bdsm
Michela - Una giornata in ufficio
di Smithmarcus
01.10.2024 |
1.506 |
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"Ma ricordati, Patrizia, qualunque cosa succeda..."
Michela è preoccupata, ma eccitata allo stesso tempo. Da amministratrice della azienda ha la posizione di capo, ma l'arrivo di Daniela, la nuova direttrice del personale ha stravolto tutto. Perché Daniela è la sua padrona. E le sue collaboratrici storiche, Luciana e Patrizia, ora obbediscono solo a lei.Ma la cosa peggiore è che l'abbigliamento a cui è costretta è semplicemente osceno.
"Credo sia ora di uscire a fare un giro fuori dall'ufficio, no?" dice Daniela.
Michela sobbalza un po' impaurita, un po' eccitata. Cosa diranno tutti coloro che la vedranno?
"La accompagnerò io!" dice Patrizia.
"E' un'ottima idea. - interviene Daniela - Portala un po' nella sala principale, falla girare in mezzo alle scrivanie. Ma ricordati, Patrizia, qualunque cosa succeda...non deve godere. Non deve mai arrivare al piacere. Non fino a quando non lo deciderò io. Intesi?"
"Chiarissimo." annuisce la donna, riconoscendo la subordinazione verso la nuova direttrice del personale.
"Là fuori, è... è pieno di gente...e io sono vestita in modo indecente..." geme Michela.
"Sono vere tutte e due le cose, - conferma Daniela -ma Patrizia farà buona guardia. Ti osserveranno, commenteranno, capiranno che stai diventando una sexy troia, ma nessuno ti toccherà."
Michela arrossisce a queste parole, non sa bene se per l'imbarazzo di essere trattata come una prostituta o per l'idea, a dire il vero molto eccitante, che qualcuno dei consulenti presenti quel giorno possa toccarla nel modo giusto.
Patrizia la conduce con delicatezza ma con decisione dietro di sé. Lei, con i tacchi chilometrici quasi inciampa.
Sotto lo sguardo attento di Daniela escono dall'ufficio nel salone principale, attraversando lo spazioso corridoio centrale fra le due file di scrivanie. Ma lo fanno molto lentamente. Patrizia rallenta appositamente il passo in modo da creare ancora più imbarazzo in Michela, che, viceversa vorrebbe passare più veloce possibile. Sente l'aria fresca scorrerle in mezzo alle cosce e lambire il suo sesso. Gli elastici le tengono i capezzoli turgidi e ipersensibili. La sensazione è meravigliosa, come sentire gli sguardi di tutti addosso. Patrizia vorrebbe vederla in difficoltà. Essendo leggermente più bassa, e ancor più con i tacchi 12 indossati da Michela, maliziosamente le strofina le nocche sull'esterno della coscia, creando un contatto fra loro e rendendole l'equilibrio decisamente meno stabile.
"Ci hai pensato, troia? - le sussurra all'orecchio - Qui dentro ti volevano scopare tutti, già quando venivi al lavoro vestita da suora. Pensa cosa vorrebbero farti ora che sembri una puttana di strada..."
Michela non ha il coraggio di rispondere. Sa bene che Patrizia ha perfettamente ragione. È sempre stata il sogno erotico dei suoi dipendenti. Ora capisce bene dai loro sguardi che sia uomini che donne vorrebbero scoparla a sangue, o, in alternativa, usarla come uno straccio per pulire a terra. Ma sente che tutto questo comincia a piacerle. Trova molto eccitante essere l'oggetto del desiderio di tutti e tutte. Sente gocciolare in mezzo alle gambe, e non ha dubbi quale sia la causa.
Il passo lento e ritmato, impostato da Patrizia, trasforma quella camminata in una passerella in cui gli addetti commerciali, e le impiegate amministrative si scambiano fra di loro commenti a sfondo sessuale sempre più estremi sulla loro capa. Michela è rossa in viso, imbarazzo misto ad eccitazione, ma Patrizia sembra non avere nessuna fretta.
