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Michela - Le Punizioni (finale)


di Smithmarcus
17.12.2024    |    1.960    |    3 9.0
"Anzi vorrei che si puniscano fra loro..."
"Numero 99!" dice la Padrona Daniela al microfono, leggendo il bigliettino appena estratto dall'ampolla di vetro.
Una signora un po' su con gli anni, bionda, tutt'altro che avvenente, piuttosto sovrappeso, ma molto curata, sventola il proprio tagliando.
"Sono io la vincitrice!" urla sgraziatamente.
Daniela, la Padrona, non sembra felicissima del risultato della estrazione, probabilmente avrebbe gradito un soggetto esteticamente migliore, ma i patti sono patti, non ci sono dubbi, e chi vince ha diritto al premio. Quindi la saluta educatamente.
"Bene! Ecco la nostra nuova fortunata vincitrice. Vuole dirci il suo nome, signora?"
"Sono Loredana." risponde la donna.
"Loredana! Molto bene. E quale delle nostre due schiave vorrebbe punire?"
"Vorrei punirle tutte e due. Anzi vorrei che si puniscano fra loro. Che facessero un vero e proprio sexfight, Michela contro Patrizia..." risponde la signora.
Il tono e l'arroganza della signora infastidiscono Daniela, ma l'argomento è nuovo e stuzzicante.
"Un sexfight? Con quali regole? Le ricordo, signora, che non gradisco violenza e cose del genere..." puntualizza Daniela.
"Oh nessuna violenza... - ribatte l'altra – E' una lotta, ma vince semplicemente chi fa godere l'altra. Non possono picchiarsi in nessun modo. Non deve esserci alcuna violenza."
Effettivamente le regole sembrano chiare, e assolutamente non pericolose. Rapidamente le due schiave capiscono che devono affrontare questa nuova prova senza obiettare. Sono nude, e bendate. Ma la Padrona le orienta l'una davanti all'altra, quasi a contatto di capezzoli. Michela fronteggia subito coraggiosamente Patrizia. E' una dipendente della società che lei stessa dirige insieme a sua sorella Sabrina. Non può e non deve perdere. Farsi portare all'orgasmo da lei le costerebbe anni di umiliazioni, senza possibilità di uscita. Lo sa benissimo, ed è il suo pensiero numero uno, quello su cui è maggiormente focalizzata. Ma un'altra parte di lei, non tanto piccola, le fa capire che viceversa, vorrebbe proprio godere. E vorrebbe farlo con tutte le sue forze. Le energie fisiche sono ridotte a zero, per tutte e due le donne, ma dal suo sesso arrivano impulsi pressoché irresistibili. Ma li combatte. Sa che deve vincere.
Patrizia è di fronte, vicinissima a lei, ne può avvertire il respiro. E' un po' più bassa di lei, ma avanza senza nessuna paura, e Michela capisce che essendo stata sua sottoposta per anni, per lei possa essere una occasione di rivincita. Fare godere la sua capa così, pubblicamente, ridurla a una cagna in calore, sarebbe per la bionda una rivalsa fenomenale. Dal giorno dopo in azienda, i ruoli sarebbero completamente ribaltati.
Questo pensiero la eccita, e sente i suoi capezzoli inturgidirsi sui suoi seni enormi.
"Si direbbe che questa 'lotta' la ecciti, capo...Lo sa che non può perdere, vero? Se no da domani, al lavoro, la porterò in bagno con me, e la userò come straccio per pulire in terra..." ridacchia Patrizia, sentendo premere le punte turgide dei seni di Michela sulle sue.
Michela suda, visibilmente.
"Non perderò affatto, Patrizia! - dice, provando a sembrare convinta – E domani, al lavoro, ti ordinerò di sdraiarti nuda, come la cagna che sei, sotto la mia scrivania! E ti calpesterò per tutto il giorno."
Ma è anche evidente come questo confronto la stia eccitando oltre ciò che pensava. Molto oltre.
"Dai schiava, fatti rispettare un po'..." le dice la Padrona, dandole una maliziosa spintarella da dietro, che la manda proprio fra le braccia di Patrizia.
La bionda non aspettava altro. La abbraccia, immobilizzandola, ma contemporaneamente, con le mani va sul culo di Michela, cominciando a muoverle il plug maliziosamente dentro il buchetto.
