Gay & Bisex
Trasformazione: quella sera in cui Sergio…
di leatherbootsfetish
02.08.2024 |
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"Sto per darti ciò che vuoi”
Potendolo guardare da vicino e dal basso, quella nerchia appariva ancora più grande, imponente e prepotente e sapevo quanto ne..."
Questo è lo stesso episodio descritto nell’altro racconto della stessa serie. Mentre questo descrive il mio punto di vista, quello è stato scritto a quattro mani sulla base di quanto riferito dal co-protagonista.
Il lettore deciderà da che parte stare.
“Arrivo tra un’ora” diceva il messaggio scritto nel suo consueto stile lapidario.
Sapevo che non sarebbe mai stato puntuale, così avrei avuto tutto il tempo per prepararmi e mentre il rasoio scorreva sulla pelle portandosi via anche gli ultimi residui di quella che una volta era stata una barba folta e curata, mi trovai per l’ennesima volta a chiedermi come fosse possibile che mi ritrovassi ancora una volta in questa situazione.
Avevo giurato a me stesso che non sarei mai più ricascato in queste dinamiche nei rapporti a lungo termine, ma non posso fare a meno di riconoscere che quell’uomo mi attizza un casino e quando mi guarda, mi tocca oppure semplicemente mi parla, perdo completamente il lume della ragione.
Sergio mi ripete spesso che la mia natura è di compiacerlo e, gradualmente, me ne sono fatto una ragione annullandomi in lui, assecondando passivamente qualunque suo desiderio ed eseguendo ogni suo ordine, con l’unico obiettivo di arrivare a leggere la soddisfazione sul suo volto.
Inoltre, da quando si è praticamente trasferito da me ha monopolizzato qualunque mia attività sociale, tanto che non ho più avuto alcuna possibilità di frequentare nessun altro.
Non ci avevo pensato un attimo quando, qualche tempo fa, si è fatto consegnare una copia delle chiavi di casa mia e non mi era sembrato vero quando, in pochissimo tempo, ha fatto in modo di trasferire un bel po’ della sua roba da me.
“Così non ho lo sbattimento di dovermi organizzare ogni volta che mi viene voglia di passare la notte con te” era stata la sua motivazione e ormai trascorre così tanto tempo da me che certe volte sono io a sentirmi ospite a casa mia.
Ma mi godo ogni momento passato insieme. Adoro percepire la presenza, talvolta invadente, di quel ragazzone che si aggira per casa con grande confidenza e ancora di più mi piace il risvolto che ha preso la nostra relazione, trasformatasi in modo molto naturale in un rapporto piuttosto stabile, nel quale i ruoli si sono via via definiti in maniera molto precisa.
I suoi modi sono rimasti rudi e autoritari tanto che ogni volta che cerco di impormi non esita a rimarcare il suo ruolo di maschio alfa, ma gradualmente sono diventati molto meno aggressivi e sempre più coinvolgenti, quasi intimi.
Mi sembra infatti che abbia cominciato ad apprezzare la complicità e il gioco che si sono instaurati naturalmente tra due personalità complementari, anche se assolutamente diverse, come siamo noi.
E poi c’è il sesso: ancora duro e violento, ma molto più appassionato, divertente e incredibilmente appagante.
Mi rendo conto che non abbia fatto alcuna fatica a trasformarmi nella sua troia ma, per contro, mi sembra che stia imparando ad accettare la sua bisessualità e che riesca a gestire sempre meglio la relazione con un altro uomo, riuscendo ad andare oltre la semplice scopata mordi e fuggi.
Abbiamo una meravigliosa attrazione mentale che porta l’uno a intuire immediatamente i desideri dell’altro. Così non gli è stato difficile capire che ogni volta che indossa i suoi stivali può approfittare del suo docile schiavetto come più gli piace.
Insomma, siamo passati dall’avere un rapporto esclusivamente fisico a qualcosa di più completo e, dal mio punto di vista, molto coinvolgente.
Lui è il mio uomo ed io sono il suo.
Si trova incredibilmente a suo agio con i miei amici, tanto che, quando usciamo insieme a loro non si nasconde più e nemmeno nasconde il nostro rapporto, lasciandosi addirittura andare a pubbliche manifestazioni di affetto, abbracciandomi e baciandomi senza più vergognarsi, così com’è normale in un rapporto di coppia. So quanto gli piaccia che gli stiano sempre tutt’intorno mettendolo al centro dell’attenzione e, dato che non sanno nulla della nostra intimità e delle nostre dinamiche personali, più di uno mi ha confidato tutta la sua invidia per avere quella montagna di muscoli a mia disposizione.
