Gay & Bisex
Non aprire quella porta - 13 - Il ritorno a casa del mio padrone
di leatherbootsfetish
13.02.2023 |
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"“Come faccio a competere con le sue dimensioni?” Mi domandai sconsolato..."
Finalmente era arrivato venerdì e Mike sarebbe tornato entro sera. Mi svegliai eccitato da questa consapevolezza e mi resi conto che non vedevo l’ora che quel giorno volgesse già al termine.Dopo una rapida doccia e una colazione veloce decisi di andare in palestra a scaricare la tensione.
Indossai la tuta di Mike che, purtroppo, dopo il mio lavaggio aveva perso l’odore irresistibile del suo corpo. Anche se indosso a me non faceva certo lo stesso effetto che su di lui, l’idea di indossare le mutande non mi passò nemmeno per la testa. Misi un ricambio d’abiti puliti in una borsa e uscii.
Essendo la mattina di un giorno feriale c’erano molte meno persone rispetto al sabato precedente e si trattava perlopiù di donne in giovane età che lottavano per tenersi in forma.
Il nome di Mike mi aprì ogni porta e non fu necessaria nessuna formalità per entrare.
Nonostante il veloce training che avevo ricevuto pochi giorni prima, mi resi conto che non ero in grado di eseguire correttamente nessun esercizio e mi feci quindi aiutare da Eugenio che quel giorno era di turno come istruttore.
Eugenio era decisamente simpatico e facemmo subito amicizia. Mi chiese i dati per poter creare un programma di allenamento specifico per me e mi mostrò le diverse macchine seguendomi durante tutto l’allenamento.
Notai che era molto in confidenza con le signore presenti e sembrava tutt’altro che insensibile ai loro complimenti. Immaginai che se ne fosse scopata più d’una grazie al suo modo di fare spigliato, al fisico muscoloso e al bozzo che si intuiva sotto alla tuta. Dava l’impressione di essere in perenne erezione e continuava a sistemarselo con la mano.
Passai un paio d’ore sudando copiosamente sotto la guida attenta di Eugenio che tra una ripetizione e l’altra non perdeva occasione per presentarmi alle varie signore che incrociavamo. Quell’ambiente squallido e puzzolente continuava a non piacermi, ma dovetti riconoscere che offriva incredibili possibilità di incontri.
Mentre mi allenavo potevo osservare i corpi sodi e tonici delle donne presenti attraverso gli onnipresenti specchi senza farmi notare troppo e ricambiavo con un sorriso complice ogni volta che mi rendevo conto che loro stavano facendo altrettanto nei miei confronti. Il mio cazzo era sempre ben in evidenza sotto la tuta ed ero orgoglioso di metterlo in mostra.
Al termine del percorso abbandonai il mio istruttore alle sue ammiratrici e mi avviai alle docce maschili, che quella mattina erano ovviamente deserte.
Mi insaponai completamente tenendo gli occhi chiusi per evitare di irritarli con lo shampoo e sentii una mano che prendeva possesso del mio cazzo. Mi sciacquai velocemente, aprii gli occhi e mi ritrovai di fronte Eugenio, sotto alla mia stessa doccia, completamente nudo. Evidentemente mi aveva seguito al termine dell’allenamento e si era spogliato velocemente senza farsi vedere.
Mi guardava negli occhi, in silenzio con il mio cazzo molle in mano, incerto su quale sarebbe stata la mia reazione.
Sorrisi e senza dire una parola gli misi una mano sulla testa facendo pressione verso il basso costringendolo ad accucciarsi davanti a me, mentre mi appoggiavo con le spalle alle piastrelle bagnate.
Avendo ricevuto il mio tacito permesso, non esitò a baciarmelo ripetutamente mentre io mi gustavo la scena dall’alto, titillandomi i capezzoli con entrambe le mani.
Impugnò il mio cazzo molle e infilò la lingua all’interno del prepuzio. Lo succhiava e lo mordicchiava delicatamente e il mio cazzo cominciò a rispondere alle sollecitazioni diventando barzotto.
