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Gay & Bisex

Non aprire quella porta - 14 - La fine dell'inizio


di leatherbootsfetish
16.02.2023    |    3.654    |    18 9.4
"Tornai da lui con il collare in mano e mi girò subito di spalle prendendomi le mani dietro alla schiena..."
Chiudemmo la giornata con un aperitivo a bordo piscina preparato direttamente da Mike ma, avendo esagerato come sempre, quando salutammo i nostri ospiti sentii di essere un po’ brillo. Anzi, si può senz’altro dire che fossi decisamente su di giri.
Mike mi guardò sorridendo: “Mi sembra che oggi qualcuno si sia dato un bel po’ da fare e si sia divertito parecchio. Mi sbaglio?”
“Cazzo che pomeriggio”. gli risposi allegramente: “Da ripetere presto”.
“Adesso però rimetti tutto in ordine mentre vado a cambiarmi” disse entrando in casa.
Ancora completamente nudo, raccolsi tutti i bicchieri e rimisi a posto ogni cosa.
Dato che Mike non era ancora sceso andai alla base delle scale e gli urlai “Preparo qualcosa per cena? Hai voglia di qualcosa in particolare?” Ma le parole mi si strozzarono in gola quando lo vidi scendere lentamente dalla scala, gradino per gradino, vestito con un paio di chaps sotto ai quali indossava i suoi stivali neri. Il pacco era chiuso all’interno di un costumino in pelle con dei piccoli bottoni automatici inseriti sul davanti che tiravano nel tentativo di contenere tutta quella dotazione.
Il padrone era tornato!

“Oggi la mia cena sarai tu” disse fissandomi serio negli occhi e aggiunse con un tono che non ammetteva repliche: “Credo che ci sia qualcosa di simile nel tuo armadio. Vatti a cambiare immediatamente”.
Le sue parole, il tono della voce e quello sguardo non lasciavano presagire nulla di tranquillo per la serata, così feci come mi aveva ordinato. Corsi in camera e indossai i miei chaps a pelle, finendo con gli stivali da cavallo che mi piacevano tanto. Per ogni evenienza, mi sparai abbondante gel lubrificante dentro al buco.
“Portami il tuo collare” mi urlò dall’altra stanza.
Tornai da lui con il collare in mano e mi girò subito di spalle prendendomi le mani dietro alla schiena. Non so da dove tirò fuori un paio di manette che mi mise ai polsi immobilizzandoli.
“Ultimamente ti sono venute delle strane idee, ma queste dovrebbero fartele passare”.
Serrò le manette, quindi mi ordinò di girarmi e mettermi in ginocchio davanti a lui. A fatica piegai le gambe cercando di non perdere l’equilibrio, si sporse verso di me appoggiando l’inguine sulla mia faccia per prendere il collare dalle mie mani e mentre me lo agganciava al collo disse: “Tu sei libero di fare quello che vuoi, come vuoi, quando vuoi e con chi vuoi.”
Poi, quando dette la stretta finale avvicinò la bocca al mio orecchio e con una voce bassa e passionale aggiunse piano: “Ma non devi mai dimenticare che il tuo padrone sono io”
In ginocchio davanti a quel corpo statuario con gli occhi all’altezza del suo inguine gonfio gli risposi al colmo dell’eccitazione: “Servo vostro, mio signore”.
Allungò lo stivale dandomi un leggero calcio su un fianco per farmi perdere l’equilibrio e caddi di lato sul tappeto morbido mentre lui si spostava davanti al mio viso in modo da sovrastarmi con tutto il suo corpo. Da quella posizione potevo vedere soltanto i suoi stivali lucidi e senza l’aiuto delle braccia o delle mani per rialzarmi potevo soltanto strisciare ai suoi piedi.
Ero quindi in balia dei suoi desideri più perversi.