D’altra parte, Sergio trasuda sesso da ogni poro e quando lo vedo emergere sopra alla folla, quando me lo ritrovo nel letto e, soprattutto, quando è dentro di me, non posso che essere pienamente d’accordo con loro.
Mi guardai allo specchio e mi resi conto che il percorso di trasformazione lungo il quale mi stava guidando non era solo psicologico, ma anche fisico.
Conoscendo la sua fissa per i peli corporei, non avevo trovato nulla di strano quando mi aveva costretto a depilare completamente il corpo che ormai stentavo a riconoscere nell’immagine riflessa.
Sto diventando più grosso grazie all’allenamento forzato e agli assurdi intrugli che mi sta facendo prendere e la pelle liscia e senza peli mette in risalto i muscoli decisamente più definiti. Pur avendo sempre avuto cura di me stesso, non sono mai stato alla ricerca di un corpo palestrato, ma dovetti riconoscere che ciò che stavo vedendo mi piaceva molto.
Tra l’altro, sebbene io non abbia un uccello fuori dalla norma, l’inguine completamente glabro me lo mette in risalto insieme alle palle, facendo apparire tutto più grande e più evidente.
Ma la barba non era mai stata un’opzione. Me ne sono preso cura con amore ed erano almeno quindici anni che faceva parte di me.
Quella mattina, dopo essersi goduto uno dei miei migliori pompini dei quali approfitto per integrare la mia nuova dieta iperproteica, aveva indugiato più del solito passando lo sguardo su tutto il mio corpo.
“Che c’è bell’uomo? Se ti piace quello che vedi, basta che tu mi faccia un fischio e ti posso far provare anche un altro genere di sensazioni, non meno gratificanti”. Gli dissi mettendomi in posa impugnando il mio uccello in modo che il messaggio fosse ancora più chiaro.
Rimase interdetto per un attimo prima di fare una smorfia e avvicinare il suo viso al mio, rispondendomi con il suo solito tono fermo che non ammette repliche.
“Entro stasera devi far sparire la barba. Detesto come si impiastriccia quando ti sborro in faccia e forse è questa la ragione per la quale le puttanelle come te non ce l’hanno mai. Tra l’altro, mi sembra più giusto che io sia l’unico ad averla”.
Rimasi pietrificato mentre cercavo le parole giuste per cercare di fargli cambiare idea, ma non me ne diede il tempo. Mi passò le dita sulla testa scompigliandomi i capelli e si fece una risata per poi uscire rapidamente di casa senza darmi il tempo per ribattere, certo che avrei eseguito il suo ordine anche questa volta.
Una volta eliminata completamente mi sono reso conto di non riconoscere la persona che vedevo riflessa nello specchio. Con un velo di tristezza cercai di tirarmi su il morale auspicandone una veloce ricrescita ma decisi che quella sera lo avrei obbligato a farsi perdonare per il mio sacrificio.
Per fargli capire le mie intenzioni scelsi con cura l’abbigliamento della serata e indossai i jeans che gli piacciono tanto. Leggermente elasticizzati, sono così stretti che la tela aderisce come una seconda pelle senza lasciare nulla all’immaginazione. Ho già sperimentato l’effetto che gli fanno e se li avessi abbinati a una camicia attillata avrebbero trasmesso il messaggio giusto: sono tuo, scopami.
Sapendo che sarebbe arrivato ben oltre il preavviso che si era degnato di comunicarmi ebbi anche il tempo di cominciare a preparare qualcosa di veloce per cena. Avevo voglia di quel bestione e non vedevo l’ora che tornasse a casa per poterne approfittare.
Sorrisi, riflettendo sul fatto che era sempre più evidente che aveva fatto un ottimo lavoro nel trasformarmi nella sua puttanella.
Avevo praticamente finito di cucinare quando lo sentii entrare in casa, ma non mi girai a guardarlo. Così si avvicinò da dietro e cominciò ad accarezzarmi il culo con le sue grandi mani callose.
“mmmhh, senti che belle chiappe sode ha quest’uomo. È da stamattina che aspetto questo momento. Che ne dici di farmi compagnia in doccia?”
