Gay & Bisex
OPERAZIONE SEGA (Seconda parte)
di Mitchell
29.07.2011 |
29.368 |
1
"Pensavo ce l'avesse già duro ma era ancora nelle dimensioni normali..."
Era passata una settimana da quando Edoardo mi aveva proposto qualcosa di più hard ma non avevo ancora ceduto, temporeggiavo per non dargliela vinta, volevo farlo soffrire anche se conoscendomi ci sarei caduto molto presto, quasi sicuramente. Quella mattina qualcuno aveva portato un cappello a cono in classe e lo aveva appoggiato sulla cattedra. Carina come trovata. Forse per prendere per i fondelli la Quartini o solo per darle la possibilità di metterlo in testa a qualcuno che disturbava mentre stava facendo lezione. La prima ora era quella di filosofia. Il professor Stroppa era uno dei più buoni, forse quello che ci comprendeva di più. Quando entrò e vide il cappello lo prese in mano e sorridendoci ci chiese "E questo?". La Simoni fece da portavoce: "Beh è un omaggio che volevamo fare alla professoressa Quartini. Lei è fissata coi cappelli a cono e muore dalla voglia di farlo indossare a qualche asino". "Ah, la Quartini -riprese Stroppa- mi parla spesso di voi e mi rammarica molto il fatto che ce l'abbia tanto con questa classe. Io cerco di capirvi, di venirvi incontro, con la mia materia del resto non andate malissimo e io faccio di tutto per aiutarvi. E anche all'esame vedrete cercherò di stare dalla vostra parte e di fare in modo che siate ammessi tutti anche se avete lacune in qualche materia" "Grazie professore" ribattè Montequarti.
"Ma adesso ragazzi facciamo una cosa, questo cappello, anche se è molto carino e ben fatto, lo piego e lo butto nel cestino, che dite?" E così fece. "E cercate anche voi di andare un pò incontro alla signora Quartini, cercate di studiare un po' di più italiano e di disturbare meno quando lei spiega, ok ragazzi?"
"Peccato -dissi ad Edoardo- mi sarebbe piaciuto vedere la sua reazione" "Beh almeno non corri il rischio di fartelo mettere, sei tu quello che ha più probabilità hihi" "Ridi ridi e tu no eh?" Bussarono alla porta. Qualcuno entrò.
"Pellegrini! (*) -esclamò Stroppa allungandogli la mano- che sorpresa, come mai l'onore di questa visita?" "Ciao a tutti ragazzi! Sono andato in segreteria per sbrigare delle
formalità che erano rimaste in sospeso e ne ho approfittato per venire a salutare i miei ex colleghi e i miei ex alunni". Le più smorfiosette della classe si alzarono e andarono a stringergli la mano e a fare due chiacchiere. Noi maschi invece restammo diligentemente seduti ai nostri posti. Ma notai qualcosa sul viso di Francioni. "Ehi Edoardo, guarda un pò Ettore"
"Cavolo, è vero ma che cos'ha fatto? Sembra abbia visto il diavolo quando è entrato Pellegrini!". Non eravamo grandi amici di Francioni per cui quella sua reazione sarebbe rimasta segreta come un tesoro sepolto. E mi dipiaceva, perchè curioso come sono, avrei voluto sapere il perchè. Pellegrini salutò tutti e uscì. Un attimo dopo Ettore alzò la mano e disse a Stroppa che doveva andare in bagno e uscì anche lui dall'aula.
Intanto nel corridoio:
"Professore, professore" "Ettore Ciao! Come stai?" "Io bene e lei?" "Benissimo, sono andato a insegnare in quel posto che ti dicevo l'anno
scorso. E per quella cosa lì? ti è passata?"
"Beh si, diciamo di si, ma sa, certe cose rimangono dentro e non ci se ne libera mai del tutto. Per questo... le dicevo che se un giorno, anche fra 10, 20 anni lei ci ripensasse, se avesse voglia di rivedermi, se avesse ancora voglia di parlarne mi chiami quando vuole, il mio numero di cellulare sarà sempre quello.
ARRIVEDERCI professore"
Francioni rientrò in aula. Tornò a sedersi al suo posto mentre Stroppa stava riassumendo i filosofi contemporanei. Ettore aveva il viso quasi sconvolto ma me ne accorsi soltanto io.
"Per me è andato a parlare con Pellegrini -feci ad Edoardo- Prima o poi glielo chiedo cos'è successo, non è una reazione normale quella che ha avuto!" "Ma cosa te ne frega di Francioni? Non sei curioso piuttosto di sapere le cose hard che vorrei fare con te?" "Oggi ho la casa libera" "Allora è un invito!" "Chiamalo come vuoi! Ti aspetto nel pomeriggio".
Stroppa intervenì: "Raimondi e Militello! volete fare i bravi e stare un pò zitti quando spiego?"
