Gay & Bisex
Firenze Santa Maria Novella (Volume Tre)
di Mitchell
05.10.2012 |
7.706 |
3
"Abbiamo due occhiaie che sembriamo usciti da un film di Romero"..."
Quel qualcuno mi aveva puntato una pistola alla schiena, sentivo premere forte proprio in mezzo al centro della spina dorsale."Getta quell'arma e girati piano.Molto piano, potresti avere uno shock!" Ero atterrito, anzi molto di più. Buttai sul letto la Beretta 92 e mi voltai lentamente, molto lentamente. E vidi, e urlai: "Ma tu chi diavolo sei??????" con gli occhi di uno che non può che aver appena visto un mostro. "Io sono Martino! Lui era mio fratello. Hai ucciso il mio gemello". L'espressione spenta sul suo volto era rigato da lacrime che scendevano. La mano teneva la pistola, come si può tenere uno straccio, un pezzo di carta, una corda. Non era piu' puntata su di me, non era puntata da piu' nessuna parte. La mia disperazione mi avrebbe invitato a saltargli al collo ma sarebbe un gesto inutile per entrambi. Aveva uno sguardo offuscato da rabbia, dolore, smarrimento, pena. Ma se ci fossimo messi davanti allo specchio in quel momento non saprei dire quale sarebbe stato il viso più sconvolto tra i due. Guardò cercando non so cosa nei miei occhi e io feci altrettanto. E poi dopo un silenzio le mie parole. "Mi ha violantato, mi ha fatto del male, forse sarebbe arrivato anche a uccidermi!" mormorai. "Non ti avrebbe mai ucciso, probabilmente ti avrebbe ricattato all'infinito per ottenere da te ancora le stesse prestazioni, ma ucciso no, non era da lui, Fabrizio non ha mai ucciso nessuno, non ne era capace!". "Mi sembra di diventare pazzo!! Perchè aveva lui il tuo cellulare?? Come faceva sapere tutto di te e di me??". "E' venuto a cena da me ieri sera e parlando gli ho raccontato di quello che è successo venerdi. Ha voluto sapere tutti i dettagli della nostra conversazione!" "E tu hai raccontato tutto a un pazzo? Anche che mi avevi dato il tuo numero e che probabilmente ti avrei chiamato??" "Si...ed è stato un errore.
Mi ha rubato il cellulare ieri sera. Ma me ne sono accorto solo oggi, non era quello di servizio, a quello tengo di più" "E io ho scritto a lui e non a te! E mi ha risposto lui, mi ha dato appuntamento lui sapendo di essere uguale a te!". "Si, e quando ho avuto questo presentimento ho chiesto un permesso e sono corso qui" "Di chi è questa casa?" "Questa è casa mia!" "E lui mi ha portato qui sapendo che eri al lavoro, mi aveva detto che era la casa di un suo amico, aveva premeditato tutto! Quella divisa sulla sedia di chi è?" "Era di Fabrizio, era un poliziotto anche lui!". "Non ci posso credere! Dio aiutami, dimmi che non e' successo niente, dimmi che è solo un incubo allucinante!""No, purtroppo siamo nella realtà e dovrò arrestarti per quello che hai fatto"
I miei occhi già gonfi presero a grondare: "La mia vita è finita" singhiozzai buttandomi in ginocchio per terra, ma non in ginocchio a lui, in ginocchio e basta. E lo feci perchè piegato dal dolore e non per fargli provare pietà per me.
