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Gay & Bisex

La gabbietta dell’uccellino: mia cugina … Roberto


di leatherbootsfetish
06.03.2023    |    7.806    |    16 9.4
"“Come da vostri ordini, padrone”..."
Da quando mi sono iscritto su questo incredibile portale, ho avuto modo di entrare in contatto con un sacco di persone interessanti con le quali sto condividendo alcune esperienze e fantasie.
Uno in particolare ha catturato la mia attenzione fin dall’inizio.
Lui dice di essere solo un ragazzo, ma in molte occasioni ha dimostrato una sensibilità e una passione fuori dal comune, abbinate a un’indole assolutamente depravata. Un mix al quale non ho potuto resistere.

Poche settimane fa mi ha accennato alle cinture di castità maschili ed io, facendo la figura del principiante quale sono, non avevo la più pallida idea di che cosa stesse parlando. Mi ha descritto nei dettagli sia le forme delle gabbie che gli effetti che queste provocano così, sempre ansioso di provare cose nuove, ho deciso che avrei dovuto farmi un’esperienza in merito.
Dopo una rapida consultazione on-line per capire quale modello fosse più adatto tra le mille opzioni disponibili, ho immediatamente provveduto all’acquisto di una gabbia in acciaio che, a differenza di quelle in plastica o silicone, era l’unica che offriva la possibilità di essere indossata ininterrottamente per lungo tempo.

Nel giro di pochi giorni il pacchetto è arrivato. L’eccitazione e la curiosità erano alle stelle così dopo un veloce lavaggio e disinfezione mi sono appartato per indossarla.
In dotazione c’erano tre anelli di diverse dimensioni, tipo cockring, a cui andava fissata la gabbia per il pene. Una volta indossato quello della giusta dimensione (non troppo stretto ma nemmeno troppo largo) accomodai il mio uccello nella gabbia. Il contatto con il metallo freddo mi diede un primo brivido non proprio piacevole, ma ero determinato ad andare avanti. Fissai la gabbia all’anello, chiusi il lucchetto e misi la chiave al sicuro. L’armatura avvolgeva tutta l’asta e il suo peso tirava l’uccello e i coglioni verso il basso.
Guardandomi allo specchio mi eccitai immediatamente e il mio cazzo rispose di conseguenza ma, dato che la gabbia gli impediva di gonfiarsi e distendersi naturalmente, mi trasmise un fastidio immediato e si ammosciò subito. Era una sensazione pazzesca: ero sempre più eccitato ma dovevo tenerlo calmo per evitare che si gonfiasse.
Una volta che mi sono assicurato che fosse tutto a posto, infilai un paio di pantaloni comodi e mi assicurai che da fuori non si notasse.
La tenni su per tutto il giorno e la sensazione di costrizione non mi abbandonò mai. Sapevo che avrei potuto liberarmene in qualunque momento ma mi sono ritrovato a immaginare come sarebbe stato se qualcuno avesse avuto le chiavi di quella gabbia e avesse quindi potuto decidere per me se e quando avessi potuto fare sesso. Un misto di terrore ed eccitazione mi invadeva ogni volta che ci pensavo e ogni volta il mio cazzo si risvegliava per poi ammosciarsi subito.
Arrivato a sera me la tolsi e la nascosi per evitare che il mio partner si facesse venire strane idee in testa e mi abbandonai finalmente ad una sega liberatoria.

Ma quel giocattolino aveva irrimediabilmente stimolato la mia fantasia e dovevo quindi trovare il modo di darle corpo. Così telefonai al mio amico Roberto.
Lui ama qualunque gioco di sottomissione e il suo fantastico culo è sempre a disposizione di qualunque maschio eccitato.
“Ciao Roberto” Gli dissi quando rispose alla mia chiamata. “Sto organizzando una serata speciale per una persona alla quale tengo tantissimo, ma che è anche molto esigente. Si tratta di un uomo di colore con un corpo da urlo e un cazzo che non si ammoscia mai. Ti può interessare?”
Immaginavo già la sua reazione e infatti mi rispose subito: “E me lo chiedi? Tu devi solo dirmi dove e quando”.
“Ti farò sapere non appena avrò organizzato tutto, ma dovrebbe essere per sabato prossimo. Tu intanto tieniti libero” lo salutai e riattaccai.
Il primo pesce era quindi nella rete e sapevo che non avrei dovuto faticare molto per farci entrare anche l’altro.

