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Michela - Le Punizioni (parte 1)
di Smithmarcus
31.10.2024 |
1.426 |
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""E ora vediamo un po' chi sarà la fortunata che infliggerà la quinta punizione..."
Daniela è la Padrona indiscussa al Club. Si avvicina all'ampolla di vetro contenente i biglietti da estrarre. Con studiata lentezza ne prende uno. Davanti a lei c'è la platea schierata, con tutto il pubblico presente, che attende di sapere chi sarà la fortunata che potrà abusare a piacimento delle due schiave, Michela e Patrizia.Nella quotidianità, Daniela dirige il personale di una azienda di consulenze, di cui Michela è la titolare e presidentessa, insieme a sua sorella Sabrina. Patrizia invece è un'agente commerciale della stessa azienda, quindi una sua sottoposta.
Ma al Club i ruoli sono totalmente diversi.
Le due donne, le schiave, Michela e Patrizia, sono inginocchiate a terra, bendate, con le mani sulle ginocchia e le testa bassa. I loro culi accolgono i rispettivi plug, di dimensioni diverse. Piccolo e azzurro, quello di Patrizia, medio e verde quello di Michela. Sanno che riceveranno dieci punizioni, decise dal pubblico, ma che dovranno comunque essere approvate dalla Padrona. Questo da a loro una sensazione di protezione, ma anche di incertezza e di attesa.
Daniela rivolge ancora uno sguardo alla platea, solleva il bigliettino estratto, e lo apre.
"Numero...49!" dice ad alta voce.
Dopo un attimo di silenzio, una signora si alza in piedi dal pubblico. E' bassottina, sulla cinquantina, capelli a caschetto neri, vestita molto formale, ai piedi un paio di banali ballerine. La particolarità è che i suoi tratti somatici sono orientali. Si avvicina molto rispettosamente a Daniela, e le parla sottovoce. La Padrona approva, e al microfono annuncia.
"La prima punizione sarà quella portata dalla signora Wang!"
La gente applaude curiosa. Sul pavimento viene fissato un fallo a ventosa di discrete dimensioni. La signora Wang si avvicina alle due schiave, assicura due guinzagli ai loro collari, e le guarda con un sorriso freddo e impersonale. Quindi all'improvviso tira i guinzagli, e le porta a fare un giro di fronte al pubblico, sfiorando quasi i divanetti, con passo molto lento. Nel passaggio a gattoni le due donne sono sottoposte al tocco degli spettatori, che non perdono nessuna occasione, protetti anche dalla relativa semi oscurità che copre la platea e dalla benda sugli occhi che rende le due donne impossibilitate a vedere alcunchè.
"Smettetela..." prova a obiettare Michela con pochissima convinzione.
Ma è abbastanza evidente dal turgore dei suoi capezzoli e dal riflesso dell'umido sul suo sesso che sia fortemente eccitata dall'essere nelle mani di persone ignote e sconosciute.
Una signora gioca a muovere il plug nel culetto di Patrizia, un'altra le mette la punta della scarpa in bocca. Ovviamente Michela subisce angherie altrettanto gravi. Una donna cattivella le tira i capezzoli verso il basso.
"Muggisci, vacca." le dice.
Mentre invece suo marito le infila irrispettosamente un dito nella figa, andando completamente fino in fondo.
"E' fradicia..." dice a sua moglie.
"Lo sapevo che era una puttana, caro, te lo dicevo sempre..." replica lei.
Michela sobbalza e stringe i denti per la mancanza di rispetto. Si rende conto che lei non può sapere chi siano queste persone, ma che evidentemente loro sanno chi lei sia. Sa che la sua reputazione sarà compromessa, anche se in una grande città è facile dimenticarsi di queste cose. Si vergogna comunque di essere in tale stato di eccitazione, accentuato sia dal tocco della donna che dal dito del marito. Ma non fa in tempo a pensare che le arrivano due sculaccioni di forza discreta, senza che possa nemmeno vedere l'autrice o l'autore. Si volta, ma quando torna nella posizione originale, due dita le allargano gli angoli della bocca. Qualcuno è dietro di lei, qualcuno a fianco, sente mani maschili e femminili che la palpano sul culo senza ritegno, piedini che giocano col suo seno senza nessuna delicatezza, facendolo ballonzolare. Forse questo è troppo, si sente sovrastata dalle sensazioni, sente risatine, mariti e mogli che commentano in modo pesante. Le sembra di impazzire, le viene quasi da piangere, ma ha anche una voglia pazza di godere.
