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Gay & Bisex

Tra le labbra di Alex


di Mitchell
19.07.2010    |    19.046    |    2 8.1
"C'era un tipo nella grande azienda dove lavoravo con cui c'era stato qualche gioco di sguardi, qualche sorriso ammiccante o fintamente tale..."
Non avevo mai fatto una pompa ma mi eccitava molto l'idea di farla. Poi a vedere certi filmati o foto in internet ti stuzzicavano la fantasia talmente tanto che mi ritrovavo spesso con i boxer completamente fradici. Nel frattempo mi chiedevo che cosa avrei provato nel prendere in bocca un cazzo, se la cosa mi fosse piaciuta o se mi avesse dato fastidio. Se magari trovavo un maschio che si infradiciava come me quando si eccita, come avrei reagito con quel cazzo bagnato davanti alla bocca e al naso. Un po' mi faceva schifo l'idea e dall'altro lato mi mandava giu' di testa. Pero' i dubbi continuavano. Se poi alla fine non mi piace che figura di merda è?
E se ha un odore che mi da' fastidio che faccio? Mi tiro indietro? La cosa migliore per togliersi i dubbi era di provare effettivamente la cosa. Trasformare l'idea in qualcosa di fisico e materiale. Sapevo di piacere ai ragazzi.
Lo capivo da come mi guardavano per strada o in treno o al supermercato. Io a volte ricambiavo questi sguardi
per gioco, ma mai spinto piu' in la'. C'era un tipo nella grande azienda dove lavoravo con cui c'era stato qualche gioco di sguardi, qualche sorriso ammiccante o fintamente tale. Ma ci vedevamo molto di rado. Lui in un ufficio a tre piani dal mio e nessun motivo lavorativo per cui potessimo venire a contatto. Eravamo in settori completamente diversi.
Ci eravamo incrociati 2 volte. La prima all'ingresso della grande porta della hall dell'azienda.
La seconda in ascensore, c'era anche altra gente ma non potei non notare quello sguardo malizioso e prolungato che io per gioco ricambiai. Era un bel tipo, molto maschile, castano, occhi verdi,pizzetto. Era passato molto tempo da quell'ultima volta, credo mesi. Ma guardacaso ricapitò.
Quel giorno chiamai l'ascensore per andare a prendere un caffè al piano di sotto. Quando l'ascensore
si fermo' e la porta si apri chi ti trovo dentro? Proprio lui. Guardandomi mi chiese
"Che piano?".
Risposi 2 e nei pochi secondi necessari per raggiungere il piano sottostante mi sussurro' sicuro: "Lo sai che mi piacerebbe?"
Lo guardai con uno sguardo a metà tra l'incantato e lo smarrito. Quando si apri' la porta al piano delle macchinette del caffè mi allungo' il suo biglietto da visita dicendomi
"Ciao" e prosegui' la corsa per piano terra. Aveva una valigetta in mano e probabilmente usciva a far dei giri di lavoro. Quando la porta si chiuse mi ritrovai li' come rintronato. Osservavo la grande porta dell'ascensore e mi chiedevo se fosse stata una cosa reale o della mia immaginazione. Ma mi ricordai di avere in mano quel biglietto e lo guardai immediatamente. Nome, cognome, indirizzo, numero di cellulare.
Alessandro si chiamava. Bel nome. Bello stronzo. In pratica mi aveva dato del frocio così, spudoratamente.
I miei filtri di etero inossidabile si misero in moto e li' per li'ripudiai la cosa, quasi incazzato e offeso stavo per stracciare il suo bigliettino da visita ma ci ripensai dicendo tra me e me "Questa è l'occasione che cercavo, non posso tirarmi indietro adesso!".
Ancora frastornato e quasi come un automa
andai a prendere il mio caffè e ritornai al lavoro al piano di sopra. Quel giorno lavorai meccanicamente, facevo ogni cosa in automatico, non riuscivo a togliermi dalla testa quell'episodio, i suoi occhi, quel modo di guardare. Finito il lavoro Cercai di ragionare a mente lucida e studiare la mossa che avrei potuto fare. Decisi di mandare mandare un sms. Ma passarono ancora diverse ore dal momento in cui l'avrei fatto.
Dopo cena mi sdraiai sul letto col cellulare in mano e il cuore che batteva a 120 pulsazioni al minuto.