Quella lingua lavorava sapientemente di punta man mano che il mio pene si gonfiava stimolando frenulo e taglietto con veloci leccatine. Quando raggiunse il massimo dell’estensione Eugenio si dedicò all’asta, percorrendola per tutta la lunghezza con lente e avvolgenti leccate per poi infilarsi il glande tra le labbra e cominciare a succhiare con impegno e devozione.
Era bravo e si vedeva che doveva avere fatto molta pratica. Il suo cazzo eretto pulsava allo spasimo e mi venne da pensare che fossi io e non le signore presenti la causa dell’erezione che avevo intuito nei pantaloni della sua tuta durante tutto l’allenamento. Mi immaginai la sofferenza di quel povero ragazzo mentre gli avevo fatto inconsapevolmente penzolare il cazzo e le palle davanti agli occhi per tutto quel tempo.
Dato che in quel momento la sua bocca si trovava all’altezza giusta, mi girai e spinsi il culo in fuori offrendo a quella lingua esperta il mio buco aperto. Eugenio ci si fiondò immediatamente lavorandomelo sul contorno e picchiettandone l’entrata.
Pensavo di impazzire dall’eccitazione e sentivo scariche di piacere che mi scorrevano lungo tutta la schiena fino ad arrivare al cervello. Allargai le gambe ed Eugenio si infilò sotto di me a leccare il perineo fino all’attaccatura delle palle per poi mettersele in bocca prima una poi l’altra e succhiarle con passione.
Sarei esploso in pochi minuti se non l’avessi fermato tirandolo in piedi e non gli avessi infilato la lingua in bocca. Lo baciai a lungo tenendogli le mani sulle tempie mentre lo schiacciavo con il mio corpo contro il muro divisorio della doccia. Le sue mani correvano veloci sulla schiena fino ad accarezzarmi entrambe le chiappe mentre io strusciavo il mio cazzo contro il suo con movimenti profondi del bacino.
Poi lo girai, gli feci appoggiare le mani sulle piastrelle e feci scorrere più volte l’asta eretta del mio pene nello spacco tra le sue chiappe e sul suo buco, premendolo duro ma controllando la velocità.
Stava impazzendo dal desiderio. “Ti prego, dammelo. Voglio sentire quel palo dentro il mio culo. Adesso” implorò infoiato.
Ed io entrai con decisione impalandolo sotto l’acqua che continuava a scorrere lubrificando i nostri corpi eccitati. I suoi muscoli rettali mi risucchiarono in quell’antro caldo e stretto mentre Eugenio inarcava la schiena e sporgeva il culo verso di me per accogliermi fino in fondo, gemendo come una troia.
In preda all’eccitazione dovuta a quel rapporto inaspettato, riconosco che in quel momento non mi passò per la testa l'idea di cercare un preservativo.
Lo tenevo per i fianchi e gli davo delle botte lente ma violente, alle quali lui reagiva ansimando e ripetendo ossessivamente: “si, si, ah, aghh…”.
Uscivo lentamente per dargli modo di apprezzare tutti i rilievi delle vene del mio cazzo per poi buttarglielo dentro più velocemente fino a far sbattere le mie palle contro il suo sedere.
Aumentando gradualmente la velocità aumentarono di conseguenza anche i suoi gemiti di piacere e quando mi resi conto che mi stavo avvicinando al termine lo ributtai in ginocchio davanti a me, gli forzai le labbra con le dita e svuotai il prodotto dei miei coglioni dentro quella bocca spalancata tendendo tutti i muscoli nell’estasi dell’orgasmo.
Rimasi a guardarlo ansimando con la schiena appoggiata al muro e le braccia penzoloni lungo il mio corpo mentre lui ciucciava felice le ultime gocce del cazzo che si stava rilassando, fissandomi in viso.
Lo abbandonai in quella posizione sotto alla doccia scrosciante, sempre senza aver detto una sola parola … e senza aver ricambiato in alcun modo il favore.
Dopo essermi rivestito tornai alla macchina fischiettando. Se qualcuno avesse chiesto solo un’ora prima la mia opinione sulla sessualità di Eugenio, avrei risposto senza esitazione che fosse etero e ciò mi fece riflettere sulla facilità con la quale ci si può sbagliare nel giudicare le persone.