Dopo qualche divertente minuto, la signora Wang, stanca di lasciarle esposte a ogni possibile sopruso, porta via le due donne da quel supplizio, conducendole al centro della sala. Dispone Patrizia schiena a terra, e faccia in su. E fa accomodare Michela vicino alla testa della donna, costringendola a inginocchiarsi sul fallo, nel frattempo fissato a terra grazie a una efficiente ventosa. Michela sente il dildo che penetra nel suo sesso. Esegue il movimento lentamente, accogliendolo dentro di sè, mugolando sensibilmente al suo ingresso. La sensazione è amplificata dal plug che dilatando l'ano, le stringe la figa. Esegue i movimenti sensualmente, ammirata dal pubblico, quasi come se fosse una professionista del settore.
La signora Wang, invece, si sfila i pantaloni e lo slip, e senza aggiungere nulla si siede sulla faccia di Patrizia, mettendole la figa nuda letteralmente in bocca. E' seduta voltata verso Michela, e la osserva ancheggiare sul dildo fissato a terra.
Per Patrizia l'esperienza è nuova, visto che non ha mai leccato una figa femminile. La donna è sconvolta da questa novità, ma sa che non può esimersi. Quindi tira fuori la linguetta, e comincia a lavorare sul clitoride della donna. La donna orientale, gratificata dal lavoro della bionda sdraiata sotto di sè, allunga i piedini verso Michela, per incrementare il proprio godimento. Si diverte affondandoli nelle sue grosse tette, o in alternativa infilandoli nella sua bocca. E Michela si lascia governare dai piedi dalla donna, assecondandone i movimenti, e ancheggiando sul fallo che la sta devastando dal piacere. E quando i piedini della donna spingono sulla sua bocca, lei remissivamente li accoglie muovendo la lingua fra le sue dita.
"Leccali bene, troia." sono le prime lapidarie parole della signora cinese, con la voce interrotta dal mugolio.
La signora, infatti, sta salendo di eccitazione. Patrizia si sta rivelando davvero brava e la donna orientale ansima ormai senza sosta. Pure Michela, penetrata dal fallo, con la sensazione accentuata dalla presenza del plug nel suo buchetto, è vicinissima all'orgasmo. Oltretutto essere dominata dai micro piedini della signora Wang, moltiplica questi effetti. E infatti non passano nemmeno trenta secondi che gode rumorosamente senza riuscire a trattenersi. La donna cinese la segue a brevissima distanza, venendo completamente sulla faccia di Patrizia.
La bionda assistente di Michela è sfinita e molto provata. Quando la signora orientale, appagata, scende dal suo viso, finalmente riprende a respirare, bene, a pieni polmoni. E' rossa paonazza in viso. Scuote la testa, cercando di riaversi un po', cercando di capire dove siano le persone e le cose. Non poter vedere, in questo contesto, è una ulteriore punizione.
Michela, non lontana da sé, è accasciata a terra, anch'essa piuttosto distrutta. Viceversa la odiosa signora Wang, decisamente soddisfatta dall'orgasmo, si riveste tranquillamente dopo avere squirtato abbondantemente sul viso di Patrizia. E torna in mezzo al pubblico con discrezione, come se nulla fosse successo.
Daniela riprende il microfono in mano, e si rivolge alla gente.
"Wow! Molto bene, gente! La prima punizione si è conclusa! - annuncia Daniela – Lasciamo qualche secondo alle schiave di riprendersi..."
Mentre le due donne si risollevano nuovamente in ginocchio, lei ritorna all'ampolla di vetro con i tagliandi.
Un attimo di suspence si impadronisce della folla, mentre la Padrona estrae il nuovo biglietto, lo mostra sollevandolo, e poi lo srotola. E subito arriva l'atteso proclama.
"E' uscito il numero 86!"
Si alza in piedi con entusiasmo dalla seconda fila dei divanetti, alzando una mano, una signora bionda, piuttosto alta. Ha una sua eleganza, è vestita con una gonna molto corta che porta con grande disinvoltura, e ha dei tacchi considerevoli. Ha con se un cane di piccola taglia, un barboncino.
