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Pazzo di lui


di leatherbootsfetish
08.10.2024    |    9.120    |    18 9.7
"Gemevo come un forsennato mentre mi scopava senza tregua..."
Ce l’avevo finalmente in culo. Fermo immobile, ma pronto a scatenare tutta la sua furia. La sensazione che provavo era assolutamente quella della calma prima della tempesta.
Ero felice perché riuscivo a percepirne sia le dimensioni che il calore, nonostante il dolore che avevo provato mentre si era aperto la strada penetrandomi fosse ancora latente.
“Adesso si che sono a casa” disse, facendo scorrere le mani sulla mia schiena con passione, come se stesse riprendendo possesso di qualcosa che riteneva gli appartenesse.
Dopo quasi un mese di completa astinenza ero evidentemente fuori allenamento, ma il dolore fisico si stava rapidamente attenuando, lasciando spazio al piacere, altrettanto fisico, dato dal senso di pienezza che quel lungo palo mi ha sempre regalato.
E poi, sopra ogni cosa, c’era il godimento psicologico dall’essere posseduto da lui, il ragazzo che si è insinuato in maniera prepotente nella mia vita e che da qualche mese occupa tutti i miei pensieri.
“Stai fermo così bestione. Non ti muovere. Voglio godermi questo momento” lo implorai con un filo di voce mentre cercavo di riprendere fiato dopo l’intrusione. Poi cominciai a muovere il bacino con un lento movimento rotatorio.
Sergio mi tirò a sé facendo aderire il suo petto alla mia schiena e mi immobilizzò passandomi un braccio attorno al collo per sussurrarmi all’orecchio: “Allora è vero che ti sono mancato. Mi fai impazzire quando dai libero sfogo alla troia che c’è in te”.
Abbiamo ormai una magnifica intesa sessuale e ci capiamo all’istante. Siamo sempre pronti a soddisfare le voglie altrui e mi venne quindi spontaneo interpretare il mio ruolo di frocio sottomesso sapendo che, per contro, a lui piace atteggiarsi a maschio alfa.
Così, non ebbi esitazioni nel rispondergli: “E’ quasi un mese che aspetto questo momento e con una sola parola hai riassunto perfettamente il mio stato d’animo attuale. Non ti resta che sbattermi come solo tu sai fare”

Dato che la nostra relazione si è consolidata solo poco tempo prima delle vacanze estive, non c’e stato modo di cambiare le prenotazioni già fatte. E in ogni caso non avrei certo potuto andare in Croazia con lui dato che i suoi amici sono ancora all’oscuro delle vere inclinazioni sessuali del loro leader e men che meno sono al corrente della nostra relazione.
Per una combinazione di sfighe, la partenza per il suo viaggio era avvenuta solo pochi giorni prima del mio ritorno da Formentera, allungando così in maniera inesorabile il periodo del nostro distacco. Durante tutto quel tempo le comunicazioni sono state sporadiche oltre che sbrigative a causa della costante presenza della sua banda di amici. Non aveva nemmeno voluto che andassi a prenderlo in aeroporto per riportarlo a casa perché sarebbe stato costretto a dare troppe spiegazioni su chi fossi e perché fossi lì.
Dolorosamente, ma realisticamente, avevo anche messo in conto che il lungo periodo di lontananza e gli incontri estivi che sicuramente aveva fatto potessero aver avuto un impatto negativo sul nostro rapporto. Da parte mia, nonostante sapessi che non ci siamo mai promessi nulla e che non esiste alcun tipo di obbligo reciproco, avevo fatto un irrazionale voto di castità nella speranza che ciò non accadesse.

Passai quindi un sacco di tempo a prepararmi con cura in attesa del suo ritorno, in uno stato d’animo di crescente eccitazione mista a incertezza che facevo sempre più fatica a gestire. Come se fossi stata una mogliettina devota in attesa del ritorno a casa del suo uomo, volevo che mi trovasse nella mia forma migliore: depilato, palestrato e pulito come piace a lui.

