Racconti Erotici > bdsm > Michela conosce la nuova Direttrice
bdsm

Michela conosce la nuova Direttrice


di Smithmarcus
25.09.2024    |    1.501    |    7 9.3
"Michela rimane un momento in imbarazzo..."
"Buongiorno dottoressa Michela, ho qui il tabulato che mi aveva chiesto."
"Grazie Luciana, lo guarderò dopo."
"Dottoressa Michela, ho fissato l'appuntamento con il cliente per la prossima settimana."
"Ottimo, Patrizia, grazie."
Michela procede con passo sicuro e spedito verso il suo ufficio. Le frasi dette dalle sue collaboratrici non cancellano quel filo di inquietudine che la accompagna dal suo ingresso nella azienda. La azienda che dirige insieme a sua sorella, e di cui è il capo. Infatti è il giorno in cui incontrerà la nuova direttrice del personale. Col non trascurabile dettaglio che la persona che andrà a occupare quel posto di responsabilità, è Daniela, colei che poche sere prima ha acquisito il titolo di sua Padrona (vedi racconti "La Cena" e "Al parco").
Entra in ufficio, e la trova già seduta su una delle due poltroncine da ufficio poste di fronte alla sua scrivania.
"Sei in ritardo Michela." le dice Daniela senza nemmeno voltarsi a guardarla.
Michela rimane un momento in imbarazzo. Lei è il capo, e una simile sfrontatezza non è consentita sul posto di lavoro.
"Daniela. - risponde cercando di mantenere un tono più calmo e distaccato possibile - Intanto qui, in questa azienda, esigo essere chiamata 'dottoressa Michela', e che mi sia del lei, non del tu. E poi sono il capo, e quindi arrivo all'ora che ritengo più opportuna. Non mescoliamo il lavoro con la vita privata."
Ma Daniela si alza, senza nemmeno risponderle, e le va di fronte a pochi centimetri. La fissa negli occhi per alcuni secondi, sgretolando le sue certezze e ogni tentativo di ristabilire le distanze.
"Cosa ti fa pensare, Michela, che possa fregarmene qualcosa delle tue stupide regole?" le dice, avanzando ancora nella sua direzione.
"Daniela...aspetti...ragioniamo un momento..." farfuglia lei, sentendo già il contatto del petto della donna contro il suo, e cominciando a retrocedere di qualche passo verso il muro.
"L'unico ragionamento che possiamo fare è sul tuo modo di vestire. Non deve succedere mai più una cosa del genere, che tu venga abbigliata in questo modo casto e professionale." le dice Daniela con un tono che non ammette repliche.
"Ma...in che senso..." obietta Michela sempre più stupita, e sempre più pressata spalle al muro.
Daniela tira fuori dalla sua borsa degli indumenti.
"Pantaloni: inaccettabile. Indosserai questa minigonna. Levati questi banali collant. Indosserai queste calze a rete. Con un adeguato reggicalze. Camicia bianca...può andare, ma sarà un'altra. Più aderente, e leggermente più trasparente. Levati subito il reggiseno. E la terrai un po' sbottonata. Così."
Senza aspettare risposta, Daniela le strappa tre bottoni, aprendole la camicia sul davanti. Michela arrossisce.
"Ma...ma qui dentro...sono il capo...non posso andare in giro vestita come...come..." obietta.
"Come la mia schiava. E' quello che sei. E' solo il primo passo, ma certamente non l'ultimo, cara."
"Aspetta, Daniela..."
"Per te, Padrona."
"Fuori di qui possiamo anche..."
"Anche qui dentro 'possiamo'. E anche subito. Ovviamente con qualche piccolo adeguamento al luogo e alla situazione. Il tuo personale dovrà notare un cambiamento nel tuo modo di proporti, ma non avere certezza della troia che sei. Dovranno fantasticare su te come oggetto sessuale, non che già non lo facciano...Ma non potrai essere la puttana di tutti. Sarai mia. Ma in tutto ciò avrò anche delle collaboratrici fidate..." Daniela è molto decisa.
