bdsm
A cena
di Smithmarcus
17.08.2024 |
692 |
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""Non è chiaro? La signora vuole che ti avvicini e fai la pipi lì dentro, cara..."
"Vieni, cara. Non essere timida." Roberto, con un gesto della mano, accompagna sua moglie a entrare nell'elegante ristorante, scelto per loro dalla governante Luisa, che li segue a pochi passi. Michela è frastornata, confusa. Luisa ha ormai preso il predominio su di lei, e le ha ordinato di indossare un abbigliamento ben preciso per la cena, ovviamente approvato da Roberto. Michela non può indossare nessun indumento intimo, e il vestito, corto, deve essere piuttosto trasparente. È un abbigliamento osceno, specie in un ristorante elegante, e lei ovviamente si vergogna da morire, ma sa che tutti questi sguardi addosso, di gente che in quel momento sta pensando quanto sia puttana, hanno qualcosa di intensamente eccitante."Guardati intorno, cagna schifosa. - le dice Luisa all'orecchio - Ti osservano tutti. Vedo solo uomini bavosi, che vorrebbero infilarlo tra le tue lunghe cosce o sbatterlo nel tuo bel culo tondo. O donne che ti guardano con disprezzo, e che vorrebbero usarti come zerbino, mettendoti i piedi in faccia tutta la sera."
A queste parole Michela ha un fremito. I suoi capezzoli diventano turgidi come chiodi, diventando ancora più evidenti sotto il tessuto bianco e trasparente, e imbarazzandola ancora di più.
"Luisa, la prego...non mi parli così..."
"Andiamo, tesoro, un po' di contegno! - interviene lui rivolto a sua moglie - Sei vestita come una prostituta, e se continui a piagnucolare così, qualcuno o qualcuna potrebbero darti ciò che meriti..."
Il cameriere accompagna il curioso terzetto al tavolo prenotato, e durante il tragitto, la manina maliziosa di Luisa si infila negli spacchi del vestito di Michela, scoprendone i glutei. Ed evidenziando agli altri avventori, l'assenza totale di indumenti intimi.
"Tu rimani ancora un po' in piedi." ordina Luisa perentoria.
"Oh no, Luisa...mi guardano tutti. Mi faccia sedere, la prego..." implora Michela.
Ma la governante non le risponde nemmeno, essendo impegnata a posizionare sulla seduta della sedia di Michela, un dildo a ventosa, che le tenga compagnia durante la cena.
"Ecco cara, ora puoi sederti pure..." le dice Luisa con un sorrisino affabile.
"Oddio...io...io non posso sedermi su quella cosa..." obietta Michela spaventata.
"Oh sì che puoi, cara! Ma prima... dobbiamo verificare che il tuo sesso sia bagnato per bene, per accoglierla...e mi è venuta una idea."
Luisa si volta, e vede nel tavolo vicino al loro, due donne tranquillamente sedute. Una di loro è una Dama, vestita elegante, consona al livello del ristorante. L'altra invece, è abbigliata in modo decisamente estremo e provocante. Si capisce bene che anche lei non indossa alcun intimo, perché nel modo di sedere rimane scoperta una parte di gluteo, e soprattutto indossa calze nere con la riga dietro e tacco 15. il vestito era bianco, leggero e molto scollato, lasciando visibile una ampia porzione di seno. Si intuisce anche che il rapporto fra le due donne non sia affatto paritario. La Dama elegante comanda, e l'altra è sottomessa. E obbedisce.
Luisa decide di avvicinarsi al tavolo, portandosi dietro Michela, presa dalla più profonda vergogna, fissa con lo sguardo a terra.
"Riconosco una schiava anche lontano un miglio..." esordisce la donna elegante proprio all'indirizzo di Michela.
"io...io...no, non sono una...schiava..." prova a negare l'evidenza lei.
"Oh sì che lo sei..." interviene Luisa, dandole una leggera spintarella verso il tavolo delle due donne.
La spinta è molto leggera, ma Michela, in precario equilibrio sugli alti tacchi, e completamente confusa, rischia di cadere, riuscendo per fortuna ad appoggiarsi al tavolo.