Faceva ancora molto caldo, così decisi di indossare soltanto un paio di jeans, aggiungendo però tutta la chincaglieria che mi ha regalato nel corso di questi mesi.
Quando mi costringe a mettere collane, braccialetti o cavigliere si eccita a tal punto che sono arrivato alla convinzione che sarebbe felice di femminilizzarmi. Ma sa perfettamente che è una delle poche perversioni che proprio non mi appartiene e probabilmente questa è la ragione per la quale non è mai andato oltre a qualche gioco di ruolo nel quale mi ha coinvolto e qualche accessorio femminile che mi ha comprato e poi costretto a indossare.

Quando entrò in casa gli andai incontro con l’obiettivo di individuare qualunque segnale rivelatore che mi aiutasse a decidere come avrei dovuto comportarmi, ma quando me lo trovai davanti rimasi immobile a fissarlo come un ebete, completamente rapito dall’uomo che avevo di fronte.
Mi sembrò ancora più alto e i suoi vivaci occhi azzurri, incastonati in un viso incredibilmente abbronzato contrastavano con la barba e i lunghi capelli biondi, ulteriormente schiariti dal sole, che continuava a sistemare con le mani.
Ebbene si, sono così fuori di testa per quel ragazzone che tendo a dilungarmi in particolari poco interessanti per i lettori di questo sito, ma erano talmente tanti giorni che non lo vedevo che cercai di catturare anche il più piccolo dettaglio.

Mi sorrise dicendo: “È così che mi saluti?”
Tutta l’incertezza delle ultime ore svanì in un lampo e non resistetti all’impulso di saltargli in braccio, baciandolo come una furia. Sergio mi strinse a sé, ricambiando il bacio con tutto il trasporto di cui fu capace.
Quando ci staccammo mi sorrise dicendo “Ciao cucciolo, mi sei mancato un casino”.
E mentre mi faceva ritornare con i piedi per terra aggiunse: “Hai fatto il bravo in mia assenza?”
Era l’occasione giusta per blandirlo facendo leva sulla sua vanità.
“Casto e puro, in attesa del tuo ritorno. Quando si è provato il meglio, è difficile scendere a compromessi. E tu che mi dici?”
Fece un sorriso sornione allungando la mano sul mio viso per poi accarezzarmi le labbra con il pollice.
“Gli ho fatto assaggiare solo qualche passerina. Così, tanto per tenerlo in allenamento. Non temere, troietta, nessun uomo al di fuori di te con il quale giocare e nessun culetto bello come il tuo da infilzare”.
Sottolineò la frase infilandomi il dito in bocca per permettermi di succhiarglielo e io mi ci misi d’impegno ciucciandoglielo lascivamente, approfittando di quel gesto per comunicargli con lo sguardo tutta la voglia che avevo in corpo. In quel momento ero così felice ed eccitato che avrebbe potuto chiedermi qualunque cosa e io l’avrei fatta senza discutere.
La camicia azzurra ampiamente sbottonata era un invito troppo irresistibile e non potei fare a meno di infilare una mano all’interno per accarezzargli i pettorali, giocando con i capezzoli che si indurirono immediatamente.
“Poi mi racconti tutto con calma” gli dissi cominciando a spogliarlo. “Ma c’è qualcos’altro di cui ho più bisogno in questo momento”
Dopo aver fatto volare via la camicia, in un attimo mi ritrovai istintivamente accucciato all’altezza del suo inguine. Facendo passare le dita tra le sue gambe tastai la consistenza di ciò che stava ancora all’interno dei jeans, fremente dalla voglia di averlo di nuovo tra le mani.
Sergio mi lasciò fare, sorridendomi divertito dall’alto.