Si fa spazio fra i divanetti, e si avvicina rapidamente alla Padrona. Le due parlano ravvicinate. Si vede la donna bionda proporre qualcosa, e Daniela approvare con un sorriso, e quindi dare il via libera alla seconda punizione.
La signora, portando al guinzaglio il cagnolino, si avvicina a Michela. La osserva. E' ancora in ginocchio, un po' confusa, dopo il precedente intenso orgasmo. Michela è ovviamente molto agitata, non capendo cosa stia succedendo. Quando si rende conto che vicino a sé, c'è una signora con un animale, che dal tipico modo di respirare intuisce sia un cane, prova a tirarsi su, ma le mancano le forze, clamorosamente, e cade di schiena sul pavimento. Il barboncino comincia ad annusarla, e guarda caso va proprio nelle parti intime.
"Oddio, è...è quello che penso?...un...un cane?...non vorrà mordermi, vero?" chiede Michela un po' impaurita e preoccupata.
"E' un cane. Un barboncino, per l'esattezza. Ma escluderei che voglia morderti...mi sembra più interessato ad altro." risponde la signora divertita.
E non sbaglia. Il piccolo cane tira fuori la sua lingua e comincia a leccarla nel sesso.
"Oh no! Da un cane no!" protesta Michela disperata, sentendo uno strano brivido percorrere il suo corpo.
Ma non ha considerato che la lingua del piccolo animale è davvero eccitante, leggermente ruvida, e la muove con grande esperienza. Infatti il secondo grido di protesta le viene fuori come una via di mezzo fra uno strillo, e un gemito di piacere.
"Ah ah ah! Meno male che dicevi che da un cane no!" ride la bionda in minigonna, molto gasata.
La precisione dell'animale è micidiale, e tocca Michela proprio nelle sue corde più vulnerabili. Infatti, con qualche passaggio della sua lingua la fa godere in pochi secondi, con un inequivocabile urlo liberatorio della donna, fra le risate di scherno generali.
Michela percepisce la terribile umiliazione, capisce che deve porre termine a questo, in qualche modo, ma non ha le forze di rimettersi in piedi. Riesce però almeno a posizionarsi a quattro zampe, e provare a scappare dal cane.
"Oh Dolly, la gran signora non vuole la tua compagnia..." sorride divertita la bionda, eccitatissima nel vedere quella donna dell'alta società preda inerme del suo cane.
Ma mentre Michela tenta miseramente di gattonare via, Dolly la raggiunge piuttosto facilmente, e comincia a giocare un po' con lei, a leccarla ancora, stavolta da dietro. Sentendo ancora la lingua del cane lavorarle il sesso, Michela si blocca, le scosse di piacere sono di nuovo devastanti, e lei non resiste. Spontaneamente poggia i gomiti a terra, rimanendo con il suo bel culo all'insù, ed esponendo ancora di più la sua figa fradicia.
"Oh hai visto Dolly? La gran signora protesta, scappa, ma mi sembra che le tue leccate le piacciano..."
E infatti le piacciono eccome. Dolly è irresistibile. Bastano ancora sette otto colpi di lingua del barboncino, che la sua ultrasensibile figa regala a Michela un nuovo devastante orgasmo.
"Wow! E sono due!" commenta la signora, sempre più divertita.
Ormai la preda è crollata, completamente sottomessa al barboncino. Si rimette schiena a terra, sfinita, aprendo ancora le cosce. Il cagnolino, senza pietà, la lecca ancora, sempre con più ritmo. Michela geme e ansima senza ritegno. Si copre la faccia con un avambraccio, per la vergogna, ma in meno di venti secondi gode per la terza volta.
Stavolta, sfinita e umiliata, si volta di lato.
"Basta, pietà...pietà..." supplica sconsolata.
Dolly la annusa un po'. E' stanco di leccarla, e decide di non averne più voglia. Quindi alza la gambetta, e per concludere l'opera, le piscia in faccia.
"Ahahah! - ride la signora bionda, richiamando il cane con un piccolo strattone del guinzaglio – Consiglierei pure a te un cane, gran donna! Vedo che ti potrebbe dare grandi soddisfazioni..."
Quindi afferra il capo del guinzaglio con la mano, tirando a sè il cagnolino ancora piuttosto eccitato.
"Vieni amore... - gli dice – tu sei solo della tua padroncina, vero?"
