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Gay & Bisex

L’amico del nonno - 5


di Porco86_Milano
20.10.2024    |    219    |    1 9.5
"Non mi reggevo in piedi per quanto stavo godendo della situazione, il mio corpo era ormai perso nel piacere, incapace di resistere a quella sensazione di..."
Capitolo 5: Il Gioco del Potere

La tensione nell’aria era palpabile. Seduti intorno al tavolo da gioco, nessuno parlava, e il silenzio era rotto solo dal suono delle carte e del whiskey che scorreva nei bicchieri. Ero ancora nudo, esposto ai loro sguardi, con la gabbietta ben visibile. La tensione mi stringeva il petto, e sapevo che la prossima mano sarebbe stata cruciale.

Arrivò di nuovo il mio turno. Persi, come sempre.

Guardai Ettore cercando una via d’uscita, ma lui rispose solo con un sorriso beffardo, pieno di autorità. "Sii rispettoso e inizia dal più grande," ordinò, con quel tono che non ammetteva repliche.

Senza esitare, mi misi a quattro zampe e mi avvicinai a Ludovico. Il suo aspetto mi ripugnava: era calvo, con una pancia prominente, e in tutta sincerità, non avrei mai voluto avere a che fare con lui. Ma sapevo di aver perso, e che quella era la mia nuova realtà. Ettore me l'aveva ordinato, e per questo motivo lo avrei fatto. Non c'era spazio per desideri personali, solo per il comando.

Quando Ludovico abbassò la zip e tirò fuori il suo cazzo, però, ogni mio dubbio si dissolse. Era enorme. In quel momento, capii che ormai ero schiavo del cazzo. Non importava quanto lo trovassi sgradevole: la vista di quell’asta massiccia mi fece fremere dentro la gabbietta. Il mio pene, ormai minuscolo in confronto, si contraeva inutilmente, e tutto ciò che desideravo era avere quel cazzo in bocca.

Lo impugnai e lo presi tra le labbra con furia, ingoiandolo il più possibile. Succhiavo come un indemoniato, sentendo il piacere di Ludovico crescere mentre si muoveva contro di me. La sua mano mi spingeva con forza, mentre io lo prendevo senza respiro, consumato dalla necessità di soddisfarlo.

A quel punto, sentii Filippo avvicinarsi. "Io mi prendo in anticipo quello che metterà al prossimo giro," disse con una risata. "Tanto sappiamo già che perderà."

Senza indugiare, Filippo abbassò la zip e tirò fuori il suo cazzo già duro. Non era enorme come quello di Ludovico, ma era bello, turgido e pronto. Non persi tempo. Lasciai il cazzo di Ludovico per prendere quello di Filippo in bocca, inghiottendolo con lo stesso fervore. La loro eccitazione era palpabile, e io, completamente perso nella mia sottomissione, succhiavo senza pensare, alternandomi tra i due.

"È proprio una gran pompinara, la nipotina di Mimmo, eh," disse Filippo, ridendo. Un brivido di imbarazzo mi attraversò, ma non ebbi il tempo di elaborarlo. La voce di Ettore mi riportò alla realtà. Aveva spostato il tavolo e si era avvicinato a me con il guinzaglio in mano. Me lo mise intorno al collo e, con la stessa padronanza che aveva avuto fin dal primo giorno, cominciò a leccarmi e stuzzicare la mia gabbietta.

Il piacere era insopportabile. Mentre Ettore mi leccava il culo e stuzzicava la gabbietta, continuavo a succhiare i cazzi di Ludovico e Filippo, impazzendo per la sensazione di essere completamente sottomesso, di essere usato da loro.

Poi, Ettore mi prese per il guinzaglio e mi trascinò verso la camera da letto. Non mi reggevo in piedi per quanto stavo godendo della situazione, il mio corpo era ormai perso nel piacere, incapace di resistere a quella sensazione di totale sottomissione.