“Vai, tesoro, puoi giocarci come vuoi. È tutto tuo” mi incitò passandomi la mano tra i capelli per poi premere la mia faccia sul morbido rigonfiamento dei suoi pantaloni.
Cercando di controllare la mia impazienza mi rialzai e gli strizzai i pettorali con entrambe le mani facendolo gemere. Potevo percepire i muscoli tesi e cominciava a crescere dentro di me l’urgenza di ritrovarmi con quell’uomo tra le gambe, intento a chiavarmi come se non ci fosse stato un domani.
“Ci puoi giurare che me ne prenderò cura, ma non qui”
Lo portai vicino al divano per poi dargli una leggera spinta affinché perdesse l’equilibrio, dandomi modo di buttarmi su di lui. La tensione sessuale era alle stelle.
Aveva cominciato ad accarezzarmi il viso sorridendo, passandomi le lunghe dita della mano tra i capelli.
“Hai in mente qualcosa di speciale per passare la serata?”
Sapevo perfettamente cosa volesse da me e io sono pronto ad assecondarlo ogni volta che ha voglia di giocare.
“Non devi fare altro che metterti comodo e rilassarti. Questa sera mi occuperò io di te”. Sigillai la promessa baciandolo piano sulle labbra mentre la mia mano gli accarezzava il cazzo e le palle ancora chiusi all’interno dei vestiti.

Mi è sempre piaciuto baciare. Di solito uso bocca, labbra e lingua sia per assaporare i miei partner che per eccitarli, ma da quando frequento Sergio mi sono reso conto che questa pratica si è trasformata in una vera ossessione.
Mi prese la testa tra le mani e mi infilò la lingua in bocca coinvolgendomi in uno dei suoi migliori baci. Poi si staccò tenendomi fermo il viso a pochi centimetri dal suo.
“Ci conto, piccolo. Sono sicuro che saprai rendermi orgoglioso di te”
Dopo aver passato le labbra lungo tutto il busto e avergli tormentato i capezzoli con i denti, cominciai finalmente a scendere verso la meta e in men che non si dica gli avevo tolto scarpe e calze e sfilato i jeans, lasciandogli addosso soltanto gli slip neri come unico ostacolo tra me e il mio obiettivo finale.
Baciai e accarezzai il cotone che conteneva tutto quel bendidio, poi glieli abbassai lentamente come se stessi scoprendo un tesoro nascosto e Sergio alzò leggermente il bacino per permettermi di sfilarglieli e liberare finalmente ciò di cui avevo bisogno da troppo tempo.
L’asta lunga, leggermente barzotta, era ancora semi-appoggiata sui grossi coglioni in attesa che qualcuno la risvegliasse completamente. Ed io ero lì esattamente per quello.

Buttai un cuscino a terra e mi sistemai comodo tra le gambe aperte del mio giovane uomo per avere la possibilità di infilare la faccia nella sua intimità. Inspirai profondamente per far si che il suo odore mi arrivasse al cervello, liberandomi da qualunque inibizione.
Senza toccare nulla con le mani, cominciai a titillargli il prepuzio con la punta della lingua e immediatamente il suo cazzo ebbe un sussulto, cominciando a gonfiarsi. Poi mi dedicai alle palle e al morbido sacchetto che le contiene.
Sergio mi lasciò fare, completamente rilassato sul divano con le braccia lungo i fianchi, senza però perdermi mai di vista.
“Sei sempre il migliore. Adesso però prendilo in bocca. Ho proprio bisogno di un pompino con i fiocchi”

Non ci fu bisogno che aggiungesse altro. Mi infilai il suo cazzo in gola sentendolo crescere e diventare sempre più rigido, rimanendo così finché riuscii a resistere. Quando fu completamente eretto potei dedicarmi alla cappella che inumidii abbondantemente sputandoci sopra per poi passarmela languidamente tra le labbra e sulla faccia, mentre fissavo il viso di Sergio alla continua ricerca della sua approvazione.
“Bravo … così... Mi piace quando mi mostri quanto ti piace la minchia”.
Cominciai a pomparlo facendo scorrere le labbra fino a dove riuscivo, succhiando e insalivando tutta l’asta, mentre sentivo la sua mano scendere lungo la schiena fino ad infilarsi sotto ai jeans per poi arrivare all’ano che stuzzicò con le dita.
Sempre più eccitato, gli ricambiai il favore leccandogli con passione le palle che si erano inturgidite nell’attesa di essere svuotate e passai la lingua sull’asta per tutta la sua lunghezza per catturarne sapori e aromi.
Ho ormai preso coscienza di avere una forte dipendenza da lui e del fatto che mi ha trasformato nello schiavo del suo cazzo.

