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Mia moglie


di geniodirazza
11.01.2023    |    40.810    |    5 9.8
"Da quella prima volta, non perdemmo nessuna occasione per incontrarci, ufficialmente per affari coperti da segreto, in quella sala nella quale mi scopava..."
La scorsa primavera, io, Mauro, 43 anni, dirigente dell’agenzia locale di una banca nazionale, e Letizia, mia moglie, 40 anni, insegnante di Italiano nel locale Liceo Classico, festeggiammo il 15° anniversario del nostro matrimonio; dopo la festa quasi d’obbligo con tutti gli amici, si aprì una voragine di cui non intuivo nessun elemento premonitore; da un casuale controllo sul telefonino di mia moglie, scoprii uno scambio di messaggi tra lei e un collega di Educazione Fisica.
Col garbo e la serenità a cui avevamo improntato i nostri rapporti durante tutti quegli anni, le chiesi conto di quel dialogo; non ebbe difficoltà a confessarmi che da mesi teneva con quell’individuo una relazione non solo verbale, ma fisicamente impegnativa e che a tanto era arrivata per l’incalzare dell’età che l’aveva indotta ad avere perso lo smalto di un tempo, insieme ad una mia evidente sinecura per quelli che lei riteneva problemi vitali ed io liquidavo come fisime.
Ci trovammo di fronte al classico ‘Che fare?’; molto logicamente lei mi assicurò che non riteneva affatto la vicenda tanto importante da determinare una rottura e mi pregò di soprassedere per il momento su valutazioni e scontri ‘a caldo’; avremmo ripreso il colloquio dopo che avesse liquidato il terzo incomodo che non rappresentava per lei niente altro che un adulatore utile al momento e, soprattutto, quando ci fossimo sentiti abbastanza sereni per valutare la crepa.
Non alzai nemmeno la voce, abituato com’ero a riportare alla calma qualsiasi diverbio; le dissi però che non ritenevo, per il momento, di mantenere i rapporti coniugali nei modi fin lì acquisiti; portai le mie cose nello studio e mi organizzai lì il letto per dormire da solo; resasi conto che, nonostante l’aplomb dimostrato, ero comunque nero di rabbia, non fece obiezioni e si limitò a ritirarsi in camera; udii i singhiozzi soffocati ma non mi feci impietosire.
Quello che non confessai a mia volta, era che da qualche mese ero attratto da racconti e video di rapporti omosessuali; li avevo scoperti zigzagando a caso in internet e ne ero stato vivacemente emozionato; da quella volta, la mia tensione sessuale si era diretta continuamente all’idea di essere inculato con abilità e potenza da un cazzo giovane e forte; non osando espormi chiedendo la partecipazione di uno sconosciuto, ricorsi agli acquisti on line.
Attraverso caute procedure, soprattutto una scheda prepagata e l’indicazione dell’ufficio per il recapito di pacchi anonimi, ordinai un set di dildi e vibratori di varie forme e dimensioni, da plug anali a cazzi extra large, e cominciai a giocare con me stesso, passando intere giornate con un oggetto più o meno piccolo infilato nel culo anche mentre svolgevo il mio routinario servizio in ufficio; per sedute più impegnative, ricorrevo alla saletta particolare.
In pratica, dietro il mio ufficio, c’era una stanza arredata con poltrone, divani e tavoli alla quale ricorrevamo quando ci fossero incontri particolari con clienti privilegiati; allo scopo, la sala era insonorizzata e vietata anche agli impiegati; gli unici ad averne la chiave eravamo io e il mio assistenze, Celestino, un giovane di meno di trent’anni assai devoto ed affidabile col quale condividevo tutti i segreti che il mio ruolo comportava.
Quando mi rinchiudevo da solo in quella stanza, all’inizio poche volte a settimana poi sempre più spesso, ero libero di dare sfogo a tutta la mia passione e potevo agevolmente giocare con tutti i gadget; avevo fatto realizzare un piccolo bagno che mi risultava assai utile per rinfrescarmi dopo ogni sessione; in un cassetto privato, chiuso a chiave, avevo sistemato i gadget e i tubi di gel a cui dovevo fare ricorso per le penetrazioni, specialmente se con vibratori particolarmente grossi.
