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Gay & Bisex

L’amico del nonno - 1


di Porco86_Milano
18.10.2024    |    17    |    0 8.0
"Il suo fisico palestrato, i capelli brizzolati, e quel sorriso sicuro mi avevano colpito immediatamente..."
LA PRIMA VOLTA

Quando a 18 anni lasciai il mio paesino in Campania, provai una sensazione di libertà che non avevo mai conosciuto prima.

Vivere in un posto così piccolo aveva sempre significato dover nascondere la mia vera natura. Sapevo fin da giovane di essere attratto dagli uomini, ma non avevo mai avuto il coraggio di esplorare quel lato di me stesso. In un paese dove tutti si conoscevano, bastava uno sguardo sbagliato per far circolare voci. Non avevo nemmeno una macchina per scappare o allontanarmi abbastanza da evitare sospetti.

Mi limitavo a fantasticare, sognando un mondo in cui potevo essere libero di seguire i miei desideri.

La decisione di trasferirmi a Milano per fare l’università, era arrivata quasi come un sollievo. Andare a vivere con Ettore, un vecchio amico di mio nonno, sembrava la soluzione ideale. Non avrei pagato l’affitto e avrei avuto la compagnia di un amico di famiglia.

Ettore aveva lasciato il nostro paese anni prima per trasferirsi in città, dove aveva trovato lavoro. Mio nonno parlava spesso di lui, descrivendolo come un uomo sicuro di sé, capace di adattarsi ovunque, e sempre con un modo di fare un po' sfacciato. Ettore non era uno che si faceva problemi a dire le cose come stavano, né a vivere la sua vita secondo le sue regole.

Quando arrivai a Milano, capii subito che Ettore non era solo l'amico fidato del nonno, ma un uomo che emanava un'energia magnetica. Aveva sessant'anni, ma portati come se ne avesse dieci di meno. Il suo fisico palestrato, i capelli brizzolati, e quel sorriso sicuro mi avevano colpito immediatamente.

Sembrava quasi fuori posto in quella casa così moderna e ordinata, come un leone in gabbia. E io, appena diciottenne e senza alcuna esperienza, mi sentivo completamente sopraffatto dalla sua presenza.

All'inizio cercai di mantenere le distanze, di comportarmi in modo educato. Ma non ci volle molto perché le mie fantasie iniziassero a prendere il sopravvento.

Ettore aveva l'abitudine di girare mezzo nudo per casa, come se la mia presenza fosse irrilevante.
Le sue camminate tranquille in mutande rivelavano più di quanto cercasse di nascondere.

Non potevo fare a meno di notare quel rigonfiamento evidente, e più cercavo di non guardare, più il mio sguardo tornava lì.
La tensione cresceva dentro di me, e ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano, mi sentivo arrossire, come se avesse letto ogni mio pensiero.

Ettore non sembrava affatto infastidito. Anzi, sembrava divertito, come se aspettasse solo il momento giusto per fare la sua mossa.

Una sera, tutto cambiò.
Ero sul divano, cercando di concentrarmi sui miei appunti universitari, quando lo sentii chiamarmi dal bagno.

Alzai lo sguardo e lo vidi uscire, ancora bagnato dalla doccia. Ma questa volta non c'era nemmeno un asciugamano a coprirlo.

Ettore era completamente nudo, il suo corpo gocciolante e possente come una scultura vivente. Il suo cazzo, grande e pesante, pendeva tra le gambe, e io rimasi lì, incapace di distogliere lo sguardo.

Mi sentii come paralizzato, lo fissavo, cercando di capire se quello che stava succedendo fosse reale o frutto della mia immaginazione. Ettore mi osservava con un sorriso enigmatico sulle labbra, un'espressione che sembrava dire: "Finalmente ci siamo."

"Ti ho chiesto se vuoi qualcosa di particolare per cena," ripeté con calma, come se nulla fosse.

Non riuscivo a rispondere. Il mio sguardo era incollato a lui, al suo corpo, alla sua virilità esposta senza vergogna.
Sentivo il sangue pulsare nelle orecchie, il cuore accelerare. Non avevo mai visto un uomo così, così sicuro di sé, così… grande.

Ettore fece un passo verso di me, lentamente, come un predatore che si avvicina alla preda. "Mi stavi guardando il cazzo perché lo stai confrontando con il tuo, o perché ti piace?" chiese, la voce profonda, quasi sussurrata, ma carica di un’intensità che mi fece tremare.
Il mio silenzio era la mia risposta.

"Vuoi toccarlo?" chiese, mentre la sua mano grande che prendeva la mia, guidandola delicatamente verso le sue palle. Il contatto fu un'esplosione di sensazioni, la sua pelle calda e liscia sotto le mie dita, il suo corpo che sembrava fatto di marmo.

Poi, senza aspettare una mia reazione, prese l’altra mia mano e la guidò sul suo cazzo, ancora molle ma già imponente.

Sentii il suo respiro rallentare, mentre iniziava a indurirsi sotto le mie dita tremanti. Mi stava guidando, lentamente, facendomi capire cosa voleva senza dire una parola.

Ettore sorrideva, osservandomi dall'alto mentre io, con un misto di timore e desiderio, obbedivo. Le mie dita stringevano il suo cazzo, seguendo il suo ritmo, e man mano che cresceva, sentivo dentro di me un’esplosione di emozioni contrastanti.

Non avevo mai fatto nulla del genere, ma in quel momento, mi sembrava la cosa più naturale del mondo.

Il suo cazzo era ormai duro, teso tra le mie mani. La tensione nell'aria era palpabile, e io sentivo di essere completamente nelle sue mani. Ettore mi guardava con quel sorriso sicuro, dominando la situazione senza il minimo sforzo.

Poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, abbassai lo sguardo e mi chinai.

Senza pensarci troppo, presi il suo cazzo tra le labbra.
Era come se il mio corpo sapesse cosa fare prima ancora che la mia mente lo accettasse.

Ettore sospirò, un suono profondo e gutturale che mi fece eccitare ancora di più. E io, inesperto ma desideroso di compiacerlo, iniziai a muovermi lentamente, leccando e succhiando come se quel momento fosse tutto ciò che avevo sempre desiderato.

Il sapore del suo cazzo era salato, una miscela tra l’acqua della doccia e il calore della pelle, ma ogni sensazione era amplificata dall’eccitazione che mi attraversava.

Non avevo mai fatto nulla di simile prima, ma il mio corpo sembrava sapere esattamente cosa fare.

Mentre le mie labbra si muovevano lungo la sua asta, sentivo il battito accelerare, un misto di paura e desiderio che mi avvolgeva come una seconda pelle.

Ettore rimase immobile per un attimo, lasciandomi esplorare. I suoi sospiri si trasformarono in gemiti bassi, quasi impercettibili, che mi incoraggiavano a continuare. Le mie mani, timide all’inizio, cominciarono a stringere con più decisione il suo cazzo, seguendo il ritmo dei miei movimenti. Ogni centimetro che prendevo in bocca mi sembrava una vittoria, come se stessi scoprendo qualcosa di profondo dentro di me che era rimasto nascosto per troppo tempo.

Poi lo sentii muoversi. Le sue mani grandi e forti si appoggiarono delicatamente sulla mia testa, guidando i miei movimenti con più fermezza. Non era brusco, ma il suo controllo era evidente. Sentivo il suo potere, la sua esperienza, e mi lasciavo guidare senza opporre resistenza. Ogni volta che spingeva leggermente, sentivo il suo cazzo scivolare più a fondo nella mia bocca, e la mia mente si svuotava di tutto tranne che della sua presenza.

“Bravo, continua così…” sussurrò, la sua voce che vibrava di piacere.
Quelle parole mi attraversarono come una scarica elettrica. Mi fece sentire desiderato, utile, come se stesse premiando la mia inesperienza con il suo apprezzamento.

Continuai, il mio ritmo diventava più sicuro, più fluido, mentre Ettore iniziava a muovere i fianchi, spingendo con delicatezza contro la mia bocca. Sentivo il calore crescere dentro di me, e con ogni gemito che usciva dalle sue labbra, sapevo di essere sulla strada giusta.

All’improvviso, sentii il suo cazzo pulsare. Era un segnale inconfondibile, e prima che potessi realizzare pienamente cosa stava succedendo, Ettore venne, con un gemito profondo, riempiendomi la bocca con il suo seme. La sorpresa fu totale, ma invece di tirarmi indietro, ingoiai, quasi automaticamente. Fu un gesto istintivo, naturale, come se il mio corpo avesse sempre saputo come reagire.

Ettore mi lasciò andare dolcemente, osservandomi con quel sorriso soddisfatto che mi aveva conquistato fin dall'inizio. Mi tirò su dal divano, le sue mani ancora calde che stringevano i miei fianchi. Poi, senza esitazione, mi baciò.

Il bacio fu lento, profondo, e incredibilmente intimo. Non avevo mai pensato che avrei potuto provare qualcosa del genere. La sua lingua esplorava la mia bocca con la stessa sicurezza con cui mi aveva guidato prima. Era un bacio che sapeva di controllo, ma anche di complicità. Mi sentivo vulnerabile, ma allo stesso tempo incredibilmente eccitato.

Le sue mani cominciarono a esplorare il mio corpo, scivolando giù fino ai miei pantaloncini, che tirò giù con un movimento deciso.
Ero completamente esposto, e sentivo il mio cazzo duro come mai prima, pulsare tra le sue dita. Ettore sorrideva mentre mi accarezzava, le sue mani abili che sapevano esattamente come toccarmi.
Poi le sue dita scivolarono più giù, giù, fino a raggiungere il mio culo e accarezzarlo. Un brivido mi attraversò quando sentii il suo dito sfiorare il mio buco. Non avevo mai provato nulla di simile, ma la sua sicurezza, la sua calma, mi fecero sentire al sicuro.

“Sei perfetto,” sussurrò contro le mie labbra, continuando a baciarmi mentre iniziava a massaggiare lentamente, esplorando il mio corpo con una delicatezza inaspettata.
Il piacere si mischiava alla curiosità, e mi ritrovai a desiderare di più, a voler capire cosa si provava. La sua mano destra cominciò a segarmi con un ritmo costante, mentre con l'altra continuava a giocare con il mio buco, facendomi sentire sempre più eccitato.
Era come se tutto il mio corpo rispondesse a ogni suo tocco, e in poco tempo sentii l’orgasmo avvicinarsi. Ettore, come se sapesse esattamente cosa stava succedendo, aumentò il ritmo, facendomi esplodere tra le sue mani.

Venni con un gemito soffocato, il mio corpo tremava mentre il piacere si riversava fuori di me. Ettore mi guardava con soddisfazione, continuando a massaggiarmi dolcemente fino a quando non fui completamente esausto.

Mi appoggiai al suo petto, ancora ansimante, e lui mi accarezzò i capelli. Mi sentivo vuoto, ma allo stesso tempo incredibilmente pieno, come se qualcosa dentro di me fosse cambiato per sempre, come se mi fossi messo in contatto con la mia vera natura, per la prima volta.

“Lo sapevo che c'era del potenziale in te,” mi disse, con quel sorriso che ormai conoscevo troppo bene, “ci sarà da divertirsi con te”.
Ed effettivamente questo era solo l’inizio.
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