Gay & Bisex
Amore ... e altri rimedi - 2/2
di leatherbootsfetish
11.11.2023 |
3.736 |
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"Ma la mia testa era in subbuglio a causa dell’imprevista evoluzione degli eventi..."
Lo presi in braccio, le nostre bocche si cercarono nuovamente mentre lui rimaneva agganciato con le gambe attorno ai miei fianchi e in questa posizione lo portai di là.Non appena lo misi a terra e ritornò in equilibrio sui suoi piedi mi diede uno spintone facendomi cadere supino sul letto e finalmente mi slacciò la cintura aprendomi i pantaloni in modo da potermeli calare fino ai polpacci per godere della vista del cazzo eretto.
“Sembra che qualcuno qui sia leggermente eccitato” mi disse sorridendo. Mi sfilò stivali e jeans buttandoli a terra mentre io mi toglievo la felpa lanciandola lontano, si mise a cavalcioni su di me impugnando il mio cazzo e guidando la cappella fino all’imboccatura del suo buchetto per poi lasciarsi andare lentamente, impalandosi da solo. Man mano che entravo in lui sentivo le pareti di quel canale che avvolgevano gradualmente il mio uccello per tutta la sua lunghezza, fino a far aderire le palle a quelle chiappe sode.
I ruoli si erano invertiti. Adesso era lui a guidare ritmo e intensità della cavalcata mentre io potevo solo beneficiare della vista del mio uomo che si muoveva a un ritmo regolare puntellandosi con le mani sul mio petto, godendosi quel palo duro che entrava sempre più in profondità. Facevo scorrere le mani sui fianchi snelli per poi farle salire fino ai pettorali sodi, stuzzicandogli i capezzoli con i pollici mentre lo guardavo impalarsi in preda all’estasi. Quando poi si buttò indietro con il busto per potermelo infilare ancora più in profondità, mi ritrovai con il suo cazzo eretto in primo piano e facilitai la penetrazione con movimenti sincronizzati del mio bacino mentre lui si segava sempre più velocemente.
Improvvisamente mi tirai su per abbracciarlo interrompendo la scopata ma rimanendo ben piantato all’interno di quel bell’uomo. Restammo immobili a guardarci negli occhi per qualche istante finché non mi sentii pronunciare le tre fatidiche parole.
“Io ti amo” gli dissi con convinzione dal profondo del mio cuore, perdendomi completamente nei sui occhi chiari. Francesco rimase immobile per un attimo ed era evidente che il suo cervello stesse elaborando quest’ultima novità. Poi sorrise, si staccò dal mio abbraccio e mi spinse di nuovo supino sul letto dicendo: “Non è vero e tu lo sai. Ma è stato bello sentirtelo dire”. Ficcò la sua lingua nella mia bocca baciandomi con passione mentre il suo corpo riconciava un lento ed estenuante su e giù su quel palo che grondava dei nostri umori. Ma la mia testa era in subbuglio a causa dell’imprevista evoluzione degli eventi.
Mi ero appena dichiarato ed ero stato scaricato.
Poi si sfilò dal mio cazzo, si girò e si mise a quattro zampe mostrandomi il culo sapendo che io non so resistere a quella vista e bastò il permesso di potermici infilare che improvvisamente ripresi il controllo di me stesso.
Mi tirai su e gli dissi sorridendo: “Sei proprio una zoccola, adesso ti sfondo”. Usai il dito medio per accarezzargli le pareti del forellino picchiettandolo in superficie. Poi lo infilai all’interno per preparare la penetrazione con movimenti circolari.
“Cazzo, non ce la faccio più”. Disse. “Ho bisogno di sentirti dentro di me”
Così, ben puntellato sulle ginocchia rientrai in quel morbido buchetto godendomi la sensazione di calda accoglienza che provo ogni volta e cominciai a pomparlo tenendolo per i fianchi, dapprima con delicatezza e via via sempre più forte mentre Francesco rispondeva tra i gemiti “si … dai … ancora”.