Ricevuto il pacco con i gadget, ebbi la reazione di un bambino che scarta i regali di Natale; sentivo il cuore in gola e il culo fremere quasi che dovessi avere immediatamente per le mani un cazzo robusto da manipolare; a mano a mano che i falli emergevano dalla confezioni, sentivo di godere come un adolescente che scopre il sesso; soppesavo e valutavo le dimensioni di ciascun gadget e me lo studiavo per trovare eventuali variazioni d‘uso, specie se vibratori con movimento a pila.
Anche di pile di varia forma e dimensione dovetti fare incetta e ne depositai una scorta nel cassetto privato, per non trovarmi bloccato se una si esauriva mentre azionavo un gadget; i primi ad essere attivati furono i plug anali che potevo indossare anche mentre mi affaccendavo per l’ufficio per l’ordinaria amministrazione; imparai rapidamente a pulirli e lubrificarli prima di infilarli nel retto, con somma goduria dello sfintere e della prostata che veniva stimolata.
Giravo quasi apposta per l’ufficio, per sollecitare al massimo l’oggetto che il movimento faceva scorrere nel canale rettale titillandomi muscoli e parti molli del condotto, con brividi continui, scosse di piacere e godimento difficile da controllare; molte volte ero costretto a tenere a bada l’erezione che mi scattava quando il piacere mi invadeva il corpo, per evitare che l’evidenza del bozzo mettesse in allarme le impiegate intorno alle quali mi muovevo.
Il massimo del godimento lo raggiungevo quando potevo chiudermi nella ‘mia’ stanza privata e dare sfogo alla mia libidine; aprivo il tablet e cercavo i video gay più eccitanti; mi sistemavo sul divano sfilandomi pantaloni e boxer e cominciavo a titillarmi l’ano con plug e dildi di varia forma e misura; quando raggiungevo l‘apice del piacere e decidevo di incularmi, ungevo per bene un gadget, per lo più vibratori di differenti dimensioni e a diversa intensità di vibrazioni, e avviavo la scopata.
Normalmente mi bastavano un paio di video di media lunghezza, all’incirca un quarto d’ora, per raggiungere l’orgasmo e sborrare sulla tovaglia stesa sul divano mentre il vibratore mi scuoteva la prostata e l’intero pacco intestinale; quando avevo più tempo e volevo godere più a lungo, diversificavo le vibrazioni e mi godevo diversi oggetti fallici prima di arrivare a quello prescelto per la sborrata finale, col quale raggiungevo l’estasi; poi tornavo in sala in perfetto ordine.
Quando sorpresi mia moglie col controllo sul telefonino, ero ormai già ad uno stato avanzato di autoerotismo; i primi tempi, tutto avveniva nella massima discrezione e non avevo bisogno di motivazioni per chiudermi in sala e passare anche ore ad incularmi con tutti i mezzi; successivamente divenni più ardito e Celestino fu da me coinvolto al punto che quotidianamente si chiudeva con me nella stanzetta e ci abbandonavamo alle più irruente scopate.
Non avevo problemi di privacy perché di quella porta avevamo la chiave solo io e il mio fedele assistente che mi preoccupavo di incaricare di impegni esterni per avere campo totalmente libero; la mattina che mi sorprese, lo avevo incaricato di alcune incombenze in tribunale, dove di solito tardava parecchio; purtroppo, o fortunatamente, si sbrigò assai prima del previsto e rientrò in anticipo; non trovandomi in sala e nell’ufficio, pensò che fossi in qualche altro locale per esigenze improvvise.
Poiché doveva mettere in cassaforte alcuni documenti di particolare delicatezza, aprì senza riflettere la porta della stanza privata ed entrò; non feci in tempo neppure ad azzardare una copertura che mi sorprese mentre gemevo godendo con piantata nel culo una delle mazze più grosse e dure della mia collezione; con una prontezza di spirito invidiabile, chiuse a chiave la porta, poggiò la documentazione sul tavolo a portata di mano e mi venne vicino sfoderando un meraviglioso cazzo.