Fu a quel punto che Sergio mi prese la testa tra le mani e cominciò a scoparmi in bocca aiutandosi con movimenti sussultori del bacino, ma quando mi vide lacrimare e tossire me lo sfilò dalla bocca e mi tirò a sé.
“Che ne diresti se andassimo di là e ci mettessimo un po’ più comodi? Ho voglia del tuo culetto e mi sembra proprio di capire che tu non veda l’ora di accontentarmi”

Una volta arrivati in camera mi sbottonò i jeans liberandomi finalmente l’uccello. Lo strinse tra le dita e mi guardò ridendo.
“È mai possibile che tu sia sempre in tiro?”
“Non sempre. Solo quando mi stai intorno” gli risposi malizioso.
Mi fece mettere a quattro zampe sul letto in modo da lavorarmi agevolmente il buco del culo.
“Sembri più stretto di quanto ricordassi” mi disse sorpreso.
“Dovrai fare molta attenzione. È troppo tempo che da lì non entra più niente” gli risposi con un velo di preoccupazione.
Riflettei solo in quel momento su quanto fossi stato stupido a non tenere quella parte allenata ed elastica, magari con qualche giocattolo. Ma mi ero ripromesso di fargli trovare un buco stretto, quasi una ritrovata verginità dopo che me lo aveva spanato per mesi. E a quel punto mi resi conto che avrei provato più dolore del previsto.
Ma Sergio usò così sapientemente sia le dita che la lingua, che in un lasso brevissimo di tempo mi fece passare qualunque incertezza, portandomi ad implorarlo senza vergogna.
“Ti prego, fottimi. Ho bisogno di sentirti dentro di me. Non resisto più”
“Cazzo tesoro. Questa non è una normale voglia. Questa è fame vera e propria” mi rispose ridendo.
Aggiunse il lubrificante, tanto lubrificante, mi posizionò al centro del letto mettendosi in ginocchio dietro di me e la punta del suo cazzo si affacciò all’entrata del mio intestino.
“Adesso sarò io a prendermi cura di te” mi disse con calore.

Spinse con delicatezza tenendomi le mani sui fianchi ed entrò fermandosi un paio di volte per farmi riabituare, immobilizzandosi come suo solito una volta che il bastone nodoso non fu completamente nella sua sede.
“Adesso si che sono a casa” disse, facendo scorrere le mani sulla mia schiena con passione, come se stesse riprendendo possesso di qualcosa che riteneva gli appartenesse.
“Stai fermo così, bestione. Non ti muovere. Voglio godermi questo momento” lo implorai con un filo di voce mentre cercavo di riprendere fiato dopo l’intrusione. Poi cominciai a muovere il bacino con un lento movimento rotatorio.
Sergio mi tirò a sé facendo aderire il suo petto alla mia schiena e mi immobilizzò passandomi un braccio attorno al collo per sussurrarmi all’orecchio: “Allora è vero che ti sono mancato. Mi fa impazzire quando dai libero sfogo alla troia che c’è in te”.

Sembrava che i tessuti si fossero abbastanza adattati a quel corpo estraneo e, per contro, la mia libidine era salita alle stelle.
“É quasi un mese che aspetto questo momento e con una sola parola hai riassunto perfettamente il mio stato d’animo attuale. Non ti resta che sbattermi come solo tu sai fare”.
Con quasi tutti i partner che ho avuto prima di Sergio ho preferito un ruolo attivo e mai avrei pensato che avrei potuto dire certe cose, ma con lui era tutto diverso. Evidentemente mi ha trasformato più di quanto io sia disposto a riconoscere.

All’inizio ci andò piano ma non appena si accorse che reagivo positivamente mi ributtò a quattro zampe e cominciò a scoparmi sempre più duramente, aumentando il livello del mio piacere a tal punto che avrei voluto urlare.
Essendo fisicamente più grande di me, quando mi penetra in quella posizione riesce ad avvolgermi completamente. Il suo corpo mi grava sulla schiena e le mani mi accarezzano il petto, in un abbraccio forte che mi fa sempre sentire desiderato, oltre che completamente suo.
Alternò colpi profondi e violenti a inculate ampie e graduali, fermandosi spesso per infilarmi la lingua fino alla gola.
Io continuavo a incitarlo per comunicargli tutta la mia devozione, oltre al piacere che nessuno prima di lui era riuscito a darmi con tale intensità.
“Sei fantastico … Spingi ancora più in fondo … Adoro il tuo cazzone…”