Mi chinai su di lui facendo aderire il corpo sudato sulla sua schiena sentendomi tutt’uno con quell’uomo mentre spingevo, forzavo e penetravo nelle profondità delle sue carni. Da quella posizione mi venne istintivo mordicchiargli il lobo dell’orecchio e infilarci la lingua come so che gli piace.
Infoiato come un animale gli sussurravo: “Godi troietta”. “Prendilo fino in fondo”. “Dimmi quanto ti fa impazzire il tuo uomo”
E lui, di rimando: “Spaccami in due”. “Fammi vedere cosa sai fare”. “Fammi godere”. “Sono tuo”.
Sentivo che stavo arrivando al culmine, ma non volevo venire prima di lui.
“Girati” gli ordinai. “Voglio guardarti in faccia mentre ti monto come la vacca che sei”. In un attimo i suoi capelli biondi si sparsero sul materasso incorniciando l suo bel viso mentre si posizionava supino con le gambe aperte.
Rientrai piano perché volevo che le pareti di quello sfintere potessero percepire tutte le vene e i rilievi nodosi del mio cazzo. Ricominciai a scoparlo con una calma estrema mentre, gli accarezzavo il pene. Mi inumidivo le dita e gliele passavo delicatamente lungo l’asta e sulla cappella facendolo sussultare ogni volta. Poi glielo impugnai e iniziai a menarglielo mentre continuavo il lento dentro e fuori in quel caldo pertugio.
Nonostante gli occhi chiusi la sua faccia trasmetteva tutto il piacere di quel trattamento mentre gemeva accarezzandosi tutto il corpo.
“Dimmi di chi sei” lo incalzai.
“Sono tuo” mugolò di rimando
“Si, e io sono il tuo toro. Il tuo toro da monta”
“Mi piace da morire. Non smettere”
Stavo di nuovo arrivando al mio limite, così accelerai il ritmo della sega che gli stavo facendo, fermando però i movimenti del bacino fino a quando il corpo di Francesco cominciò a contorcersi dal godimento.
“Sto per venire” urlò cercando di tirarsi su con il busto. E poco dopo: “Vengo … godo…”.
Sentii il suo cazzo irrigidirsi prima che gli schizzi uscissero violenti colpendolo su tutto il busto e imbrattandomi la mano che gli porsi dopo aver leccato via alcune gocce di sperma dicendogli: “Continua tu”.
Me la pulì completamente per poi succhiarmi avidamente il pollice che gli avevo ficcato in bocca.
Adesso toccava a me. Imbracciai le sue cosce e cominciai a pomparlo con sempre maggiore potenza.
“Adesso ti riempio”. Gli dissi eccitato. “Ti farcisco come un bignè” incalzai. “Preparati a essere sfondato”
Finalmente potei liberare l’orgasmo che tenevo represso da troppo tempo e gli riversai un mare di sborra all’interno dell’intestino. Poi uscii continuando a menarmelo in modo da far cadere le ultime gocce sul suo corpo, mischiando i nostri fluidi.
Mi accasciai esausto su di lui e rimasi con la testa sul suo petto godendo di quelle mani che mi accarezzavano dolcemente i capelli.
Ancora oggi, riesco a trovare pace e serenità soltanto tra quelle braccia forti.
Quella notte dormii un sonno agitato svegliandomi spesso. Rimasi a lungo su un fianco a guardarlo mentre dormiva sereno, ritrovandomi a seguire lievemente la linea del suo corpo con le dita, allungandomi fino ad accarezzargli piano il cazzo e quelle palle che pendevano di lato. Perché mi aveva rifiutato?
Mi riaddormentai con il braccio stretto attorno al suo corpo, quasi ad assicurarmi che non potesse scappare.
La mattina dopo, quando mi resi conto dell’umido calore che avvolgeva il mio cazzo finalmente mi svegliai. So per certo di non essere l’unico, ma io adoro svegliarmi in questa maniera.
Francesco interruppe per un momento il suo lavoretto di bocca e si sdraiò sul fianco accanto a me. Prese in mano il fallo eretto accarezzandolo leggermente con le dita per tutta la sua lunghezza, facendomi il solletico e mandandomi in visibilio: “Buongiorno. Finalmente ti sei svegliato”.