“Questo è il tuo posto: ai miei piedi! Cerca di mettertelo bene in testa una volta per tutte” disse serio.
Sputò sulla punta di uno stivale e me lo porse ordinando: “Pulisci”.
Avevo visto questa scena un migliaio di volte nei film porno BDSM che stavano nella stanza proibita e non mi sembrava vero di poterla interpretare dal vivo. Cominciai a strisciare verso di lui ed ero quasi arrivato a toccare lo stivale con la lingua protesa che lui fece un passo indietro, allontanandosi.
“Ormai so cosa eccita quella tua testolina libidinosa e ho deciso che da ora in poi non ti renderò più la vita così facile. Se vorrai qualcosa, te la dovrai conquistare”. Così mi misi d’impegno e ricominciai a strisciare sul pavimento verso quegli agognati stivali. E lui si ritrasse ancora.
Torsi il collo per trasmettergli uno sguardo di supplica e lessi un ghigno divertito sulle sue labbra.
“Sono alti, neri, lucidi. Maschi. E tu li vuoi perché sai che al loro interno c’è il piede sudato del tuo padrone. Sei proprio un feticista di merda, ma adoro vederti strisciare ai miei piedi come un verme”. Aveva aumentato la mia determinazione, così ricominciai a strisciare verso di lui.
Quando finalmente lo raggiunsi, Mike non si mosse. Tirai fuori la lingua e la passai su tutta la superficie pulendo perfettamente quello stivale. Avrei voluto risalire leccando la pelle di quei magnifici pantaloni lisci e lucidi assaporando gli avvallamenti e i rilievi dei muscoli sottostanti fino ad arrivare al punto di unione delle gambe, ma non riuscivo ad alzarmi a causa delle manette.
“Adesso che hai avuto quello che volevi, tocca a me divertirmi un po’” disse sollevandomi di forza dal pavimento, rimettendomi in ginocchio davanti alle sue gambe.

Tenendomi per i capelli, si appoggiò la mia faccia sul pacco così da farmi percepire chiaramente il suo cazzo eretto dentro al costume in pelle. Me la costrinse e se la passò lì sopra più volte, affinché potessi rendermi conto delle dimensioni oltre che della sua eccitazione. L'odore della pelle di quel piccolo indumento misto a quello dell'intimità sudata che conteneva mi fece cedere le gambe dal desiderio.
“Lo vedi come me lo fai diventare duro? Adesso tiralo fuori, ma visto che non puoi usare le mani non ti resta che arrangiarti con la bocca” disse spingendo il bacino verso di me.
Appoggiai le labbra al suo pacco e cominciai a cercare i bottoni automatici con i denti. Una volta sganciato anche l’ultimo, il costumino si aprì e il suo cazzo mi schiaffeggiò la faccia.
Cercai di prenderlo con la bocca ma Mike mi ordinò: “Chiudi subito quell'antro da bocchinaro. Non è ancora il momento”. E io eseguii. Strusciò lentamente la cappella su tutta la mia faccia, accarezzò le mie labbra serrate, la passò sulle guance e sugli occhi. Quando me la metteva sotto il naso le mie narici si riempivano di quell’acre odore di maschio, scaricando adrenalina in tutto il mio corpo.
Avevo il cazzo teso come un arco.
“Per piegare un porco assatanato e voglioso come te non c’è niente di meglio di un po’ di astinenza forzata” disse ridendo.

Poi mi tirò su di nuovo e mi fece appoggiare gli avambracci ammanettati sul cuscino del divano in modo che il mio corpo fosse piegato a novanta gradi con il culo bene in evidenza, completamente a sua disposizione. Con il piede mi fece allargare leggermente le gambe e rimasi in quella posizione, eccitato alla follia, preparandomi psicologicamente all’inevitabile.
Mike appoggiò il cazzo tra le mie chiappe cominciando a passarlo lentamente sullo spacco.
“Lo senti com’è duro?”
“Lo voglio tutto”.
“Quello che vuoi tu non ha nessun valore. Avrai solo ciò che io deciderò di darti”
Poi puntò l'asta sul mio buchino e cominciò a giocarci picchiandoci sopra con una serie di piccole frustate, facendola scorrere sopra e sotto o premendo l’entrata, ma senza mai inserirla.
Io stavo andando fuori di testa. “Vi prego padrone, farò tutto quello che vorrete, ma adesso credo di essere stato punito a sufficienza. Ficcatemelo in culo come si fa con le puttane”
“Bene, vedo che cominci a capire come devi comportarti”. Mi diede uno spintone con il piede per farmi cadere sul divano e venne a sedersi di fianco a me.

Si stravaccò sul cuscino facendo scorrere il sedere fino al bordo, con il cazzo che svettava verso l’alto in mezzo all’apertura di quei chaps in pelle.
“Adesso puoi prenderlo in bocca” disse mentre accendeva la televisione davanti a lui.
Mi affrettai a strisciare sul divano e imboccare quel palo teso cominciando a ciucciare freneticamente.
“Chi ti ha detto di succhiare? Prendilo in bocca e stai fermo” mi ordinò mentre mi sistemava la testa appoggiandola di lato sul suo addome, lasciandomi il cazzo duro in bocca e gli occhi sulla televisione accesa.
E così potei finalmente vedere cosa stesse guardando. Su quello schermo gigante scorrevano le immagini della sega che gli avevo dedicato nella stanza proibita. Stavamo quindi rivedendo la registrazione della mia performance di due giorni prima.

