Gay & Bisex
Firenze Santa Maria Novella (Volume Quattro)
di Mitchell
08.10.2012 |
5.219 |
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"Scendemmo entambi dalle auto e venne spontaneo un abbraccio, solo quello, dovevamo completare l'opera..."
Fortunatamente fermarono lui e non me. Proseguii senza più una guida per quella strada in salita con il buio che mi incuteva solo paura. Feci solo alcuni chilometri. Trovai uno spiazzo abbastanza grande e al tempo stesso imboscato alla vista delle auto che avrebbero potuto passare. pensi la radio. Mi concentrai in quel silenzio sperando che a Martino fosse andato tutto bene e mi raggiungesse in breve tempo. Guardavo L'ora. Erano già passati quindici minuti e ogni minuto passava lento come se fosse stato un'ora,un giorno, un mese.Il mio cell a un certo punto trillò.Era lui che mi stara chiamando, risposi dopo neanche uno squillo chiedendo fremente "Tutto ok?"
"Si, dopo che hanno visto che ero un loro collega sono sceso per fare due chiacchere,per questo c'ho messo tempo" "Stavo in ansia, ho avuto una gran paura" "Tranquillo, a posto, dove sei?"
"Avrò fatto 4 chilometri poi sulla sinistra c'è un ampio pezzo sterrato, mi sono fermato lì!" "Ti raggiungo subito!" Mise giù. Non vedevo l'ora di intravedere quei fari, stavo tremando sia per il freddo che per la paura. Qualche minuto dopo il rumore del motore di una macchina ruppe l'angosciante silenzio in cui ero immerso. Era lui, rallentando si affiancò a me. Scendemmo entambi dalle auto e venne spontaneo un abbraccio, solo quello,dovevamo completare l'opera. "Mi scappa da pisciare" esclamò Martino allontanandosi di alcuni metri. La luce dei fari illuminava lo zampillo che cadeva innanfiando l'erba e la terra. Io lo guardavo. Strani pensieri, strane emozioni,strane fantasie. Fu un'idea completamente sballata, fuori luogo in quel frangente così tragico, in un momento cosi' teso ma rivedendo il flashback del fratello che mi urinava in bocca mi prese quasi il desiderio di farmi pisciare in faccia da Martino affinchè lavasse via l'infamia, la brutalita', affinche' cancellasse quel fatale e disgustoso ricordo che sarebbe rimasto stampato in me per sempre. Vedevo in lui una pioggia purificatrice da cui avrebbe tratto giovamento solo la terra riarsa. E forse fu meglio così. Lo guardavo proprio in quel punto mentre riavvicinandosi a me si stava riallacciando i bottoni della patta, ma il buio non permise a Martino di capirlo.
"Il punto non è molto lontano da qui. Forse è meglio lasciare la mia macchina e proseguire con la sua"
"Ok!" risposi freddamente. Si mise alla guida dell'auto del fratello. Era serio mentre cambiava le marce e girava lentamente il volante su quelle curve, per quelle strade buie, argentate soltanto da un debole chiarore di luna. "Credevo fosse finita quando ho visto la Polizia che ti fermava!" gli dissi. "Sarà finita quando
saremo tornati da me. Tutto deve filare come l'olio. Nessuno sbaglio, nessuna incertezza, nessuna lacrima di coccodrillo. Questa notte cambiera' le nostre vite nel bene e nel male. Io e te uniti in un'unico essere. Tu sei me e io sono te. E questo segreto non dovra' mai trapelare dalle pieghe della nostra mente!". Io non risposi, fu il mio silenzio ad annuire. UN UNICO ESSERE.Mi avevano preso quelle tre parole messe insieme. Mi andava bene, molto più che bene. Facemmo qualche chilometro ancora. Martino spense il motore dopo aver posizionato l'auto con il muso davanti verso l'esterno, verso il precipizio. Spense i fari. "E qui!" disse
"Dobbiamo muoverci! Se quella pattuglia proveniva da un paese limitrofo più in su e se ora tornasse indietro saremmo fottuti" "Siamo fottuti anche se passa una macchina qualunque" gufai... "Stai zitto!, dobbiamo far presto, tieni i guanti, indossali!".
Scattammo. Aprimmo il bagagliaio. Liberammo il corpo dalle corde,dal cellophane, dalla coperta.