L’invito era molto allettante ma non volevo rafforzare l’impressione di essere una specie di automa sempre pronto a farsi scopare, così mi feci forza resistendo all’impulso di girarmi e saltargli addosso.
“La doccia può aspettare. Ormai è quasi pronto. Potresti invece renderti utile apparecchiando la tavola”
Come previsto, Sergio non si diede per vinto, spinse il bacino contro il mio fondo schiena e cominciò ad accarezzarmi sui fianchi per poi risalire fino ad accarezzarmi i pettorali. Non era un tocco tenero o delicato, ma era evidente che apprezzava ciò che percepiva sotto il cotone della camicia e sentire quelle mani che scorrevano sul mio corpo mi fece eccitare come una bestia.
“Ho fame solo di te e so che tu ne hai voglia almeno quanto me”. Mi disse facendo aderire tutto il suo corpo contro il mio. Era impossibile non percepire il cazzo duro sotto al leggero cotone della sua tuta.
Aveva ragione. Avevo una voglia pazza di lui, ma quel gioco mi intrigava molto e volevo approfittare dell’occasione perché si occupasse un po’ di me.
“Sei monotematico e stai diventando noioso. Per te io sono solo un buco da riempire”
Gli dissi con voce lamentosa.
“Hai ragione. Non mi viene in mente niente di più eccitante che scopare con te. Lo senti quanto sono duro?”
E cominciò quindi a torturarmi l’orecchio continuando ad avvolgermi completamente con il suo corpo.
“Ti voglio. Qui e adesso”
Non appena sentii le gambe cedere e il cazzo sul punto di esplodere dovetti arrendermi e dargliela vinta anche questa volta. Allungò una mano per spegnere i fornelli e mi costrinse a girarmi verso di lui per verificare che avessi fatto ciò che mi aveva ordinato.
“Cazzo che figo che sei. Sembri più giovane”.
“Già, ma non sono più io”
“Infatti, sei qualcosa di diverso. Molto più bello” mi disse prima di piegarsi per infilarmi la lingua in bocca iniziando ad aprire i bottoni della mia camicia.
Non c’è mai niente di tenero o sdolcinato in Sergio e il modo con il quale la sua lingua si attorcigliò con la mia era assolutamente rude e mascolino, proprio com’è lui. Ma a me piace molto quel contatto così intimo e gli tenni a lungo ferma la testa in quella posizione mentre condividevamo le nostre salive.
Una volta che ebbe fatto volare via la camicia rimase a guardare il mio petto nudo facendo scorrere le mani dappertutto per poi scendere ad accarezzarmi il cazzo duro come il cemento chiuso nei pantaloni, ridendo nel vedermi sussultare.
“Piccolo, tu mi fai troppo sesso. Voglio vederti nudo”
“Eh, no, ragazzone. Dovrai pensarci tu. Adesso che sei arrivato fino qui non vorrai certo fermarti”
Non se lo fece ripetere e in un attimo si accucciò, mi calò i jeans fino alle caviglie per permettermi di sfilarli e, rimanendo piegato sulle ginocchia, mi fece girare per ammirare da vicino il mio culo nudo e completamente privo di peli.
Nonostante mi avesse castrato psicologicamente sapevo di avere altre frecce nel mio arco così lo spinsi in fuori per farlo arrapare ulteriormente.
“Ti voglio” mi disse infatti quando si rialzò, guardandomi negli occhi.
Ormai so quanto gli piace quando mi comporto da troia adorante ma sono solo stupito da come questo ruolo mi sia diventato sempre più spontaneo e naturale.
“Dopo. Prima hai bisogno che qualcuno ti dia una pulita”.
Sono un fanatico della pulizia e dell’igiene personale che garantisco e che pretendo da tutti i miei partner, escluso Sergio. Il suo odore è per me una droga, così lo buttai contro il bancone della cucina e gli sfilai la felpa per poi passare la lingua su tutto il suo corpo muscoloso assaporandone il sapore leggermente salino, mentre la mia mano si era già infilata all’interno del sospensorio ed aveva preso possesso del suo cazzo ormai completamente eretto.
Mi misi in ginocchio davanti a lui, gli tolsi le scarpe e gli calai i pantaloni e non riuscii a trattenermi dall’appoggiare il naso sul sospensorio per sniffare l’odore dei suoi coglioni sudati.