"Vi ho sentito parlare... - prosegue la Dama – volevate capire se la fichetta della schiava fosse opportunamente bagnata, giusto?"
"...no, no!..io..." balbetta pateticamente Michela.
"Esatto." la zittisce Luisa.
Il respiro di Michela aumenta di intensità, e il suo ampio seno sembra quasi voglia uscire dal vestitino, che d'altra parte, essendo semi trasparente, fa intravedere quanto siano già grossi e turgidi i suoi capezzoli.
"Schiava! - ordina perentoria la Dama alla sua sottoposta – Alzati. E senti se la qui presente Michela è pronta a sedersi sulla sua sedia speciale. Sai quello ce devi fare."
La donna si alza, e fronteggia Michela, che la guarda con aria supplichevole.
Nei tavoli accanto sono tutti girati verso di loro, come ipnotizzati. Nessuno stacca gli occhi dalle due.
Michela è in enorme imbarazzo, vorrebbe sottrarsi, ma vedere la mano della schiava allungarsi verso il suo sesso, la eccita davvero molto. La donna indugia, sfiorandola fra le sue lunghe cosce, facendo salire le sue dita, morbidamente sempre più su.
"Oh altroché se è bagnata... - conferma la schiava, con un sorrisino compiaciuto – Le sta proprio piacendo..."
"Basta...basta umiliarmi così...fermatevi..." piagnucola Michela, appellandosi al buon cuore della schiava.
"Schiava, penetrala!" comanda la Dama seduta e divertita.
E la donna, senza battere ciglio esegue, infilando prima un dito, poi un altro nel sesso di Michela che, devastata dall'eccitazione, barcolla, appoggiando la testa alla spalla dell'altra, non riuscendo a opporsi in nessun modo. Sa che deve reggersi su di lei, perché gli stimoli dalle parti intime le fanno quasi piegare le ginocchia. Le sue grosse tette sono spalmate sul petto della schiava, che continua a eseguire perfettamente gli ordini, infilando anche un terzo e un quarto dito nel suo sesso. Michela ansima, non riuscendo a trattenere un grido, ora completamente abbandonata sul corpo della schiava che la sorregge a fatica.
"Direi che è pronta..." sorride soddisfatta la Dama.
"Grazie, grazie davvero." dice sentitamente Luisa.
Quindi afferra per un capezzolo Michela, ancora sconvolta e in preda a fremiti intensi, e la tira verso di sé.
"Andiamo troia. Sei stata oscena ancora una volta..ti sei fatta infilare quattro dita dentro...da un'altra schiava per di più..." le dice con disprezzo, col solo intento di umiliarla, mentre la trascina sotto gli occhi degli altri avventori.
I pochi metri che la separano dal tavolo sono per Michela un supplizio, la voglia di toccarsi è enorme, ma sa che non può farlo. Anche perché sente che sta arrivando il momento clou, quello di sedersi sulla sedia col dildo che la attende.
Completamente fradicia, senza alcun indumento intimo, si accomoda e il dildo fissato alla sedia entra perfettamente dentro di lei, che non riesce a trattenere un gemito sommesso.
"Sei una cagna schifosa, tesoro..." le dice Roberto.
Ma lei non risponde, riesce solo ad ancheggiare col membro dentro di lei, mordendosi il labbro.
"Sembra che tua moglie non riesca proprio a contenersi, caro." dice Luisa all'indirizzo di Roberto, scoprendo un capezzolo di Michela e torcendolo con cattiveria. Lei geme sottomessa, ma non osa lamentarsi.
"Fai benissimo a punirla così." approva lui.
Silenziosamente Luisa estrae dalla borsetta un telecomandino nero.
"Penso che con questo potremo davvero divertirci..." dice.
"No, la prego, Luisa, abbia un po' di pietà..." implora Michela, capendo benissimo a cosa serva quel telecomando.
Ed effettivamente non appena Luisa lo prova, accendendolo per un momento, il dildo inizia a vibrare dentro il suo sesso, dandole delle scosse di piacere irresistibile. Michela strige i denti, si morde il labbro, non vuole in nessun caso mettersi a urlare di piacere dentro il ristorante. Molti la guardano, qualcuno ha pure tirato fuori dei telefonini per filmarla, sarebbe la sua fine. Per sua fortuna dopo pochi secondi, Luisa pressa il tastino Stop, e la vibrazione si arresta, dandole un breve momento di respiro. Anche perché in quel momento un cameriere si è avvicinato al tavolo.
"I signori desiderano?" chiede.
Roberto e Luisa fanno rapidamente la loro ordinazione, lasciando ovviamente per ultima Michela. Il cameriere infatti, dopo avere segnato le loro due richieste, si rivolge a lei, non potendo fare a meno di notare che un abbondante seno è completamente fuori dal vestito col capezzolo arrossato, che il vestito è quasi trasparente, e che la donna fatica a stare ferma sulla sedia.
"Per lei, ehm, signora?" chiede quello timidamente.
Luisa immediatamente fa partire la vibrazione, Michela non riesce a rispondere nulla se non cominciare ad ansimare, cercando di renderlo il meno visibile possibile. Abbassa la testa sul tavolo, suda, emette dei leggeri gemiti, ma non le esce nessun suono articolato dalla bocca.
"Credo che la grande signora, moglie del qui presente, gradisca solo un po' di acqua. - interviene Luisa – Oh, e, mi scusi, ovviamente in una ciotola per terra, grazie..."
Il cameriere, perplesso, e col cazzo duro, annuisce e se ne va.
Michela è sull'orlo dell'orgasmo, devastata dal piacere. E quindi Luisa immediatamente interrompe la vibrazione.
"Non devi godere, troia. Godrai quando vorrò io." le dice con disprezzo.
"...oh...Luisa... - farfuglia lei – perché...io...io..."
"Stai zitta, lurida cagna." la umilia ancora, torcendole ancora il capezzolo nudo e ipersensibile.
Michela è ancora più devastata. Il dolore al capezzolo è ormai un'inezia, in confronto agli stimoli che le arrivano dal suo sesso. La voglia di godere è immane, non riesce a controllarsi, ancheggia leggermente sulla sedia, il dildo si muove dentro di lei. La sua resistenza è crollata miseramente. Luisa, la governante di casa sua, ha completo potere su di lei.
"Questa è l'acqua per la signora..." interviene gentilmente il cameriere, posando a terra la ciotola per animali.
"Molto bene, grazie." dice Roberto.
Non appena il ragazzo se ne va, Luisa indica la ciotola a Michela.
"Bevi." le ordina.
"Oh no, la prego, Luisa...non sono un cane..."
"Sei una cagna in calore, non te ne accorgi? Mettiti a quattro zampe e bevi." ribadisce la governante, senza nessuna pietà.
"E muoviti pure." rincara Roberto.
Quindi lei, sommessamente, sguardo che fissa il terreno, sprofondando nella vergogna, si inchina a carponi, e si avvicina alla ciotola. Sente gli occhi di tutti addosso, è una umiliazione terribile. Oltretutto in quella posizione, il suo culo è quasi completamente scoperto, chiunque può apprezzare come non porti alcun indumento intimo.
"Ah, Michela! - la richiama Luisa . Dovrai finire tutto il contenuto della ciotola, se no ci sarà una penitenza per te."
Lei prende atto, non ha la forza di rispondere nulla, dalle sue parti intime le cola di tutto in mezzo alle cosce, ma gattona per pochi passi, abbassa la testa e comincia a leccare l'acqua dalla ciotola.
"E' brava tua moglie..." commenta divertita Luisa verso Roberto.
"Il merito è tuo che la stai educando davvero bene..." chiosa lui.
Ma purtroppo, passano diversi secondi, e Michela rialza la testa dalla ciotola.
"E'...è troppa...non...ce la faccio..." dice visibilmente contrita.
"Molto male, Michela.- afferma Luisa in tono severo – Questo, come detto, comporta una penitenza..."
"No, Luisa, la supplico, non mi faccia fare altre cose degradanti...mi stanno osservando tutti..."