"Oh brutta troia!!" protesta Michela accusando il colpo inatteso.
Vorrebbe reagire, allontanando la sua avversaria, ma Patrizia la volta di centottanta gradi, girandola verso il pubblico ed esponendola alla vista di tutti. Le è alle spalle, e da lì, comincia a lavorarle il clitoride con una mano mentre con l'altra le sollecita i capezzoli tirandoli e torcendoli. Michela si sente assalita da tutte le parti, toccata nei punti più sensibili e, ovviamente, eccitatissima. Scuote la testa, cercando di negare a sé stessa ciò che le sta arrivando. Sente di essere vicina alla sconfitta. Patrizia è molto brava, e la guida, senza che lei riesca a opporsi. Si rende conto che l'ha spinta ormai fino alle poltroncine del pubblico, a pochi centimetri dalla gente. E tutto ciò continuando a lavorarle la figa, ormai palesemente fradicia.
"Mi sembra che sto vincendo io, vero capo? Non riesce proprio a combinare nulla.." la sfotte. E ancora di più la presa in giro è acuita dal fatto che la bionda continui a darle rispettosamente del lei. Michela scuote ancora la testa. Non riesce a resistere agli stimoli che la stanno portando all'orgasmo.
"M-mi lasci...Patrizia..." riesce solo a biascicare.
"Oh no, dottoressa Michela, non lo potrei fare mai!" la deride quell'altra, sottolineando quanto possa essere inutile la sua laurea in questo momento.
"No...no..." mormora Michela, arrendendosi.
Le sue cosce cedono, e si ritrova a carponi, con la sua avversaria dietro il culo che continua a toccarla. Patrizia le sfila tranquillamente il plug dal buchetto, dilatato alla grande, e ci infila due dita, prima, e poi tre. Dalla prima fila le signore non resistono alla tentazione di allungare i piedini, e metterglieli in faccia e in bocca, obbligandola a leccarli.
"Oh no...aiuto...non resisto...non resistoooo..." urla Michela, sentendo che il tracollo è dietro l'angolo.
Ha troppa voglia di godere, dentro di sé ammette che non c'è stata partita, Patrizia l'ha semplicemente distrutta. Tutta colpa della Padrona che l'ha trasformata in una vera cagna in calore.
E' il suo ultimo pensiero, prima di esplodere in un orgasmo liberatorio intensissimo, sottolineato da un urlo acuto e prolungato.
Il pubblico applaude in modo scrosciante, con fischi, grida e schiamazzi. Sembrano tutti contenti, meno una persona, una donna.
"Quella schifosa non ha nessuna dignità...perfino Patrizia l'ha fatta godere di brutto. Che schifo..." sussurra a denti stretti, furiosa.
Michela si accascia a terra, scivolando sui suoi stessi liquidi, che le impediscono goffamente di rialzarsi. Patrizia la afferra per i capelli, trascinandola a quattro zampe. E' tronfia e piena di soddisfazione. Il pubblico da dietro può tranquillamente osservare entrambi i buchi di Michela dilatati oscenamente, colare liquidi che scorrono fra le sue cosce. Lei, umiliata dalla cocente sconfitta, tiene la testa bassa ciondolante verso terra, mentre gattona trascinata dalla sua dipendente che gongola e si da arie.
"Qui, qui!" urla sgraziatamente Loredana, per richiamare Patrizia con la voce, sapendo che la bionda bendata non può vederla. E quella esegue, conducendo Michela proprio di fronte a lei, e posizionandola seduta ai suoi piedi. Loredana osserva la figa bagnata di Michela come ipnotizzata. Si sfila le scarpe col tacco. E allunga i piedini cicciottelli verso il sesso della schiava sconfitta. La penetra con l'alluce smaltato.
Michela è seduta col culo a terra, le cosce allargate senza alcuna difesa, e, sentendosi ancora violata, sobbalza sorpresa.
"Oh no...non ancora, signora, la prego..." supplica. Forse vorrebbe che la sua figa avesse almeno qualche attimo per riprendersi. Ma la signora Loredana, con gli occhi spalancati, è troppo esaltata dal fatto di averla completamente a sua disposizione, e prova a forzare, introducendole piano tutto il suo piedino grasso dentro.