La tappa successiva sul mio itinerario fu il barbiere da cui mi feci dare una spuntata ai capelli e una regolata alla barba.
Pensai anche di comprare un regalo di bentornato per Mike ma desistetti dall’idea riflettendo sul fatto che nessun domestico si preoccupa di fare regali per il rientro del proprio padrone.
Decisi invece di tornare a casa e mi stesi in piscina sul lettino a godermi i raggi del sole caldo. Feci anche qualche vasca per tenere i muscoli pompati in previsione della serata.
La mente vagava rilassata e a un certo punto, sgranando gli occhi ebbi un’illuminazione.
Il suo viaggio d’affari era esistito veramente? Me lo aveva comunicato all’ultimo momento ed era partito all’improvviso senza lasciare dettagli. Non mi aveva mai chiamato per tutto il tempo della sua assenza e, per quanto ne sapevo io, avrebbe potuto aver passato le ultime quattro notti in città dormendo in albergo.
Possibile che avesse organizzato tutto per farsi da parte e lasciarmi libero di trovare la mia strada da solo?
Ma ancora una volta riflettei sul fatto che non avrei mai conosciuto la verità e che, in fondo, nemmeno mi interessava.
Francesco, Sonia, Alessandro, Giovanna, Eugenio. Avevo fatto le mie scelte consapevolmente e avevo agito di conseguenza.
Quando mi arrivò il messaggio che diceva che sarebbe stato a casa due ore più tardi, cominciai i preparativi.
Andai in bagno e mi lavai internamente come mi aveva insegnato Francesco e feci poi una doccia approfondita per assicurarmi di essere assolutamente pulito e profumato. Per ogni evenienza, feci anche un po’ di pratica con il dildo, superando le difficoltà iniziali dell’inserimento nel mio intestino per poi riuscire ad accoglierlo completamente.
Una volta che ebbi finito di prepararmi mi passai le dita tra i capelli per sistemarli come piaceva a me e indossai il mio grembiulino da lavoro in pelle al quale abbinai sia le polsiere che il collare in cuoio.
Poi tirai fuori dal suo armadio i jeans stretti che aveva indossato in occasione della nostra uscita nel locale leather e li abbinai agli stessi stivaloni alti e neri, aggiungendo una cintura alta. Non volevo che indossasse nient’altro.
Misi tutto sul suo appendiabiti e gli riempii la vasca da bagno. Infine, indossai gli stivali e mi misi in attesa.
Sapevo che non avrebbe tardato rispetto all’orario che mi aveva comunicato, così mi preparai vicino alla porta e lo vidi arrivare, perfettamente puntuale, indossando i jeans e gli stivali che gli avevo messo in valigia di nascosto. Sapevo che li aveva indossati per far piacere a me e vedendolo con quell’abbigliamento mi scappò un sorriso mentre mi domandavo come facesse un uomo duro come quello a entrare così abilmente nella testa delle persone.
Quando varcò la soglia il suo sorriso illuminò tutta la stanza. Resistetti all’impulso di buttarmi tra le sue braccia perché sapevo che era proprio quello che si sarebbe aspettato che io facessi.
Invece gli presi i bagagli e con un tono assolutamente formale e distaccato gli chiesi: “Il signore ha fatto buon viaggio?”
Il suo sorriso si spense all’improvviso e lessi un momento di incertezza nei suoi occhi. Poi capì e stette al gioco.
Con uno sguardo di sfida replicò: “E’ stato un viaggio proficuo, grazie per averlo chiesto”
Poi aggiunse: “E qui? È successo qualcosa di importante durante la mia assenza?”
“Niente di cui il signore non sia già al corrente” gli risposi con uno sguardo sardonico e notando il suo sorriso divertito.
“Ah. Solo per comunicarle che al momento non ho più nessuna relazione stabile”. Questo almeno non l’aveva pianificato lui, riflettei senza però esserne completamente convinto.
“Tutto a posto?” chiese improvvisamente serio.
“Assolutamente si. Ho pensato che fosse più opportuno rimanere concentrato su ciò che è realmente importante”.