“Buongiorno tesoro” gli risposi. “Non stavo mica dormendo”. Scherzai. “Stavo soltanto cercando di ricaricare le batterie prima del prossimo round”
“Non ci sperare. Adesso devi solo startene buono e godertela” mi rispose. “Ho bisogno di una colazione veloce ed energetica prima di cominciare la giornata e tu devi solo preoccuparti di farmela avere rapidamente, altrimenti faccio troppo tardi al lavoro”.
Quello era il mio uomo. E ancora una volta mi resi conto della fortuna che avevo avuto quando l’avevo incontrato.
Così mi misi comodo, supino sul letto appoggiato sul cuscino con le braccia incrociate sotto alla testa a guardare Francesco che mi faceva uno dei suoi incredibili pompini, accelerando e rallentando il ritmo in assoluta sintonia con le reazioni del mio corpo. Si concentrò inizialmente sulla punta succhiando la cappella e potevo sentire la sua lingua che scorreva velocemente avanti e indietro mentre teneva in mano le palle, massaggiandole alla base. Poi si dedicò all’asta percorrendola di lato con le labbra e con la lingua.
Era evidente quanto gli piacesse giocarci, regalandomi un piacere senza fine.
E alla fine lo imboccò fino in fondo arrivando a sfiorare i peli che si trovano alla base. Non resistetti alla tentazione e mentre mi godevo quel pompino accarezzandogli i capelli, cercai di facilitargli il compito muovendo il bacino, spingendoglielo sempre più in fondo. Quando infine sentii arrivare l’orgasmo gli tenni ferma la testa tra le mani scopandolo velocemente e quando gli venni in bocca lui ingoiò tutto, senza sprecare una sola goccia.
Rimasi a letto mentre si faceva la doccia, pensando a ciò che era successo la sera prima. Ero convinto che non aspettasse altro, ma al momento giusto mi aveva rifiutato.
Da tempo lui ed io abbiamo portato alcuni vestiti nelle nostre reciproche case per quando passiamo la notte insieme e mentre cercavo di non perdere di vista quel corpo muscoloso e longilineo che veniva coperto dei vari capi di abbigliamento sparendo gradualmente alla mia vista gli dissi: “Voglio parlare di quello che è successo ieri sera”.
Lasciò il nodo della cravatta a metà e venne a sedersi sul letto di fianco a me.
“Penso di sapere a cosa tu ti stia riferendo ed è giusto che ti dia una spiegazione. Ho aspettato anni nella speranza di sentirti dire quelle tre parole, ma qualche mese fa mi sono convinto che non sarebbe un bene per nessuno dei due portare il nostro rapporto a un livello superiore. Tu sei una testa di cazzo nel vero senso della parola e questo è uno degli aspetti che io amo di te, ma per questa ragione non sarai mai pronto per una relazione stabile e univoca. Se anche un giorno tu lo diventassi, sono sicuro che ti perderei entro poco tempo a causa dell’inevitabile routine. La tua testa è continuamente attratta dal sesso e non resisti a sperimentare qualunque fantasia legata a questo, salvo poi rischiare di dovertene pentire. Ci sono già passato e non ho nessuna intenzione di rimanere a casa senza sapere dove, con chi o cosa cazzo tu stia facendo. Mi piace quindi lasciare le cose come stanno, godendomi ogni momento passato insieme nella consapevolezza che anche se continui a fare il pirla, prima o poi ritorni sempre da me”.
Mi accarezzò la guancia e mi diede una serie dei suoi teneri baci mentre con la mano libera si impadroniva del mio cazzo moscio. Mi guardò in faccia sorridendo e aggiunse: “Voi due siete ormai parte di me”.
Finì di vestirsi lasciandomi nel letto a pensare a quanto mi aveva appena detto. Dopodiché mi diede un bacio veloce e uscì di casa.
Una volta rimasto solo mi alzai e andai in cucina a fare colazione, senza che quel senso di frustrazione mi abbandonasse. Poi andai in bagno e notai immediatamente, abbandonato sul bordo della vasca, l’oggetto azzurro che avevo visto usare da Francesco la sera precedente e la curiosità ebbe il sopravvento.