Michela urla, sentendosi inizialmente riempita la figa senza nessun rispetto.
"Ahhhhh....ma che cazzo fa, signora!...mi spacca..." strilla quasi isterica.
Ma quella silenziosamente continua a muovere il piedino dentro e fuori nella sua figa ormai molto recettiva. E la sensazione per lei comincia a essere piacevole, irresistibilmente piacevole. Gli strilli ben presto si trasformano in gemiti e mugolii inconfondibili.
"Hai perso, schiava, è giusto punirti fottendoti ancora. E il mio piedino ti sta piacendo, vedo." la umilia.
Michela impazzisce letteralmente dal piacere. Non resiste più.
"Ohhhhh....signora! Mi sta spaccando! Oddio che bello...continui...continui, la prego...la pregooooo...."
Naturalmente dopo qualche secondo viene ancora, per l'ennesima volta della serata.
"Santo cielo – ride divertita Daniela, la sua Padrona – Non c'è la minima traccia di resistenza in te, schiava. Stai diventando la perfetta troia, proprio come ti volevo..."
"...oohhh, P-Padrona... - mugola Michela ancora sconvolta - ...sono una troia...la sua troia...proprio come lei...mi vuole..."
Loredana, però, non ha ancora levato il piedino da dentro di lei, e continua a muoverlo nel suo sesso. E' infilato quasi tutto dentro, e muovendo l'alluce, la signora le sfiora delicatamente l'utero, causandole una sensazione molto gradevole.
"Ouuuh...la prego, signora...non ancora...non di nuovo..."
"Non riesci a contenerti, vero troia?" le dice.
"No...non ci riesco...sono davvero troia..."
Il piedino le solletica l'utero, e lei sta cedendo alla voglia di godere ancora. Quindi con le mani lo guida dentro di sé, dentro e fuori, ripetutamente.
"Michela è proprio una puttana, non trova Padrona?" chiede Patrizia.
"Ricordati che è la Mia puttana," la zittisce Daniela.
Ma Michela non ascolta più. E' troppo vicina all'orgasmo per badare alle voci intorno a sé. Infatti ci mette solo pochi secondi a venire una volta ancora, urlando nuovamente il suo piacere.
Si raggomitola su sé stessa. Patrizia è vicino a lei, ma in piedi, come a volere sottolineare che è una schiava sì, ma nella scala gerarchica le è superiore. Col piedino la calpesta. Daniela allora va di fronte alla bionda, dandole subito una decisa strizzata di capezzoli.
"Ahhhhh! - urla Patrizia – Padrona, no! La pregooooo...."
Ma Daniela continua, facendole piuttosto male.
"Era solo per ricordarti che la Padrona sono io. - le dice a denti stretti - E tu, anche se hai vinto il sexfight contro Michela, resti sempre una mia schiava. E chiaro??"
"Sì...sì, Padrona...come vuole lei...." mormora la biondina sottomettendosi immediatamente.
"Molto bene. Allora, a questo punto possiamo procedere con la prossima punizione."
In pochi istanti è di nuovo vicina all'ampolla.
Il pubblico attende con trepidazione, ormai siamo al gran finale. Daniela con uno studiato silenzio, da vera Padrona, crea nuovamente la suspance. Poi guarda il pubblico.
"Numero uno! - esclama – Niente meno che la prima in assoluto ad acquistare il biglietto di questa fantastica lotteria!"
La donna che si avvicina indossa una maschera. Ed è proprio colei che pochi minuti prima, a denti stretti, aveva definito Michela una schifosa, con profondo disprezzo. Il suo volto non è riconoscibile. Infatti indossa una maschera da gattina nera, che ne rende impossibile capire l'identità.
"Oh abbiamo una vincitrice misteriosa!" sottolinea la Padrona, vedendola avvicinarsi.
"Non intendo che tutta questa gente sappia chi sono, cara..." dice rivolta a Daniela.
"Ma certo... - commenta la Padrona, eppure questa voce mi sembra proprio di riconoscerla."
"Immagino... - risponde la donna mantenendo il riserbo – Tu sai chi sono, ma non voglio sia pubblico..."