Si avvicina a una scrivania di una giovane tirocinante. Michela la segue. Il suo ruolo le impone di essere gentile e di rivolgere qualche domanda formale alla ragazza seduta alla scrivania, una timida biondina ventenne di nome Chiara.
"Come va, Chiara, ti stai trovando bene qui, nella nostra azienda?" chiede Michela, fingendo reale interesse, quando invece la sua concentrazione è tutta sul plug che le allarga il buchetto del culo e sul suo sesso che continua a essere bagnato.
La giovane rimane un attimo senza parole, sorpresa dall'attenzione imprevista addirittura del capo in persona, oltre che ipnotizzata dalla profonda scollatura di Michela, dalla sua mini gonna, e dai tacchi davvero sexy. E' anche impossibile non notare quanto siano duri i capezzoli della donna.
"Io...sì, dottoressa, sono molto contenta di essere qui..." risponde infine Chiara.
Da dietro Patrizia, volontariamente, urta una penna sulla scrivania della giovane, facendola cadere a terra, vicino ai piedi di Michela. Immediatamente si crea un momento di forte imbarazzo. La tirocinante sa che sarebbe compito suo raccoglierla, ma non ha il coraggio di allungarsi in mezzo alle gambe della titolare.
"Dottoressa, mi scusi, - fa allora Patrizia – non è che potrebbe raccogliere lei la penna che è caduta?"
Il suo intento è ovviamente quello di fare chinare Michela, per vedere quale tipo di reazione possa avere la sua capa.
"Sì, certo, la raccolgo io..." risponde Michela gentilmente.
Ma sa che se si chinasse, mostrerebbe a tutti il plug che ha nel culo. L'unica soluzione è quella di mettersi in ginocchio, cercando di tenere le cosce ben strette. Purtroppo appena si mette a carponi, Patrizia, con finta involontarietà, da un calcetto alla penna, che finisce proprio sotto la scrivania della tirocinante. Chiara sgrana gli occhi. Non riesce a levare lo sguardo dalla ampia scollatura della sua capa, a carponi, dalla quale deborda il grosso seno.
"Mi scusi, dottoressa... - dice la ragazza – La penna...la...la raccolgo io..."
Michela non può non stupirsi di sentirsi così eccitata nel trovarsi in ginocchio a quattro zampe davanti a una giovane tirocinante che studia ogni centimetro del suo corpo. Lo stringi vita le rende i movimenti lenti e macchinosi. La mette ancor più in difficoltà.
"No, tranquilla... - dice ansimando – ormai sono qui...la raccolgo io..."
E si infila sotto la scrivania di Chiara. Nello strettissimo spazio, Michela non può evitare di strofinarsi contro la gamba della ragazza. Si sente sempre più bagnata. La sua mente viaggia. Per un attimo si immagina nuda, afferrata per i capelli dalla ragazza, e trascinata come una cagna in mezzo alle scrivanie, sculacciata dalla giovane. Deve scacciare quei pensieri per non avere subito un orgasmo. Ma, gattonando, la mini gonna le si apre, mostrando da dietro alla giovane tirocinante, il plug nel culo e la figa perfettamente rasata. La ragazzetta è basita, ma molto eccitata. Non riesce a staccare gli occhi dal culo della sua titolare che a quattro zampe cerca di recuperare la penna. Fino a che, inevitabilmente, un movimento non fa scivolare l'oggetto fuori dal suo buchetto. Michela è sgomenta, chi avrà visto?
Per sua fortuna solo la tirocinante. Allora raccoglie più velocemente che può il plug, per levarlo dalla vista di eventuali occhi indiscreti. Patrizia si china a fianco a lei, e con accuratezza estrema glielo prende di mano e lo spinge nuovamente dentro il buchetto, facendola sobbalzare.
Michela si rialza, cercando di ricomporsi. Spera che nessuno abbia notato l'oggetto nel suo culo, ma sa per certo che tutti avranno visto e commentato quantomeno le sue calze a rete sostenute dallo stringi vita, nonché la profonda scollatura, e trasparenza della camicetta, per cui tutti le avranno guardato le tette, molto dettagliatamente, apprezzando il turgore dei capezzoli. Si sente gli occhi di tutti addosso. Si sente una puttana. E questo le piace, le da una scossa elettrica irresistibile.