Gli orgasmi, lo sfottò, le umiliazioni, essere pisciata in faccia da un cane...tutte queste cose insieme sono davvero troppe, Michela vorrebbe addormentarsi, scomparire, svenire, o, in alternativa, se tutto ciò non fosse possibile, pensa che vorrebbe almeno godere ancora. E Daniela le si avvicina, sorridendo.
"Che cagna sei, Michela...non hai nessun ritegno." la sfotte.
Ma al tempo stesso le afferra i capelli, baciandola in bocca, in segno di dominio completo.
"Non vedo l'ora che ti facciano di tutto...." le sussurra all'orecchio.
Questa frase accende ancora la fantasia della super presidentessa, ora totalmente sotto il controllo della Padrona. Michela si rimette in ginocchio, mentre Daniela torna all'estrazione.
E solleva dall'ampolla un nuovo numero.
"Stavolta abbiamo il 96! Chi possiede il numero 96?" chiede a gran voce.
Una donna bassottina, con i capelli di media lunghezza, castani scuri, bel viso, vestita elegante con tailleur e pantaloni, si avvicina. Parla con Daniela.
"Sono Sara, un avvocato – le sussurra privatamente – Sono molto contenta di essere la vincitrice!"
"Bene – annuisce Daniela – Cosa vorresti fare alle nostre schiave?"
"Mi interessa particolarmente Michela...ci conosciamo bene. Sai, lei è l'idolo indiscusso di mio marito...la beatifica come una Dea, non fa che dirmi che è bellissima, che è una gran figa...non ne posso più di sentirlo...per questo ho deciso di portarlo qui. Per fargli vedere che razza di cagna sia. Voglio fare di quella troia perbene il mio animale personale almeno per qualche breve minuto."
"Cioè?" chiede Daniela incuriosita.
"Intanto le voglio sostituire quel bell'oggetto che ha infilato nel culo...con questo qua, solo leggermente più grande, e con una coda applicata...del resto che cagna sarebbe senza una coda?"
"Hmm sì, si può fare." approva Daniela sorridendo.
"Poi voglio applicare delle mollette con dei pesetti ai capezzoli sul seno di quella mucca. Mi ha sempre dato fastidio da morire come mio marito guardava quelle belle tettone. E altri due pesetti sulle grandi labbra..."
Daniela ora ride divertita dall'astio della donna, evidentemente covato a lungo.
"Ok. - annuisce – E poi?"
"E poi andrò di fantasia. Ma starò zitta. Non voglio che mi riconosca quella troia."
"Ok, come vuoi. Solo, la regola è niente violenza fisica. Non voglio che si faccia male..." ricorda la Padrona.
"Hmm, peccato, mi sarebbe piaciuto sentire qualche suo urlo. Comunque va bene, niente dolore eccessivo."
Daniela osserva la donna. Si avvicina decisa a Michela, e con una leggera pedata, la costringe a sollevarsi da terra, mettendola a carponi.
"Chi sei? Cosa vuoi?" chiede Michela, che, bendata, non vede nulla di chi ci sia vicino a lei.
Sara ovviamente non risponde nulla. Si limita a sfilarle il plug dal culo, senza alcun avvertimento, facendola sussultare, e subito dopo, con grande soddisfazione, a infilarle quello con la coda annessa. Michela sobbalza inghiottendo alla sensazione di pienezza dentro il suo ano, ma la eccita sapere che un'altra donna misteriosa si appresta a usare il suo splendido corpo, in modo per lei degradante.
"Cosa vuoi farmi ancora? Chi sei?" chiede fingendo preoccupazione, ma terribilmente eccitata.
Ma Sara non ha intenzione di conversare con lei. Vuole solo umiliarla il più possibile. Le applica le due pinze con i piccoli pesi di metallo da 300 grammi, che tirano i suoi capezzoli verso il basso. Michela comincia a mugolare di dolore, mordendosi il labbro.
"Oddio... - geme – i capezzoli...mi fanno male..."
Ma senza dire nulla, la moretta, replica la mossa, pinzandole anche le grandi labbra.
Michela scuote la testa, sudando, visibilmente sconvolta.
"...aahhh...mi tira tutto...verso il basso..." protesta.