Mentre seguivo le immagini che scorrevano sullo schermo tenendo il suo uccello in bocca, mi resi conto che la mano di Mike era arrivata all’altezza del mio fallo teso.
Ma non lo stava impugnando, semplicemente ci stava giocando. Lo accarezzava piano con le dita e faceva scorrere le unghie dalla base dell’asta fino alla punta e viceversa.
Mi stava mandando ai matti.
“Da come ti stai bagnando mi sembra di capire che ti piaccia” mi disse senza staccare gli occhi dal televisore.
“Per favore, padrone, non resisto più ….”. Cercai di bofonchiare con quel palo tra le labbra. Ma lui parve non aver sentito la mia preghiera e continuò a solleticarmelo come se nulla fosse.
Ogni tanto gli piaceva far risalire la mano e distrarsi con i capezzoli, torturandomeli e pizzicandoli con le dita.
Stava semplicemente giocando con la sua bambola sessuale.

“Questa è la scena che preferisco. Sei veramente un grandissimo maiale! Ma come ti vengono in mente certe porcherie?” rise divertito mentre in televisione scorrevano le immagini della mia voluttuosa leccata di dita al termine della performance.
Finito il filmino, spense la televisione e mi liberò finalmente i polsi. Mi tolse il cazzo dalla bocca e, tirandomi su con violenza, lo sostituì con la sua lingua.
“Tu non sei normale” disse interrompendo il bacio. Mi sorrise e aggiunse: “Quando l’ho visto mi sono dovuto tirare subito una sega, immaginando che ci fosse la tua mano al posto della mia”
“Sono contento che tu l’abbia gradito” gli risposi sorridendo con i miei occhi, ancora lacrimanti per lo sforzo, fissi nei suoi. “Ma non ti dirò mai chi fosse l’oggetto dei miei desideri mentre sborravo a fiumi” aggiunsi.
Lo feci sdraiare sul divano mettendomi prono in mezzo alle sue gambe fasciate dai pantaloni di pelle nera, lo liberai definitivamente del piccolo indumento intimo gettandolo lontano e mi appropriai di nuovo del suo pene, baciandolo sulla cima e sul taglietto per poi succhiarlo avidamente. Mi guardava compiaciuto e mi diede il ritmo tenendo le mani sulla mia nuca e sulla testa. Ma potevo finalmente muovermi come più mi pareva e la palla del gioco era di nuovo in mano mia.

Le mie mani correvano sul suo corpo accarezzando i muscoli dell’addome e del petto, stringendo forte i capezzoli finché non lo sentivo lamentarsi, gemendo.
Ogni tanto mi fermavo e mi sbattevo la sua mazza sulle guance o sulla lingua, per poi riprendere a leccare e succhiare con nuovo vigore, senza tralasciare i grossi testicoli. Mi piaceva inumidirglielo per poi soffiarci sopra e osservare gli spasmi di quel cazzone.
“Cazzo, mi stai facendo impazzire” disse con una smorfia sul viso. Pensai con gioia che mi stavo prendendo la rivincita e adesso toccava a lui soffrire.
“E ho appena iniziato” gli risposi.
“Basta così, andiamo di sopra” ordinò alzandosi in piedi. “Voglio darti una lezione che ricorderai a lungo” e cominciò a salire le scale trascinandomi appresso a lui, impugnando saldamente il collare che avevo al collo.
Mi mise in ginocchio alla base del letto con il busto sul materasso, sputò al centro del mio sedere scoperto e mi penetrò lentamente dopo aver lubrificato il buchino in profondità.
Nonostante l’allenamento pomeridiano e quella preparazione, ogni volta che quel mostro entrava dentro di me mi mancava il fiato, ma mentre si faceva spazio nel mio intestino il dolore veniva quasi subito sostituito da un piacere intenso che non avrei voluto finisse mai.