In piedi, sotto lo sguardo divertito di Patrizia, si risistema per quanto possibile, gonna e camicetta.
"Cosa cazzo credi di fare?" le sibila una voce familiare dietro di lei, accompagnata da una mano sulle spalle. Michela si volta. È sua sorella maggiore, nonché co-presidente e co-direttrice dell'azienda.
"Sabrina..." farfuglia sgranando gli occhioni.
"Sorellina, pensi di poter andare in giro qui, vestita come una escort?" le ringhia all'orecchio, badando bene a non farsi sentire.
"Oggi...avevo voglia di vestirmi più...sbarazzina. È un mio diritto, credo, no?" argomenta lei.
Patrizia osserva le due sorellone a capo della azienda litigare in mezzo al salone. Sempre più interessante.
"Senti, Michela, non farmi incazzare! Vieni con me nel mio ufficio... dobbiamo parlare." incalza Sabrina prendendola per un braccio, e trascinandola dentro.
"Oh certo, vengo con te! Ma il mio abbigliamento è qualcosa con cui dovrai convivere, cara." risponde lei.
Ma l'ufficio di Sabrina è fatto tutto di vetri, quindi lascia una buona visuale a chi ne è fuori.
Patrizia, che guarda attraverso il vetro, cercando di cogliere ogni dettaglio è decisamente curiosa ma anche sulle spine. Daniela le ha affidato il controllo fisico di Michela, e ora invece è fuori dal suo raggio di azione. Oltretutto la sorella maggiore è piuttosto incazzata.
"Vuoi che i nostri dipendenti si facciano una sega vedendoti, Michela? È questo che vuoi?" le urla in faccia.
"Non mi rompere le palle, Sabrina, ok?" risponde lei, ribellandosi.
Ma Sabrina, fuori di sé dalla rabbia, la strattona spingendola spalle contro il vetro.
"Vergognati!" insiste.
"Lasciami, mi stai...spingendo!" protesta Michela.
Patrizia, appostata fuori, non si perde un secondo. Vede Sabrina pressare la sorella, il suo piccolo seno dritto su quello abbondante di Michela, la sua bocca vicina pericolosamente al suo viso. Capisce che le sta sussurrando insulti irripetibili.
Michela, braccia distese lungo il corpo, ha perso tutto il suo spirito ribelle, e non oppone più nessuna resistenza. In lei sta prevalendo l'istinto sessuale, che le dice che, se sua sorella si arrabbiasse ancora, potrebbe darle quel piacere fisico di cui ha il forte bisogno.E non appena Sabrina solleva il ginocchio, sente la coscia di sua sorella penetrare nello spacco della sua minigonna, raggiungendo senza sforzo il suo sesso umido, strofinandolo sul suo clitoride.
"Oh mio dio, Sabry...sei pazza..." farfuglia ansimando.
"Sei senza mutandine, non ci posso credere, Michela. Sei una lurida troia." risponde la sorella, sempre più incazzata.
Ma Michela non risponde più. Gli insulti della sorella maggiore non fanno che eccitarla di più. Ansima senza ritegno, mugola, appoggiando la testa sulla spalla di Sabrina. Il suo corpo è troppo sensibile a ogni tipo di stimolo ormai.
Sabrina insiste. Non sa bene neanche lei perché continui a premere sua sorella contro il vetro, e perché continui a sfregarle la coscia contro il sesso. Forse lei stessa è eccitata dalla sensazione di dominio sul corpo di sua sorella, e non riesce a fermarsi.
Michela non resiste, non ce la fa più. Infatti il contatto del suo clitoride, sulla coscia di Sabrina, la fa venire in pochi secondi. Trattiene a stento un urlo liberatorio. E appena dopo pochi secondi si accascia in ginocchio ai suoi piedi..
Per qualche eterno attimo regna l'assoluto silenzio nell'ufficio. Michela guarda fisso un punto per terra, non credendo lei stessa a cosa stia diventando. Sabrina invece guarda lei, schifata, e incredula per ciò che è appena successo.