Mi sistemò su un fianco e riprese a scoparmi selvaggiamente, continuando però a cercare la mia bocca da baciare. Gemevo come un forsennato mentre mi scopava senza tregua.
Completamente sudato e probabilmente esausto, si mise supino permettendomi di salire cavalcioni sopra di lui e far scivolare il culo lungo la sua asta impalandomi da solo, tenendo le mani sui suoi pettorali per non perdere l’equilibrio.
Il piacere che mi stava regalando era infinito e mentre mi infilavo il suo uccello fino in fondo aumentava la mia dipendenza per quell’uomo e la consapevolezza di appartenergli.

Alla fine, si tirò su ribaltando i nostri corpi così che me lo ritrovai tra le gambe come avevo desiderato fin da quando l’avevo rivisto. Ero sempre più eccitato e istintivamente impugnai il pisello e cominciai a segarmi come un forsennato. Sergio si fermò immediatamente.
“Ti ho detto che penso io a te. Solo io so di cosa hai bisogno”
Mi sorrise mentre si sistemò le mie gambe sulle spalle per poi piegarsi sopra di me con tutto il suo peso, costringendomi di conseguenza a inarcare la schiena per accoglierlo ancora più in fondo. Ricominciò a fottermi con lente spinte cadenzate tenendo il viso a pochi centimetri dal mio, stando in equilibrio su mani e piedi.
Non c’era bisogno di dire niente: i suoi occhi mi stavano chiaramente comunicando che, anche se non ne abbiamo mai parlato, ricambiava il sentimento che io provo per lui.

Potevo sentire il fiato caldo sulla faccia e percepire l’odore del suo corpo sudato mentre il suo cazzo andava lentamente avanti e indietro, dimostrando ancora una volta tutto l’autocontrollo del quale è capace.
Mi liberò i polsi e in un secondo lo abbracciai al collo per stringermi a lui ancora di più.
Aumentò gradualmente la velocità fino ad arrivare a scoparmi come un animale, violento e arrogante come piace a me, fissandomi negli occhi mentre gemevo senza ritegno ad ogni spinta.

Improvvisamente si tirò su e uscì lasciandomi un improvviso senso di vuoto.
Cominciò a menarselo come una furia continuando a guardarmi, per poi schizzare il suo seme denso sul mio corpo. Non lo persi di vista neppure un secondo, affascinato da quel corpo che si tendeva nello spasmo dell’orgasmo.
Una volta che si fu svuotato completamente, mi sorrise dicendo: “Adesso è il tuo turno”.
Mi impugnò il pisello facendomi una sega che portò velocemente all’orgasmo anche me e mischiai il mio sperma con il suo.

Si sdraiò vicino a me facendomi passare il braccio sotto alle spalle per potermi abbracciare.
Tenendomi stretto a sé, ruppe il lungo silenzio per dirmi: “Non voglio più stare lontano da te per così tanto tempo”
Non potevo fare a meno che essere d’accordo con lui.
“Nemmeno io. Non puoi immaginare quanto sia stata dura”
“Ho deciso che parlerò con i miei amici. Tra l’altro sono stufo di vivere nella paura che scoprano qualcosa. Soprattutto Pietro, che continua insistentemente a fare domande sulla mia misteriosa relazione”

Inconsciamente ho sempre detestato Pietro, un povero cristo che nemmeno conosco, la cui unica colpa è quella di essere il migliore amico di Sergio e di aver condiviso con lui tanti momenti di quotidianità che a me sono preclusi.
“Sai come si dice: se è l’amico che tu ritieni che sia, capirà sicuramente”
Potevo comprendere che per un ragazzo come lui che aveva consolidato negli anni il suo personaggio di potente e virile maschio sciupafemmine fosse veramente difficile dover confessare all’improvviso di andare a letto con gli uomini.
Ma a quello avremmo pensato poi. Adesso era il nostro momento e, egoisticamente, non volevo che fosse rovinato da altri pensieri.
Feci aderire il mio corpo nudo al suo per poterlo baciare mentre, contemporaneamente, gli accarezzavo il petto.
“Non c’è fretta. Vedrai che le cose si aggiusteranno” aggiunsi sperando di rassicurarlo.

Chiacchierammo per un po' di noi e dei nostri programmi per i giorni successivi.
Era bellissimo stare tra le sue braccia, ma io avevo ancora voglia. Così allungai la mano alla ricerca del suo cazzo moscio da accarezzare trovandolo invece già bello tosto. Evidentemente, la mia voglia era condivisa.
Lo fissai negli occhi mentre la mia mano si impadroniva del suo pene ritto.
“Sembra che qualcuno non ne abbia ancora avuto abbastanza” gli dissi con un sorriso malizioso.
Mi lasciò libertà d’azione mentre facevo scorrere la mano su e giù sulla sua verga. Così come non si tirò indietro quando gli misi la lingua in bocca mentre gli massaggiavo le palle.

Avevo tra le mani quel grande uomo per il quale, lo riconosco, ho perso completamente la testa, con il suo lungo palo svettante in mezzo alle gambe muscolose. Così, senza perdere altro tempo, mi tirai su per sistemarmi a pancia in giù tra le sue gambe divaricate per ciucciargli le palle.
“Questo però Pietro non te lo fa” gli dissi.
Poi imboccai il suo scettro e cominciai a succhiarlo con passione. Mi staccai solo per incalzarlo: “Sono certo che non ti faccia nemmeno questo”
Sergio ansimava lasciandomi completo campo libero e così mi feci più spavaldo.
Quando gli infilai un dito nel culo lo sentii contorcersi di piacere e aggiunsi “E immagino nemmeno questo”
Poi tornai a succhiargli l’uccello senza smettere di massaggiargli la prostata.
“Ohh… si, cucciolo … così… continua”.
Ritenni che il suo corpo teso allo spasimo e, soprattutto, il suo cervello fossero pronti per il passo successivo.

Avevamo fatto un po’ di pratica prima della nostra separazione e gli avevo anche fatto provare qualche giocattolino che sembrava aver apprezzato, ma non ero certo che fosse ancora disponibile per questo.
Non disse però niente quando allungai la mano per prendere il lubrificante e, dopo una buona preparazione, potei notare come il suo corpo reagisse positivamente alla stimolazione anale. Così le dita diventarono due e poi tre.
“Tu mi fai impazzire… continua…”. Mugolò senza ritegno.

Non potevo credere che quell’uomo arrogante e presuntuoso si lasciasse andare in quella maniera, mettendosi completamente a mia disposizione.
Lo feci mettere supino con la testa leggermente reclinata oltre il bordo del letto, avvicinai l’uccello alla sua bocca e, senza bisogno di altre istruzioni, Sergio lo ingoiò voracemente, permettendomi di scoparlo in bocca con lenti movimenti del bacino. Mi chinai su di lui e cominciai a stuzzicare il suo con la lingua e con le labbra prima di metterlo in bocca a mia volta per iniziare il nostro primo 69.

Ma non avevo ancora capito fino a dove avrei potuto spingermi, così lo feci girare nuovamente facendolo sistemare sul bordo. Mi posizionai davanti di lui e gli tenni le gambe aperte.
Mi seguì con lo sguardo per tutto il tempo, ma non mi fermò.
Aggiunsi un po’ di lubrificante e inserii la cappella cominciando a spingere dolcemente al suo interno senza perderlo di vista.
Facendo attenzione a non essere precipitoso, cominciai a muovermi guidato dalle sue espressioni facciali e lo vidi passare attraverso tutti i diversi stadi di dolore, fastidio, accettazione, piacere, godimento.
Mi chinai spesso su di lui per pomiciare, alimentando la nostra complicità e intesa. Gli baciai i piedi e gli ciucciai gli alluci, rammaricandomi di non avergli fatto indossare i suoi fantastici stivali neri.
“Sono qui per te … Tu ed io siamo una cosa sola”. Gli dissi con tono complice.
Sorrisi quando lo vidi impugnare il suo cazzo e iniziare a menarselo.
“Eh no, bestione. Le regole le hai fatte tu. Anch’io sono convinto di sapere di cosa tu abbia bisogno”
Gli presi i polsi e ripresi a incularlo implacabilmente tirandolo verso di me per le braccia.