Il termine 'collaboratrici fidate' terrorizza Michela. Cosa vuol dire? Come collaboreranno? E soprattutto, chi saranno?
Si affaccia sulla porta, e convoca Patrizia, l'agente commerciale, e Luciana, la segretaria, dentro l'ufficio. Sono due donne, storiche dipendenti dell'azienda, sulla quarantina.
"Perché...ha chiamato loro due..." chiede Michela, sempre più allarmata.
Daniela non la considera nemmeno. Parla direttamente alle due collaboratrici.
"Patrizia, Luciana, mi affido a voi. Da oggi, Michela,  è sotto il vostro completo controllo. Questo vestiario sobrio ed elegante non sarà più accettato."
"Daniela! La diffido dal continuare questa..." interviene Michela profondamente indignata, cercando di salvare le apparenze.
"Silenzio! - la zittisce l'altra - Luciana le dispiace avvicinarsi alla nostra 'capa'?"
Luciana si sistema gli occhialini quadrati da segretaria scrupolosa, e si mette su un lato di Michela, squadrandola da capo a piedi in modo severo. Sono tanti anni che lavora lì, e le era spesso capitato di fantasticare sul corpo della sua capa.
"Le levi la camicia." ordina Daniela.
Michela non fa in tempo ad avere nessuna reazione che in un secondo Luciana le sbottona i restanti bottoni della camicia, levandogliela di dosso da dietro, e lasciandola in reggiseno.
"Vi prego... - balbetta lei - fermate subito questo supplizio..."
"Via il reggiseno." prosegue Daniela, senza dare nessuna importanza alle sue parole.
E Luciana esegue, sganciando l'indumento e sfilandolo.
Istintivamente Michela si copre con le braccia l'abbondante seno.
"Patrizia. Lei provveda a levare i pantaloni." continua Daniela.
"Ma...ma...è una follia..." obietta Michela.
Inutilmente, perché Patrizia la avvicina, le slaccia gli elegantissimi pantaloni, glieli sbottona e li abbassa in un attimo.
"Bene. Levatele anche le mutandine. Non deve portare nessun indumento intimo." ordina infine Daniela.
I suoi slip, troppo sobri, vendono sfilati, e i suoi collant semplicemente strappati e fatti a pezzi.
Michela si trova in mezzo alle tre donne, ora completamente nuda e indifesa. Daniela ha preso già il comando della situazione brillantemente, ma Luciana e Patrizia si stanno dimostrando ben contente di obbedirle e collaborare.
"Oddio... - balbetta sommessamente Michela – non...potete...mandarmi così fuori da questo ufficio..."
Non può fare a meno di notare come i suoi capezzoli si siano inturgiditi,e come il suo sesso le mandi segnali inquietanti.
"Naturalmente cagna. Non vogliamo nulla di questo genere. – risponde Daniela – infatti ora indosserai il tuo nuovo abbigliamento, consono alla tua condizione. L'ho acquistato ieri per te, immaginando che oggi saresti venuta al lavoro impresentabile. E avevo ragione come vedi."
"Ma io qui sono il...capo. La direttrice generale. Non posso vestirmi come una prostituta di strada..."
"Infatti, non lo sarai, apertamente. Sarai solo estremamente sexy, e naturalmente, a mia completa disposizione. Luciana è la tua segretaria personale. Sarà sempre con te in ufficio, e vigilerà che tu esegua gli ordini che IO darò. E se mancherai, lei ti punirà. Patrizia, viceversa, essendo nel reparto commerciale, ti seguirà fuori dall'ufficio stesso. Con le stesse regole che valgono per Luciana. Entrambe ti dovranno pubblicamente rispettare. Ma solo pubblicamente. E' chiaro?"
"Che scelta ho?" chiede Michela preoccupata e sconsolata. Ma in realtà il turgore estremo dei suoi capezzoli denota anche come sia estremamente eccitata nel vivere questo momento di grande umiliazione.