Gemevo mentre, tenendomi per i capelli, mi schiaffeggiava i glutei e aumentava gradualmente il ritmo.
Si chinò su di me e mi infilò la lingua nell’orecchio, giocando al suo interno. Sapeva che è qualcosa al quale non so resistere.
Poi mi sussurrò eccitato: “Tu sei mio. Soltanto mio” e intanto spingeva il bacino avanti e indietro con affondi profondi.
“Sono vostro” risposi di rimando.
“Chi è il tuo padrone?” Sentivo il suo alito caldo contro la mia faccia.
“Soltanto voi, mio signore”
Cercò la mia bocca e io ricambiai il bacio accarezzandogli la testa mentre il ritmo aumentava sempre più. Mi accarezzava la schiena e la teneva premuta sul materasso mentre mordicchiava il lobo del mio orecchio.
Ogni tanto mi copriva le tempie e le guance di baci, sollevando la mia testa da dietro. Ma il ritmo accelerava sempre di più e con esso il mio godimento.
Prese entrambe le braccia e le piegò dietro la mia schiena imprigionandole con una mano mentre continuava a pompare. Mi teneva fermo impugnando la cintura dei chaps, cavalcandomi come fanno i cowboy sui cavalli imbizzarriti. Sentivo la sua verga che entrava e usciva mentre urlavo stravolto dal piacere.

Poi mi girò supino e appoggiò la pianta dei miei piedi sui suoi pettorali così che mi ritrovai con il bacino proteso verso l’alto e il buco bello aperto davanti a lui. Ritornò dentro di me con determinazione dopo avermi più volte sbattuto violentemente la verga sul buco.
Io ero ormai allo stremo e cominciai a masturbarmi, ma lui sembrava non averne ancora abbastanza e continuava a entrare e uscire con sempre maggiore forza fino a quando mi fece scendere dal letto e mi mise in ginocchio davanti a lui ordinandomi: “Prendi la punta in bocca e resta fermo. Non succhiare, non muovere la lingua. Fermo!”
Serrai le labbra attorno alla cappella e rimasi immobile mentre, con un paio di impercettibili colpi del suo bacino, la mia bocca si riempì improvvisamente del suo seme vischioso.
“Bene così: nutriti del nettare del tuo padrone. Bevi direttamente dalla sua sorgente” disse con la voce strozzata.

In ginocchio, fermo davanti a lui con il suo cazzo in bocca, succhiai e deglutii tutti quegli schizzi fino all’ultima goccia rischiando di strozzarmi, mentre con gli occhi gli trasmettevo la mia devozione.
Poi, sempre fissandolo dalla mia posizione sottomessa, spinsi indietro il busto rimanendo in ginocchio con le gambe piegate sotto di me e cominciai a masturbarmi come una furia fino a quando il mio addome e il mio petto si riempirono di sperma.

“Aggghhh” gemetti durante lo spasmo devastante. A causa del trattamento subito e dell’eccitazione che mi stava facendo scoppiare i coglioni, continuavo a schizzare e colare sborra. Mi aveva spremuto come un limone.
Mi tirò su e mi baciò facendo mulinare la lingua nella mia bocca, stringendomi forte affinché il mio sperma si spargesse ovunque sul suo corpo.
Infine, esausti, ci sdraiammo sul letto a riprendere fiato.

“Tu sei una strana cosa” mi disse rompendo il silenzio. “Non ho mai avuto dubbi che sarei riuscito a domarti e fare in modo che tu non potessi fare a meno del mio cazzo. Sono piuttosto bravo a manipolare le persone, volevo fare di te il mio schiavo sessuale e le evidenze dimostrano che ho raggiunto l’obiettivo”.
“Senza alcun dubbio” gli risposi guardandolo in viso con un leggero sorriso, facendo scivolare le dita sul suo mostro dormiente. “Tu sei riuscito a trasformarmi in una troia ciucciacazzi-rottinculo e quando sei vicino a me non resisto dal metterti le mani addosso. Mi farei scopare da te in ogni momento della giornata, se ciò non comportasse danni permanenti al mio cervello oltre che al mio corpo”.
“Per me vale esattamente lo stesso” Mike continuò serio. Ma io non capivo dove volesse andare a parare.
“Non è semplicemente sesso e non voglio sentire parlare di cazzate tipo amore o sentimenti. È qualcosa di più: è unione, identità, complicità e appartenenza. È pura chimica! Non sono abituato a dover gestire chi cerca di tenermi testa sfidandomi in continuazione. Ma tu sei un piccolo stronzetto insolente che devo continuare a tenere sotto pressione per evitare che prenda il sopravvento e mi scappi dalle mani.”