"Certo, Sabrina, - le dice Daniela all'orecchio – è facilmente comprensibile che tu non voglia che si sappia che sei stata la prima ad acquistare il biglietto per la lotteria fatta per punire...tua sorella. E che hai pure vinto..."
"Esatto, vedo che hai perfettamente capito." risponde Sabrina, cominciando a pregustare la possibilità di abusare della sua disprezzata consanguinea.
"Tuttavia... - insiste Daniela – Se vorrai punire la mia schiava, nonché tua stessa sorella, e che io mantenga il riserbo...dovrai fare qualche cosa per me..."
"E cioè?" chiede Sabrina un po' seccata.
Daniela la osserva. Non si può dire che Sabrina sia una donna sexy, anche se è assolutamente bene curata, elegante, e ricercata nell'abbigliamento e negli accessori.
"Spogliati completamente. Puoi tenere solo il reggicalze e quelle calze nere che vedo sotto la gonna...non sembrano niente male."
"E...e le mutande?"
"Oh no, quelle assolutamente no."
Un po' imbarazzata, Sabrina, abituata ad avere sempre il controllo della situazione, si leva gli indumenti che ha addosso. Via la camicia bianca, la gonna, e, con una certa titubanza, il reggiseno e lo slip. Il suo corpo è un po' appesantito. I sette anni di differenza con Michela si vedono, e Sabrina non è minimamente al livello estetico di sua sorella. Forse è anche questo a causarne una certa invidia, e grande risentimento nei suoi confronti. Esegue comunque gli ordini di Daniela. Per nulla al mondo si perderebbe l'occasione di punire duramente Michela.
"Dovresti rasarti. I tuoi peli pubici sono troppo lunghi." la deride la Padrona, mettendola ulteriormente in imbarazzo.
Sabrina non risponde subito, arrossendo. Vuole passare oltre le considerazioni sul proprio corpo.
"Vorrei degli attrezzi adeguati per fottere la mia sorellina..." mormora.
Daniela sorride. Ha capito che la sorella maggiore smania dalla voglia di esercitare la propria supremazia sulla minore. Quindi la accontenta subito, e tira fuori due strap-on di diverse dimensioni. Uno di dimensioni medio grandi, e uno letteralmente enorme, della grandezza del cazzo di un cavallo. Insieme a questi due, le porge un gel anestetizzante, per rendere meno traumatico l'ingresso di quei due falli nei buchetti della sorella.
"Wow! - commenta ancora Sabrina – Con questi posso davvero sfondarla la mia cara Miky...Voglio spaccarla in due. Voglio che smetta di farsi scopare come una troia, perché avrà figa e culo così larghi, che i normali uccelli umani non le faranno più nulla."
Quindi si avvicina a Michela, che, del tutto ignara, oltre che bendata, non ha potuto sentire nulla di questa conversazione. Tuttavia sente le mani di sua sorella che le sfiorano il viso.
"Chi...chi sei? E...cosa vuoi?" chiede timidamente.
In tutta risposta Sabrina le centra il seno con due ceffoni laterali che fanno ballare le sue grosse tettone.
"Ahiiii!!! - protesta lei – Che cazzo fai? La regola è niente violenza!"
"Ti ricordi quando litigavamo da ragazze e te le prendevo a schiaffi, quanto frignavi?" le sussurra all'orecchio, ridendo di gusto.
Il sangue di Michela si gela nelle vene. Realizza che la nuova aguzzina è proprio Sabrina, sua sorella maggiore.
"Tu sei pazza, Sabrina... - le risponde – Come ti è venuto in mente?? Cosa vuoi fare..."
Ma mentre Michela non vede più dove si è posizionata sua sorella, quest'ultima è dietro di lei, e ha già alla cintura lo strap-on di medie dimensioni.
"Voglio darti cazzo, sorellina. Voglio spaccarti il culo, per quanto stai disonorando la family. Un cazzo così grande che dopo non sentirai più altro."
"Oddio, no, ti prego..." mormora Michela.
Ma Sabrina ha già indossato lo strap-on medio, e ha intenzione di usarlo senza alcun gel anestetizzante. Afferra i polsi della sorella e glielo sbatte nel buchetto senza nessun complimento. Inizialmente entra un po' difficoltosamente. Michela scuote la testa, urlando e lamentandosi.