Sara tace, sorridendo di soddisfazione, ha voglia anche lei di toccarsi, vedendo l'odiata conoscente soffrire, ma eccitata irresistibilmente. Daniela osserva da vicino, rivolgendosi a Michela che a quattro zampe è dilaniata fra dolore fisico e immane voglia di godere.
"A quanto pare questo seno esplosivo e così naturale suscita delle invidie, mia schiava..." le dice. Poi fa un cenno a Sara di procedere.
La donnina ha in mano un frustino di cuoio. Sale in groppa a Michela, come se fosse una cavalla, e le afferra con l'altra la mano la coda dei capelli, usandola come delle briglie. Quindi con due frustate sui glutei nudi la sollecita a partire. Michela comincia ad avanzare alla cieca, guidata da Sara, che le impone la direzione tirandole la coda. Ben presto per Michela la fatica si fa sentire. Sara è piccolina, ma costituisce comunque un peso sulla schiena, le ginocchia le fanno male, per non parlare dei capezzoli tirati verso il basso dolorosamente, come la sua figa. Dopo qualche secondo, rossa in viso, e un po' sudata, riesce ad arrivare alle poltroncine del pubblico, con Sara in groppa. L'avvocatessa si diverte a tirarle i capelli all'indietro, costringendola a spalancare la bocca. Una signora le infila la punta della scarpa, e Michela la accoglie, succhiandola e leccandola, un'altra donna, molto elegante, le sputa dentro, forzandola a deglutire.
Sente le voci e le risate indistinte, e la eccita questo stato di umiliazione collettiva. Si chiede chi sia quella donna così cattivella che la sta usando come un animale, ma ovviamente non può negare, nemmeno con sè stessa, che questo le stia piacendo molto. Di tanto in tanto Sara le fustiga il culo, facendola gemere di piacere e di dolore. All'improvviso un uomo si fa largo, fra le donne che si stanno divertendo con lei. E' proprio il marito di Sara. Senza dire nulla, tira fuori l'uccello dai pantaloni. E' duro come il marmo, visto quanto lui è eccitato da come sua moglie stia maltrattando e dominando la donna protagonista delle sue fantasie erotiche. Sposta bruscamente le signore, e infila il cazzo fra le labbra della schiava inerme. Michela è costretta a fare su e giù con la testa, succhiando il cazzo dell'uomo. Non ancora contenta, Sara, capovolge il frustino di cuoio, dalla parte del manico in plastica liscia, e glielo sbatte dentro il sesso. La sensazione di pienezza in tutti i buchi, amplificata dalla presenza del plug, per Michela è devastante. Sente che sta per godere, e lo vuole con tutte le sue forze. Anche il marito di Sara, godendo del sontuoso pompino del suo sogno proibito, le viene presto in faccia, inondando le sue guance e le sue labbra.
Ma Michela dura solo qualche secondo in più, perchè subito dopo viene anche lei rumorosamente, non riuscendo a trattenere un urlo di piacere all'orgasmo, che arriva intensissimo. Sara, sempre silenziosamente, sorride soddisfatta. Ha avuto la cocente umiliazione della odiata amica, per cui provava una sincera invidia. Michela ansima, cercando di riaversi, e raccogliendo le forze, per non crollare a terra esausta. Sara scende dalla sua groppa, e la tira per i capelli, dietro di sè, riportandola dalla Padrona.
"Non amo l'intervento degli uomini in queste situazioni, non era nei patti... - la rimprovera Daniela – ma per stavolta faremo una eccezione. Comprendo bene le tue motivazioni."
Sara accoglie la sgridata, ma tronfia e orgogliosa, si volta e torna nel pubblico.
Poi guarda Michela, sudata e sconvolta, col viso che cola sperma.
"Vedo che te la cavi bene anche in questo, schiava." la sfotte.
"Sì, Padrona, sono...sono brava anche a fare i pompini..." risponde lei.
"Ora da brava, pulisciti con un dito, e leccalo per bene, in modo che non vada sprecato..."
Michela non può certo opporsi agli ordini della sua Padrona, e si pulisce tutto lo sperma dal viso, leccandolo e succhiandolo poi subito dopo, come ordinato.
Daniela la carezza, come a volerla consolare. In fondo la schiava sta rispettando perfettamente le consegne.
E del resto, la Padrona è già concentrata sull'urna con i bigliettini.
Estrae con grande enfasi un nuovo foglietto.
"Numero 71!" annuncia.