La mattina seguente, mentre stavo facendo colazione con Mike, uscii con una frase casuale del tipo: “Sai che mia cugina arriva in città sabato prossimo”. Lui non alzò nemmeno la testa dal giornale e mi rispose completamente disinteressato: “Non sapevo nemmeno che avessi dei parenti. Potresti invitarla per cena”.
“Non so, padrone, lei è una ragazza talmente ingenua. Non sono sicuro che sia una buona idea farvi incontrare” gli risposi mentre mettevo le tazze nel lavandino.
Chiamarlo “padrone” e dargli del “voi” era ormai diventato il nostro segnale. Aveva capito che stavo tramando qualche cosa e così conquistai immediatamente la sua attenzione.
Posò subito il giornale e mi chiese con fare inquisitorio: “Dimmi qualcosa di più di tua cugina”.
“Siamo cresciuti insieme e lei ha la mia stessa età. Quando eravamo più piccoli ci siamo frequentati molto, ma ultimamente abbiamo diradato i contatti”.
Mi stava guardando serio e mi ordinò: “E’ deciso. Sabato la inviterai per cena!”.
Lo guardai con sguardo sornione e gli risposi: “Come volete. Posso però stare tranquillo sul fatto che la tratterete come merita?”
Non aveva ancora capito dove volessi andare a parare, ma si fidava di me. “Ci puoi contare. Ti garantisco che sarò all’altezza”. Quando si alzò per andare al lavoro non mi sfuggì il rigonfiamento che premeva all’interno dei suoi pantaloni.

Diedi appuntamento a Roberto che mi raggiunse a casa per l’ora di pranzo.
“E’ tutto organizzato, ma ci sono due condizioni. A lui piacciono un po’ femminili e quindi dovrai indossare vestiti da donna”.
“Lo sai che non c’è problema”. Mi rispose prontamente
“Aspetta”, gli dissi. “Dovrai essere completamente depilato. Non vuole vedere un solo pelo su tutto il tuo corpo”
“La cosa mi eccita tantissimo. Ho sempre desiderato farlo. E l’altra condizione qual è?”
“Voglio evitare che nel bel mezzo della serata lui debba gestire il tuo cazzo in erezione. Per questa ragione dovrai mettere questa” e gli mostrai la gabbietta.
Vidi la sua faccia perplessa e lo incalzai. “Adesso te la faccio indossare. Vedrai che non è un problema”. Detto ciò, gli feci calare pantaloni e mutande e mi inginocchiai davanti a lui.
Feci passare le sue palle nell’anello in modo da tenerlo fermo, infilai il cazzo nella gabbietta e chiusi il lucchetto mentre Roberto seguiva, incuriosito, tutta la procedura.
“Mancano tre giorni all’appuntamento. Dovrai tenerla su giorno e notte fino ad allora in modo che tu possa abituartici. Dovrai tenerla anche sotto la doccia o mentre dormi. Ti aiuterà a entrare nel personaggio. Quando dovrai andare in bagno ti basterà sederti sul cesso, ma non potrai farla in piedi. Tutto ok per te?”
Vidi il suo sguardo eccitato mentre approvava la situazione con un cenno del capo.
“Devi imparare ad avere il controllo di te stesso. Ogni volta che accennerai ad un’erezione sentirai una sensazione di fastidio e ti si smorzerà subito. La chiave la tengo io per evitare che tu cada nella tentazione di togliertela. Tutto ok?
Ancora una volta annuì col capo.
“Ultima cosa. Non voglio farmi gli affari tuoi, ma pretendo un esame del sangue entro venerdì sera. Tutto ok?
“Sono a posto, mi controllo regolarmente e cerco di fare sesso protetto il più possibile. Non ci saranno problemi” mi rispose risoluto.
“Ottimo. Adesso rivestiti e torna in ufficio. Ci sentiamo stasera per i dettagli.”
Quando uscì notai che camminava con le gambe leggermente divaricate mentre prendeva confidenza con la gabbietta che aveva tra le gambe, così come avevo fatto io prima di lui.