"Nessuna. - risponde secca Daniela – Su ragazze, vestitela come ho detto."
Luciana si avvicina alla sua direttrice, toccandola senza rispetto. Michela era per lei una figura quasi mitologica, oggetto di grande invidia, così bella e altezzosa. Ora vederla completamente sottomessa le comporta una soddisfazione enorme. Almeno quanto la voglia di toccarla, mostrandole la totale assenza di decenza nei confronti suoi e del suo corpo.
"Finalmente ti trattano come la cagna che sei, Michela." le sussurra all'orecchio divertita.
"Per te rimango sempre 'dottoressa', stupida..." tenta di reagire lei, mostrando un minimo di orgoglio.
Ma Luciana le afferra entrambi i capezzoli, strizzandoli, e facendola urlare di dolore. Michela prova a bloccare i polsi, ma quella stringe e torce ancora più forte. Le sue gambe cedono, e cade in ginocchio davanti alla sua segretaria. Si maledice per la sua debolezza. Non avrebbe mai pensato di essere così vulnerabile.
"In pubblico, troia. Ma in privato, al chiuso dell'ufficio, posso trattarti come la lurida cagna che sei. - sibila Luciana con espressione di trionfo – Ora alzati, che devo vestirti come si conviene."
Michela sente quasi le lacrime uscirle dagli occhi a essere così inerme e umiliata davanti alla sua storica collaboratrice, ma, a testa bassa, esegue l'ordine.
"Se non vi dispiace...mi vesto da sola...concedetemi almeno questo..." mormora, recuperando un minimo di dignità.
E a uno a uno indossa tutti gli indumenti predisposti dalla sua padrona Daniela.
Prima le calze a rete, con le maglie un po' larghe. Quindi il reggicalze, agganciato ad esse. Parte dall'ombelico in su, lasciando tutta la parte sotto esposta, senza alcuna protezione, e terminando alla base del seno. Esercita una forte pressione, comprimendo la vita e la pancia, rendendola perfettamente piatta e sottile. Ma respirare è complicato con questo accessorio.
Michela si sente costretta, ansima. Si osserva allo specchio. Il viso è leggermente arrossato, ma l'effetto sul suo seno è spettacolare. Le tette, già grandi di loro, sono letteralmente esplosive, e il culo arrotondato e nudo risulta davvero irresistibile.
"Oh no, questo look è proprio da...prostituta...Mio Dio!" commenta osservando le sue lunghe gambe.
Quindi la minigonna, con ampio spacco frontale.
Si studia attentamente allo specchio. Quando rimane ferma, l'indumento è una semplice minigonna, in effetti, ma quando si muove, lo spacco si apre, dando la possibilità di intravedere le sue parti intime, anche perché come detto non indossa nessuno slip.
"Non si può! - protesta – Con questa minigonna devo restare immobile, se no chiunque potrà guardarmi la..."
"Zitta. - le dice Daniela girando intorno a lei, e infilandole due dita in bocca, costringendola a succhiarle – E' fatto in modo che tu debba stare attenta a non mostrare il tuo sesso a tutti, no? Devi contenere i tuoi istinti da troia."
Michela arrossisce, le è piaciuto come Daniela le abbia penetrato la bocca con le dita, appena lei abbia protestato. Riceve anche un piccolo, ma deciso, schiaffo, e abbassa lo sguardo a terra, ancora una volta profondamente umiliata, suscitando un sorrisino ironico di Luciana.
"Quindi passiamo alla parte superiore. - prosegue Daniela – Luciana le dispiace fare indurire i capezzoli del nostro capo, e applicare questi elastici, che li mantengano sempre turgidi e in tensione?"
La segretaria provvede subito a sfiorare i capezzoli di Michela, che istintivamente retrocede spalle al muro, gemendo sommessamente. Non resiste a succhiarli con forza, e a sputarci sopra. Le punte dei seni di Michela sono da sempre sensibilissime, e in un attimo diventano dei veri e propri chiodi. In quel momento Luciana le piazza un elastico strettissimo su ogni capezzolo, strizzandoli all'inverosimile.