Mi gettarono sul letto, ed Ettore ordinò agli altri di cominciare. Uno dopo l'altro, mi scoparono con forza. Le loro spinte erano potenti, riempivano ogni parte di me, e mi sentivo completamente dominato. Ogni volta che venivano dentro di me, il piacere mi faceva tremare. Non sapevo più chi mi stesse scopando, né quanto tempo passasse. So solo che mi avevano riempito di seme più volte.

Tra un orgasmo e l'altro, i loro cazzi si alternavano dentro di me, ma non era solo il loro seme che mi riempiva. A turno, mi svuotarono le vesciche, bagnandomi il viso, il corpo, la gola con il loro liquido caldo. Ero sommerso dalla loro ambrosia, il mio corpo tremava, e ogni goccia mi portava a un nuovo livello di sottomissione.

Ebbi una serie di orgasmi anali potentissimi, ma il più intenso fu quando avevo due di loro dentro di me contemporaneamente, mentre un terzo mi riempiva la bocca. Li sentii venire insieme, e il mio corpo si lasciò andare completamente al piacere.

Quando l’ultimo di loro venne, crollarono esausti sul letto, addormentandosi profondamente. Io rimasi lì, ai loro piedi, incapace di muovermi, perso nel piacere che mi avevano dato.

Durante la notte, fui preso almeno altre due volte. Non so da chi, non riuscivo nemmeno più a distinguerli. Ma mi arrendevo volentieri a loro, godendo di ogni secondo del mio ruolo. Mi sentivo in pace, come se stessi adempiendo alla mia missione, e amavo Ettore per avermi dato tutto questo.

Il mio culo gocciolava di seme, ma non mi importava. Ero pieno, soddisfatto, ma sapevo che era solo l’inizio.

---

La mattina seguente si svegliarono presto. Ancora una volta, svuotarono le vesciche su di me, ridendo mentre mi riempivano di piscio. Mi scoparono e mi bagnarono di nuovo prima di andarsene.

Rimasi solo con Ettore.

Ero in piedi davanti a lui, sudicio di sperma e piscio, il mio corpo tremava per le emozioni contrastanti. Sentivo la sborra colare dal mio culo, e dentro di me si mischiavano vergogna, piacere e umiliazione. Mi sentivo esposto, vulnerabile, sul punto di piangere.

Ettore, come sempre, prese in mano la situazione. Mi diede un bacio intensissimo, poi mi abbracciò e mi portò sul letto. Con la stessa dolcezza della prima volta, entrò dentro di me senza smettere di guardarmi. Ero lurido, ma lui mi amava lo stesso.

Poi, con voce calma, mi chiese: "Dimmi se hai goduto."

Mi rilassai completamente, sentendolo ancora più a fondo, e sussurrai: "Come mai prima nella mia vita."

Lui sorrise dolcemente, poi, senza mai uscire dal mio corpo, prese le chiavi della gabbietta. "Ora sei pronto," disse.

Mi liberò, e il mio cazzo si eresse come mai prima. Sembrava più grande di quanto fosse in realtà, ma sapevo che era solo l’effetto dell’attesa prolungata. Per la prima volta da quando stavamo insieme, Ettore mi toccò il cazzo. Mi segava lentamente mentre mi scopava dolcemente, e io non durai molto.

Esplosi in un orgasmo potentissimo, il più intenso della mia vita, mentre schizzavo il seme accumulato in due lunghe settimane di desiderio inappagato. Mi sentii liberato, finalmente.

Lo guardai negli occhi e, senza esitazione, gli dissi: "Ti amo."

Ettore sorrise con quel suo sorriso beffardo e rispose: "Lo so." Mi diede uno schiaffetto sulle chiappe e aggiunse, ridendo: "Vatti a lavare, che fai schifo."

Mi diede un ultimo bacio, poi si alzò dal letto, lasciandomi lì, esausto e innamorato.
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