"Ahhh, - grida a denti stretti – mi fai male, maledetta...fai pianooooo...."
Ma Sabrina spinge, e spinge molto forte. E lo strap-on finalmente comincia a scorrere alla perfezione dentro il culo di Michela.
"Oddio, Sabry..." mormora mordicchiandosi il labbro, non riuscendo a proferire altro.
La penetrazione sta cominciando a piacerle. E molto. Sabrina le lascia i polsi, afferrandole la coda dei capelli, e tirandole la testa all'indietro.
"Visto che vuoi essere così troia, sorellina, sarai anche la MIA troia. Va bene?" la insulta.
Michela non riesce a rispondere nulla, limitandosi a emettere mugolii, sempre più intensi. Sabrina accentua la sua eccitazione schiaffeggiandole il culo con la mano libera. I segni lasciati sulla sua candida pelle sono rossi e ben visibili.
"Forse dovevo educarti così fino da quando eri più giovane..." le sussurra a denti stretti.
"Ohhhh...mi stai sfondando, Sabry...m-mi piace..." riesce solo a dire Michela.
"Oh, ti piace! Certo che ti piace, sei una troia, una cazzo di troia!!" sorride Sabrina.
E dicendo così, estrae lo strap-on dal culo della sorella.
"No, perché?" protesta Michela, un po' stupita e molto dispiaciuta.
Non può vedere i movimenti di Sabrina, e si domanda cosa stia succedendo.
"Vediamo se ti piace questo..." ridacchia l'altra, indossando l'attrezzo, quello più grosso. Ha le dimensioni dell'uccello di un cavallo, solo più corto. Ed è davvero grosso, e Sabrina per poterlo indossare, lo deve reggere con due mani. Michela deglutisce, un po' spaventata, ma anche eccitata nel non sapere cosa stia per accaderle. Può solo avere dei sospetti sulla grossezza del sex toy.
"Aspetta, un attimo. - interviene Daniela, la Padrona – Non voglio che me la distruggi. Cospargila bene con questo gel."
Le porge il tubetto, indicandole di farlo, senza ammettere repliche. Un po' a malincuore, l'accanita sorella maggiore, cosparge il fallo e l'ano di Michela col gel anestetizzante.
Ma poi, senza pietà, la penetra, e lo fa con molta durezza e determinazione.
"Ommioddio! - riesce solo a pronunciare Michela, sentendosi completamente invasa e piena – è...è...enorme...Sabry! Oddioooo...."
"E' quello che ti meriti, sorellina." le risponde l'altra spingendo sempre di più e affondando i colpi con violenza.
Michela urla. Il gel aiuta, ma decisamente non basta. E' dolore puro, le sembra di impazzire, di esplodere, ma per sua fortuna lentamente si trasforma in piacere, e la invade completamente. Michela urla, urla di brutto.
"Ahhhhhh cazzo!!!! Mi sfondi il culooooo..."
"Taci, troia di una sorella...è proprio quello che volevi..."
"Ohhhh... - urla ancora più forte – il culo me lo stai spaccandooo...cazzo che bello...non fermarti ti prego!"
Schifata, ma anche ammirata dalla resistenza di Michela, e soprattutto eccitata dal poterla dominare così, Sabrina non diminuisce per niente l'intensità dei colpi, anzi la aumenta sensibilmente, continuando a sussurrarle insulti osceni. Michela non resiste più, l'orgasmo la investe con forza irresistibile, facendola urlare senza alcun ritegno.
Solo allora, all'improvviso, Sabrina le lascia i capelli, facendola crollare a terra, in ginocchio sui gomiti. Il suo ano, gocciola liquidi visibilmente. E' spalancato come una caverna profonda.
"Non sai da quanto sognavo di farlo, sorellina..." le sussurra all'orecchio.
"Maledetta... - replica Michela – Ora...ora non sentirò più nulla con gli uomini...nemmeno se saranno superdotati..."
"Oh, ma era quello che volevo... - sorride sua sorella con un misto fra sdegno e soddisfazione – Così potrai godere solo se la tua Padrona ti ci infilerà oggetti di considerevoli dimensioni, e smetterai di prendere banali cazzi umani..."