Per completare la trasformazione di Roberto avevo però bisogno che il mio amico Francesco si occupasse dell’abbigliamento mentre Sonia, una professionista d’alto bordo, avrebbe garantito un trucco perfetto. Inutile dire che entrambi accettarono con entusiasmo l’incarico.
Quando Mike rincasò quella sera quasi non mi salutò nemmeno e mi chiese subito: “Tutto confermato per sabato?”.
“Certamente” gli risposi sorridendo. “Come da vostri ordini, padrone”.

Non seppi più nulla di Roberto fino alla sera dell’appuntamento, ma sapevo che i miei amici si erano occupati di lui come io non avrei saputo fare.
Stavo girato sui fornelli quando sentii il corpo di Mike aderire alla mia schiena e le sue braccia forti che mi circondavano. “E’ quasi ora, non vai a cambiarti?
“Roberta è qui per te. Noi ci conosciamo da anni. Non occorre che mi cambi” gli risposi mentre mi giravo per vedere cosa aveva deciso di mettere per la serata.
Mi bloccai quando vidi che il porco aveva indossato un paio di stretti pantaloni in pelle nera che facevano contrasto con dei fantastici stivali marroni. La felpa grigia che aveva scelto cadeva morbidamente coprendo completamente il cavallo dei pantaloni, nascondendo quindi alla vista il suo pacco e facendo così venire una voglia incredibile di scoprire quello che stava alla congiunzione di quelle cosce snelle e muscolose.
Roberto non avrebbe resistito un attimo, ma mi resi anche conto che il mio cazzo stava crescendo velocemente dentro ai pantaloni della tuta. Ormai mi sono rassegnato: questo è l’effetto che quell’uomo ha su di me fin da quando lo conosco.
Mollai tutto e infilai una mano sotto la sua felpa, tastando il rigonfiamento che sentivo sotto quei morbidi pantaloni.
Stavo accarezzandoglielo piano quando gli dissi: “Sei incredibilmente arrapante vestito così e mi sta venendo duro al solo pensiero di giocare un po’ con te. Che ne dici se buttassi all’aria la serata e ci divertissimo un po’ noi due soli?”
“Ormai è tardi tesoro” mi rispose dandomi un bacio con quelle sue morbide labbra carnose. “Hai voluto giocare e adesso giochiamo. Sappi che ho delle aspettative molto alte”. Tolse la mia mano dal suo pacco e la baciò piano sul palmo.
Poi accarezzò con le dita il mio cazzo che premeva contro i pantaloni della tuta e disse: “Devi imparare a controllarti” disse sorridendo. E mentre usciva dalla cucina aggiunse: “ma forse stasera che ce ne sarà anche per te”.
In quel momento suonò il campanello. Così aprii il cancello per far entrare la macchina di Roberto e mi misi ad aspettarlo sulla porta mentre Mike guardava la televisione.

Roberta era uno spettacolo!!!
I suoi lineamenti raffinati erano stati sottolineati con un trucco leggero che metteva in risalto gli occhi azzurri. Le labbra erano esaltate da un rossetto rosso e aveva una parrucca biondo cenere che ricadeva morbidamente sulle spalle nascondendo alla vista i lunghi orecchini pendenti.
“Sei bellissima” le disse con un sorriso radioso e la feci entrare sentendo che il mio cazzo si stava risvegliando.
Quando le presi il cappotto potei apprezzare la minigonna in pelle nera, le calze autoreggenti e la camicetta aperta sotto al quale si intravedeva un reggiseno imbottito in pizzo rosso. Era molto arrapante e sotto la gonna attillata la gabbietta era assolutamente invisibile.
Si vedeva che era abituata a questo tipo di abbigliamento perché riusciva a camminare flessuosa e sensuale nonostante gli stivali a tacco alto che indossava.
Si muoveva con naturalità e non era assolutamente volgare. Ad uno sguardo distratto, avrebbe potuto tranquillamente passare per una splendida donna.
Mike le venne incontro e tra i due scoccò immediatamente la scintilla.
“Mike, ti presento mia cugina Roberta. Roberta, Mike” dissi ma fu come se non esistessi più nella stanza tanto erano rapiti uno dell’altra.
“Devo ricordarmi di punire tuo cugino per avermi nascosto un tale fiore per tutti questi anni” le disse quel galantuomo prendendole una mano e portandola alla bocca.
“Vieni di là. Intanto che Paolo si occupa della cena voglio che mi racconti tutto di te”

Chiunque abbia vissuto un rapporto di lungo periodo conosce a fondo il proprio partner. Roberta non era assolutamente il tipo di Mike e io sapevo che tutta la sceneggiata era fatta solo per ingelosirmi. Ma il bastardo ci stava riuscendo perfettamente e mi maledissi per avergliene data l’occasione ma, come mi aveva detto lui poco prima, ormai eravamo in partita.
Per tutta la cena non fecero altro che flirtare come due scolaretti, ignorandomi completamente.
Chi conosce Roberta sa che non può resistere a un uomo che la corteggia. Passa frequentemente da un cazzo all’altro ed era evidentemente rapita da Mike, ma dentro di me pensai malignamente: “Fai pure la stronza, tanto le chiavi del tuo pisello sono in mano mia”.
Una volta terminato di mangiare dissi loro: “Io sparecchio e poi vado a letto. Credo che ve la caverete egregiamente anche senza di me”.
Si accomodarono sul divano ed io sparecchiai velocemente. Grazie alle telecamere di sorveglianza avevo la possibilità di seguire ogni momento della serata.

Non riuscivo a sentire esattamente cosa si stessero dicendo, ma era evidente che stavano diventando molto più intimi. Vidi Roberta farsi sempre più vicina a Mike fino a quando non allungò la mano sul suo pacco e lui la baciò sensualmente.
Continuarono a baciarsi a lungo fino a quando lei non prese l’iniziativa e gli tolse la felpa per accarezzargli il corpo nudo, mentre lui la baciava sul collo.
Lei allora si fece spavalda e, con mano esperta, gli slacciò i bottoni della patta e tirò fuori il suo cazzo eretto cominciando ad accarezzarglielo con le lunghe unghie finte.
Dal mio nascondiglio seguivo ogni mossa e il mio cazzo non stava più nei calzoni della tuta. Così me lo tirai fuori e cominciai a menarmelo piano immaginando di essere al posto di uno dei due.
Mike era incredibilmente eccitato e Roberta se ne accorse. Lo guardava languidamente negli occhi mentre si inginocchiava tra le sue gambe e glielo prendeva in bocca.
Era bravissima e non lo perdeva mai di vista. Poi, lasciandolo con i pantaloni aperti e il cazzo per aria gonfio di desiderio si alzò, gli mise il culo davanti agli occhi e cominciò a muoversi sensualmente facendo scorrere la gonna verso l’alto per mostrargli il perizoma inserito tra le chiappe.
“Togliti la camicetta” le ordinò Mike e lei, rimanendo di spalle, si sbottonò sensualmente la camicetta per poi buttarla lontano insieme al reggiseno imbottito.
“Adesso la gonna”. Come una troia consumata sbottonò il piccolo indumento e se lo sfilò dai piedi.

Nel vedere Roberta, completamente depilata, che ballava languida con indosso soltanto stivali, autoreggenti e perizoma, il mio uomo ed io arrivammo entrambi al culmine dell’eccitazione. Ma mentre io non potei fare altro che aumentare il ritmo della sega, lui si alzò in piedi davanti a lei e le ordinò di mettersi a quattro zampe. Roberta eseguì entusiasta e non appena fu pronta Mike le infilò di nuovo il cazzo in bocca tenendo con il bacino in avanti e le mani sui fianchi.
Non potendosi aiutare con le mani, Roberta faceva oscillare tutto il suo corpo mentre succhiava avidamente il cazzo di Mike.
Quando sembrò volere di più la fece rialzare mentre si toglieva rapidamente gli stivali e i calzoni e fece scorrere il suo palo lungo e venoso sullo spacco del sedere di Roberta che aveva ricominciato a muoversi sensualmente. Fece aderire il corpo a quello della sua amante facendole sentire tutta la sua virilità e cominciò ad accarezzare il suo petto con le sue lunghe braccia. Le torturò a lungo i capezzoli con le dita per poi scendere fino al pube e infilarle nel perizoma. Si bloccò improvvisamente quando si accorse della gabbietta.
“E questa cos’è” le chiese.
“Amore, questo è quello che Paolo mi ha detto di indossare per te” gli rispose languida la stronza.
Vidi Mike riflettere per un istante, poi la prese con forza e la piegò a novanta gradi con le braccia sul divano e le gambe divaricate esponendo il culo di quella poveretta ai suoi istinti più perversi.
Spostò di lato il filetto del perizoma e si preoccupò di insalivare il buco velocemente per poi entrare deciso per tutta la lunghezza del suo cazzo. Con una mano gli prese la parrucca e la gettò lontano per poi artigliare i capelli veri di Roberta in modo da tenerla ferma mentre aumentava la velocità.
Ancora una volta eravamo sulla stessa lunghezza d’onda e mentre mi focalizzavo sui lunghi orecchini che sbattevano sulle guance di Roberta, aumentai il ritmo della mia sega.
Mike sembrava un treno in velocità, sbuffava ad ogni colpo mentre lei gemeva di passione.
“Non sei altro che una troia” le diceva. “Chissà quanti cazzi hai già preso, ma adesso puoi aggiungere anche il mio alla tua collezione. Fammi sentire quanto sei zoccola e stringi quel buco come si deve”.
“Sei uno stallone. Fammi tua. Sfondami con quell’ariete. Dammelo tutto”.
Mike era completamente sudato e i suoi muscoli risaltavano su quel corpo lucido.