Sorrise e rispose: “Molto bene, me ne compiaccio”
“Credo che il signore sia stanco. Così ho pensato di prepararle un bagno caldo e qualche vestito pulito. Troverà tutto di sopra. Io, intanto, mi occuperò dei suoi bagagli”
Lessi la preoccupazione sul suo volto e notai che si girò verso di me più volte salendo le scale. Evidentemente l’avevo spiazzato. Niente stava andando come si era probabilmente aspettato e non sapeva quindi cosa aspettarsi.
E lui detestava non avere il pieno controllo della situazione.
Andai nei miei appartamenti a vuotare i suoi bagagli decidendo cosa dovesse andare in lavatrice e cosa invece potesse tornare nel suo armadio. Presi un paio dei suoi boxer e li portai al naso inspirando profondamente. Stavo inebriandomi del suo odore quando Mike apparve sulla soglia della porta, vestito esattamente come avevo deciso io.
Non poteva aver avuto il tempo di fare il bagno che gli avevo preparato. Probabilmente l’impazienza aveva preso il sopravvento e si era cambiato velocemente per tornare da me.
Quegli stivaloni guidavano lo sguardo sui jeans stretti che mettevano in evidenza la sua dotazione importante. La parte superiore del suo corpo scuro era nuda e permetteva di spaziare la vista su quel corpo liscio e muscoloso.
Ogni volta che lo vedevo vestito in quella maniera, così virile e potente, sentivo annullarsi ogni mia resistenza mentre il desiderio invadeva la mia testa ... e gonfiava il mio cazzo. Così rimasi a bocca aperta accucciato a terra in mezzo ai vestiti da lavare con le sue mutande sul naso.
Si avvicinò a me lentamente facendosi spazio con un piede tra la biancheria sporca e nella mia testa con quel suo sguardo penetrante. Quando il cavallo dei suoi jeans si arrestò a pochi centimetri dalla mia faccia ebbi una sorta di déjà-vu. Ma adesso era cambiato tutto. Ero cosciente di cosa sarebbe successo e avevo una voglia irrefrenabile che accadesse.
Troneggiando su di me con quell’oscena protuberanza tra le gambe iniziò: “Quando ordino qualcosa mi piace essere obbedito. Avevo chiaramente detto che sarebbe stata una settimana di incontri di lavoro e quindi avevo evitato di mettere dell’abbigliamento inutile in valigia, dato che l’avrebbe appesantita inutilmente. Qualcuno ha invece inserito altre cose contravvenendo ai miei ordini. Tu ne sai niente?
“Chiedo perdono. Solo adesso mi sono reso conto del mio sbaglio. Vi prometto che non lo farò più” risposi stando al gioco.
Mi prese per i capelli strusciando la mia faccia sul suo pacco e disse. “Cosa devo fare con te? Possibile che non impari mai? Andiamo di là!”
Mi prese per il collare tirandomi a quattro zampe verso il divano mentre sentivo che il mio cazzo era teso allo spasimo. Mi lasciò e si sedette davanti a me facendo in modo che io mi trovassi in ginocchio in mezzo alle sue gambe, perfettamente cosciente dell'effetto dirompente che gli stivali che indossava avevano su di me. Si protese con il busto verso di me fissandomi con quegli occhi incredibilmente intensi a pochi centimetri dai miei.
“Sono molto arrabbiato per la tua continua disobbedienza. Questa volta non so se riuscirai a farti perdonare, ma puoi provarci”.
Si lasciò andare sullo schienale, così salii strusciandomi lungo il suo corpo per baciargli e succhiargli i capezzoli usando le mani per accarezzare tutto quel corpo. Poi scesi con la bocca verso il suo addome piatto premendo una mano sul suo pene assaporandone le dimensioni mentre con l’altra gli accarezzavo una gamba.
Si alzò in piedi dandomi modo di leccarglielo attraverso i jeans, per poi slacciare la cintura e i primi bottoni mentre continuavo a baciargli e leccargli il ventre.