Evitai come sempre di leggere le avvertenze d’uso, ma le istruzioni sembravano piuttosto semplici: lavare, lubrificare, inserire, trovare la giusta posizione e poi accendere.
Feci quindi come indicato. Con una dose abbondante di lubrificante riuscii a infilarmelo senza troppe difficoltà, aiutato dal fatto che ormai non sono più un tenero verginello.
La prima sensazione fu abbastanza deludente. Non era certo la prima volta che mi ritrovavo con qualcosa nel culo, ma questa volta non c’era stato nessun gioco, coinvolgimento o fantasia. Tra l’altro, ciò che era già passato in precedenza da quel buco aveva avuto dimensioni ben maggiori.
Ma quando lo feci partire cambiai completamente opinione.
La stimolazione arrivava contemporaneamente sia dall’interno che dall’esterno del culo e così compresi appieno la ragione della forma a L. Inoltre, agendo sul telecomando era possibile cambiare sia la tipologia di massaggio che la sua intensità. Era una sensazione sublime e provai l’istinto irrefrenabile di prendermi il cazzo in mano per menarmelo con violenza.
Ma le gambe rischiarono quasi di cedere per il piacere, così fui costretto ad appoggiarmi con entrambe le mani al lavandino mentre quel coso si occupava del mio piacere, direttamente dall’interno del mio corpo.
Mi sedetti per terra con la schiena appoggiata al muro freddo del bagno iniziando un’energica sega, immobilizzandomi ogni qualvolta l’ennesima scarica di piacere mi toglieva il fiato. Mi resi conto di provare l’impulso irrefrenabile di mettermi a quattro zampe, in modo da poter offrire il culo al mio chiavatore immaginario.
Era veramente una situazione paradossale ma godevo come un disperato per quell’aggeggio che vibrava ritmicamente al mio interno.
Quando provai a spegnerlo tutto si fermo improvvisamente, lasciando soltanto un inutile senso di pienezza. Così compresi perfettamente la ragione della delusione di Francesco quando, la sera prima, interruppi bruscamente il suo divertimento.
Lo feci ripartire schiacciando convulsamente il telecomando, alla ricerca della stimolazione più profonda e della maggiore intensità.
Mi alzai in piedi menandomi il cazzo e alla fine esplosi in un orgasmo incredibilmente appagante, riempiendo di sborra le piastrelle del bagno.
A quel punto spensi l’apparecchio e mi sedetti sul bordo della vasca per riportare i battiti del mio cuore a un livello normale.
Una volta rimosso dal mio corpo lo osservai con un rispetto tutto nuovo e mi vennero subito in mente una serie infinita di possibilità e due o tre persone con le quali metterle in pratica.
Quello che mi intrigava era il gioco di coppia che vedevo collegato all’uso del telecomando e al controllo a distanza del vibratore, immaginandone l’effetto sulla persona che lo indossava.
Mi venne da pensarlo come naturale integrazione della gabbia di castità in situazioni di dominazione e sottomissione, dato che chiunque avesse avuto contemporaneamente in mano le chiavi della gabbia e il telecomando del massaggiatore, avrebbe avuto un potere totale e devastante sul malcapitato. Stimolazione e inibizione, contemporaneamente.
Quel gioco poteva essere allo stesso tempo estremamente eccitante quanto dannatamente pericoloso e mi venne da domandarmi come fosse possibile che quello che una volta era un semplice ragazzo di campagna come me, potesse essere diventato così ossessionato dal sesso.
Non so dire se sia colpa dei maestri che mi hanno formato oppure se sia semplicemente la mia natura, ma quello che è certo è che finalmente compresi il significato delle parole di Francesco.
Sono troppo incostante e superficiale per poter gestire una relazione stabile.
Il sesso mi attrae in quasi tutti i suoi aspetti ed essendo guidato più dal mio cazzo che dalla mia testa farei solo del male al mio partner.
Nuovamente in pace con me stesso, lavai il vibratore e lo asciugai con cura rimettendolo a posto nella sua scatola. Quell’oggetto aveva delle grandi potenzialità, così decisi di tenerlo a portata di mano in modo da averlo sempre pronto per un utilizzo futuro.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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