"...sei una stronza, Sabry..." piagnucola lei vergognandosi dalle parole di sua sorella.
La durissima serata comincia realmente a provarla nel fisico.
Appagata invece dall'umiliazione totale di Michela, Sabrina arretra di qualche passo.
E mentre si fa indietro, si avvicina Daniela, la Padrona, e si rivolge direttamente a Michela, ormai più schiava che mai.
"Wow, capa! - la irride – Mi sa che in questo bel buco ci stanno anche cose più grosse, vero? Vero, troia?"
"Io...io...Padrona...ho goduto...molto...è stato...intensissimo...ora non ce la faccio più..." Michela ha ormai solo un filo di voce. E' esausta, fisicamente e mentalmente.
"Immagino, - le dice con aria accondiscendente la Padrona – ma c'è ancora l'ultima punizione. Anzi prima ancora farai una cosa per me."
"C-cosa?" chiede Michela spaventata. Sa bene che non potrà esserci quasi nulla di buono per lei quella sera.
Infatti dopo alcuni istanti, Daniela la trascina vicino ad alcune signore eleganti sedute nella prima fila delle poltroncine. Stappa una bottiglia di champagne, da 0,5 litri, e le dice
"Vorrei che tu lo servissi a queste gentili signore, schiava."
"Oh certo Padrona..." risponde Michela.
"Ma non come pensi tu. - la gela Daniela – Non alzarti."
"Cosa..cosa devo..." fa per chiedere Michela. Ma dopo appena un secondo sente il fondo della bottiglia entrarle nel buchetto anale, ormai iperdilatato.
"Ommioddio, no... - sobbalza lei, sentendosi nuovamente violata – la bottiglia no...è...enorme..."
"Oh non preoccuparti, schiava... - risponde la Padrona molto divertita - ora sei molto più accogliente. La bottiglia ci sta benissimo. E poi è solo quella da mezzo litro...avrai tempo per abituarti. Così poi passeremo a quella da uno..."
Le signore ridono, porgendo il bicchiere e ognuna riempiendolo, servito dal bel culo rotondo di Michela. Le risatine e i commenti di quelle sono sprezzanti e umilianti.
"Guarda che troia...che culo sfondato..." dice una.
"Le piace proprio..." ridacchia una seconda.
"E pensavo fosse il top dell'alta società..." commenta la terza.
Dopo aver servito una decina di eleganti signore, la bottiglia si svuota completamente, e Daniela guarda compiaciuta il lavoro fatto dalla sua schiava.
"Padrona...sono sfinita...basta, la prego..." dice a testa bassa. Il collo della bottiglia, che emerge dal suo ano, sembra la coda di un animale.
"Su, Michela...non lamentarti – le dice Daniela – Ammetti che ti è piaciuto molto farti sfondare il culo ed essere la mia troia..."
"Sì...sì, padrona....mi è piaciuto da morire..."
"Ora sei veramente rotta nel culo...completamente...Sei mia." le dice, sputandole in bocca.
Poi la bacia con passione. Michela, completamente soggiogata, non osa opporsi.
"...io...io sono...sono tua, Padrona...ti ubbidirò...sempre..."
"Oh certo! Lo so benissimo, questo...Ma c'è ancora l'ultima punizione."
"...no, ti prego....voglio riposare...sono sfinita..."
"Ma certo. Tra un pochino chiameremo un taxi che ti riporterà a casa da tuo marito. Ma prima c'è ancora una cosa che faremo."
Daniela prende il microfono. Il suo tono di voce, ora è alto.
"Signore e signori! Avvicinatevi! Vi voglio tutti e tutte qua!"
La folla non se lo fa ripetere, e lentamente sciama verso la Padrona, Michela, che attende rassegnata a quattro zampe, come una cagnolona ubbidiente e Patrizia, anch'essa vicina a loro, in ginocchio.
"Levatevi ogni indumento intimo. Uomini! Potete buttarli lì per terra. Voi donne invece, dateli a me..." ordina perentoria.
Daniela è eccitatissima. Una moltitudine di mutandine femminili le vengono donate. Le osserva, Sono diversissime fra loro. Slip normali, alternati a micro perizomi, come anche culottes e mutandoni della nonna. C'è veramente di tutto.