Feci scendere leggermente i jeans leggeri mentre continuavo a baciarlo sempre più in basso fino all’attaccatura del pene. Glielo liberai adagiandolo sul palmo di una mano mentre con l’altra andavo a prendere i suoi coglioni, feci scorrere la lingua sia sulla cappella che lungo l’asta fino ad arrivare ai peli del pube. Poi me lo misi in bocca cominciando a ciucciare fino a quando non divenne durissimo.
Mike mi teneva la mano sulla testa lasciandomi libero di prendere l’iniziativa, rimarcando però il mio ruolo di sottomesso che soddisfaceva le sue voglie.
Io baciavo e succhiavo quella trave e i coglioni sottostanti tenendo le mani sulle sue cosce muscolose mentre lui gemeva facendo smorfie di piacere e mi veniva incontro con leggeri movimenti del bacino.
Quando si risedette sul divano lo spogliai completamente per poi infilargli nuovamente gli alti stivali e prendere di nuovo in bocca quel palo pulsante mentre lui accarezzava la mia testa come fossi un cagnolino.
Allora decisi di aumentare il ritmo tenendo le mie mani sui suoi stivali mentre osservavo gli effetti del piacere che gli stavo dando.
Volevo inebriarmi del suo sapore e del suo odore così ricominciai a leccarglielo e succhiarglielo, impugnandolo forte con una mano e solleticandogli i coglioni con l’altra fino a che non si liberò con una smorfia, riempiendo la mia bocca del suo sperma.
Quando si riprese mi guardò dall’alto e mi disse serio: “Non sai quanta voglia avessi di tornare a casa”. E aggiunse sorridendo: “Direi che te la sei cavata bene e che per ora sei perdonato”
Mi distesi sul divano di fianco a lui con i residui del suo seme ancora in bocca. E gli sussurrai con calore: “Non sai quanta voglia avessi che tu tornassi a casa”.
Poi mi misi a cavalcioni sulle sue gambe e lo baciai con la bocca che sapeva del suo sperma. “Bentornato” gli dissi con calore.
Rimanemmo nudi in quel soggiorno tutta la sera. Volle sapere tutto della mia settimana e delle mie esperienze, facendomi scendere fino nei particolari più intimi e personali.
A un certo punto mi resi conto che era passata l’ora di cena così gli proposi di rivestirci e uscire in cerca di un ristorante ancora aperto.
“No" disse. "Stasera non voglio dividerti con nessuno”. Mi infilò la lingua in bocca baciandomi con passione.
Quando si staccò da me e si alzò in piedi vidi che aveva il cazzo di nuovo eretto. Mi prese per mano e mi guidò di sopra.
Mi buttò sul letto e mi prese in tutte le posizioni facendomi godere come un animale fino a quando ci addormentammo esausti sopra le lenzuola, ancora con i nostri stivali indosso.
Il sole era già alto quando decidemmo di alzarci e ci ficcammo sotto la doccia continuando a giocare con i nostri corpi. Poi scesi a preparare la colazione che consumammo insieme nel suo letto.
Teneva il braccio attorno al mio collo e giocava con le dita sul mio capezzolo duro quando improvvisamente mi disse: “È stata una settimana lunga e oggi non ho voglia di fare niente. Che ne dici se restassimo a casa e organizzassimo una piccola grigliata in piscina con Sonia e Francesco?”.
Mi sembrò una buona idea, anche se rimasi sorpreso del fatto che era la prima volta che chiedeva la mia opinione su qualcosa.
“Devo solo fare un paio di cose al computer. Nel frattempo, potresti approfittarne per andare a fare la spesa” disse alzandosi dal letto.
Così rimisi a posto la camera, infilai rapidamente il paio di pantaloni in pelle e corsi a fare la spesa dopo aver infilato un paio di stivali adatti.
Al mio rientro trovai Mike intento a fare gli onori di casa con Francesco e Sonia. Indossava un costumino tipo “speedo” di colore giallo che creava un forte contrasto con la carnagione scura del suo corpo e metteva in evidenza la dotazione che tentava di contenere.
Sonia era come sempre di una bellezza sconvolgente nonostante l’assenza di trucco. Il suo ridottissimo bikini metteva in risalto le curve sinuose e il corpo tonico.