“Tiralo fuori e infilatelo in bocca. Voglio riempirti la gola”
Quello sarebbe venuto dopo, in quel momento avevo altre priorità. Così sollevai l’elastico per far uscire le palle e me le misi in bocca, succhiandogliele con devozione una alla volta.
“Cazzo, quanto sei porco. Mi farai morire”.
Era eccitato come non mai, completamente in mano mia, pronto a essere condotto dove volevo.
“Te la sei cercata, bestione. Sei stato tu a cominciare e adesso ne paghi le conseguenze. Resisti”
Gli infilai la mano all’interno e cominciai a segarlo.
Resistette pochissimo a questo trattamento. Si sfilò il sospensorio lasciando che il suo favoloso scettro svettasse vigoroso verso l’alto.
“Apri la bocca e tira fuori la lingua. Sto per darti ciò che vuoi”
Potendolo guardare da vicino e dal basso, quella nerchia appariva ancora più grande, imponente e prepotente e sapevo quanto ne fosse orgoglioso. Sergio è uno di quelli che sono convinti che il valore di un uomo si misuri in funzione delle dimensioni del suo arnese.
Me lo fece assaporare battendomelo sulla lingua, me lo fece scorrere su tutta la faccia, se lo fece baciare per poi infilarmelo finalmente in bocca permettendomi di succhiare avidamente quel lungo e nodoso palo di carne.
“Succhia…, così… Quando ti ci metti d’impegno sei meglio di una puttana da strada”.
Me lo sfilai dalla bocca e cominciai a menarglielo con la mano guardandolo fisso negli occhi.
“Voglio che tu sappia che stasera ho intenzione di mungerti fino a prosciugarti le palle, risucchiando anche l’ultima goccia del tuo seme”.
Sergio si fece una risata, certo della mia determinazione
“Mi sembra un buon programma. Comincia con il prendertelo tutto fino in gola” mi disse costringendomi ad aprire la bocca per accoglierlo nuovamente.
Mi manda fuori di testa quando mi tiene la mano sul collo costringendomi a cacciarmelo fino in fondo e, grazie all’ allenamento costante, ormai riesco a spingerlo giù per la gola senza eccessivi problemi.
“Bravo cucciolo, così … resisti” mi disse tenendomi la testa premuta sul suo inguine. Potendo respirare solo con il naso, non potei fare a meno di inalare profondamente il misto di odori che quella zona aveva accumulato nel corso della giornata. Se avessi potuto, sarei rimasto per sempre con il suo cazzo in bocca e il suo odore nel naso, ma quando vide che stavo cominciando a lacrimare per lo sforzo mi liberò la testa lasciandomi finalmente riprendere fiato.
“Ne ho conosciuti di succhiacazzi, Ma tu li batti tutti. Quanto ti piace giocare con il mio uccello?”
Avrei voluto fargli capire che il suo immenso uccello ha valore soltanto perché appartiene all’uomo con il quale mi piace giocare, ma in quel momento sarebbe stato un concetto troppo difficile da fargli comprendere.
Così mi limitai ad assecondare la sua vanità. “È magnifico, vorrei averlo sempre a disposizione per giocarci, toccarlo e ciucciarlo”
Stavo dicendo la verità e per dimostrarglielo mi affrettai a rimettermelo in bocca mentre continuavo a stuzzicargli le palle.
“Adesso succhialo. Fammi vedere di cosa sei capace”
A quel punto sentii chiaramente la troia sottomessa nella quale mi aveva trasformato che prendeva il sopravvento e ricominciai a succhiare la lunga verga del mio ragazzo con autentica devozione.
Gli stavo ciucciando il cazzo, menandoglielo alla base con la mano mentre con l’altra massaggiavo quei coglioni carichi di viscosa virilità, rimanendo ai suoi piedi per riempirmi gli occhi con quel grande uomo che mi sovrastava con tutto il suo corpo.
Il mio unico obiettivo era di dargli piacere tramite quel magnifico uccello che mi riempiva la bocca, convinto nel profondo che questo fosse il mio ruolo.
Me lo lasciò lavorare per un po’ gemendo per il mio servizietto prima di togliermi il ciuccio dalla bocca.
“Tu hai decisamente un talento naturale per i pompini, ma adesso voglio il tuo culo”
Mi fece prendere il suo posto contro al bancone della cucina facendomi mettere a culo all’aria.