Mi mancava solo di verificare se fosse pronto a provare in prima persona cosa vuole dire essere sodomizzato, posseduto, dominato. Tutti concetti ai quali mi aveva fatto di nuovo abituare nel corso degli ultimi mesi.
Così mi fermai improvvisamente liberandogli i polsi, uscendo a malincuore dal suo caldo pertugio.
Lo smarrimento sul suo viso fu evidente.
Mi avvicinai a lui e gli sussurrai: “Sei il miglior amante con cui io sia stato e ti meriti il massimo. Girati, voglio farti provare emozioni nuove”
Lo feci mettere alla pecorina al centro del letto e ripetemmo quasi esattamente ciò che avevamo fatto poco prima a posizioni invertite.

Feci scorrere più volte il mio pene eretto lungo il solco tra le sue chiappe affinché le mie intenzioni gli fossero ben chiare, dandogli implicitamente l’ultima occasione per fermarmi.
Visto che non ne approfittò, lo penetrai e adagiai il mio corpo sulla sua schiena, allungando le mani sul suo petto per giocare con i capezzoli oppure scendere fino a massaggiargli l’asta eretta, coprendolo di baci lungo tutta la colonna vertebrale. Quindi gli feci appoggiare la testa sul materasso e iniziai a scoparlo piano, dolcemente, con passione, per poi aumentare gradualmente sia il ritmo che l’intensità, finché non mi ritrovai a incularlo selvaggiamente, con le mani che premevano forte sulla sua schiena.
La sensazione di dominio su quell’uomo fece l’effetto di una scarica di adrenalina
“Tu sei mio, cazzo. Soltanto mio. Dillo ai tuoi amici chi è il tuo stallone e quanto ti fa godere quando ti rompe il culo. Diglielo che sei pazzo di lui”
I suoi gemiti mi dettero conferma di quanto gli piacesse, così continuai a incularlo come un forsennato fino a quando, giunto al termine, mi vuotai i coglioni schizzandogli sulla schiena fiumi di sborra.
Mi inginocchiai esausto sui polpacci davanti a quel culo favoloso e visto che non si era ancora mosso colsi al volo l’opportunità di mungerlo. Infilata la mano tra le sue gambe e impugnato l’uccello, iniziai a segarlo sempre più velocemente.
“Godi bell’uomo. Godi per me”
Sergio venne a sua volta, emettendo un gemito strozzato.
Prima che si lasciasse cadere sul materasso gli diedi uno schiaffo sul culo e gli dissi: “Allora, va meglio adesso?”

Si mise supino, allargando le braccia sorridente per invitarmi vicino a lui.
“Che non ti vengano strane idee” mi disse una volta che gli fui accanto. “Nonostante non posso dire che mi dispiaccia essere scopato da te, non devi mai dimenticare chi è che comanda tra di noi”
Ci stava. Mi stava dicendo che era disponibile ad aprire il nostro rapporto a nuove infinite possibilità, ma che il suo ruolo di maschio alfa non era in discussione.
E a me andava assolutamente bene così.

Per suggellare il patto non trovai niente di meglio che rispondergli:
“Dipende tutto da te. Ormai sai che fino a quando riuscirai a tenermi testa trattandomi male, avrai una zoccola devota a tua disposizione. In fondo, per te è facile: basta solo che continui a essere la bestia che sei”
Mi fece un gran sorriso e si mise sopra di me tenendomi la testa ferma tra le mani mentre le nostre lingue si intrecciavano e lui mi schiacciava sotto al peso del suo corpo.

Caro lettore, grazie per essere arrivato a leggermi fino a qui, ma purtroppo nel resto della serata non è successo nulla che valga la pena di essere raccontato su questo portale.
Posso solo aggiungere che quella sera, prima di addormentarmi, ho riflettuto su come fossi fortunato ad averli tutti lì.

Il mio uomo, il mio compagno, il mio amico e il mio amante erano finalmente tornati a casa.
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