Gay & Bisex
Non aprire quella porta - 8 - Una nuova vita
di leatherbootsfetish
26.01.2023 |
4.494 |
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"Mi pizzicava i capezzoli sorridendo, soddisfatto di vedere l’effetto devastante che aveva su di me e i suoi denti bianchi risaltavano su quel bel viso scuro..."
Non avevo la più pallida idea di che ora fosse quando venni svegliato da una fastidiosa musichetta metallica. Aprendo gli occhi a fatica mi resi immediatamente conto che Mike non era più nel letto e che il suo cellulare stava squillando. Uscì dal bagno completamente nudo e rispose senza fretta al telefono strofinandosi distrattamente il corpo con un largo asciugamano. Evidentemente si era svegliato prima di me ed era andato a fare una doccia per lavare l’odore della sera precedente.
Non sapevo chi fosse dall’altra parte della linea ma doveva essere qualcuno che lui conosceva bene perché il tono della voce era cordiale e cameratesco. Si scambiavano battute e parlavano di cose delle quali non ero al corrente e, di base, nemmeno mi interessavano.
Come di consueto non si fece nessuno scrupolo di essere completamente nudo e si mise a chiacchierare al telefono guardando distrattamente fuori dalla portafinestra dalla quale entrava la forte luce del sole che faceva risplendere il suo corpo color caffellatte.
Ogni tanto mi guardava di sottecchi e intuii che il suo obiettivo era quello di stuzzicarmi mettendosi in mostra per il mio godimento. Così decisi di rendergli pan per focaccia.
Mentre continuava a parlare guardando nel vuoto fuori dalla finestra mi alzai con fare indifferente, mi avvicinai piano, aderii con il busto alla sua schiena e appoggiai la testa sulle sue spalle impugnando con una mano il suo cazzo penzolante mentre con l’altra gli massaggiavo le palle.
La sua voce ebbe un sussulto ma si riprese subito continuando la telefonata.
Cominciai un lavoro di mano da dietro che sembrò gradire molto e così gli girai intorno continuando a prendermi cura del suo cazzo ormai completamente eretto. Mi accucciai davanti a lui sorridendo malizioso, senza mai perdere il contatto con gli occhi mentre continuava a parlare al telefono.
L’eccitazione lo distraeva dalla conversazione, si interrompeva, balbettava e gemeva. Così decise di chiudere la telefonata salutando frettolosamente la persona dall’altra parte.
Con un sorriso di sfida mi disse: “E così vuoi giocare!”
Mi fece alzare e mi portò davanti al grande specchio posizionato davanti al letto tirando fuori dalla cassettiera una calza con la quale mi bendò gli occhi.
Poi si mise dietro di me, mi abbracciò e cominciò ad accarezzarmi lentamente i pettorali e l’addome, tormentando con le dita i miei capezzoli turgidi. Mi baciò lascivamente sul collo mandandomi fuori di testa ed io mi abbandonai tra quelle braccia forti percependo il suo membro duro come il marmo che mi scorreva lentamente tra le chiappe. Mi resi conto che le gambe non mi reggevano più.
“Lo senti?” Mi sussurrò infoiato nell’orecchio.
“E’ così grande!” risposi con una voce languida da troia della quale mi stupii per primo.
“Quanto ti piace?”
“Da morire. Sono arrapato come un animale in calore”
“Dimmi cosa vuoi”
“Voglio averlo tutto dentro”
“Come si dice?”
“Per favore padrone, ficcamelo violentemente tutto su per il culo fino a farmi male”
Mi tolse la calza dagli occhi in modo da permettermi di seguire la scena che veniva riflessa dallo specchio. Mi pizzicava i capezzoli sorridendo, soddisfatto di vedere l’effetto devastante che aveva su di me e i suoi denti bianchi risaltavano su quel bel viso scuro.
“Cazzo quanto è figo, non può essere reale”, pensai nel mio stato di trance.
Le sue braccia scure scivolavano lente sul mio corpo mandandomi in estasi e i suoi occhi chiari erano puntati nei miei attraverso lo specchio mentre mi mordicchiava il lobo o giocava con la lingua dentro all’orecchio.
Ogni tanto allungava le mani fino ad accarezzarmi l’interno delle cosce ma evitava accuratamente di toccarmi il pene gonfio che avrebbe potuto esplodere da un momento all’altro.
Spinse in avanti il bacino premendo forte per farmelo sentire sul culo. Poi si staccò leggermente lasciando un po’ di spazio tra noi.
“Prendilo in mano” disse sorridendo
Allungai entrambe le mani dietro di me e cominciai ad accarezzargli l’asta mentre massaggiavo i grossi coglioni.
“Chi è il maschio?”
“Voi, signore
“E tu cosa sei?”
