Gay & Bisex
L’amico del nonno - 4
di Porco86_Milano
20.10.2024 |
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Un venerdì mattina, circa due settimane dopo l’inizio della castità, Ettore mi mandò un messaggio su WhatsApp..."
Capitolo 4: La Tentazione del GiocoErano passate due settimane da quando Ettore mi aveva chiuso nella gabbietta di castità, e il mio desiderio era ormai fuori controllo. Nonostante cercassi di mantenere la calma, il mio corpo reagiva in modi che non potevo più ignorare. Due volte avevo ceduto alla tentazione. La prima volta era accaduto in palestra, con l’inserviente: un incontro veloce, nascosto tra le ombre degli spogliatoi, dove il mio bisogno era troppo forte per resistere. La seconda volta fu con un compagno di università, in un’aula vuota, un altro incontro fugace che si consumò rapidamente.
Ma quegli incontri non spegnevano il fuoco che ardeva dentro di me. Il desiderio di essere completamente sottomesso ad Ettore, di appartenere solo a lui, era troppo potente. Ogni volta che mi allontanavo da lui, ogni volta che cercavo piacere altrove, non facevo altro che confermare quanto fossi suo. E Ettore sapeva tutto questo. Lo vedevo nel suo sguardo ogni volta che rientravo a casa, il suo sorriso sapeva già tutto di me.
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Un venerdì mattina, circa due settimane dopo l’inizio della castità, Ettore mi mandò un messaggio su WhatsApp.
"Vestiti carino stasera, abbiamo ospiti. Mi aiuti in cucina."
Il messaggio mi diede un brivido. Non sapevo chi fossero questi ospiti, ma l’idea di accoglierli nella nostra casa, di essere parte del mondo di Ettore, mi riempiva di un’eccitazione mista a timore. Passai la giornata tra lezioni e allenamenti, pensando a cosa mi aspettasse quella sera.
Alle 20.30 suonò il campanello. I due ospiti di Ettore entrarono: Filippo, un uomo di 55 anni, ben tenuto ma con un naso pronunciato, che proveniva dal nostro stesso paese e conosceva bene mio nonno; e Ludovico, 65 anni, calvo e con una pancia prominente. Entrambi erano amici di lunga data di Ettore, e vederli lì, in sua compagnia, fece risplendere ancora di più la bellezza sicura e imponente di Ettore.
La cena andò benissimo. Ettore aveva preparato del cibo delizioso e durante la serata i bicchieri si riempirono e svuotarono in continuazione. L’atmosfera era rilassata, carica di complicità. Io mi sentivo parte di qualcosa di importante, ma il vino e il whiskey che scorrevano a tavola mi rendevano anche più vulnerabile. A un certo punto, Ludovico, ridendo, propose di giocare a poker. Ettore e Filippo accettarono subito la sfida.
Non sapevo giocare, lo dissi chiaramente, ma loro insistettero che facessi una mano di prova. Mi proposero una regola speciale: potevo scommettere solo 50 euro, ma ogni mio euro avrebbe avuto valore doppio rispetto ai loro 100. Sembrava un gioco innocente, e presi parte con entusiasmo.
Persi velocemente tutto.
Stavo per alzarmi, quando Filippo, che si trovava quasi nella mia stessa situazione, propose una nuova regola: strip poker. Chi perdeva avrebbe dovuto togliersi un capo di abbigliamento. Ero confuso, l’alcol mi annebbiava i pensieri, e l’idea di spogliarmi di fronte a loro mi metteva a disagio. Guardai Ettore, cercando una guida, e lui, con un cenno della testa, mi diede il permesso.
Tolsi la giacca, rimanendo in camicia e pantaloni. Continuammo a giocare, ma la fortuna non era dalla mia parte. Persi ogni singola mano successiva, dovendo togliermi prima la camicia e poi i calzini. L’imbarazzo cresceva mano a mano che restavo con sempre meno vestiti addosso, ma l’alcol mi aiutava a mantenere un’apparente noncuranza. Alla fine, rimasi solo con i pantaloni.
La tensione nella stanza era palpabile, ma non mi sentivo ancora troppo esposto. Continuammo a giocare e, come previsto, persi di nuovo.
Questa volta il disagio crebbe. Dovevo togliere i pantaloni, e sapevo che sotto portavo il jockstrap, come Ettore mi aveva ordinato di indossare. Sentivo il calore delle loro attenzioni su di me, e la loro attesa mi paralizzava. Guardai di nuovo Ettore, e il suo sguardo era chiaro: dovevo continuare.
Mi sfilai i pantaloni e restai al centro della stanza, nudo tranne che per il jockstrap. Sentivo gli sguardi di tutti su di me, e mentre tornavo al tavolo, Filippo e Ludovico non si trattennero: mi strizzarono il culo con una forza che mi fece tremare. "Ha proprio delle belle mele, la ragazzina," disse Ludovico, e Filippo rise.
Il femminile mi colse di sorpresa. Non capii subito, ma la sensazione che mi diede fu di un brivido che mi attraversò il corpo. Mi piaceva. Ero confuso, ma qualcosa in me rispose a quella provocazione. Continuammo a giocare, e persi ancora.
Mi trovai al centro della stanza, completamente nudo. Le loro risate soffuse riempivano l’aria, e l’imbarazzo che provavo era tanto quanto l’eccitazione. Con mani tremanti, svelai la gabbietta di castità che Ettore mi aveva messo settimane prima. La stanza cadde in un silenzio teso, mentre li guardavo e con voce sottomessa e umiliata dissi: "Ho perso."
Ettore si alzò, mi guardò con quel suo sorriso enigmatico e disse: "Siediti a tavola, hai ancora molto da mettere sul piatto."
Capìì immediatamente cosa significava. Mi sedetti senza dire una parola, e con un movimento deciso, mandai giù il whiskey che mi era stato servito. Poi, guardai Ettore negli occhi e dissi: "Eccomi, a disposizione, come sempre."
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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