Anche gli uomini, pure se in numero minore, sono disposti lì vicino, con i loro cazzi tirati fuori completamente, secondo gli ordini.
"Molto bene... - commenta Daniela soddisfatta – Ora avvicinatevi alle schiave, e...pisciatele. Pisciatele tutti e tutte. In faccia, in bocca, nel culo, sul seno...ovunque. Dove volete."
"Oh no, Padrona...quanti sono?...sento tantissime voci...sono tantissimi...troppa gente...non può farmi questo!" strilla Michela terrorizzata.
Ma nessuno, e nessuna, hanno pietà di lei. Né di Patrizia. Il primo uomo apre le danze, puntandole l'uccello in faccia, e colpendola col getto di urina in pieno viso. Lei tenta di girarsi. Ma le arrivano da tutte le parti. Capisce che può solo aprire la bocca, e fare ciò che tutti vogliono.
Patrizia non se la cava meglio. E' presa di mira da un gruppo di signore, che si posizionano giuste per dirigere i loro getti potenti sul suo viso. Cerca di proteggersi, di evitarli, ma le arriva tutto addosso, nei capelli e in faccia.
La posizione a quattro zampe non aiuta Michela. Infatti alcune maliziose signore, le muovono la bottiglia vuota ancora infilata nel suo buchetto posteriore. Questo la agita molto, ma la eccita da morire.
"Oh santo cielo... - riesce appena a mormorare investita dai getti delle urine maschili – mi sto...di nuovo...eccitando...state ferme cazzo..."
Ovviamente quelle, sentendo queste parole, hanno ancora più motivazione di giocare con la bottiglia. Michela ora geme a voce alta, sono quasi degli urli di piacere. La sua pelle è lucente, perché completamente bagnata. Gli uomini in fila la continuano a pisciare, insieme o alternati. Dopo qualche minuto si sono tutti completamente svuotati le vesciche.
Alcuni di loro, troppo ingrifati per resistere, si prendono in mano i loro cazzi duri, masturbandosi davanti a lei. Michela non li vede, ma li sente. E capisce subito cosa sta per pioverle addosso. E' inerme.
"...non...non vorrete..." farfuglia.
Ma non riesce a terminare la frase, che viene investita dal loro sperma che le arriva copiosamente addosso. Quantomeno ora gli uomini hanno esaurito tutti loro liquidi, pensa. Rimangono però ancora diverse donne.
La costringono a mettersi schiena a terra, con le sue belle lunghe gambe sollevate e la bottiglia sempre infilata nel suo culo.
"Guardatela che puttana..." la insultano con disprezzo.
"Proprio una grandissima troia..."
"La grande Michela..."
"Che cagna in calore..."
Queste frasi, però, non la feriscono, anzi non fanno che eccitarla ancora di più.
"Oh sì cazzo! - urla – Sono una troia! Una cagna...in...ohhhhh....calore....fatemi....fatemi godereeee...vi prego...."
Alcune le pisciano in faccia, altre sulle tette, ma una continua a muoverle la bottiglia nel buchetto. Michela urla.
"Ohhhhh....sì, cazzoooooo! Sfondatemi! Sono una troiaaaaa!!!"
Il piacere aumenta esponenzialmente. E dopo pochi secondi gode, liberandosi con un urlo, nel quale ci sono godimento fisico, umiliazione, e sfinimento mentale. Non ce la fa più letteralmente. Pur se così sudicia, vorrebbe solo chiudere gli occhi. E dormire molto a lungo.
Le signore, alla chetichella si allontanano da lei, ridacchiando soddisfatte e divertite. La lasciano lì, buttata a terra, completamente esausta.
Vanno da Patrizia, e la afferrano per i capelli, costringendola a tirare fuori la lingua e a leccare per terra, tutto il piscio che si è riversato. E' solo una operazione simbolica, ovviamente, sarebbe impossibile ripulire tutto.
Michela invece è distrutta. Orgasmi a non finire, umiliazioni incredibili, ha subito veramente ogni genere di degradazione morale. Non ha la forza di rialzarsi.
"Povera, Michelona..." le dice la Padrona, consolandola.
"P-padrona...non ce la faccio più..."