Avevo ucciso una persona. Non avrei mai più potuto perdonarmelo, non lo avrebbe mai perdonato nessuno. Tantomeno Martino. Ero piegato in due, coi pugni chiusi che davano colpi al pavimento color rosso mattone che si stava bagnando di quella pioggia non artificiale, erano lacrime vere. La mano di Martino si mosse ed ebbi come il senso di una carezza sul collo. Mi girai e guardai in alto. "Vieni su" disse. Io mi alzai e lui mi prese forte, abbracciandomi, stringendo, ingabbiandomi in una morsa potente di cui ancora non sapevo quale fosse la forma.Da lontano il fischio di un treno. Il treno,la stazione, ebbi qualche lucido flashback del venerdì, io e Martino dentro l'ufficio della Polfer. L'inizio della fine.La mia fine. Mi prese tra le mani la testa e me la portò davanti ai suoi occhi. La bocca davanti alla mia bocca, così vicina, come quel giorno.
"Non posso farlo..." "Cosa?" chiesi "Non posso arrestarti, non me lo perdonerei mai, marciresti in galera e io non voglio questo. E' colpa di mio fratello se hai sparato, non e' colpa tua. Sono più colpevole io semmai di
avergli raccontato tutto su di te, non avrei mai pensato facesse quello che ha fatto. I suoi occhi chiari bagnati di pianto e puntati dentro i miei, col riflesso della luce che arrivava dal soffitto davano quasi l'idea di due stelle che splendessero per me soltanto" ma non mi lasciai abbagliare da quelle stelle che mi volevano convincere e gli risposi "No, chi ha ucciso sono io e io devo pagare!". Non mi sfiorava l'idea dopo un bacio dopo ciò che era accaduto, ma le nostre labbra erano ancora lì, a pochi millimetri di distanza e non si allontanavano. Le mosse per dirmi un'altra cosa: "Ti ho detto che non lo faro'. Non potrei mai portare in carcere chi mi ha fatto innamorare" "Cosa? Martino cosa hai detto?" "Ho detto quello che hai sentito.Ti stupisce vero? Ti ho pensato
pensato in continuazione da quando uscisti dall'ufficio venerdi. Avendo avuto il tuo numero ti avrei richiamato ancora prima che prendessi il treno, per chiederti di non partire, di andare a dormire insieme insieme quella sera.Ma tu avevi il mio numero e per un attimo mi ero illuso tu mi chiamassi prima che chiudessero le porte
del frecciarossa". "Sono sempre stato un idiota, per un attimo avevo anche l'intenzione di farlo ma poi mi son detto - è in servizio- non vado a rimpergli le palle..." "Potevi rompermele". Mi sfioro' le labbra prima di alzarsi.
Poi si asciugo' gli occhi guardando il letto dove il fratello giaceva senza vita con tutto il suo sangue sparso ovunque. Ed ebbe uno sbotto a voce alta: "Per questo ho parlato di te a mio fratello! Avevo voglia di parlare di te con qualcuno e ho potuto farlo solo con lui. Fabrizio sapeva gia' qualcosa delle mie tendenze e per questo non andavamo molto daccordo!" "Ma lui non abitava con te" "No, non gli piaceva la periferia, si e' preso un appartamentino in un centro storico, ma veniva qui a trombarsi le troie così i suoi vicini non
avrebbero fattopettegolezzi. Poi gli piaceva star comodo quando scopava. A casa sua aveva un letto
singolo, era piccolo".
"Ma sua moglie? Non abitava con lui?" "Sua moglie? Ti ha detto di essere sposato?" "Mi aveva detto che lo era!" "Aveva la fede di nostro padre al dito, la metteva per aumentare il fascino diceva. Le donne secondo lui erano piu' attratte da uno sposato...Ma ora dobbiamo pensare solo a far sparire il suo corpo!" Mi alzai più
lentamente che mai e chiesi stupito: "Vuoi far sparire il suo corpo?? E dove? E i vostri genitori?? Quando sapranno che non c'è più??" "Non lo sapranno mai, forse se ne accorgeranno guardando da lassù!" "Sono morti?" "Si, tanti anni fa, eravamo ancora piccoli io e Fabrizio, ci hanno cresciuto due zii, sono stati loro i nostri genitori. Ma non c'è più tempo per discutere! Dobbiamo muoverci, dobbiamo darci da fare e far sparire tutto in modo rapido!" "Dove lo vuoi portare?" "Andremo sulla via della Futa, è pieno di strapiombi lì! Quando saremo arrivati nel punto più adatto lo metteremo al posto di guida e spingeremo la macchina nella scarpata, tenendo il motore acceso, ma prima dovremo dar fuoco alla macchina. Cadendo giù esploderà,non rimarranno molte tracce!".