"Fa male...sono davvero, molto...molto stretti..." mormora Michela tentando una flebile protesta, con un filo di voce.
"Ti ci abituerai presto." le dice Daniela, sfiorandoli soddisfatta con delicatezza.
Michela si morde il labbro. E' vestita come una troia. Le tre donne la guardano. Sa di essere nelle loro mani, inerme. Questo la eccita. Vorrebbe che le loro mani la toccassero ancora, la maltrattassero, e la penetrassero. Sente un desiderio enorme crescere. Ma nessuna la sfiora, lasciandola nel suo stato permanente di eccitazione e desiderio.
"Indossa la camicia, cagna." le ordina ancora Daniela.
E ancora una volta Michela esegue.
La nuova camicia bianca è estremamente stretta. Si guarda allo specchio. Sembra che le sue grosse tette la vogliano fare esplodere. Mancando i primi tre bottoni, la vista sulla profonda scollatura è ampia, quasi totale. La sua pelle è bianchissima e delicata. Il tessuto, inoltre, è molto leggero, e lievemente trasparente. A un occhio attento non sfugge infatti l'area più scura all'altezza dei capezzoli, evidenziata anche dalla turgidità della parte.
Il movimento, inoltre, le causa la frizione del capezzolo stesso, duro e sensibile, sul tessuto dell'indumento. E ciò ha un effetto che risulta forse un minimo doloroso ma anche molto eccitante. Michela si rende conto che non riesce a trattenere una goccia di sudore. I suoi occhi sono socchiusi nella sofferenza e nell'eccitazione.
"Sei perfetta." commenta Daniela.
"Erano anni che sognavo di vederti così, come la lurida cagna che sei." approva Luciana.
Lei abbassa gli occhi, non avendo il coraggio di guardare nessuno in faccia. Tiene le mani raccolte all'altezza del sesso, per evitare che l'allargamento della minigonna lo mostri apertamente, ma così facendo, si comprime i seni, facendoli ancora più debordare dalla camicetta.
"Direi che prima di andare in giro negli uffici, mancano solo i due ultimi accessori, per essere complete." dice Daniela.
Gli occhioni azzurri di Michela assumono aria di preoccupata curiosità.
"Cosa...c'è, ancora?" chiede.
"Innanzitutto, queste belle scarpe decolletè, tacco dodici. Ti conferiranno un passo ondulante e insicuro, Ti faranno sculettare un po' quando cammini, richiamando l'attenzione sulla nostra grandiosa e stupenda direttrice generale, ogni volta che passi."
Gli aggettivi sono particolarmente enfatizzati, e le suonano quasi di derisione.
Ma senza obiettare, e con gli occhi socchiusi, Michela indossa le scarpe. La camminata diventa subito molto più scomoda, facendola sembrare traballante.
Patrizia la osserva bene, ridendo.
"Che bello! Sarà divertente girare insieme a te, nel reparto commerciale..."
"Patrizia...almeno tu...ti ho sempre trattato con grande rispetto..." mormora Michela.
"Fuori da questo ufficio lo farò sicuramente anch'io, Miky...ma qui dentro..." le dice.
La mano di Patrizia, sfiora il collo di Michela, scendendo in mezzo alla scollatura tra i suoi seni. Sembra un tocco delicato, ma presto la sua mano scende fino alla figa della donna, trovandola decisamente bagnata. E allora il suo dito medio penetra il suo sesso, mentre lei la guarda dritta negli occhi.
"Che rispetto posso avere di te, se sei solo una lurida cagna in calore?" le sussurra all'orecchio.
"Patrizia...ti prego..." balbetta lei, scuotendo la testa inerme, mentre il dito medio della sua dipendente penetra in profondità, lasciandola senza parole.
"Mi preghi di che cosa? Di fermarmi o di continuare?" incalza la ragazza, responsabile del settore commerciale.