"Ha ragione professore, ci scusi". Stroppa riprese il suo monologo su Hegel. Io invece, dopo aver accantonato la morbosa curiosità su Francioni, mi isolai da quello che Stroppa stava spiegando e dedicai ogni mio pensiero a cosa sarebbe successo qul pomeriggio con Raimondi.
Ma bastava aspettare che l'orologio scoccasse le ore 15.
DLINDLON
Edoardo arrivò sorridente come sempre. "Ti ho portato un regalino". "Cos'è?" "Ho masterizzato un cd di Lady Gaga, credo tu non ce l'abbia perchè non lo visto tra i tuoi l'altra volta"
"Ma sei un tesoro" gli dissi andandogli incontro e abbracciandolo. Ne approfittò per spingermi contro il muro e per ficcarmi la lingua in bocca. "Ti sono mancato, confessa!" mi disse dopo avermi asciugato tutta la saliva che avevo. "Mi saresti mancato di più se tu fossi una figa". "Ah già Maurizio, ogni tanto mi dimentico che tu sia ETERO... Andiamo su in camera?". Gli sorrisi anche se lo guardavo un pò storto, sentivo che la parola etero l'aveva dipinta di un certo sarcasmo. Gli feci segno di incamminarsi, la strada la conosceva.
Una volta vicino al letto Edoardo ordinò "Dai spogliamoci!". E lo facemmo in fretta osservandoci bene, reciprocamente. Credo morissimo dalla voglia di vederci nudi. Pensavo ce l'avesse già duro ma era ancora nelle dimensioni normali. Anch'io non avevo ancora drizzato, se no magari ci facevo la figura di quello più infoiato (cosa che non era vera, no, forse invece, mio malgrado era proprio vera!). Mi spinse sul letto e mi fece mettere a pancia in giù. Cazzo, non vorrà mica mettermelo nel culo, questo mai, non lo accetterei, pensai. Si sedette sulle mie gambe e prese ad accarezzarmi tutta la schiena. Dopo un massaggio da urlo durato qualche minuto, mi passò il dito indice in mezzo al collo per andare più in giu, più in giu', in un movimento diritto e lineare. Più giù. E arrivò in mezzo ai miei glutei e lì si
fermò. Prese a massaggiare con inaudito erotismo e libidine il mio buchetto. Cazzo se mi piaceva. Cazzo se ci sapeva fare. Sentivo i suoi occhi che me lo studiavano in ogni dettaglio e sentivo anche i suoi occhi che me lo mangiavano. "Che bel culo che hai! Posso?" disse allargandomi le natiche e infilandoci la lingua. Feci un sussulto. Un urlo stereofonico. Arrivai alla sua testa con la mano e gliela spinsi più che potevo verso di me in modo che la sua bocca aderisse pneumaticamente al mio buco del culo. Con la mano si era insinuato fino al mio uccello. Constatò l'erezione massima e scontata dopo un trattamento così. Interruppe la leccata da capogiro baciandomi le natiche una ad una.
"Posso farti un pompino?" mi chiese. Mi girai a pancia in su. Gli sorrisi prendendomi il cazzo in mano e scappellandomelo. Risposi "Certo che si!". Sostituì la mia mano con a sua e me lo smenazzò svariate volte prima di lasciarmi la cappella completamente scoperta per avvicirsi poi col naso. "Che buon odore che ha". Detto questo se lo inghiottì di getto e io provai vibrazioni mai provate. La sua lingua si ripassava tutto il glande soffermandosi sul frenulo e succhiava, succhiava maledettamente, provai brividi infiniti e speravo durassero all'infinito. Sempre col cazzo in bocca con la mano ogni tanto mi segava e ogni sua mossa generava sensazioni che solo se sai come succhia Edoardo puoi saper descrivere. Io non le sapevo descrivere anche se era Edoardo che mi succhiava. Amavo qual momento. Amavo la sua bocca, il suo modo, il suo stile, avrei voluto fermare il tempo e avrei voluto che quel bocchino meraviglioso fosse durato per sempre. Ma ahimè la bocca di Edoardo se lo sfilò prima del previsto tempo infinito e volle baciarmi. E passò a baciarmi la fronte, le guance, gli occhi, per poi passare alle labbra, per entrarci dentre col suo tipico modo di fare. Il limone che fa sbandierare, e credo che chiunque al posto mio avrebbe voluto quel bacio, etero, gay, bisex che fosse. Durò tantissimo ma mai abbastanza. Mi piacevano da morire le sue labbra morbide e l'odore della sua pelle, aveva sempre quel profumo che sa di bucato. Venne a sussurrarmi in un orecchio "Hai voglia di farmelo anche tu?". Lo guardai intimorito. Un pò mi eccitava l'idea di ricambiarlo ma forse mi faceva paura soprattutto. Non avrei mai voluto che la cosa mi disgustasse per non ferirlo. Ma lui mi mise a suo agio. "Senti, ci mettiamo a 69? Poi io ricomincio a succhiarti e poi se a te va lo fai anche tu, non è indispensabile, non è obbligatorio