Le lettere M e D tatuate sul suo sedere erano racchiuse all’interno di un cuore. La prima volta che l’avevo incontrata non le avevo notate, ma mi ricordai che in quell’occasione la mia attenzione era andata completamente in altre direzioni.
Mi salutò con un languido bacio in bocca dicendo “Com’è che non mi hai ancora chiamato?” e intanto allungò la mano ad accarezzarmi il pacco che si risvegliò all’istante.
Francesco mi venne incontro sorridente nel suo costume a calzoncino. Mi abbracciò dandomi un bacio sulla guancia e mi accompagnò in cucina a sistemare la spesa.
“Ho visto le iniziali tatuate sul sedere di Sonia. Ma quanti cavolo siamo ad averle?” Gli chiesi.
Ridendo di gusto lui rispose “Non ne ho la più pallida idea, ma ogni tanto appaiono qua e là”. E aggiunse: “Sonia è da sempre innamorata di Mike. Non conosco la sua storia ma so che farebbe qualunque cosa per lui. Per fortuna che sei arrivato tu perché cominciavo a sentirmi il terzo incomodo”.
Tornammo in piscina giusto in tempo per vedere Mike e Sonia che stavano scopando con foga sdraiati sul lettino e continuarono beatamente senza curarsi di noi.
Ma alla vista di quei due corpi avvinghiati mi venne immediatamente duro e non mi era possibile nascondere l’erezione.
Francesco se ne accorse subito e allungò la mano sul cavallo dei miei pantaloni fissandomi con uno sguardo che non lasciava dubbi sulle sue intenzioni. Sapeva sempre come prendermi e soprattutto sapeva che all’interno di quei pantaloni ero sempre pronto.
Fece scorrere la mano sulla superficie di pelle liscia lasciando che arrivassi al massimo dell’erezione.
Lo lasciai fare mentre giocava con il mio arnese e gli ficcai la lingua in bocca, completamente in trance.
Poi si accucciò continuando a leccarlo attraverso quel materiale lucido, sbottonò la patta e strusciò la faccia sul mio cazzo svettante, baciando e succhiando asta e testicoli.
Ci buttammo sul dondolo in giardino continuando a baciarci. Gli stuzzicai i capezzoli duri mentre lui infilava le mani sotto alla mia maglietta accarezzandomi il petto con una foga animalesca.
Poi mi venne sopra strusciandosi contro la mia erezione mentre io gli infilavo le mani all’interno dei boxer da bagno strizzandogli le chiappe e infilando il medio nello spacco delle sue natiche sode.
Continuava a titillarmi i capezzoli con la lingua mandandomi fuori di testa.
In un secondo ci ritrovammo nudi entrambi. Mi alzai e lo sistemai a pecorina con le braccia appoggiate sullo schienale e cominciai a lubrificargli il buchino con la mia saliva. Francesco non resisteva più. Si alzò e cominciò a farmi un pompino da favola leccando la cappella e imboccando tutto l’arnese duro.
Ma io volevo di più. Lo ributtai sul dondolo a gambe aperte, lo inumidii ulteriormente e penetrai in lui con decisione.
Il suo culo era caldo ed accogliente come le volte precedenti e lo guardavo fisso negli occhi per interpretare le sue smorfie mentre il mio pene si faceva strada dentro lui. Poi i miei affondi si fecero più potenti e così i suoi gemiti. Le lingue mulinavano nelle nostre bocche mentre riflettevo su quanto adoravo quel giovane ragazzo che si dava a me completamente ogni volta che poteva.
La posizione non era però delle più comode e il nostro giaciglio continuava ad oscillare. Così ci scambiammo il posto e lui si impalò sul mio cazzo svettante. Poi si alzò, si inginocchiò e me lo prese in mano cominciando a menarmelo su e giù velocemente.
Ero arrivato al limite. Così mi alzai in piedi, gli misi una mano sulla nuca e lo tenni fermo mentre mi masturbavo davanti alla sua faccia. Tirò fuori la lingua pronto a ricevere il mio sperma in bocca ma gli schizzi caddero ovunque sulle sue guance, sui capelli e sugli occhi.
Si tirò su e mi baciò con l’alito che sapeva della mia sborra. Ero pronto a ricambiare il favore ma mi confessò che era venuto senza nemmeno toccarsi.
