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Gay & Bisex

La finestra di fronte (Ultima parte)


di Mitchell
19.09.2012    |    8.494    |    7 8.5
"Ti avevo dato anche l'indirizzo..."
Feci un incubo orrendo! Il maniaco di quella notte era tornato, mi aveva imbavagliato, legato al
letto, iniettato una sostanza eccitante non prima di avere narcotizzato i miei e mio fratello nelle
camere attigue con un gas soporifero. "Ti avevo detto che ci saremmo rivisti! Questa volta faremo
proprio di tutto, l'altra volta sei stato bravo. Questa volta lo sarai ancora di più" disse dopo che si
era tolto tutti i vestiti di dosso.
Mi svegliò la sirena di un'ambulanza che passava per strada riportandomi alla realtà, una realtà
ancora confusa dagli spietati dettagli che il sogno aveva perfuso in me. Mi misi a sedere sul letto
respirando a fatica, toccandomi la faccia e il sudore che dalla fronte grondava. Avevo voglia di
ossigeno e mi alzai andando ad aprire la tapparella della finestra. Appoggiai i gomiti al davanzale
inspirando profondamente l'aria fresca che mi aiutò a riconnettermi con me stesso, ma la
connessione la persi scandagliando nel buio la finestra di fronte che si erigeva in mezzo a quella
casa disabitata incombendo col suo terrore più profondo. Si aprì la porta della mia camera.
Mio fratello aveva sentito il rumore della serranda ed era venuto a chiedermi se fosse successo
qualcosa. "No, Fabian, non è niente, ho aperto la finestra perchè avevo caldo, nulla di che!" gli
dissi. "Ehi fratellino ma tu stai tremando! Dai dimmi che c'è, di me ti puoi fidare" mi disse a bassa
voce accarezzandomi il viso completamente fradicio di sudore. Mi aggrappai a lui senze dire
niente. E mentre mi abbracciava scoppiai a piangere e la stretta delle sue braccia si intensificò.
Ci volevamo molto bene e potevamo contare sempre uno sull'altro, per qualunque cosa. "Tu stai
male, non ti ho mai visto, così, vado a chiamare papa'!". "No, ti prego, non dirgli nulla, ho fatto solo
un incubo, un orrendo incubo di cui non ricordo nulla. Ma non mettere in mezzo i genitori per una
minchiata del genere, capita a tutti di fare un un brutto sogno, no?" gli sorrisi per minimizzare.
Sorrise anche Fabian aggiungendo: "Vuoi che venga a dormire nell'altro letto? Ti renderebbe più
tranquillo?" "Si ok, dormi qui, mi fa piacere, quando eravamo bambini dormivamo tutti e due nella
stessa stanza e non ho mai fatto incubi". Mi sorrise andando chiudere la porta della camera, si
mise sul letto e prima di spegnere la luce "Mi raccomando, se c'è qualche problema svegliami, non
ti preoccupare, sono qui con te!".
Le sue parole mi trasmisero l'affetto che provava per me, un affetto che avevo sempre ricambiato
come è giusto che sia tra fratelli ma come anche è raro che sia.

Quando mi risvegliai era già giorno e Fabian era già andato a scuola, aveva 19 anni ma doveva
ripetere l'anno di quinta dell'istituto tecnico. Non mi aveva alzato la tapparella prima di uscire,
probabilmente per farmi dormire ancora. Una voce fredda, raggelente e dura mi parlò nel buio
"Non mi ero accorto di quanto fosse bello tuo fratello! La prossima volta toccherà a lui!". Volevo
urlare ma la voce non trovò il modo di formarsi nelle corde vocali. Ero paralizzato ma trovai la
forza per accendere la luce. Non vidi nessuno. Aprii la finestra e l'accecante bagliore del sole mi
investì. Stavo per mettermi a piangere ma non lo feci. Mi convinsi che era stata la mia fantasia
violata da quel sogno a parlare e non quel mostro che mi aveva impossessato. Andai a prepararmi
un caffè, e subito dopo mi misi davanti alla tv per distrarmi un pò. Volli accantonare i terribili eventi
convincendomi dell'autosuggestione derivata da quell'incubo.