Lo piazzammo freddamente al posto di guida, mettemmo tutto il resto nela parte posteriore della cabina facendo tutto ciò solo con la piccola luce che proveniva da sopra il cruscotto. Prese la tanica spargendo la benzina ovunque. Tutto era pronto. Mise in moto passando sopra il corpo del fratello lasciando in folle. Accese i fari e scese. "Sei pronto?" chiese, ora dobbiamo spingerla giù. Prese dei fiammiferi dalla tasca e ne accese 3-4. "Stai attento adesso, potrebbe esserci una fiamma di ritorno!" mormorò gettando i fiammiferi dentro al finestrino. Tutto prese fuoco all' istante. Una vampata usci' dal vetro aperto ma Martino si era già scostato preventivamente. Cominciammo a spingere, era facile, era in discesa. Le ruote davanti erano gia' uscite dal bordo della strada sterrata, ancora un colpo, due. L'auto capitombolò nel vuoto irradiata dalla luce immensa generata dal fuoco che divampava.Passarono 3 secondi e la macchina si fermò. "Cazzo! Deve aver beccato un albero, un terrapieno, non deve fermarsi lì! Non può fermarsi lì!!! Andiamo verso la strada, potrebbe esplodere da un momento all'altro!". Sentimmo un boato accompagnato da lampi rosso-arancioni, un altro boato e i bagliori perderono consistenza. La macchina aveva cominciato a rotolare nella scarpata probabilmente spinta dalla reazione dell'esplosione.
Ci affacciammo e vedemmo questa ruota di fuoco che cadeva giù, sempre più giù, fino a diventare solo una palla di luce. Sentimmo come un rumore di spari. Le fiamme dovevano aver raggiunto la cartuccia della beretta di Fabrizio. "Andiamo! Via, a passi svelti! Dobbiamo raggiungere la mia macchina e scappare in fretta! Se qualcuno a valle ha avvisato il boato avvertirà Polizia, Ambulanze e Pompieri, saranno qui entro pochissimo tempo. Cominciammo a correre in discesa per arrivare dove aveva parcheggiato guidati solamente dal fioco chiarore lunare. Da lontano dei fari diventavano più grandi."Vieni!" facemmo un salto nascondendoci nella fitta boscaglia per nasconderci.
L'auto era passata, era quella della Polizia che aveva fermato Martino. Tornammo sulla strada, e via di corsa, col cuore in gola, correndo e brancolando nel semibuio, un chilometro, due, forse anche tre, forse di piu' ma nessuno poteva fermarci e le distanze andavano annullate. Esausti arrivammo dove Martino aveva parcheggiato.Salimmo, accese e sgommò, giù verso Firenze, il più lontano possibile da lì. Lì dove avevamo ucciso il suo gemello per la seconda volta. Dopo qualche minuto sentimmo delle sirene, ci accostammo sulla destra. Una cisterna dei pompieri e un'ambulanza andavano in su a velelocità elevata. Riprendemmo la marcia. Qualche altro paesino ancora e poi di nuovo Firenze. Attraversammo la citta', in fretta, non c'erano altre auto in giro. Arrivammo a casa di Martino. Spense la macchina, si mise le mani sulla faccia e inizio' a singhiozzare, a balbettare "E' andata! E' andata! Ce l'abbiamo fatta!". Lo accarezzai sulla nuca. Poi si tolse le mani dal viso e mi guardo' attraverso la fioca luminosità di un lampione sulla strada. Scendemmo.Entrammo. Forse non aspettava altro. Mi saltò addosso appena superata la soglia e chiusa la porta. Fu uno di quegli abbracci che ti rimangono dentro, che bruciano, che sono fatti di scintille e ardore, di calore e passione. L'essere umano ha tanti modi per scambiare sentimenti e sensazioni con un altro essere umano e quello rappresentò perfettamente ciò che tra noi si era creato. Ci strofinammo viso contro il viso, anche graffiandoci la pelle leggermente a causa della barba un pò già lunga. Ma lo sfogo massimo lo ottenemmo unendo insieme le labbra facendo lavorare le nostre lingue che non servivano più per decifrare il gusto di un cibo. Ma di un bacio soltanto, un bacio fatto d'amore, di brama travolgente, di brucianti segreti. Erano quasi le 4 di notte. "Lavori domattina?" mi chiese. Risposi uno sconsolato "Si" "E dove lavori?" "Alla fabbrica di liquori" "E' a tre km da qui, ti accompagnerò io così adesso puoi dormire un pò" "Non credo riuscirei a dormire...e tu domani sei in servizio?" "No, è il mio giorno libero.Ne approfitterò per controllare la stanza alla luce del giorno.Non dovremmo aver tralasciato alcun alcun particolare ma è meglio esserne sicuri.Vuoi qualcosa da bere? Qualcosa di forte?" "Si, forse è meglio!" C'era ancora la bottiglia di vodka sul tavolo in salotto, Fabrizio non l'aveva neanche messa via, "L'ha bevuta mio fratello?" "Si" "Ci facciamo un wisky, che dici?" "Va benissimo".Ci sedemmo vicini su di un lungo divano arancione con due bicchieri pieni. Martino bevve tutto d'un fiato, io a piccoli sorsi. "Certo che eravate identici, anche la persona più osservattrice del globo sarebbe caduta in inganno"."lo so, gli piaceva il mio pizzetto, se lo fece crescere pure lui. Ci accomunava tutto tranne i gusti sessuali, sai quante troie si è portato qui? E le porcherie che non ha fatto...Hai visto il telo di plastica sotto le lenzuola?" "Si ho visto! Ed è servito anche per quello che ha fatto con me!..." "Mah? ti ha pisciato in bocca??" "Si..." "Che schifo! Che porco, era un lurido maiale!" "Comunque...prima mi hai dato un bacio ti ricordi...?"