"Patrizia! Molto bene. - interviene Daniela interrompendola – La nostra Michela sta imparando le nuove gerarchie...Ma non è il momento di farla godere. Non ancora. Dobbiamo ancora piazzare il secondo accessorio."
Michela scuote la testa.
"No...vi prego...cosa volete ancora..." farfuglia.
"Mettere questo. Nel tuo bel culo rotondo. - risponde Daniela – Ti accompagnerà per tutto il giorno."
La donna mostra a Michela un plug di dimensioni piuttosto ridotte. Lei sbianca in volto.
"No, Daniela...ti prego, no..." geme.
"Devi chiamarmi 'Padrona' in ufficio. 'Daniela' fuori da qui. L'attrezzo servirà per iniziare a dilatare il buchetto, ma senza esagerare. Più in là passeremo a dimensioni maggiori, ma ora va bene questo. - prosegue la Padrona – Chi vuole avere l'onore di applicarlo?"
"Lo farò io!" aderisce Luciana con entusiasmo.
Patrizia, frontalmente, le blocca i polsi, in modo da dare a Luciana la possibilità di piegare il busto di Michela in avanti, e di infilarle il plug azzurro nel culo. Daniela è compiaciuta nell'osservare come le due lavorino piuttosto bene all'unisono, e pensa che saranno delle ottime collaboratrici delle sue dominazioni. Un gemito accompagna l'ingresso dell'accessorio nel buchetto di Michela, visibilmente sudata. Si appoggia al corpo di Patrizia, strofinandosi su di lei, ansimando. Non è una cosa a cui è minimamente abituata, e adeguarsi all'ingombrante presenza non è affatto facile.
"Oh, Michela! - la richiama all'ordine Daniela – Questi altri due li dovrai tenere sulla tua scrivania. Rappresentano i tuoi prossimi step."
Lo dice, poggiando altri due plug, di colore verde e rosso, di dimensioni crescenti rispetto a quello portato in questo momento. Michela scuote la testa, terrorizzata.
"No! Come farò a giustificare la presenza di quella roba sulla mia scrivania?!" geme.
"Oh semplice! Saranno come due soprammobili qualunque...solo gli intenditori li potrebbero riconoscere. Visitatori occasionali potrebbero al massimo pensare che ti diletti con questi giochi. Non male, no?" sorride Daniela.
Michela vorrebbe sbottare e reagire contro tutte. Ma sa che non porterebbe a nulla di buono. Tutte le carte vincenti sono in mano loro. Per cui abbassa la testa, e, sommessamente, accetta l'ordine senza obiettare nulla.
"Ah Luciana!" richiama ancora l'attenzione Daniela.
"Dica, signora."
"Vorrei che prima di farla uscire, vi assicuraste che il sesso della nostra capa sia perfettamente depilato...mi darebbe fastidio che qualcuno potesse notare dei piccoli peli inopportuni."
"Certo signora." annuisce Luciana.
Lei e Patrizia, afferrano un polso di Michela a testa, e la sbattono pesantemente di schiena sul divano.
"Oh maledette..." impreca lei.
Ma le sue due dipendenti, le si siedono a fianco, su entrambe i lati, e avvolgendo le loro gambe intorno alle sue cosce, le tengono il sesso spalancato.
"Ti piace, vero troia?" le chiede Patrizia.
Michela riesce solo ad ansimare, scuotendo la testa. Ma è solo negare l'evidenza, sa bene che la sua sottoposta ha perfettamente ragione. Ora la sua zona intima è completamente esposta e allargata. Daniela la guarda con un sorrisetto malizioso.
"Depilatela." ordina, porgendo un rasoio da barba a Luciana.
Il rasoio che passa leggero e delicato vicino alle sue grandi labbra, fa immediatamente sobbalzare Michela. Trova gravemente umiliante farsi rasare la figa dalle sue sottoposte, ma è proprio questo stato di impotente umiliazione che la eccita. Sente le sue parti intime inumidirsi. Avrebbe una voglia pazzesca di toccarsi, di godere selvaggiamente. Patrizia la acuisce riprendendo a toccarle i capezzoli turgidi come spesso le succede.