Si guarda intorno, aspettando una risposta dal pubblico.
E dopo qualche secondo si presenta una corpulenta donna ampiamente sovrappeso sulla quarantina, sostanzialmente una cicciona.
Capelli castani, lunghi, alta, con un vestito leggero nero, che non nasconde tutta la sua abbondanza.
"Sono Simona. - dice subito con un tono di voce squillante. – Puoi tranquillamente chiamarmi Simo. O meglio ancora, Super Simo! Ah ah ah! A me piace umiliare insulse biondine. Per cui scelgo la schiavetta bionda. Vorrei divertirmi con lei."
Daniela trova subito la donna di una arroganza, supponenza e presenza, fastidiose. Però, lei è la fortunata vincitrice, per cui, a lei spetta il premio richiesto. Le regole sono queste. La Padrona e la donnona parlottano un po', senza che riesca a sentirsi nulla.
Poi, dopo alcuni secondi, si vede la cicciona avvicinarsi a Patrizia, che, bendata e smarrita, è seduta a terra in mezzo alla sala.
Simona con una mano le afferra la chioma, e con l'altra si solleva il vestito leggero. E' subito evidente che non indossa intimo. In un attimo sbatte la faccia di Patrizia in mezzo al suo culone pieno di cellulite.
"Leccami il buco, schiava." le dice.
Simona è forte, oltre che grande, e la biondina si sente usata come una bambola di pezza inerme. Non vede assolutamente chi la stia maltrattando così, ma percepisce con chiarezza che sia una donna molto più alta, grossa e pesante di lei. Ne avverte l'estrema potenza fisica. La sua faccia è forzata in mezzo alle sovrabbondanti natiche di quell'altra. Terrorizzata, Patrizia tira fuori la lingua e lecca il foro anale della donnona senza proferire parola. Lo fa anche con grandissimo impegno, e risulta essere piuttosto brava, perché la cicciona inizia subito a mugolare di piacere.
"Ohhh brava schiavetta...ancora..." dice Simona con la sua fastidiosa voce squillante.
Confortata dalle parole della donna, Patrizia ci mette ancora più animo. Infila bene la lingua negli sfinteri, spingendola più a fondo, e stimolando la sua nuova dominatrice ancora di più, eccitandosi, al tempo stesso, anche lei. Non aveva mai provato l'esperienza di essere usata in quel modo da una donna corpulenta, così enorme rispetto a lei, tanto da incuterle terrore.
E che non era certo ancora appagata.
Simona le leva la faccia dal suo culo, sbattendo Patrizia a terra senza tanti complimenti. Quindi le si siede sulla faccia, ma con una certa delicatezza, in modo da non soffocarla nè schiacciarla troppo. Poi comincia a muovere il bacino.
"Ora leccami la figa." le ordina perentoria.
La biondina, sconvolta e sottomessa, estrae ancora la lingua, lavorandole per bene il clitoride. Simona è caldissima, e in pochi interminabili minuti, gode, venendole completamente in faccia. Assapora il momento per qualche secondo, rimanendo seduta sul viso della povera bionda, che non vede l'ora che quella si alzi, per poter respirare a pieni polmoni. E fortunatamente, dopo pochi attimi infatti, Simona si alza in piedi, soddisfatta e appagata. Ma prima di andarsene, piega leggermente le gambe, e lascia uscire un getto di piscio corposo che inonda il volto della donna ancora sdraiata a terra.
"Bevila." le dice, usando ancora un tono minaccioso.
Patrizia accoglie il getto in piena faccia spalancando la bocca. Ma non contenta, Simona la afferra per i capelli, e le mette la faccia per terra, costringendola a leccare anche il piscio finito a terra.
"Così, da brava. Pulisci tutto." ride soddisfatta.
Patrizia esegue, sconvolta e umiliata dall'esser e usata come uno straccio da quel donnone. Lecca tutte le goccioline, assaporando il gusto acido e schifoso del piscio, fino a che per terra non è di nuovo perfettamente pulito.
"Wow, Simona! Che trattamento per la nostra schiava Patrizia!" apprezza la Padrona entusiasta.
Lascia per terra la biondina, confusa e stordita dal trattamento, e torna nuovamente all'ampolla dei bigliettini.
"E ora vediamo un po' chi sarà la fortunata che infliggerà la quinta punizione..."
(fine prima parte)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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