“Certo che scopi proprio bene. Mi prenoto per il prossimo giro”. Mi disse Sonia da dietro le mie spalle.
Nessuno di noi due si era accorto che Sonia e Mike ci stavano guardando, nudi ed eccitati. Guardai Francesco e scoppiammo a ridere per poi darci un bacio complice sulla bocca.
Era arrivato il momento di mettere qualcosa sulla griglia ma non potevo certo avvicinarmi nudo al fuoco e mi resi conto che non avevo un costume da bagno.
Così chiesi a Francesco di accompagnarmi di sopra a scegliere un costume tra quelli di Mike e lui accettò con gioia. Cercammo ovunque nei suoi cassetti ma scoprimmo che Mike possedeva soltanto costumi a slip.
“Come faccio a competere con le sue dimensioni?” Mi domandai sconsolato.
Francesco mi venne in aiuto ancora una volta. “Non cercare mai di competere con lui, sicuramente perderesti. Devi solo essere te stesso”. Così indossai uno dei suoi ridottissimi slip e mi resi conto che, tutto sommato, mi difendevo egregiamente.
Fu una grigliata molto piacevole nella quale misi tutto me stesso e la mia perizia in cucina.
Ma non riuscivo a togliere gli occhi da Sonia e dal suo corpo da favola e mentre fantasticavo su quello che avrei voluto fare con lei, il cazzo rimaneva eretto in bella vista dentro quel ridotto costumino.
Così decisi di prendere l’iniziativa rischiando il tutto per tutto. Mi avvicinai a lei e guardandola negli occhi le dissi ad alta voce in modo che sentisse anche Mike: “Mi hanno insegnato che in questa casa l’ospite è sacro. Se la signora volesse ancora approfittare dei miei servizi sappia che io sono disponibile”
Mike scoppiò a ridere mentre Sonia, alzando il sopracciglio con fare perplesso, replicò: “Così tu pensi di essere abbastanza uomo per soddisfare una donna come me?”
Le cinsi la vita con un abbraccio forte facendole sentire tutta la mia virile eccitazione attraverso il costume leggero e la baciai.
Poi la sfidai “Adesso che non puoi contare sul vantaggio della sorpresa penso di potermi difendere egregiamente”.
Mi occupai di lei e dei suoi bisogni cercando di interpretare i suoi desideri e facendo durare i preliminari all’infinito. Le baciai i seni generosi stuzzicandole i capezzoli mentre scendevo tra le sue gambe con la mano libera.
Vidi Mike rientrare in casa con Francesco in modo da lasciarci campo libero mentre io continuavo a toccare, baciare, strizzare ed accarezzare ogni parte del suo corpo.
Sonia gemeva in uno stato d’eccitazione che non le era abituale dato il suo lavoro, mentre la leccavo nella sua intimità.
Finché non decisi che era pronta. Mi tolsi quel minuscolo costume ormai fradicio dei miei umori e la penetrai con forza sull'erba curata del prato. Avevo il pieno controllo della scopata e i movimenti del mio bacino erano perfettamente sincronizzati con il suo corpo. Quella figa accogliente si stringeva sul mio cazzo mandandomi fuori di testa. La pompai a lungo fino a quando non vidi la sua bocca spalancarsi e gli occhi sgranarsi mentre il suo corpo si tendeva per l'orgasmo.
Continuai a penetrarla finché non mi scaricai dentro di lei con un gemito liberatorio.
Rimanemmo per qualche minuto sdraiati sul prato a coccolarci. “Devo proprio confermare che in questa casa l’ospite viene trattato come si deve” mi disse.
Mi diede un lungo bacio e si alzò per buttarsi in piscina ed io la seguii tuffandomi in acqua completamente nudo.
Riapparvero e si unirono a noi anche Mike e Francesco che, a giudicare dalla faccia stravolta di quest’ultimo, dovevano essersi divertiti insieme all’interno della casa.
Il resto del pomeriggio trascorse tra scherzi, battute e risa così come è normale in un gruppo amici.
Prossimo episodio: "La fine dell'inizio"
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