Era una rivelazione sconcertante. Quell'omone nero stava dicendo che, a modo suo, teneva a me!?!
Riuscii a trattenermi dal saltargli addosso un’altra volta e preferii rispondergli: “Avrò sempre bisogno che tu mi educhi e che mi punisca per i miei sbagli. Ormai non posso più farne a meno”. Poi aggiunsi sorridendo. “Ma ricorda che io sono un po’ duro di comprendonio”.
Lo baciai e lui ricambiò il mio bacio abbracciandomi forte la schiena con quelle mani grandi e nere, per poi scendere a darmi una strizzata energica alle chiappe.
“Adoro questo tuo culo. Sembra fatto apposta per essere scopato. Devo però fare attenzione a non rovinartelo … troppo” mi disse ridendo.
Avrei ripreso a giocare con lui in quello stesso istante se non fosse che avevo il sedere in fiamme per il trattamento che aveva appena dovuto subire.
“Per stasera è stato già abbastanza maltrattato ed è bene che abbia il tempo di riprendersi” gli risposi.
Così impugnai il suo braccio, tenendolo stretto mentre mi giravo su un fianco dandogli le spalle e mi addormentai felice, protetto da quella morsa che premeva forte sul mio corpo per tenerlo indissolubilmente inchiodato al suo.

I giorni nostri

Oggi sono ancora al servizio del mio padrone e sono sempre pronto ad esaudire ogni suo ordine, senza discutere e senza farmi stupide domande su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Mike mi ha accompagnato per un lungo percorso alla scoperta della mia sessualità, facendo di me un uomo libero che ama il sesso in - quasi - ogni sua forma. Ha saputo trovare la chiave giusta per entrare nella mia testa e io l’ho accolto dandogli tutto me stesso.
Lui è sempre il mio signore, ma io sono diventato il suo consigliere, il suo confidente e, talvolta, anche il suo confessore.
Commetto ancora tanti errori a causa dello spirito ribelle e anticonformista che mi porta a essere molto lontano dai livelli di obbedienza e di perfezione richiesti in questa casa e ogni volta che commetto qualche sbaglio sa punirmi duramente come merito.

Grazie a lui frequento ambienti alla moda, ho conosciuto donne straordinarie che fanno a gara per venire a letto con me e ho tanti uomini, potenti e no, che posso annoverare tra i miei amici più intimi.
Ma soprattutto ho uno splendido scopamico che adoro e del quale non potrei mai più fare a meno. Ci vediamo spesso e ci divertiamo molto insieme.

Non posseggo altro tipo di calzature al di fuori degli adorati stivali dei quali sono assolutamente un feticista e la mia collezione si allarga di continuo. Li abbino di preferenza ai jeans oppure ai pantaloni in pelle in quanto quel materiale liscio, morbido e profumato non smette mai di eccitarmi alla follia.
Me ne frego del giudizio della gente e li indosso molto di frequente, beandomi degli sguardi invidiosi che molte persone dedicano al rigonfiamento tra le mie gambe.
Dato che è piuttosto raro che io porti le mutande, scelgo quasi esclusivamente calzoni e jeans dotati di bottoni.

Mi godo il privilegio di una casa confortevole, un lavoro ben pagato e tanto tempo libero a disposizione che impiego principalmente tenendomi in forma, incontrando persone nuove o uscendo con gli amici. Ma anche divorando libri.
Inoltre, sono spesso in viaggio per il mondo al seguito del mio padrone.

Non so mai cosa rispondere a chi mi chiede se sono gay o bisex, attivo o passivo, singolo o accoppiato, libero o impegnato anche perché non mi riconosco completamente in nessuna di queste definizioni. Cerco di vivere la vita come viene, con l’unico obiettivo di cogliere tutte le opportunità che mi offre.
Riconosco di essere fortemente attratto dalle persone fantasiose che riescono a coinvolgermi di testa e che sanno intrigarmi indipendentemente dal genere, dall’età o dall’aspetto fisico, ma non mi mancano certo occasioni per del sano sesso fine a sé stesso. È sicuro che gli uomini con gli stivali ai piedi riceveranno sempre un’attenzione particolare da parte mia.

Mi piace sperimentare, devo provare qualunque cosa almeno una volta e, soprattutto, adoro giocare. Ma non essendo propriamente un bravo ragazzo, sembra che io abbia una straordinaria abilità nel mettermi continuamente nei casini.

Io sono “semplicemente” Paolo … e sono felice di aver aperto quella porta.
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