Mi lavorò il buco con la bocca e con le dita per prepararmi all’inevitabile, con un’impazienza che contrastava con il suo abituale autocontrollo.
“Ooohh, cazzo che bello, … leccami il culo, … Mi fai impazzire … continua…” lo incitai senza ritegno. Sentire la punta della lingua che si insinuava al mio interno solleticandone le pareti mi aveva fatto uscire di senno.
“Preparati, perché me l’hai fatto diventare più grande e duro del solito”.
E così entrò, piano ma inesorabile, lasciandomi senza fiato finché non arrivò a fine corsa.
“Allora puttanella, com’è che non parli più?”
L’avevo sentito farsi strada dentro di me spaccandomi in due e adesso stava li, grande e duro, immobile ma pronto a devastarmi.
“Minchia, è enorme. Vacci piano” Se è vero che ormai sono ben allenato, è altrettanto vero che le sue dimensioni restano davvero importanti.
E così fece. Continuò a baciarmi mentre mi chiavava piano ma profondo, rendendo quella scopata sempre più intensa e coinvolgente.
“È incredibile quanto tu sia ancora stretto. E sì che non ti puoi certo lamentare per avertelo fatto mancare”.
Ero la sua troia e volevo che lui lo sapesse, così lo incitai: “Continua bestione, non ti fermare mai. Fammi sentire quanto sei uomo”
Aumentò gradualmente il ritmo fino ad arrivare a scoparmi veramente duro, facendomi godere sempre di più.
“Cazzo, … si, … così, … ancora”. Urlavo senza vergogna.
“Urla troietta, fai sentire ai vicini quanto godi quando lo prendi nel culo”
Andò avanti così per un po’ per poi uscire e costringermi in ginocchio mentre dava gli ultimi colpi con la mano.
“Voglio coprirti con la mia sborra. Mi hai avuto dentro e adesso mi avrai anche fuori”.
Misi le mani a coppa davanti alla mia bocca aperta pronto per ricevere tutto il suo carico, ma i primi schizzi mi esplosero in faccia mentre il resto colò sul mio corpo.
“Godo, … cazzo … agggh”
Era veramente tanta e Sergio si premurò di farmi ingoiare ciò che mi colava sul viso, spalmandomi il resto sul petto.
Mi hanno educato a fare in modo di evitare che vada sprecata anche una sola goccia del seme di un uomo, così mi premurai di raccogliere con la lingua gli ultimi residui e pulirgli la cappella con le labbra.
“Sei tremendo. Mi diventi più ninfomane ogni giorno che passa e non smetterei mai di scoparti” mi disse sorridendo mentre mi tirava su. Mi avvolse tra le sue braccia muscolose e mi baciò a lungo.
La cena era ormai fredda e rovinata, ma evidentemente la sua fame era tanta e Sergio non se ne lamentò. Al termine mi diede una mano a rimettere tutto a posto e abbiamo passato la serata guardando la televisione rimanendo nudi, sporchi e puzzolenti, ma completamente a nostro agio.
Avevo già avuto la mia ricompensa per la serata e, francamente, non avrei potuto prenderlo di nuovo in un così breve lasso di tempo, così lo stuzzicai per tutta la sera facendo però molta attenzione a non eccitarlo troppo.
Si era fatto tardi quando, dopo aver fatto una doccia veloce, andammo a dormire e mentre cercavo di prendere sonno stando attaccato a Sergio, potei chiaramente percepire tutto il calore che emanava il suo corpo.
Gli stavo accarezzando il petto nella penombra nel tentativo di addormentarmi quando mi chiese a bruciapelo:
“Ti piace prenderlo in culo?”
“Dipende. Da te senz’altro si”. Dopo quanto avevamo fatto nelle scorse settimane, quella domanda non aveva senso.
“Ma ti piace più darlo o prenderlo?” Continuò.
“Lo sai che se posso scegliere preferisco darlo, ma quando trovo gli uomini giusti o le situazioni giuste lo prendo con grande soddisfazione”. Non capivo proprio dove volesse arrivare.
“La prima volta fa molto male?” mi incalzò e finalmente mi si accese una lampadina in testa.
Uscii istantaneamente dal dormiveglia e mi misi cavalcioni del suo corpo. Appoggiai la mia fronte sulla sua e nella penombra potevo vedere i suoi occhi dentro i miei.
“Hai mai pensato di prendere un cazzo in quel bel culone?” Gli domandai a bruciapelo.