"Ma certo, schiava, lo so benissimo. Ma ora ti alzerai, con le pochissime forze che ti sono rimaste, e andremo a mettere un soprabito. E potrai uscire. Ho già chiamato un taxi." le sussurra, levandole amorevolmente la benda. Lei apre gli occhi, riadattandoli alla luce.
"...ma...ma io voglio...lavarmi e vestirmi..." mormora.
"Eh no, tesoro. Tu salirai sul taxi, così come sei. Solo con l'indumento che ti ho ordinato di mettere addosso. E lo terrai semi aperto...Il tassista deve capire immediatamente ciò che tu hai combinato stanotte."
"Io...io...sì, Padrona...e poi..."
"Poi cosa Michela?"
"...il culo...mi fa male...lo sento...largo...."
Daniela ride divertita.
"Ma certo. Lo abbiamo usato parecchio, in effetti. Ora bisognerà che ci rimettiamo un qualcosa di adatto, mia troia...se no finirà piano piano per stringersi di nuovo." le dice.
"Non mi faccia male, padrona..." supplica Michela.
"Naturalmente no."
Dopo alcuni secondi le sbatte dentro un plug, delle dimensioni della bottiglia. La base più larga è ben visibile all'esterno. Ha una batteria, che gli consentirà di illuminarsi, a comando, ma ora è spento, non è certo il momento.
"E' l-lungo...e grosso..." protesta flebilmente Michela.
Ma ormai è perfettamente conscia dell'inutilità delle sue lamentele.
"Certo, schiava. Con ciò che ci abbiamo messo dentro stanotte ci vorrà pure qualcosa di tosto, no?"
"Sì, Padrona, certo."
"Oh, sento suonare...deve essere arrivato il taxi!"
Quindici minuti dopo.
Michela è seduta sul sedile posteriore dell'auto. Patrizia è a fianco a lei.
Il tassista non riesce a togliere gli occhi dallo specchietto retrovisore, da dove intravede i soprabiti delle due donne appena aperto. I suoi occhi si fermano sulla figura di Michela che lascia intuire le sue tettone enormi.
"Guidi guardando avanti, per favore." gli dice lei un po' imbarazzata. E si chiede come possa provare vergogna, visto quanto ha fatto fino a pochi minuti prima. Non la imbarazzano nemmeno gli odori che emana, fortissimi, di sesso, sperma, piscio e quant'altro, ma semplicemente lo sguardo da maiale del guidatore del taxi. Il culo le fa male, ed è costretta a sedersi in punta al sedile. Il soprabito le si apre mostrando tutto il suo corpo, i capezzoli enormi, il plug che fa capolino dal suo buco del culo.
Il tassista sgrana gli occhi allibito. Non può evitare di notare i segni della nottata sul corpo della donna.
"E senti che odorini...Vi hanno proprio fatto divertire, eh?" le sfotte con becera ironia.
Patrizia non risponde. Guarda fuori dal finestrino.
"Esatto. - dice Michela mostrando strafottenza – Ci hanno proprio fatto divertire. Siamo due schiave, ormai. E ci piace esserlo..."
Per un attimo non crede a ciò che ha appena detto a quello sconosciuto viscido maiale, ma si sente schiava dentro, e non può affatto negarlo.
Non vede l'ora di essere a casa, per potersi lavare e mettere sotto le coperte. Ma il suo cellulare squilla. E' un messaggio WhatsApp. Lo guarda. E' Sabrina, sua sorella, quella lurida traditrice che ha abusato di lei. Anzi che le ha proprio sfondato il culo.
Michela lo apre.
E' un video. E sotto un testo. Molto eloquente.
"Guarda come sei venuta bene, sorellina. Penso che questo potrei farlo girare in azienda se non obbedisci, non credi?"
"Come l'hai avuto, maledetta?" risponde Michela. Sa che sua sorella l'ha in pugno.
"Oh la titolare del Club l'ha realizzato e consegnato a Daniela, la tua Padrona. Lunedì ti aspetta al lavoro, penso che avremo parecchio da divertirci...Ora ti spiego bene come dovrai presentarti vestita."
Michela socchiude gli occhi, e tira un profondo respiro. E' un po' spaventata, e un po' eccitata. Sa che una nuova vita l'attende.
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