Cavolo se ero agitato, non mi era mai successo, neanche quando mi aveva detto di si la piu' bella gnocca delle vacanze dell'anno prima. Ero indeciso su cosa scrivere nel messaggio. Poi mi baleno' la frase piu' semplice, piu' banale, piu' scontata. In pratica era la risposta a quella sua "Lo sai, che mi piacerebbe?"
Digitai in fretta "Cosa ti piacerebbe esattamente" aggiunsi il mio nome, Luca, e senza pensarci due volte premetti INVIO. Forse ero stato troppo impulsivo, forse non avrebbe capito che ero stato io a mandargli il messaggio. Ma no, cosa andavo a pensare, a quanta gente poteva aver detto quella frase durante la giornata?
Non passo' neanche un minuto che senti' la suoneria di notifica messaggi. Presi il cell con trepidazione per leggere la risposta. Il cuore forse batteva piu' fretta di prima. La sua risposta: "Che ne diresti di una bella slimonata e una pompa?". Cavolo, cazzo, porca troia, voleva baciarmi quel maledetto. Io non avevo messo in conto l'idea di baciare un uomo. L'idea mi generava un po' di repulsione. Venire a contatto con la bocca di un maschio, la lingua, lo scambio di saliva. Mi dissi: "NO". Ora gli rispondo che ha sbagliato tutto sul mio conto e che c'era stato un equivoco. Ma accontonai di nuovo la parte etero di me e ricominciai a pensare al bacio. E se invece di farmi schifo mi fosse piaciuto? Del resto lui era bello, che senso di repulsione avrebbe potuto darmi? Ripresi il cell. "Io e te dovremmo parlare" scrissi. 10 secondi per la risposta: "Hai il mio indirizzo, ti aspetto". Non voleva perdere tempo lo stronzo, ma forse neanch'io. Ormai si eran fatte le 22.
Mi vestii in fretta, scesi nel box a prendere la moto e feci quei cinque chilometri che ci dividevano in fretta, col cuore sempre a mille, con mille dubbi, mille incertezze e tutti i pensieri che per la testa potevano passare.
Arrivai. Parcheggiai la moto e scesi. Mi trovai di fronte un bel condominio, circa 20 appartamenti. Suonai.
Diede il tiro alla porta di ingresso. Presi l'ascensore per il terzo piano. E in ascensore non potevo non ripensare all'incontro con lui quella mattina. Terzo piano, l'ascensore si apri'. Il cuore non lo sentivo neanche piu', ma al diavolo la tachicardia, vada come vada, ormai sono qui. La porta era socchiusa, da dentro la sua voce mi disse con tono tranquillo: "Entra". Bel monolocale, non troppo piccolo, semplice e arredato bene. Mi venne incontro con un sorriso chiedendomi "Qualcosa da bere?". Balbettai "Nno, ggrazie". "Eddai, non fare complimenti, un po' d'alcol serve in queste situazioni".
Mi verso' del gin e un'acqua tonica ghiacciata e una fettina di limone. Col caldo che faceva era un vero toccasana. Mi fece sedere sul divano e mi allungo' il bicchiere. "Volevi parlare?" mi disse. Diedi un sorso e mi usci' la risposta "Sai, io non l'ho mai fatto con un uomo". La sua risposta fu: "Siamo pari. Neanch'io, e mai mi sono lasciato andare andare così con un maschio". Si avvicino' e mi si sedette vicino. "Mi guardo' negli occhi dicendo:
"Parlare?". Non feci tempo a rispondere. Mi mise una mano dietro la testa e con movimento rapido incollo' le sue labbra sulle mie quasi senza che potessi rendermene conto. Mi infilo' la lingua in bocca e comincio' a muoverla prima dolcemente poi sempre piu' violentemente. Succhiava la mia saliva e mi dava la sua in un movimento senza fine. Non so quanto duro' quel bacio, un tempo lunghissimo sicuramente. Non ebbi neanche modo di far decifrare ai miei neuroni se la cosa mi piacesse o no, perchè credo fosse lampante che mi piaceva.
Aveva l'alito puro, limpido, gradevolissimo. Alla fine era come baciare una bella ragazza, non cambiava poi tanto.