"E' vero. Ti guardano proprio tutti. E a questo proposito, c'è una signora bionda elegante, tutta ingioiellata, sembra esperta e non ti leva gli occhi di dosso, ridacchiando, da un po'...ha delle belle scarpine aperte con un bel tacco, con i piedini eleganti e ben curati. Gattona fino a lei, e baciale i piedi. Con la lingua, bene in mezzo alle dita. Mostrale che qui dentro sei la cagna di tutti."
Michela vorrebbe opporsi, ma sa che sarebbe solo peggio. Le scende una lacrimuccia per la nuova umiliazione a cui è sottoposta, ma al tempo stesso prova una incredibile eccitazione, dal fatto che tutti la possano vedere mentre, schiavizzata, si fa ridurre pubblicamente a una lurida troia in calore. Anche perché Luisa stacca il dildo a ventosa dalla sedia, e glielo fa scivolare nuovamente dentro il suo sesso, facendole emettere un gemito.
Scuotendo la testa, sopraffatta dalle sensazioni, cammina a quattro zampe verso il tavolo dove è seduta la signora bionda, che, capendo perfettamente cosa le sia stato ordinato, le fa segno col dito indice di avvicinarsi.
"Avevo proprio voglia che una schiava si prendesse cura dei miei piedini dolci." le sussurra carezzandola in viso.
Michela non ha il coraggio di rispondere. Sente tutti gli occhi addosso. I pochi metri percorsi a gattoni, e sentire il dildo dentro di sé, l'hanno eccitata in modo irresistibile. Con grande dedizione comincia a leccare un piedino della bionda signora, levandolo dalla scarpa. Allora quella si leva pure l'altra scarpa, e inizia a insinuare l'altro piedino nella scollatura vertiginosa del vestito di Michela.
"Avevo voglia di poggiarlo sul morbido, schiava tettona." le dice, muovendo l'alluce proprio sul capezzolo turgido.
Michela ansima vistosamente. Sente che è difficile, ma si dice che può resistere agli stimoli. Può farcela. Non si farà umiliare davanti a tutti ancora di più.
Purtroppo per lei, Luisa, in quel momento aziona la modalità vibrazione, e per lei diventa tutto impossibile. Muove il culo, assecondando la vibrazione del dildo, geme e ansima scandalosamente.Continua a leccare e succhiare le dita del piedino della bionda, ma non riesce più a stare a carponi. Finisce stesa con la schiena a terra, un piedino della bionda che continua a torturarle i capezzoli, ormai scoperti e turgidi.
"La nostra cagna sta per godere di nuovo, Roberto." afferma con sicurezza Luisa.
"Che schifosa." ribadisce lui divertito.
E non sbagliano affatto. Pochi secondi e Michela viene di brutto, stavolta non riuscendo nemmeno a contenere il sonoro che esplode da lei. La signora bionda sorride soddisfatta, col piedino conficcato nella sua bocca, mentre Luisa spegne la vibrazione del dildo, e si alza per sfilarlo da dentro, lasciandole la fica gocciolante e calda.
Quindi glielo infila in bocca completamente, costringendola a pulirlo con la lingua. Lei esegue, riprendendo in quel momento coscienza di sé. Pensa a cosa l'abbia fatta diventare Luisa, in che cosa l'abbia trasformata. Pure una lacrimuccia scende dai suoi occhi.
Ma, persa nei suoi pensieri, viene subito risvegliata dalla voce imperativa della sua governante.
"Muoviti cagna! E' una bella serata, ti porto a fare una passeggiata al parco, te la sei meritata. Tanto il conto lo pagherà tuo marito."
"Aspettate!" interviene la signora bionda, che evidentemente ha voglia di giocare ancora un po'.
E senza aggiungere altro, posiziona un bicchiere a terra, lì nel mezzo.
"Oh! Ottima idea, signora, lei ha creatività, indubbiamente..." ride sorpresa Luisa.
"Luisa...cosa volete da me...perché quel bicchiere..." domanda attonita Michela.
"Non è chiaro? La signora vuole che ti avvicini e fai la pipi lì dentro, cara. Come i cani, seduta."
Lei, senza ormai alcun coraggio di ribattere, gattona verso il bicchiere, si posiziona correttamente, e, distrutta, esegue l'ordine dalla sua padrona.
"Che schiava perfetta..." sorride Luisa soddisfatta.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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