per te. Giochi un pò col mio cazzo e se poi ti va lo prendi in bocca, ok?". Gli sorrisi annuendo e prendemmo la posizione di quel numero. Lui ricominciò subito a leccare, a baciare, a succhiare. Io avevo il suo uccello lì, vicinissimo alla mia faccia e lo masturbavo, glielo strizzavo, glielo mettevo a nudo mentre sentivo la sua bocca che non mi dava tregua facendomi sussultare e gemere come un cretino. Mi avvicinai sempre di più al suo cazzo durissimo. Glielo annusai. Non faceva odore. Era bello, era lucido, era gonfio. Dapprima lo leccai appena, qualche bacino sull'asta e sul glande. Poi mi lascai andare e lo presi tra le labbra. Penso non se lo aspettasse perchè urlò dal piacere e quella gratificazione mi diede l'impulso per cominciare a sbocchianarlo con tutto il mio impeto, con tutta la mia maldestraggine, con tutta la mia inesperienza. Mi faceva uno strano effetto avere un cazzo in bocca, non mi sarei mai immaginato di fare una cosa simile ma non mi dipiaceva succhiare l'altra estremità di Edoardo. Alla fine non era altro che una specie di lingua più grande e non mi dispiaceva. Edoardo gradiva molto e gradivo io stesso quelle sue labbra che stavano dandosi da fare in tutti i modi per farmi provare emozioni mai provate prima di quel momento. Sentivo che stavo per venire.
Ma sarebbe stato troppo presto. Glielo sfilai a forza e gli chiesi di darmi una altro bacio che non si rifiutò certo di darmi. E ancora lingua su lingua, e ancora scambio di saliva tra due esseri umani che stavano esplorando la loro sfera sessuale nel modo più naturale. Il bacio con una ragazza mi avrebbe fatto provare le stesse sensazioni del bacio di Edoardo? Non so, avremmo dovuto mettere sulla bilancia le due cose. Ma sulla bilancia ce n'era solo una e a me andava bene così per il momento. Riprendemmo la posizione di prima e ricominciammo a
ciucciarci con foga. Sembrava facessimo a gara. Sembrava che uno facesse il possibile per dare il masimo all'altro. E ognuno faceva il possibile per durare di più, per ritardare quella scalata al piacere che prima o poi sarebbe esploso con conseguente eruttazione di liquido bianco e denso. Sapevo dalla volta precedente che Edoardo sborrava in modo violento ma non per questo mi allontanai quando
sentii che era alla fine. I suoi gemiti mi mandavano in estasi, osai toccargli anche il buco del culo per fare in modo che si lasciasse andare esageratamente. Ancora alcuni colpi di sega e il suo cazzo esplose come un vulcano. La lava bianca anche stavolta irruppe sul mio viso ma a differenza dell'esperienza precedente quando colò sulle mie labbra tirai fuori la lingua per assaggiarmela e con stupore apprezzai quel gusto. Apprezzai la panna di Edoardo che qualche giorno prima non avrei neanche voluto mi sporcasse le mani. Mentre stava ancora godendo muovendo spasmodicamente braccia e gambe mi accorsi che stavo per venire e con gemiti intensissimi anche se soffocati glielo feci capire. Ma lui non mollò la presa, non si sfilò il mio cazzo dalle sue labbra quando giunsi all'orgasmo. Si fece entrare tutto quello che mi uscii. E fu tanto a giudicare dalla massa bianca che si fece scivolare fuori dalla bocca quando aprii le labbra. Vedevo la mia sborra che gli
colava fuori mentre mi sorrideva e mentre io sorridevo a lui. Presi un fazzoletto e lo pulii. E poi un limone in bocca che sapeva di Edoardo e
di me. Della sua saliva e della mia. Del succo dei suoi testicoli e dei miei. Ci sdraiammo accanto e rimanemmo abbracciati tutto il resto del pomeriggio. Senza dirci niente, senza una parola, respirando solo il profumo della nostra pelle e nutrendoci del sapore delle nostre carezze.
Quando andò via misi su il cd che mi aveva portato e lo ascoltai apprezzandolo in ogni sua nota. Ad Edoardo non piaceva Lady Gaga e soprattutto per questo era stato molto carino a masterizzarmi quel cd. Ma nonostante l'esperienza con Edoardo continuavo a desiderare una donna e a sognare il momento in cui me ne sarei portata a letto una. Ero comunque combattuto perchè quando mi masturbavo pensavo più a lui che a qualche ragazza. Ma forse era normale, almeno cercavo di giustificarmi così con me stesso.
Dopo cena suonò il telefono di casa. Mio padre mi chiamò: "Maurizio rispondi, c'è un tuo compagno al telefono, un certo Ettore".
Ettore? Ettore Francioni? Che chiamava me? Perchè??
* vedi Il senso dei desideri
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.