“Certo che no”. Mi rispose prontamente come se avessi fatto la domanda più assurda del mondo.
“Vuoi provare?” Lo incalzai.
Dopo un attimo di esitazione mi rispose “Non lo so”
Era chiaramente in bilico. Così ebbi buon gioco a dargli la spinta finale.
“Stai per prendere il mio. Non è grande come il tuo, ma lo sentirai ugualmente. Fidati di me e sono convinto che mi ringrazierai”.
La posta in gioco era alta e le conseguenze non avrebbero avuto un impatto soltanto sul nostro rapporto, ma anche sul suo modo di vivere il sesso con un uomo.
Così mi impegnai a fondo e ci misi un’infinità di tempo per rilassare quel buco con le dita, lubrificandolo più in fondo che potevo, ricorrendo anche a un filo di anestetico.
Continuavo a parlargli con un tono basso e caldo per tranquillizzarlo senza smettere di baciarlo, ma quando ritenni che fosse pronto mi misi dietro di lui a cucchiaio e gli sussurrai in un orecchio: “Tu sei un uomo e io sono un uomo. Ti farò godere come solo noi uomini sappiamo fare. Pensa solo a rilassarti. Lasciati andare e io mi occuperò di te”.
Iniziai a spingere piano entrando poco per volta osservando le sue reazioni, avanzando e fermandomi ogni volta che sentivo resistenze, al fine di farlo abituare gradualmente.
Aiutandomi con piccoli movimenti del bacino continuai la mia marcia, parlandogli piano nell’orecchio per calmarlo e per dargli consigli via via che spingevo sempre più in dentro, fino a quando non arrivai in fondo.
A quel punto mi fermai per poi comunicargli con entusiasmo: “Hai finalmente il cazzo di un uomo nel culo. Non è fantastico?”
Sergio annuì con la testa ma erano evidenti sia il disagio che la sofferenza. Forse avrei dovuto usare un po’ più di spray, ma ormai era praticamente fatta.
“Adesso sei pronto per essere scopato. Ci andrò piano. Resisti”. Così cominciai il mio lento ed estenuante andirivieni per poi aumentare gradualmente il ritmo. Scorrevo avanti e indietro vedendo che le espressioni del viso si stavano rilassando, fino a quando non fu evidente che aveva cominciato a godere di quel trattamento.
“È bellissimo … ancora … mhmm … “.
Non mi sembrava vero di avere la possibilità di scopare quel ragazzone e non resistetti alla tentazione di imprimermi nella mente quell’esperienza. Così, cambiando posizione, mi infilai tra le sue gambe aperte in modo da avere la possibilità di spaziare lo sguardo su quel fisico pazzesco e guardare il suo viso, duro e maschio, che godeva grazie a me.
Lo scopai con sempre maggiore intensità e frequenza, rassicurato dalle sue reazioni fino ad arrivare quasi al limite.
Uscii dal suo culo e mi misi cavalcioni su di lui segandomi con forza.
“Tieni bell’uomo. Prendi la mia sborra in faccia” gli dissi in preda all’orgasmo.
Poi mi misi sopra il suo corpo e gli pulii la faccia e la barba con la lingua che gli misi in bocca per mischiare le nostre salive prima di dedicarmi a lui.
La sua mazza eretta stava gocciolando copiosamente e bastò sollecitarla un po’ con la mano e con la lingua per far esplodere nella mia bocca il fiume di sborra che ingoiai con gioia.
Non era stata certo la scopata del secolo, ma contai sul fatto che avrebbe potuto rappresentare la base di partenza per lo sviluppo futuro della nostra relazione.
Mi sdraiai al suo fianco e mi strinse forte a sé.
“Non pensavo che potesse essere così bello. Ho goduto come un pazzo” mi confidò in un attimo di intimità.
“Adesso che hai provato entrambi i lati potrai scegliere di volta in volta quale ruolo ti piacerà giocare”
Lo baciai con passione e Sergio ricambiò quel bacio tenendo a lungo la mia faccia contro la sua.
Era stata una serata intensa ed ero stanchissimo. Completamente appagato scivolai quindi rapidamente in un sonno ristoratore fantasticando sui possibili scenari futuri della nostra relazione.
Si sarebbe trattato di gestire le nuove dinamiche senza fretta e senza fare pressioni, ma ormai la strada era aperta …
… e non soltanto quella.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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