Lo guardavo, parlava come fosse stato irradiato da una scarica di impressionante determinatezza. Era glaciale mentre mi esponeva il piano e io ero invece più che commosso, tutto cio' che stava tramando era soltanto per salvare me. Iniziammo ad agire. Ando' a prendere non so dove dei grandi fogli di cellophane mentre io dovevo controllare in quali punti fosse schizzato il sangue per poi ripulire alla perfezione.
Arrivo' stendendo per terra un grandissimo foglio di plastica traparente. Mi passo' dei guanti di lattice. Li indossammo entrambi spostando il corpo per terra, togliemmo lenzuola e cuscini e il grosso telo di plastica ancora bagnato di piscio che c'era sul materasso. Prendemmo la divisa di Fabrizio, il cappello,la camicia, le calze le scarpe,gli altri suoi vestiti, tutto e facemmo un pacco unico legando l'estremità con più di una corda. Tutto doveva restare compattato il più possibile. Poi prese una coperta, la avvolgemmo sopra in modo che da fuori non si fosse mai potuto capire cosa era contenuto all'interno. A fatica trascinammo il grosso fardello in garage. Martino subito dopo andò a prendere la macchina di Fabrizio e caricammo il tutto nel bagagliaio.
Mettemmo in macchina anche una tanica da cinque litri di benzina. Tornammo in casa e cancellammo ogni macchia di sangue già secco sparso sulla parete del letto e anche quello per terra. Punti rossi piccoli,
non ci volle molto tempo a eliminarli. Martino riprese a parlare "Io prenderò la macchina di Maurizio,tu la mia e mi seguirai""Quanti chilometri dovremo fare?" "Venti almeno, forse un pò di più. Io so il punto esatto dove far precipitare la macchina e anche al buio lo trovero'. E' ora di andare, coraggio!" "E se ci fermano?? La Polizia, o i Carabinieri?" "Se fermano me non sara' un problema. Mi auguro solo che non fermino te!".Si strinse le labbra e mi guardò immobile. "Lo so, non è questo il momento, ma ti giuro che ne ho assoluto bisogno!"
Mi venne incontro e mi strinse con tutta la sua possenza. Non immaginavo volesse baciarmi ma lo fece. La sua lingua mi entrò in bocca solo per qualche attimo ma furono quegli attimi a farmi riprendere coscienza nel mondo in cui mi ero perso. Un bacio cortissimo ma al tempo stesso immenso."Sono quasi le due, dobbiamo andare.Ma prima sciacquiamoci la faccia.Abbiamo due occhiaie che sembriamo usciti da un film di Romero".
Andammo prima in bagno, poi tiro' fuori la macchina dal garage, io presi la guida della sua e partimmo. Col cuore in gola, ma anchè più su della gola ci avviammo, per fortuna era tardi e c'era poco traffico. Raggiungemmo in fretta l'inizio della strada che ci avrebbe permesso di cancellare le prove del misfatto. Avevo acceso la radio per distrarmi un pò. Le note di Twisted love di Atb mi diedero carica, aggiunsero quel tanto in più al mio me stesso ancora in preda allo shock. Pensavo a Martino e a Fabrizio. Angeli e diavoli. Nel loro alchemico complesso gemellare in famiglia si erano create due fazioni, il buono e il cattivo. Ma il buono vince sempre sul male? Era troppo presto per dirlo. Eravamo già arrivati in collina.
All'altezza di Trespiano c'era una pattuglia della stradale. Tirò su la paletta rossa facendo segno di fermarsi...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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