Daniela in quel momento capisce che, nel periodo che verrà, dovrà limitare il livore e la voglia di dominio delle due donne nei confronti della sua schiava, altrimenti potrebbero sconfinare eccessivamente. E la padrona è comunque solo lei.
"Alzatevi! - ordina perentoria, rivolta a tutte e tre – Luciana. Patrizia, state qua in piedi."
Senza obiettare nulla le due si sollevano dal divano, recuperano la posizione eretta, disponendosi sull'attenti.
"Michela. Tu inginocchiati, e baciami i piedi." dice.
Lei si inginocchia, e gattonando arriva ai suoi piedi, cominciando a baciarli. Non è semplice muoversi. Lo stringi vita la tiene quasi in apnea, rendendo difficile la sua respirazione, e costringendo il suo seno quasi a debordare dalla camicia. Daniela ogni tanto con la punta del piede le da un lieve colpetto sotto il seno, semplicemente per imbarazzarla nel mostrare un piccolo angolo dei suoi ampi capezzoli. Michela completa il suo lavoro, baciandole con passione ogni centimetro dei suoi piedini.
Quindi Daniela si alza, voltandosi di spalle. Michela rimane per un secondo interdetta. Ma non può fare a meno di notare la completa assenza di indumenti intimi anche nella sua nuova direttrice del personale.
"Co...cosa dovrei fare, Padrona?" chiede timidamente.
"Non capisci da sola, cagna? Guarda il mio buchetto, ti piace?" risponde Daniela.
"Io...io...non sono abituata a questo...non...so..."
"Avvicina la tua faccia, schiava."
Michela sa che non può esimersi da questa nuova esperienza. Avvicina la bocca alla rosellina della sua padrona, ed estrae la lingua, cominciando a leccare.
Non si sarebbe mai aspettata un sapore così buono. Il tessuto del buchetto di Daniela è morbido, e cede alla sua lingua, allargandosi. E' ovvio che la sua padrona faccia uso di quel buco piuttosto di frequente.
"Sapevo che ti sarebbe piaciuto, cagna."
"Sì padrona..." risponde Michela ormai del tutto sottomessa, incredula di essere lei a fare ciò che sta facendo e a pronunciare quelle parole.
"Presto anche il tuo sarà esattamente come il mio..."
Michela deglutisce, sobbalzando. Quel pensiero le fa venire un leggero brivido di imbarazzo, ma anche di eccitazione lungo la schiena.
Patrizia e Luciana assistono come ipnotizzate, ed eccitate. Da un lato avrebbero voglia di partecipare attivamente, dall'altro non avrebbero mai pensato di poter vedere il loro capo, così sottomessa e umiliata. E questo piace molto a loro. Vorrebbero senza dubbio umiliarla anch'esse in ogni modo possibile.
"Sdraiati a terra. A faccia in su." ordina ancora Daniela.
Michela smette di leccare, ed esegue.
Senza proferire parola Daniela si china leggermente sopra la sua faccia, lasciando uscire un getto dorato che investe in pieno la faccia e la bocca della donna. Michela spalanca gli occhi per la sorpresa, incredula per questo nuovo affronto. Non può evitare in nessun modo quella pioggia calda e avvolgente.
"Apri la bocca." comanda Daniela.
Inerme, ancora una volta, Michela apre le labbra, e inghiotte tutto il fluido caldo. Ormai è completamente soggiogata dalla sua Padrona. Nemmeno subire ogni cosa, nemmeno le più degradanti, davanti alle sue sottoposte la motiva a ribellarsi. Può solo notare come tutto ciò le stia piacendo in modo estremo. E mentre con un panno, si asciuga il viso, si chiede quali altre idee perverse passeranno nella testa della sua padrona.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.3
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Michela conosce la nuova Direttrice:

Altri Racconti Erotici in bdsm:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni