Gay & Bisex
L’amico del nonno - 6

22.10.2024 |
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"Era il mio modo di dichiarargli la mia scelta, senza bisogno di parole..."
La tentazione di un nuovo desiderio: la mia sceltaLe settimane passavano, e la mia vita si era ormai divisa tra due realtà parallele. Da un lato c’era la mia esistenza segreta e oscura, completamente dominata da Ettore. Le serate in cui mi portava a cruising club erano diventate una routine. Con il passamontagna sugli altri e il mio volto esposto, ero lì solo per ricevere sborra e piscio da sconosciuti incappucciati, nudo e vulnerabile in mezzo a quel mondo di desiderio anonimo. Ettore orchestrava tutto, il mio corpo era suo da offrire come voleva. Altre volte, invitava amici a casa per delle "cene" che non vedevano mai del cibo servito. Quando accolsi tre settantenni, amici di lunga data di Ettore, in jockstrap, il mio ruolo era chiaro: ero la portata principale. L’effetto del viagra rendeva le loro prestazioni vigorose, e io ero lì, ripetutamente preso e usato per il loro piacere.
Ma accanto a questa vita segreta, ne vivevo una alla luce del sole. Conducevo una vita "normale", quella di un diciottenne al primo anno di università. Avevo cominciato a frequentare la comitiva di colleghi, partecipavo agli studi di gruppo, uscivo per bere e chiacchierare. Ma, ovviamente, ogni volta che volevo uscire, dovevo prima chiedere il permesso a Ettore. Lui mi dava quasi sempre il consenso, a meno che non avesse in programma qualcosa che mi coinvolgesse.
Tra le persone che conobbi, ce n'era una che spiccava: Manuel. Era il più brillante della compagnia, dichiaratamente gay, 19 anni, con una personalità travolgente. "Versatile al 100%," amava ripetere con una certa ironia. Manuel era sarcastico, sicuro di sé, ma sotto quella facciata c’era un cuore grande e generoso. Iniziammo a legare sempre di più, trovando un’infinità di strambe passioni in comune, come i B-movies degli anni '80 e il jazz degli anni '20.
Con il passare del tempo, però, cominciai a provare qualcosa di diverso per Manuel. Era strano, mi sentivo in conflitto. Amavo profondamente Ettore, il desiderio di essergli sottomesso era forte e non avrei mai voluto abbandonare quel legame. Ma con Manuel era qualcosa di nuovo, un sentimento altrettanto potente, ma diverso, qualcosa che non avevo mai provato prima.
Dopo alcuni mesi di flirt, corteggiamenti e messaggi ambigui su Instagram, una sera, lo riaccompagnai a casa dopo una serata in cui avevamo bevuto un po’ troppo. Eravamo brilli e ridevamo senza freni, quando all’improvviso Manuel si fermò e mi baciò, con una passione improvvisa e travolgente. Ero completamente impreparato. Le mie labbra risposero istintivamente, ma nella mia mente il pensiero di Ettore si fece subito strada. Cosa avrebbe detto?
Poi Manuel prese la mia mano e se la portò sul suo cazzo. Sapevo che Ettore mi permetteva di scopare con altri, ma era sempre lui a decidere quando e come.
Manuel si mosse con naturalezza, facendo scivolare la sua mano sul mio pacco, che era già duro, reagendo automaticamente al contatto. Ma Ettore… Ettore non aveva autorizzato questo. Questo era… diverso.
Manuel mi parlava, ma le sue parole non le sentivo. La confusione e l’eccitazione mi annebbiavano la mente. "Vuoi salire?" mi chiese, con un sorriso che rifletteva il suo desiderio.
Mi fermai un attimo, il cuore che batteva all'impazzata. "Vorrei tantissimo, Manu," risposi, cercando di mantenere la calma. "Ma stasera non posso."
Scappai via, il mio corpo ancora tremante per quello che era appena accaduto. Mi dirigevo verso casa di Ettore, confuso e sopraffatto dalle emozioni. Mi chiedevo se sarebbe stato sveglio o se sarei riuscito a sgattaiolare dentro senza essere notato.
Ma appena entrai, vidi che Ettore mi aspettava. Era sveglio, seduto sul divano, con quel sorriso enigmatico che conoscevo troppo bene. In mano teneva la mia gabbietta. Non c’era bisogno di parole, sapeva già tutto.
"Spogliati," disse con calma, ma la sua voce portava un peso che non potevo ignorare. "Dobbiamo parlare."
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Andammo in camera insieme. Il silenzio era carico di tensione mentre mi seguiva, i suoi passi decisi come sempre. Una volta dentro, Ettore si spogliò senza dire una parola, il suo corpo nudo che emanava un'aura di potere, e si avvicinò a me. Mi baciò, con quella passione che mi aveva sempre travolto.
Ma il bacio era diverso questa volta, non c’era solo desiderio, c’era qualcosa di più profondo. Sentivo che stava per affrontare quello che era successo, e dentro di me, la paura cresceva.
"Non sono il primo stasera a baciarti, vero?" mi disse, con voce calma ma tagliente.
Abbassai lo sguardo, la mia voce un sussurro appena percettibile. "No," risposi, temendo le conseguenze di quella verità. Il cuore batteva così forte che pensavo si sarebbe fermato.
"Come fai a saperlo?" aggiunsi, cercando disperatamente di capire come avesse scoperto.
Ettore sorrise leggermente, ma senza allegria. "Vorrei fingere di avere dei superpoteri, ma la realtà è meno affascinante. Ti è partita una telefonata e ho sentito rumori e parole... inconfondibili."
Il mondo sembrava crollare intorno a me. "Sei arrabbiato con me?" chiesi, incapace di nascondere la mia angoscia.
Ettore mi osservò in silenzio per un momento, poi chiese: "Ti piace?"
Non risposi. Il silenzio si fece pesante, denso. Sentivo l'eco di quella domanda, rimbalzare nella mia mente. La verità era che sì, mi piaceva Manuel, ma cosa significava tutto questo per Ettore, per noi?
Lui sospirò, come se avesse già previsto tutto. "Sapevo che prima o poi sarebbe successo," disse infine. "Ho capito da un po’ che questo Manuel ti piaceva. Ed è normale."
Il suo tono era calmo, come se la rivelazione non fosse una sorpresa. Mi sentii sollevato, ma allo stesso tempo, il senso di colpa continuava a stringermi il petto. "Quindi non sei arrabbiato?" chiesi, sperando che la sua risposta potesse alleviare il peso che sentivo.
Ettore non rispose subito, guardando oltre me, quasi ignorandomi. "Tutto è iniziato molto velocemente tra noi," disse, con un tono più riflessivo. "Al di là della tua evidente propensione alla sottomissione, voglio che tu sia liberamente mio. Non su costrizione, non per obbligo. Quindi hai due scelte davanti a te."
Lo fissai, trattenendo il respiro. Sapevo che quel momento avrebbe deciso il futuro di tutto ciò che c’era tra noi.
"La prima opzione," continuò, "è che tu decida di vedere come andrà con lui. Sei libero di farlo, ma il rapporto che c’è tra noi finisce ora. Torni di là a dormire, e viviamo in rapporti cordiali, come un diciottenne che vive a casa di un sessantenne."
Le sue parole mi colpirono come un pugno. L’idea di perderlo, di vivere una vita senza di lui, mi riempiva di terrore. La mia mente cercava di immaginare quella realtà, ma non ci riusciva. Senza paura di sembrare debole o disperato, chiesi con voce tremante: "E la seconda opzione?"
Ettore si avvicinò, il suo sguardo penetrante che si posava su di me con intensità. "La seconda," disse lentamente, "è indossare la gabbietta, a tempo indeterminato, e continuare a frequentare Manuel. Se arriverete al punto di spogliarvi, lui vedrà la gabbietta e capirà chi sei. Gli racconterai di me, del nostro rapporto, e gli dirai che sei mio per tua scelta. E se vorrà toglierti la gabbietta e farsi scopare da te, dovrà farlo davanti a me."
Le sue parole mi scossero profondamente. Era una scelta che non avevo previsto, ma dentro di me, sapevo già la risposta. Non esitai.
Presi la gabbietta dalle sue mani, guardandolo negli occhi mentre la mettevo su. La chiusi attorno al mio cazzo con un gesto deciso, e sfilai la chiave, mettendola nella mano di Ettore. Era il mio modo di dichiarargli la mia scelta, senza bisogno di parole.
"Ti prego," sussurrai, il desiderio ormai incontrollabile, "scopami."
Ettore mi prese con una passione quasi violenta, spingendomi sul letto con una forza che non avevo mai sentito prima. Ogni sua spinta era un atto di possesso, e io godevo come non mai, perdendomi completamente nel piacere che solo lui sapeva darmi. Al culmine dell'intensità, mi guardò negli occhi e disse, con un tono profondo e pieno di malizia: "Pensa che bello se prima scopo il tuo culo e subito dopo... mi prendo pure quello di Manuel."
La sua provocazione mi fece stringere il culo, una reazione istintiva di rabbia e gelosia. Ma al tempo stesso, quelle parole mi eccitarono in un modo che non potevo negare. Anche io, sulla strada di casa, avevo immaginato quello scenario. Come faceva a sapere sempre cosa pensavo? Come faceva a possedermi così completamente, corpo e mente?
Ettore venne con un urlo gutturale, e poco dopo si addormentò accanto a me, esausto. Io rimasi lì, mentre la sua sborra colava fuori dal mio culo, il corpo ancora tremante per il piacere. Ma la mia mente non poteva smettere di vagare. Mi chiedevo, in quel momento di calma, se sarei stato davvero disposto a condividere Manuel con lui.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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