"Si..." "beh hai baciato la mia bocca che era ancora impastata del piscio di tuo fratello!" "Sei sadico! Potevi anche evitare di dirmelo!!" "Chi è che non è sadico? Sai prima mentre pisciavi nella boscaglia?" "Si!" "mi sarebbe piaciuto..." "Cosa?" "Dai niente, lascia perdere" "Dimmelo!" "No, dai, in un'altra occasione!" "No, dimmelo ora!" "Pensavo che solo tu avresti potuto lavar via il ribrezzo di quel gesto" "Ti piacerebbe ti piaciassi in bocca??" "Si...ma solo perchè ti amo!".SOLO PERCHE' TI AMO.I suoi occhi a quelle parole si accesero di un nuovo riflesso di mille stelle e mi abbagliarono con un lampo accecante.
"Senti, andiamo sul letto così provi a dormire un pò?" "Sei sicuro di voler farmi dormire?" "Lo dicevo per te, a che ora inizi in fabbrica?" "Alle 8" "Dai punto la sveglia alle 7.20 e cerchiamo di dormire almeno qualche ora...". "Sarebbe meglio che io facessi una doccia prima, ho addosso tutto lo sperma e l'urina di Fabrizio" "E' vero, perchè non ci ho pensato prima?? Vado a prenderti un accappatoio pulito" "Se c'è già il tuo in bagno andrè benissimo,anzi è anche meglio". Mi accompagnò e mentre lui faceva scorrere l'acqua io mi spogliai togliendomi anche gli slip" "Si incantò a guardare e io sorrisi. "Dai fai la doccia -mi disse- mi fai venire di quelle voglie" "Che voglie??" chiesi malizioso "Vai sotto la doccia, io intanto piscio".
Mi misi sotto l'acqua calda e mi sentii rinascere, sarei stato li' delle ore, era tanto quello che dovevo lavare via. Il rumore dell'acqua che scendeva non coprì lo schizzo di Martino sulla ceramica del water".
Gliela dissi come battuta: "Potevi pisciare qui se volevi!" parlando un po' forte. "Ancora con stà storia??" Risi "AHAHAHAHAH"
Si precipito' davanti a me con la faccia un po' tirata e il cazzo ancora fuori dai calzoni. Anche un bel cazzo sui 20 centimetri. "Dai ripetilo ancora se hai il coraggio!" "Pisciami in bocca!" "Per amore hai detto? Solo per amore?" "PER AMORE" "Ma solo perchè lo chiedi tu, io non farei mai questa cosa!" "Falla" "Ok chinati!" Non mi diede il tempo di sbocchinarlo, nè di percepire l'aroma del suo uccello. Me lo infilo' tra le labbra e un getto caldo mi invase ma per poco, 2-3 secondi al massimo. lo tiro' fuori scrollandosi e vedere uscire quelle goccine bianche dalla sua cappella colpi' quella mia parte di encefalo dove erano racchiusi peccaminosi e libidinosi fantasmi. "Ti è bastata? Mi era rimasta solo quella!" chiese mentre facevo uscire l'urina dalla bocca leccandomi alla fine le labbra. Sorrisi con il sorriso del diavolo. Notai che gli si era rizzato notevolmente, era duro e scappellato, un lecca lecca da mangiare in un boccone. Vide il mio sguardo interessato e se lo rimise in fretta dentro nei pantaloni. "Ti piacerebbe, ehh?" "Un casino!" risposi. "Dai lavati che è meglio, ci sono tre shampoo doccia, scegli quello che ti piace di più" si allontanò. Fu la doccia più meravigliosa della mia vita. Con l'acqua e il bagno schiuma scesero nello scarico tutte le schifezze del mondo. Mi sentivo come liberato, nuovo, risorto. La bocca me la sciacquai per ultima. Volli tenere per un pò il gusto della piscia di Martino. Era solo un pò salata ma non sapeva d'altro. Anzi si! Sapeva d'amore...
Sentii che stava squillando il suo cellulare. Martino rispose: "Cosa???"
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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