I miei stavano al lavoro tutto il giorno e mi occupavo io della cucina quando ero in casa. E ogni
volta che potevo facevo trovare a Fabian un lauto pranzetto. Lui tornò come sempre alle 13 e tre
quarti. Quando lo vidi entrare dal cancelletto mezzo zoppicante corsi giù per chiedergli che fosse
successo. "Niente, non preoccuparti, sono caduto dalla bicicletta per aver preso male una curva
su cui c'era della ghiaia. Sono caduto e ho battuto solo un pò il culo. E' venuto anche un ragazzo
ad aiutarmi. Mi ha tirato su, raccolto i libri, era simpatico! Ma sai la cosa buffa? Assomigliava in
modo impressionante all'attore di Titanic, come si chiamava, mi sembra Di Caprio?" Un brivido si
impossessò di me, un brivido composto di ghiaccio e fuoco al tempo stesso. Fabian si accorse del
mio sgomento: "Che c'è, che hai fatto? Sei diventato bianco di colpo!" A stento mi uscirono solo
cinque parole "Non devi vederlo mai più!" "Ma che dici? Lo conosci? Che ti ha fatto? Ci siamo
scambiati i cellulari, voglio offrirgli da bere, è stato così gentile con me!". Non potevo dirgli che lo
conoscevo, avrei dovuto spiegargli i fatti di quella notte e non mi avrebbe creduto. Avrebbe più
creduto all'ipotesi di un altro incubo, del resto ne avevo appena fatto uno e avevo coinvolto pure
lui. Per forza di cose dovetti far cadere il discorso. "Allora lo conosci?" mi richiese. "No scusa,
sono ancora un pò fuori di me per il sogno di stanotte..." "Daii, tranquillo, è tutto ok allora. Andiamo
a mangiare! Che mi hai preparato di buono fratellino?" disse correndo anche se un pò zoppicando
verso la porta di casa. Mi chiamava fratellino anche se avevo qualche anno più di lui, mi faceva
sentire il fratello minore e non mi dispiaceva affatto. Lo raggiunsi in cucina e mangiammo insieme.
Finsi di essere allegro e spensierato mentre parlavamo. Ma non lo ero, il mio pensiero uno solo,
quello che nessuno facesse alcun male a Fabian, in alcun modo avrebbe dovuto ripetersi quello
che era capitato a me.
La giornata passò come tutte le altre ma a differenza delle altre c'era quell'ossessione che non
riusciva ad abbandonarmi. Quel giorno mentre mio fratello stava facendo la doccia andai a frugare
sul suo cellulare per cercare il numero di quello che l'aveva soccorso dopo la caduta in bici. Lo
trovai, era stato memorizzato con "senza nome". Lo trascrissi sul mio telefonino e lo composi.
"IL NUMERO DA LEI SELEZIONATO E' INESISTENTE" disse la fredda voce automatica e ripiombai
nell'angoscia. Il numero che gli aveva dato lo sconosciuto era falso, quello che invece Fabian
aveva dato a lui era reale. Io non ero in grado di rintracciare colui che probabilmente era stato il
mio aggressore, ma lui avrebbe potuto rintracciare Fabian in qualunque momento del giorno o
della notte. E tra mille pensieri confusi e devastanti arrivò l'ora di cena. A tavola mio padre ci
avvisò che l'indomani sarebbero tornati in montagna. Aveva piovuto molto, terreno fertile per i
funghi di cui i miei erano grandi appassionati.
Fabian senza essere visto mi fece l'occhiolino. Stava a significare che potevamo portare le donne
in casa e scoparle in santa pace. Quando tornò da scuola il giorno dopo i miei erano già partiti e
Fabian parlò liberamente. "Allora stasera tu ti porti Kate e io mi porto Natalie...EVVAI!". Rise
sguaitamante aggiungendo con ironia "E magari ci scappa anche una bella orgia!". "Stai
scherzando vero?" gli risposi serio. "Eccerto, che credevi? La voglio tutta per me la mia topina...
ahahahah". Gli risposi con un sorriso amaro ma la golosità con cui si stava abbuffando di cassata
siciliana non gli fece cogliere quel mio particolare in volto. Pensavo a quel sabato sera senza i miei,
l'occasione più attendibile per il maniaco di rifarsi vivo. Il caso volle che quella sera entrambe le
ragazze non uscirono di casa, una per via delle mestruazioni, l'altra per dover badare al suo nonno
anziano in attesa che i suoi rientassero dal cinema. Passammo quindi la sera davanti al televisore.
Arrivò l'ora di andare a letto. Fabian era sicuramente più deluso di me per non aver messo a mollo
il suo biscotto ma venne comunque a dormire in camera mia. Nonostante la quasi convinzione che
potesse accadere qualcosa di spiacevole mi addormentai anch'io, dopo di lui. Ci fu un gran
temporale quella notte. Il fortissimo rumore dei tuoni ci svegliò entrambi. Una finestra sbatteva
forte per il vento nella camera attigua. "Vado a chiuderla" esclamò Fabian. Non feci in tempo a
fermarlo che si era già alzato. Tremai per qualche istante e poi più, persi i sensi dopo avere
sentito col naso un odore dolciastro nell'aria. Al mio risveglio ci fu l'intuizione di quello che
era accaduto. Aprii gli occhi e la luce della applique sopra il letto di Fabian lo mostrava legato a
pancia in giù, completamente nudo e il suo stupratore sopra di lui, le mani aggrappate ai suoi
fianchi e il viavai incessante del suo cazzo di pietra che stava trapanando con violenti movimenti
il culo di mio fratello. Il mostro si rese conto del mio stato di coscienza e mi salutò senza
interrompre quello che stava facendo: "Ciao David! Che effetto ti fa essere tradito da tuo fratello?
Non sei geloso di me? Ha un buco del culo strettissimo, è una gioia sentire come si avvinghia
attorno al mio cazzo cercando espellerlo, ma lo potrà fare solo quando gli avrò regalato tutto il
seme che ho nelle palle. Fabian piangeva, strillava nella speranza di commuovere chi era sopra di
lui. Gli urlò: "Basta, ti pregoooo, mi fa troppo male, ti scongiurooo, toglimelooo!". Ma lui non si
fermava, anzi, più mio fratello gemeva e più lui ci dava dentro. Fabian si girò verso di me, aveva
gli occhi gonfi di pianto e un' espressione in viso che evidenziava tutta la sua sofferenza, il suo
dolore, l'annullamento del suo io. Mi sentii impotente per non poter agire, per non poter
scaravantarmi addosso a chi lo stava facendo impazzire dal dolore, ma ero del tutto immobilizzato.
Se avessi potuto sarei arrivato a spargere il suo sangue per tutta la stanza. Ma a spargere fu lui
nel momento dell'orgasmo iniettando a mio fratello tutto lo sperma che aveva a disposizione. Lo
si capii dai suoi latrati, dal movimento del suo bacino sincronizzato ai versi che manifestavano
l'apice del piacere. Si accasciò sopra di Fabian leccandogli la base del collo e strofinando la testa
ai suoi capelli. Si alzò improvvisamente con l'uccello già mezzo moscio ma ancora grondante di
dense gocce bianche. Mi si avvicinò. "Io ho già fatto la mia parte! Tocca a te adesso" disse
liberandomi dai lacci che mi tenevano fermo al letto, ero omunque inerme, completamente avvolto
anche in questa occasione da quela maledetta carta nastro. Mi posizionò in ginocchio attancandomi
il viso a quello di Fabian ordinandomi: "Bacialo!" "Questo no lo farò mai!" esclamando la battuta
dettate dall'ira. "Ti ho detto di baciarlo, e con la lingua. Devi infilare la lingua in bocca a tuo fratello!
Non sai quanti fratelli farebbero una cosa simile. Io ti sto dando una opportunità, dovresti
ringraziarmi. Non vedi che belle labbra carnose che ha Fabian, sono quasi meglio di quelle di
Kate, non ti sembra? DECIDITI altrimenti ve le incollo io col mastice le vostre bocche del cazzo!!!".
Fabian aveva smesso di piangere, mi guardava con gli occhi di un bambino, di un bambino
intelligente, i suoi occhi si erano arresi, e dallo sguardo mi fece capire che anch'io dovevo
arrendermi, era per sopravvivere, dovevo farlo per me e per lui. Mi avvicinai piano, sfiorando la
mia fronte sulla sua e poi mi decisi, arrivai alle sue labbra, chiudendo gli occhi , facendo finta che
non fosse mio fratello ma una qualunque, ma anche uno qualunque. Non ero certo nella condizione
psichica di poter giudicare quale bacio fosse meglio, un bacio etero, un bacio tra due uomini o tra
due donne, era solo un bacio. E lui era mio fratello, sangue del mio sangue, pelle della mia pelle,
saliva della mia saliva, non avrei potuto provare un disgusto maggiore del bacio dato a quel pazzo
che stava dietro me che sorrideva, con quel ghigno da demente che gioiva per quella
trasgressione, il gusto di una scena di incesto estasiava la sua mente malata. Baciai Fabian, trovai
il coraggio di farlo, le nostre lingue presero contatto e si mossero dapprima con timidezza poi con
sfacciataggine. Si avvinghiarono una sull'altra impastandosi reciprocamente delle nostre salive.
Mostravamo una certa passione ed era per soddisfare quel folle illudendoci che più avremmo reso
e più in fretta sarebbe finita la scena. "Che bravi! Mi avete stupito, questo è un bacio da 10 e lode,
ma adesso stop, passiamo ad altro!" Non sapevo cosa fosse nascosto dietro quel "passiamo ad
altro" ma la mia curiosità fu subito appagata. Mi tirò su con prepotenza e mi fece ricadere ancora
più violentemente vicino all'inguine di mio fratello che intanto aveva rigirato nel letto. Mi prese
per i capelli e fece aderire le mie labbra al cazzo moscio di Fabian. "Sbocchinalo adesso!
Tranquillo, è pulito, prima sapeva un pò di piscio ma c'ho pensato io a lavarglielo bene, la mia
bocca è meglio di una lavatrice. Ahahahahah". La risata satanica mi convinse che dovevo farlo, mi
ripugnava prendere in bocca l'uccello di mio fratello, ma dovetti farlo. E lo feci facendomelo
entrare nelle labbra delicatamente e poi lo succhiai come si succhia una caramella e in quel mentre
il suo corpo si irrigidì e dalla voce gli uscì un lamento che poteva anche essere confuso per una
dimostrazione di piacere. Continuai a ciucciare e sentivo che stava crescendo di volume, in
qualche secondo aveva già la cappella gonfia e mi riempiva completamente la bocca. "Che bravo!
Gliel'hai fatto diventare duro in men che non si dica, evidentemente apprezza più il gesto fatto dal
fratello che da uno sconosciuto. Dai continua! Devi farlo godere fino alla fine, voglio vederlo
spruzzare nelle tue labbra! Non fermarti, vai avanti così!". Quelle sue parole non facevano altro
che aumentare il mio odio nei suoi confronti e nonostante questo, facendo finta di niente
continuavo a spompinare Fabian che non cessava di gemere e non potevo sapere se stesse
fingendo o se stesse godendo realmente. Cominciò a sbuffare e il suo corpo a fremere. Sospirò
ad alto volume nell'istante in cui mi ritrovai la bocca completamente piena della sua sborra che
non finiva più di uscire dal centro del suo uccello. Comandai alle papille gustative di non
scannerizzare il gusto per poi mandarmelo al centro elaborazioni dati del mio cervello. Ma fu un
tentativo inutile. Il sapore salato di mio fratello era ovunque, lo stavo per espellere quando il pazzo
mi tirò i capelli suggerendomi che sarebbe stato meglio ingoiare. E buttai giù tutto, poi mi riempii la
bocca di saliva affinchè diluisse quel sapore e ingoiai anche quella ma quel sapore rimase. Mi
buttai sul pavimento singhiozzando e guardando quel pazzo negli occhi che mi fissava come se
avesse vinto un trofeo. "Allora David?? Ti è piaciuta la pappa del ragazzino? Non hai ancora
assaggiato la mia, ma non voglio darti questo privilegio. Anch'io sono un ragazzino sai, lo sono da
sempre perchè nessuno mi ha mai fatto crescere, perchè i genitori non li ho mai avuti. Sono stato
affidato a una coppia appena nato e appena ebbi l'età per fare certe cose loro abusarono di me.
Io ero piccolo e non potevo difendermi e loro ne approfittavano, mi costringevano a fare sesso.
Quante volte ho vomitato, c'è mancato poco vomitassi anche l'anima. Ma ce l'ho fatta a salvarmi,
quando avevo dieci anni scappai da quella casa, dal loro mondo perverso e lugubre. Devo
ringraziare un assistente sociale, anche se ringraziare è una parola grossa perchè mi fece mettere
in un istituto e allora lì dopo tutti approfittarono di me, dai compagni agli educatori. Tutti adoravano
il mio visino da bambino e facevano a gara per avermi di notte. Spesso ho avuto la tentazione di
bere l'acido muriatico con cui pulivano i bagni, ma dopo, poi pensavo che sarei morto tra dolori
atroci e ho scelto la sofferenza minore. Continuare a farmi violentare per tanti, lunghissimi anni
ancora. E qualche mese fa sono fuggito, sono riuscito ad aprire la cassaforte, ho preso tutto
quello che c'era dentro, ho depredato anche l'ambulatorio medico, le cose che trovi lì dentro sai
che prima o poi possono diventare utili. Ma dovevo fare in modo che non mi trovassero, che non
mi cercassero più. Un giorno ai giardini conobbi un ragazzo della mia statura, doveva essere un
gay, per questo facemmo amicizia subito. Sarebbe stato lui a sostituire la mia identirà. Gli diedi
appuntamento di sera sulle rive del fiume. Prima lo violentai e poi lo uccisi sbattendogli in testa
un sasso bello grosso e con lo stesso sasso gli ho deformato completamente i lineamenti del viso.
La sua faccia non c'era più, una maschera di sangue al suo posto. Gli infilai in tasca i miei
documenti, gli misi i miei vestiti e tornai a casa. Qualche giorno dopo un pescatore rinvenne il mio
corpo. Sul giornale scrissero che era stato ritrovato il ragazzo fuggito dal collegio col volto
devastato e irriconoscibile. Lo definirono un delitto passionale ad opera di un maniaco. Quello che
invece ho fatto fuori non lo cercheranno mai, era un rumeno, un immigrato clandestino senza
neanche un documento. Mi sono costruito un alibi perfetto. Adesso nessuno mi cerca più come
nessuno cerca più la mia refurtiva, è stata data per persa! Mi spiace tu non sia venuto a trovarmi
David, segno è che quello che abbiamo fatto l'altra volta non ti è proprio piaciuto eh? E pensare
che io mi ero innamorato di te, nessuno mi ha mai dato amore, mi sono illuso che questo potesse
accadere. Ti avevo dato anche l'indirizzo...ma non sei venuto". "Tu non abiti nella casa di fronte!"
gli sputai addosso. "Si invece, te l'avevo detto, io non dico bugie...Ah ma forse ti sei lasciato
incantare dalla diceria che quel posto è disabito! E invece no, ci sto io lì dentro. Non è messa molto
bene diciamolo ma mi sono adattato. Se qualcuno un giorno deciderà di metterla a posto dovrò
trovare un altro rifugio". Per tutta la durata di quel lungo discorso il suo tono di voce era stato
pacato, cantilenante e gentile. Anche quando disse: "E' tempo di andare adesso, le nostre strade
si dividono. Voi andrete in un posto da cui non si torna più, mi spiace ma sapete troppe cose ormai
su di me!".
Io e mio fratello avevamo capito che era giunta la nostra ora. I nostri occhi si congiunsero in
un'occhiata che oltre alla disperazione, oltre alla consapevolezza che fossero i nostri ultimi istanti
portava dentro un messaggio palese che usciva dall'anima"TI VOGLIO BENE!". Poi seguimmo le
mosse del pazzo che stava armeggiando con la tasca sinistra dei pantaloni. Estrasse come quella
sera una fialetta di vetro ma non penso ci fosse un narcotico stavolta. Mi guardava sbattendo le
palpebre velocemente e formando con le labbra un ghigno che avrebbe benissimo potuto
appartenere a una maschera di un film dell'orrore. Aprì la fiala con le dita e quando si accorse che
si era sotto il vetro nel modo sbagliato tagliandogli la pelle i suoi occhi si sgranarono. Cercò di far
uscire velocemente il sangue dalla ferita ma il veleno letale contenuto nella fialetta era già entrato
in circolo. Cercava di respirare ma non riusciva più a farlo, il suo volto era diventato cianotico e
cadde a terra dimenandosi, rotolandosi sul pavimento con impressionanti convulsioni finchè
rimase immobile, stecchito con gli occhi aperti e la bava alla bocca. Ancora dissestato da quello
spettacolo sussurrai a Fabian: "Liberami, spezza coi denti il nastro adesivo!". Ci mise un pò di
tempo ma ci riuscì e una volta libero slegai lui, lo alzai in piedi e lo abbracciai talmente forte da non
capire più se i battiti accellerati del cuore fossero i suoi o i miei. Ci lasciammo andare a un pianto
liberatorio senza mai staccarci da noi. Passarono un quarto d'ora, mezzora, un'ora, non so e non
sp quanto avesse importanza. Il tempo si era fermato. In quell'abbraccio senza fine si creò
misteriosamente una specie di sortilegio perchè quando incidentalmente le nostre labbra si
incrociarono ci baciammo come fanno uomo e donna. Ci baciammo spudoratamente, senza ritegno,
senza considerare incestuoso quel gesto, perchè l'amore quando scocca la sua freccia colpisce
senza guardare in faccia chi sei. E non gliene frega niente a quella freccia di colpire due fratelli.
Poi le nostre bocche si staccarono e guardando quel corpo senza vita sul pavimento ci mettemmo
a ridere a crepapelle, fu una risata isterica che soprattutto ci servì per liberarci e per esorcizzare.

Decidemmo di far sparire il cadavere buttandolo nel fiume. Lo rinchiudemmo in un grande sacco
dell'immondizia e salimmo sull'ascensore che ci portò direttamente in garage. Salimmo in macchina
diretti verso il fiume e raggiungemmo l'argine, più o meno otto minuti. Riempimmo il sacco col
corpo con molte pietre, chiudemmo bene con una robusta corda e lo facemmo scivolare
nell'acqua. Nessuno lo avrebbe mai più ritrovato. Ma mancava ancora un dettaglio. Impossessarci
del denaro che aveva nascosto nella casa di fronte. Entrammo furtivamente con la complicità del
buio notturno. Ci mettemmo un pò a trovarlo, ma lo trovammo. Eravamo ricchi. Andammo a dormire
e nello stesso letto e quando i genitori non ci sono dormiamo sempre in quello stesso letto.
Ma non dormiamo soltanto, facciamo anche l'amore, come lo fanno uomo e donna, come una volta
lo facevamo con le nostre ragazze. Le abbiamo mollate. Non avevamo più bisogno di loro.

La vita a volte, molto spesso è ingiusta. Se capiti nelle mani sbagliate quelle mani ti modelleranno
per tutta l'esistenza. I mostri generano mostri. L'abilità e più che altro la fortuna sta nello scampare
a questi.



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