Forse era anche meglio perchè si aggiungeva quel gusto di proibito, di peccato, perchè la società ci ha sempre "insegnato" che fare queste cose con persone dello stesso sesso è male. Ridicola la società. Si staccò dalle mie labbra lasciandomi tramortito.
Bevve un goccio di gintonic e fissandomi sussurro': "Com'è?". "E' così" gli risposi scagliandomi su di lui fregandomene se aveva ancora il bicchiere in mano che con la mossa crollo' a terra rovesciando tutto il contenuto. Mi attaccai alla sua bocca con quanta piu' saliva potevo e cominciai muovere la lingua nella sua bevendo dalle sue labbra e facendolo bere dalle mie. Dieci minuti così, fu una magia, un incanto, fu l'oblio. Mi ricomposi un attimo bevendo un po' del mio gintonic e scusandomi pr avergli fatto cadere il bicchiere. "Non scusarti per così poco, poi bere dalla tua bocca è stato
strepitoso. Ma per passare alla fase due, meglio un altro buon bicchiere, arrivo subito". Dopo 2 minuti si ripresento' senza maglietta, notavo un bel petto, non troppo muscoloso e con pochi peli. In mano ghiaccio e acqua brillante. Prese un altro bicchiere e ricompenso' il suo gin tonic caduto a terra e ne verso' un altro bicchiere a me. "La fase due?" Chiesi.
Diede un sorso e affermo' "Slimonata e pompa.
La slimonata era la fase uno". Sorrise. Mentre scolavo un altro buon mezzo bicchiere di quella bevanda ghiacciata mi ritrovai la sua mano che con dolcezze mi sbottonava la camicia. Me la tolse. Mi si accosto' sempre di piu' e comincio' a baciarmi sul collo dolcemente, muoveva quella bocca divinamente. Sentivo le mutande ormai bagnate come mio solito e l'uccello
in tiro come non mai. "Vedo che i miei baci fanno effetto" notando l'erezione che si vedeva anche fuori dai calzoni.
Mi slaccio' la cintura, mi tiro' giu' la cerniera e mi tocco' il cazzo, me lo scappello' cercando di far assorbire alla sua mano tutti gli umori di cui era impregnato. Si portò le dita al naso per annusare e annuso' con gusto. Le parole che uscirono furono "Hai un odore fantastico. Vuoi sentire il mio?". Si slaccio' rapidamente i calzoni e rimase in slip.
Anche lui era ben in tiro. Con movimento rapido fece cadere gli slip e mostro' un bell'uccello di circa 18 cm, fatto bene, e durissimo. Con un gesto delle dita mise a nudo la cappella dal vestito del prepuzio e con dolcezza me lo avvicino' al viso. Me lo mise sotto il naso affinche' potessi annusarglielo per bene. Minchia che odore, delicato ma penetrante, un odore molto simile al mio dopo qualche ora dall'averlo lavato e dall'averci pisciato su. Non capivo piu' niente, ero
eccitatissimo, avevo davanti quel cazzo che avevo tanto sognato ultimamente nelle mie masturbazioni quotidiane. Glielo toccai, dalla punta usciva un filo di liquido, meno di quanto ne producessi io ma talmente tanto appetibile che non resistetti. Me lo infilai in bocca deciso, volevo sentire che sapore aveva, che gusto aveva succhiare un bell'uccello.
Avevo un cazzo in bocca, tutte le mie ansie, le mie paure, le mie incertezze del rifiuto evaporarono in un secondo.
E vaffanculo tutti i pregiudizi della società, vaffanculo se fino ad allora avevo scopato solo fica, vaffanculo quella parte di me che mi comandava di essere un etero inossidabile. Etero, gay, bisex? Che importanza ha in fondo?
La sensazione di averlo in bocca era grandissima e piacevolissima. Sentivo il suo precum un po' dolce e salato e succhiavo prima piano poi sempre piu' forte. Poi cominciai a lavorarlo con la mano mentre la mia bocca aumentava il ritmo. Dai gemiti che faceva era chiaro che gli piacesse da morire. Pompino e sega.
Ogni tanto me lo sfilavo dalle labbra e mi piaceva vedere il movimento della cappella coperta e poi scoperta dalla mia sega. "Devi fermarti un attimo" disse "Sono pericoloso, potrei scoppiarti in gola...".