“Godi troia, che adesso ti riempio il culo”. Venimmo all’unisono pochi istanti dopo.
Mentre Mike si accasciava su quel corpo martoriato io guardai la chiazza di sperma che si stava allargando sui pantaloni della mia tuta.
Lui si rialzò ed uscì da Roberta dandole uno schiaffo sulle chiappe indolenzite e si sedette sul divano per infilarsi gli stivali.
“Devo parlare con Paolo. Tu rivestiti e aspettami qui”

Nel sentire quelle parole corsi velocemente in camera mia e vi arrivai pochi istanti prima che entrasse Mike, nudo con gli stivali addosso. Fece un accenno di sorriso quando vide la macchia sulla mia tuta, ma non accennò nulla al proposito.
“Vieni di là con me” mi ordinò.
Una volta che ci fummo riuniti si sedette sul divano e mi disse: “Apri immediatamente quella gabbia”.
“Ma … “. cominciai a dire.
“Niente ma”. Mi interruppe. E continuò con il suo tono autoritario: “Voglio quella gabbia. Vai a prendere le chiavi. Subito”.
Quando tornai con le chiavi mi ordinò di toglierla a Roberta e dargliela. Lei non riusciva a capire cosa stesse succedendo, ma si era resa conto della tensione.
Dopodiché Mike congedò Roberta con fare sbrigativo. Io la accompagnai all’uscita e, dopo essermi assicurato che se ne fosse effettivamente andata, tornai dal mio uomo.
“Allora, mi sembra che tu e mia cugina abbiate fatto amicizia”.
Il bastardo mi accarezzò dolcemente la guancia e guardandomi negli occhi disse: “Quando ho visto la gabbietta mi sono eccitato da morire. Sei stato bravo a pensarci”
E io ingenuamente gli risposi “Grazie. Sai che mi preoccupo sempre di te”
Mike aggiunse: “Però avevo la sensazione che mi mancasse qualcosa e adesso so che cosa. Non ero io ad avere il controllo della situazione e tu sai che non delego mai questo tipo di faccende”
Impallidii cominciando finalmente a capire.
“Avanti, mettitela” mi disse passandomi la gabbietta.
Sapevo di non avere scampo e che nemmeno se mi fossi buttato in ginocchio a supplicarlo sarebbe servito a nulla. Anzi, probabilmente l’avrebbe reso ancora più determinato.
Così come un automa feci di nuovo passare prima un coglione poi l’altro attraverso all’anello e infilai il pene nella gabbietta. Stavo chiudendo tutto con il lucchetto quando lui mi fermò: “Fermo. A questo penso io”
Fece scattare il lucchetto ed estrasse la chiave.
“Questa adesso appartiene a me” mi disse guardandomi trionfante. Poi passò un dito sulla macchia di sperma sulla mia tuta e se lo succhiò, aggiungendo: “E’ bello sapere che da adesso in poi anche questo dipenderà dalla mia benevolenza”.
Si alzò, mi prese per mano e mi disse: “Vieni andiamo a letto. Mi è venuta voglia di giocare un po’ con te”

Così, eccitato alla follia, sprofondai nel mio incubo peggiore. Ero completamente in suo potere …

… ma questa è un’altra storia.
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