“Una femmina, la vostra femmina devota”
Sorrise soddisfatto delle mie risposte e strinse leggermente il braccio intorno al mio collo in modo da immobilizzarmi la testa mentre mi ficcava nuovamente la lingua nell’orecchio.
Poi mi prese per il polso e mi fece mettere la mano sul mio pene pulsante.
“Fai vedere al tuo uomo quanto sei eccitato” mi ordinò divertito.
E cominciai una lenta e languida sega, accarezzandomelo davanti all’immagine dei nostri corpi abbracciati riflessi nello specchio.
Io sono tutt’altro che minuto, ma in quel momento sembravo poco più di una piccola bambola tra le mani di quel maschio gigantesco e depravato.
Improvvisamente mi girò la testa e mi baciò per la prima volta prendendomi da dietro e lasciandomi senza fiato per la sorpresa. Un lungo bacio con la lingua, facendo scorrere la mano sul mio torace mentre sentivo il suo pene che premeva impaziente contro il mio culo.
Era pronto ad entrare, ma io decisi di prolungare quel momento di pura estasi e così mi divincolai dalle sue braccia interrompendo a malincuore quel primo contatto tra le nostre lingue.
Mi misi in ginocchio prendendo il suo cazzo tra le labbra, cominciando un lento lavoro di bocca e di lingua mentre gli massaggiavo le palle. Non riuscivo mai a prenderlo fino in fondo nonostante facessi del mio meglio.
Lui mi assecondava con lenti movimenti del bacino gemendo sommessamente.
Mi guidava tenendo una mano sulla nuca e ogni tanto me lo tirava fuori dalla bocca per poi bloccare la mia faccia contro il suo pacco in modo che potessi assaporarne l’odore e godere delle dimensioni. Ogni volta che lo vedevo, lo toccavo o lo succhiavo mi chiedevo come potesse essere così grande.
Poi me lo infilò di nuovo tra le labbra e me lo fece scorrere in bocca per tutta la lunghezza tenendo la nuca con una mano e il mento con l’altra, bloccando la mia testa.
“Cazzo che bocca che hai. Non ho mai incontrato un pompinaro bravo come te. Non smettere!”
Era chiaro che stava andando piano per poter continuare quel gioco all’infinito Ogni tanto si chinava a pizzicarmi i capezzoli con le dita affusolate oppure mi accarezzava la testa affettuosamente come si fa con un cane, fissandomi continuamente dall’alto della sua posizione dominante.
Mi staccai da quella verga e cominciai a far scorrere la lingua all’interno delle cosce così da ritrovarmi le sue palle sulla faccia. Lo sentii contorcersi dal piacere ma non volevo ancora che venisse.
Gli baciai l’addome per poi risalire fino a succhiargli i capezzoli, accarezzando i suoi fianchi snelli con entrambe le mani, per poi tornare alle sue labbra carnose e ficcargli la lingua in bocca.
Ero inebriato dal suo sapore e dal profumo della sua pelle e mi resi conto che non stavo più pensando a cosa fare per soddisfarlo ma che stavo usando l’istinto per dare piacere al mio amante. Non stavo più pensando a lui, lo stavo percependo.
Lo feci indietreggiare lentamente fino al letto continuando a baciarlo, con le lingue che mulinavano nelle nostre bocche.
Lo feci sdraiare mettendo la testa sul cuscino e lui incrociò le braccia dietro la nuca mentre gli succhiavo avidamente le lunghe dita del piede e gli accarezzavo le gambe.
Evidentemente si rese conto che lo stavo portando al limite, così si alzò e mi fece mettere a quattro zampe, mi sputò sul buchino e cominciò a inumidirlo. Poi infilò un dito, mi venne vicino con il viso e mi sussurrò all’orecchio: “Sei pronto?”
“Per voi sempre, mio signore” risposi lascivo.
“Come si dice?”
“Per favore, cazzo, fate presto!!!”
Tornò dietro di me, sputò ancora una volta sul buco aperto ed entrò. Il mio corpo lo accolse come fosse un guanto mentre il mio respiro si fermava.
Si appoggiò sulla mia schiena e mi penetrò con affondi lenti e profondi, stringendomi un braccio attorno al collo e baciandomi in continuazione mentre gemevo di piacere.
Poi decise che voleva guardarmi in faccia mentre mi faceva godere. Così si sdraiò nuovamente sui cuscini con le braccia dietro alla testa e io non esitai a impalarmi da solo su quella verga svettante.
Andavo su e giù sempre più velocemente continuando a guardarlo, fino a quando lui mi ribaltò di schiena sul materasso a gambe larghe mettendosi sopra di me, senza uscire dal mio culo.