"Vattene. Esci di qua, puttana schifosa. Non sei degna di portare il mio cognome!" le urla contro.
"Sabry...scusami...io...io..." prova a difendersi. Ma non può negare che l'orgasmo sia stato incredibilmente intenso. Sa di avere voglia di godere ancora.
"Fuori!!" insiste quell'altra, spingendola con i piedi verso la porta.
Michela si alza, uscendo e andando verso Patrizia. Spera che nessuno dei presenti abbia visto e capito cosa sia successo dentro l'ufficio a vetri. La sua collaboratrice la accoglie con una certa freddezza e un visibile distacco.
"Ricomponiti. Ti guardano tutti." le sussurra a denti stretti.
Michela si calma un momento. Si auto impone il massimo del self control. Le pulsioni dalle zone intime sono ancora forti, l'orgasmo è stato intenso e devastante, tanto da farla crollare in ginocchio, l'umiliazione totale. Ha perso ogni rispetto anche da parte di sua sorella. Ma ora deve riguadagnare una andatura e un aspetto un minimo decenti.
"Ho visto quello che è successo. Hai disobbedito alla padrona." le dice Patrizia arrabbiata mentre camminano, tornando verso l'ufficio.
"Oh no, ti prego, non dirglielo...si infurierà e mi punirà..." supplica Michela, sperando che in realtà ciò avvenga.
"Certo che non dirò nulla, cagna. Se no punirà anche me. Non ho ottemperato al mio compito di vigilare su te." risponde l'altra.
Michela accelera il passo, verso il proprio ufficio. Col passare dei secondi in lei c'è una grande soddisfazione. Aveva bisogno fisico di godere. E c'è riuscita in pieno. Ed è stato davvero appagante, anche se, ironia della sorte, per merito di sua sorella.
Ma dopo qualche istante alza lo sguardo, e vede Daniela, la Padrona, che la aspetta sulla porta. Sembra piuttosto seccata. Lei e Patrizia si guardano terrorizzate. E se avesse visto tutto? Oddio, pensa Michela, potrebbe arrivare una nuova punizione. Il solo pensiero la eccita da morire.
"Entrate." dice seccamente Daniela.
Il tono di voce causa un brivido in Michela.
"Ho visto tutto. - prosegue – Tu, schiava, hai contravvenuto alle mie indicazioni."
"Mi...mi scusi, padrona..." balbetta Michela.
"E tu, Patrizia, dovevi vigilare. E non lo hai fatto."
"Ma Padrona...io non ho potuto..." prova a difendersi Patrizia.
"Silenzio. Vi punirò entrambe."
C'è un attimo di tagliente silenzio dentro l'ufficio. Luciana ridacchia soddisfatta.
"Quale sarà la nostra punizione, Padrona?" chiede Michela con lo sguardo rivolto verso il basso.
"Venerdì sera, vi farete trovare al club privato Piper 84, alle 22.30. Sarete completamente nude, solo con un soprabito addosso."
"Cosa ci succederà?" chiede Patrizia un po' preoccupata.
"Ciò che sarà necessario per punirvi della vostra disobbedienza. - risponde decisa Daniela – Michela, intanto tu ogni mattina ti siederai sul divanetto e ti farai depilare perfettamente le parti intime da Luciana. Sono stata chiara? Inoltre la tua segretaria dovrà testare il tuo buchetto, lo stato di morbidezza, e soprattutto se il plug è adatto al tuo buco, o se è necessario passare a uno di dimensioni maggiori. E poi dovrà sistemare gli elastici sui capezzoli. Li voglio sempre come due chiodi. Non ho altre prescrizioni."
Michela si mostra dispiaciuta, ma dentro sa benissimo che ogni mattina farsi umiliare dalla sua segretaria le farà iniziare le giornate con quel giusto pizzicore, quella elettricità che ormai sente necessaria. E soprattutto, non vede l'ora che arrivi il venerdì sera...Cosa le avrà programmato la sua padrona?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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