio sul mio cazzo! La mia mente per un attimo, che mi parve interminabile, si annebbiò.
Le due mani si toccarono, ma nessuna delle due esitò. Roberta lasciò scendere la sua per dare modo anche ad Anna di divertirsi col mio glande e lei non lasciò sfuggirsi l’opportunità. Con la stessa decisione con cui aveva fatto la sua comparsa, me lo strinse tra le dita ed in iniziò a scorrere il pugno lungo lasta, associandovi una lieve rotazione, per poi lentamente risalire tendendomi la pelle, con lo stesso movimento armonico.
Mi ricoprì il glande, racchiudendolo nell’abbraccio delle dita, e poi tornò a scendere lungo l’asta ruotando e scoprendomelo ancora. Il tutto molto lentamente, con studiata continuità. Decisa. Sinuosa. Senza fretta, con l’intento di volerne apprezzare a pieno la consistenza.
Avvertivo la pelle tendersi, accarezzare il prepuzio, allargarsi e farlo passare. Sentivo le dita di Roberta cingersi attorno ai testicoli e toccare la mano di Anna quando giungeva alla base, dopo avermi teso completamente la pelle.
A tratti la tensione risultava quasi dolorosa, ma il piacere ad ogni passaggio si amplificava. Ancora una volta. Di nuovo fino in fondo e ritorno.
Tom Cruise si addentrava tra le sale. L’orgia rituale nella villa prendeva corpo, con solo le maschere a coprirne i componenti. Oddio. Decisi che ne avevo abbastanza.
Smisi di preoccuparmi delle conseguenze e con la mano presi la testa di Roberta, la tirai a me e la baciai intensamente. Chiusi gli occhi e permisi agli altri sensi di partecipare, da protagonisti, al momento che si stava creando. Le lingue si cercarono e si legarono, avide e bramose di assaporarsi l’un l’altra. Il suo respiro, affannoso e caldo, mi lambiva il volto, testimone di quanto anche lei avesse faticato non poco a trattenersi fino a quel momento.
Ritrassi l’altra mano dallo schienale e la usai per avvicinare Roberta a me, tenendola per il fianco.
Lei si girò col corpo nella mia direzione, tolse la mano dalle mie mutande e mi prese la nuca , cercando di prendere il controllo di quel turbinio di passione. Con l’altra mano irruppe di nuovo sul mio cazzo e sincronizzò i movimenti a quelli Anna.
Iniziavo ad avere caldo. Non poco. Senza staccarla da me, andai alla ricerca del bottone che chiudeva i suoi shorts e lo trovai già aperto. Chiaramente non ero l’unico a cui stesse dedicando attenzioni fino a poco prima, pensai… Così scesi con la mano a ricambiare il favore, seguendo la sottile striscia di peli morbidi che tanto avevo apprezzato nella casetta al lago. Non trovai l’impedimento delle mutandine… Evidentemente non le aveva messe. Imprecai tra me quando capii che lo aveva premeditato. Ero ormai la ghiotta preda di una astuta cacciatrice. Ma avrei senz’altro combattuto, prima di soccomberle.
Le allargai le grandi labbra e immersi le dita nei suoi umori, sfiorandole ogni anfratto. Lei ansimò. Era bagnata come lo era stata quello stesso pomeriggio, come se dal primo momento non aspettasse altro che rivivere quegli istanti nelle stesse modalità. Aspettava me. Non l’avrei fatta attendere molto oltre, ma Anna non sembrava essere d’accordo: con la mano libera scostò le coperte che ancora avevo addosso e poi si chinò piano su di me.
Avvolse le sue labbra attorno al mio glande, come a baciarlo e lentamente ne seguì la forma con la lingua. Avvertivo il suo respiro, profondo e caldo, solleticarmi il basso ventre mentre si avvicinava e lo percepivo affievolirsi, mentre senza fretta alcuna lo estraeva da se. Senza fare rumore tolse le coperte che le intralciavano i movimenti e, con grazia felina, si staccò da me.
Per un momento aprii gli occhi per capire cosa stesse accadendo e la vidi mentre prendeva posto, stendendosi tra le mie gambe.
Tolsi la mano dalla figa di Roberta, lasciai la presa delle sue labbra saporite e guardai Anna. I capelli castani, racchiusi in una coda, scintillavano alla luce del film. I suoi grandi occhi scuri mi guardavano con aria di sfida, mentre i miei li osservavano interrogativi.
Con le mani poggiate lungo i miei fianchi, senza allontanare lo sguardo dal mio, me lo prese di nuovo tra le sue labbra sottili, mentre Roberta glielo manteneva bene in posizione accarezzandomi, contemporaneamente, la nuca. La guardava mordendosi il labbro e lei lentamente se lo lasciò scendere in gola, senza trasalire neanche un momento, massaggiandomelo con la lingua man mano che lo inghiottiva. A fine corsa, inclinò leggermente il capo per permettermi di arrivare fino in fondo. Roberta me lo strinse alla base, tenendomi alzati i testicoli ed Anna prese a picchiettarli con la lingua.
Roberta, allora, iniziò a leccarmi il lobo dell’orecchio, mentre con la mano mi teneva ferma la testa.
Sembrava che quelle due viaggiassero sullo stesso binario. Anna restò lì qualche secondo. Sembrava trovarci gusto. Sentivo il mio cuore palpitare furiosamente. Era tutto ovattato, mentre la mia attenzione non riusciva a distogliersi da quegli occhi scuri che mi sbranavano.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.2
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Verde e azzurro - V:

Altri Racconti Erotici in tradimenti:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni