Gay & Bisex
L’amico del nonno - 7
di Porco86_Milano
22.10.2024 |
10 |
0
"Un pomeriggio, dopo un lungo pomeriggio di baci e sesso, mi guardò negli occhi e mi chiese di vedermi per intero..."
Tra Due FuochiLe settimane continuavano a scorrere, e il mio rapporto con Manuel si approfondiva sempre di più. Nonostante il mio legame con Ettore fosse chiaro e definito, con Manuel le cose erano diverse. Sentivo un affetto genuino, una connessione che andava oltre la sottomissione. Ogni volta che stavamo insieme, cercavo di andare piano, di non farmi travolgere dalle emozioni, ma i pomeriggi di petting si facevano sempre più intensi. Passavamo ore a toccarci il viso, baciandoci e accarezzandoci fino a quando la tensione diventava insostenibile.
Manuel era un amante diverso da Ettore. Era più giovane, meno autoritario, e facevamo l’amore con una tenerezza che non conoscevo. Ma anche con lui, il sesso era straordinario. Il suo cazzo era grande, più grande di quanto avessi immaginato la prima volta che l’avevo visto. Lo prendevo dentro di me mentre indossavo il jockstrap, senza mai spogliarmi del tutto, e ogni volta che veniva, il suo seme riempiva il mio culo in modo quasi eccessivo, come solo un 19enne sa fare. Spesso non riuscivo a trattenerlo, e il frutto del suo godimento e del suo amore fuoriusciva, scivolando giù per le mie gambe. Sapevo che Ettore avrebbe voluto che lo tenessi dentro, come uno sborratoio deve fare, ma il mio corpo non sempre obbediva.
Eppure, fare sesso con Manuel non era solo una questione di piacere fisico. Con lui sentivo qualcosa di più profondo, un'emozione che mi spingeva a desiderare di più. Sentivo che Manuel mi amava, e anche io iniziavo a provare sentimenti forti per lui. Ogni volta che mi scopava, mi lasciavo andare a quella sensazione di affetto e di intimità, sapendo però che la mia anima, la mia vera natura apparteneva a Ettore.
Dopo diverse volte che facevamo sesso, Manuel cominciò a essere curioso di vedermi senza jockstrap. Mi chiese se potevo toglierlo, per vederlo tutto, per toccarmi come moriva dalla voglia di fare. Non avevo mai lasciato che lo facesse, ma sapevo che il momento di doversi spogliare sarebbe arrivato.
Un pomeriggio, dopo un lungo pomeriggio di baci e sesso, mi guardò negli occhi e mi chiese di vedermi per intero. Se volevamo essere felici, non dovevamo avere segreti, mi disse.
Abbassai lo sguardo, il cuore mi batteva forte nel petto. "C’è qualcosa che devo dirti," dissi con un filo di voce. "O meglio... mostrarti."
Sapevo che quel momento avrebbe cambiato tutto. Lentamente, abbassai i jockstrap, rivelando la gabbietta che ingabbiava il mio cazzo ormai da settimane. Il metallo scintillava alla luce fioca della stanza, un segno inconfondibile della mia sottomissione a Ettore.
Manuel fece un passo indietro, gli occhi spalancati dalla sorpresa. Mi guardava, sconvolto, incapace di trovare le parole. Il suo viso, che fino a quel momento era pieno di desiderio, si fece rigido, quasi incredulo.
Dentro di me, sentii il cuore spezzarsi. Avevo temuto quel momento, ma sapevo che sarebbe arrivato. La certezza di averlo perso si fece strada nel mio petto come una lama affilata. Mi chiedevo se fosse la fine di tutto. Ma allo stesso tempo, sapevo che la mia scelta era stata libera. Avevo deciso di appartenere a Ettore, e non c’era futuro per me senza il suo volere.
Con la voce tremante, gli raccontai tutto. Gli parlai di come avevo scoperto la mia vera natura, di tutti i cazzi che avevo preso, degli uomini che mi avevano usato nei mesi trascorsi con Ettore. Gli dissi di come il mio corpo era stato plasmato da quegli incontri, di come avevo accettato il mio destino e di come Ettore, il migliore amico di mio nonno, era diventato il mio padrone.
Per la prima volta, piansi. Le lacrime scendevano lente mentre la mia voce si spezzava, confessando tutto quello che ero diventato.
Manuel mi guardava in silenzio, ma qualcosa nei suoi occhi era cambiato. Aveva ascoltato ogni parola con attenzione, e ora mi osservava con un’intensità che non avevo mai visto prima. Si avvicinò a me, il suo sguardo fisso sulla gabbietta che racchiudeva il mio sesso.
Non disse nulla. Invece, lentamente, si inginocchiò di fronte a me. Il suo cazzo era già durissimo, pulsava con un desiderio che non potevo ignorare. Senza distogliere lo sguardo dai miei occhi, cominciò a leccarmi la gabbietta, il metallo freddo che contrastava con il calore della sua lingua.
E in quel momento, capii. Negli occhi di Manuel, mentre mi leccava la gabbietta, vidi che stava accettando le regole, che stava piegandosi a quel mondo che non conosceva. Si era appena sottomesso a Ettore, senza nemmeno averlo mai incontrato.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.