Con lui immobile sopra di me e il suo palo dentro il mio corpo, cominciai a segarmi come una furia e venni rapidamente con lunghi schizzi che spalmò lentamente con la mano, accarezzando il mio addome.
Poi mi offrì le dita da leccare e mi mise il pollice tra le labbra in modo che io potessi ciucciarglielo.
Uscì da me e si rimise disteso sui cuscini mettendosi a disposizione della mia bocca e delle mie mani. Così lo impugnai alla base in modo da potermelo sbattere sulla lingua e sulle guance per poi continuare a succhiare l’asta e baciare la punta.
Lo portai a conclusione facendogli una sega mentre le mie labbra si serravano su quel manganello per non lasciar scappare nemmeno una goccia.
Eravamo esausti e sudatissimi così che quando mi accolse tra le sue braccia io mi accoccolai al suo fianco inebriandomi dell’odore del suo corpo.
Restammo in quella posizione per qualche minuto cercando di riprendere fiato. Poi all’improvviso, con una voce incredibilmente rilassata, mi chiese: “Come ti senti?”
Ci misi un attimo a raccogliere le idee e gli risposi serio senza guardarlo negli occhi: “Prima di te non sono mai stato con un uomo e non ho mai nemmeno lontanamente provato il desiderato di farlo. Da qualche giorno però non riesco a smettere di pensare a te e ho sempre voglia del tuo cazzo. Non ne ho mai abbastanza ma non riconosco la troia nella quale mi hai trasformato. Sono molto confuso e non capisco più cosa mi stia succedendo”
Rise di gusto e mi disse: “Tranquillo, tutti abbiamo una parte femminile dentro di noi. Io ho solo risvegliato quella che dormiva in te”.
“Quindi mi stai dicendo che sono diventato gay?”
“Non credo, ma da questo momento in poi dovrai decidere come gestire il maschio e la femmina che convivono in te”.
Con un tono rilassato continuò: “Guarda me, per esempio. Io non ho preferenze particolari e faccio sesso ogni volta che voglio sia con uomini che con donne. Qualche volta anche con tutti e due insieme contemporaneamente. Non mi interessa il sesso dei miei partner e nemmeno la loro età. Ma mi intrigano le situazioni fuori dall’ordinario e devo essere sempre io a guidare il gioco”
“Quindi io sono solo il tuo burattino?”
“Con te sta diventando qualcosa di molto diverso e non ho ancora deciso come gestirlo.
Te la sei giocata molto bene in questi giorni e sei riuscito più volte a sorprendermi. Il sesso tra noi è diventato sempre più intenso e passionale e con quell’atteggiamento da ragazzino ingenuo e spaesato che ti ritrovi, ho sempre voglia di scoparti in qualunque posizione. Ma non c’è niente di meccanico o scontato tra noi e sento che siamo spesso in sintonia”
Non capii fino in fondo le sue parole, ma interruppe bruscamente i miei pensieri dandomi uno schiaffo sul sedere e dicendo: “Devo assolutamente fare una cosa. Vestiti, scegli quello che ti pare dal mio armadio e usciamo. Ma prima devi farti una doccia. Puzzi di sperma come una puttana”
Facemmo la doccia insieme ed io mi preoccupai di lavarlo accuratamente, insaponandolo ovunque per poi risciacquarlo con cura. Passai un telo morbido dappertutto e mi assicurai che tutto il suo corpo fosse perfettamente asciutto.
Non perdevo nessuna occasione per dare modo alle mie mani di accarezzare quel corpo e Mike si lasciava fare qualunque cosa, godendo delle attenzioni che gli dedicavo.
Quando poi si appartò per fare una telefonata, io aprii il suo armadio per cercare qualcosa da mettermi. Non avevo più alcuna soggezione delle cose che gli appartenevano. Anzi, indossando i suoi jeans e una delle sue felpe avevo come la sensazione che fosse lui ad avvolgermi.
Guardandomi allo specchio non potei però fare a meno di notare che i suoi vestiti, su di lui sempre molto attillati, cadevano sul mio corpo in maniera più morbida.
Rientrò in camera e, sorridendo, mi diede un’occhiata di approvazione: “Credo che tu abbia bisogno di qualche vestito nuovo, ma intanto può andare”.
Poi aggiunse: “Aspetta, manca qualcosa” Rientrò pochi minuti dopo con un paio dei suoi boxer presi dalla cesta della roba sporca.
“Metti questi”.
Senza obiettare mi levai i jeans e infilai i suoi boxer usati. Il mio cazzo rispose immediatamente, riprendendo vigore.
Mentre si vestiva io feci un salto nella stanza proibita, scelsi un paio di stivali texani marroni a punta e lo raggiunsi alla macchina.
Prossimo episodio: "Il senso dell'appartenenza"
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