Mi sfilo' il cazzo dalla bocca e mentre beveva altro mezzo bicchiere notavo che dal suo uccello uscivano altre gocce, come un rubinetto che perde. Era piacevolissima la cosa. Volle darmi un altro bacio e le nostre bocche si unirono nuovamente in un'altra slimonata eccitantissima. Oltre alla mia saliva beveva il gusto del suo cazzo. Interruppe il bacio, si chino' e mi sfilo' i calzoni e poi i boxer, ero praticamente nudo ma non imbarazzato, anzi proprio per niente. Mi tocco' il cazzo me lo scappello' diverse volte lasciandosi scappare "Quanto ti sei bagnato?".
Mi fece sdraiare e si sdraio' pure lui a mo' di 69. Comincio' a inghiottire il mio uccello succhiandolo avidamente. Io fecidei versi che non avevo mai fatto tanto era il godimento, e dovetti anche trattenermi se no mi sarei messo a urlare.
Il suo cazzo era attaccato al mio viso e ripresi a segarglielo e a succhiarglielo. Non eveva piu' l'odore di prima, era scomparso lavato dalla mia bocca e dalla mia saliva ma era stupendo comunque e continuava a emettere precum che inghiottivo avidamente. Chiamalo pompino, bocchino o quel che è ma era fantastico. Avere in bocca il cazzo di un altro e il proprio cazzo
in bocca al suo, un godimento senza precedenti. I suoi gemiti aumentavano al mio ritmo e i miei al suo. Era incredibile il sincronismo tra le nostre succhiate e il nostro ansimare. Non avremmo resistito per molto ormai.
Per ritardare l'effetto cercavo di concentrarmi su altri punti erogeni del suo corpo e cominciai a toccargli il buco del culo e lui come eco fece altrattanto con me. I nostri cazzi nelle nostre bocche che ciucciavano e masturbavano al tempo stesso, le nostre dita che massaggiavano il culo, il profumo dei nostri corpi fusi in un unico solo. Da senza parole, parossismo.
"Io non ce la faccio piu'" gli dissi e lui
"Quando vuoi venire fallo senza problemi...". Questione di secondi e gli scaricai in bocca una buona dose di sborra lasciandomi andare a gemiti quasi animali. Lui neanche una piega, continuava a bere, a succhiare, a masturbare. Fu un minuto di godimento interminabile e quando si sfilo' il mio cazzo di bocca era completamente pulito e lavato, aveva ingoiato tutto, ogni singola goccia. Nel frattempo dal suo ansimare capivo che stava venendo pure lui. Mi sarei fatto anch'io sborrare in bocca ma vinse quella malata curiosità di vedere lo schizzo che usciva. Feci appena in tempo a sfilarmelo dalla bocca che comincio' a emettere diversi e copiosi fiotti grazie alla mia mano che continuava a segarlo. Uno mi colpi' in pieno viso, il secondo ando' oltre e fini' sulla moquette bagnandola di brutto, il terzo mi centro' in bocca, il quarto sulla fronte e il quinto nei capelli. Mentre ancora la mia mano lo masturbava uscivano le ultime gocce e non resistetti dal rimettermelo in bocca per gustare il sapore di un cazzo che ha appena sborrato. Dolce, salato, quel sapore che lega la bocca, ma sapore di buono, sapore di maschio, sapore di qualcuno che ha apprezzato in pieno le tue prestazioni. E intenso odore di sperma, odore di maschio.
Appagati e sfiniti ci appisolammo per una mezzoretta. Al risveglio mi fece un sorriso dolcissimo e disarmante chiedendomi "Vuoi dormire qui?". Risposi: "Forse è meglio che vada a casa...". "Come vuoi" rispose "puoi dormire qui un'altra volta".
Mi rivestii in silenzio e sempre col suo meraviglioso sorriso mi accompagnò alla porta". Prima di chiuderla le sue ultime parole:
"Quando vuoi rivedermi io sono qui. Ah, poi c'è una cosa che non ti ho detto... Sai, io ho perso la testa per te da quella volta che ti vidi nella hall dell'azienda".
Tornando a casa sulla mia moto pensavo, lui ha avuto il coraggio di dirmelo. Io non ho avuto il coraggio di dirgli chel'avevo persa anch'io la testa, e non mi era mai successo con un maschio...
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