“Mauro, non sarebbe preferibile che usassi questa mazza viva invece di quella artificiale che ti sta deliziando il culo?”
“Non era previsto che arrivassi; non sapevo che ti piacessero anche i culi maschili … “
“Sono da sempre bisex ed ho una certa esperienza nel genere; ti va se giochiamo insieme?”
“Stai ancora a parlare? Organizzati e comincia pure … “
Usò il tubo del gel che avevo poggiato sul tavolino a fianco al divano; si unse la mazza dura e grossa e mi accarezzò a lungo amorevolmente le chiappe; infilò nell’ano due dita e, mentre si menava il cazzo con mosse lente e quasi meditate, le fece ruotare a lungo; lo sfintere, già avvezzo alla mazza di plastica che mi aveva sollazzato fino a quel momento, accolse le dita che divennero tre e poi quattro, a cuneo; mi sentii aprire tutto e desiderai quel cazzo nel culo con tutte le mie energie.
Lo sentivo quasi dolce e delicato mentre saliva sul divano dietro di me, accostava la grossa cappella al buco e cominciava la penetrazione; fui costretto ad avvisarlo che era la prima volta che prendevo nel culo un cazzo, per di più così grosso che forse avrebbe impressionato individui assai più esperti di me nel coito anale; mi rispose con dolcezza e mi accarezzò su tutta la schiena, spostando in alto giacca e camicia.
Sentii il bastone scivolare lentamente e lussuriosamente nel canale rettale e stimolare da dietro la prostata procurandomi l’erezione più dura che potessi ricordare; mi sentivo inondato nel ventre dalla sua carne viva; mi afferrò per le anche e tirò a se tutto il corpo fino a che le chiappe sbatterono sul suo ventre con uno schiocco assai caratteristico; mi chiese se preferivo prestare attenzione al video che stavo guardando; gli ribattei che il piacere di sentirlo dentro era di gran lunga superiore.
Cominciò la sua monta libidinosa e stimolante; godevo continuamente sia a sentire la mazza che entrava fino all’intestino riempiendomi corpo, cervello e cuore di piacere inarrivabile, sia quando la tirava fuori fino ad estrarla del tutto lasciandomi dentro un vuoto che diventava immediatamente desiderio di sentirlo ancora immerso fino alle palle; gemevo ad ogni fitta di piacere e mi masturbavo godendo contemporaneamente da davanti e da dietro.
Per un tempo che mi parve infinito, alternò momenti di scopata lenta, dolce, quasi amorosa, ad altri di monta selvaggia, sbattendomi con forza il ventre contro le natiche e affondando il cazzo oltre ogni limite; fremevo di piacere in ogni caso e godevo sia della monta selvaggia che dell’inculata dolce; quando avvertivo uno stimolo particolare, chiedevo io stesso che affondasse i colpi contro il culo o che si muovesse con garbo per farmi sentire il volume del cazzo attraversarmi il retto.
Mi scopò per quasi un’ora, con molta passione e con gioia infinita per tutti e due; dopo la seconda grossa sborrata nell’intestino, accennò a rallentare; gli chiesi se riteneva di fermarsi, visto che anche io avevo sborrato due volte sulla tovaglia sotto di me; accennò che avevamo ancora del lavoro da svolgere e ci staccammo; mi rinfrescai alla meglio nel bagno e lui lo fece dopo di me; ci rivestimmo e rientrammo in servizio.
Prima di uscire, mi chiese se praticavo spesso quel gioco autoerotico di libidine pura e se, eventualmente, pensavo di organizzarmi per farlo ancora con lui; gli spiegai che intendevo conservare comunque un’immagine non inquinata e che dovevo ad ogni costo mantenere il segreto; nel caso avessimo deciso insieme, sarebbe stato lui l’amante che mi scopava in quella stanza, anche tutti i giorni se ce ne veniva la voglia; mi fece ancora qualche domanda sul coinvolgimento di altri ma glissai.
Da quella prima volta, non perdemmo nessuna occasione per incontrarci, ufficialmente per affari coperti da segreto, in quella sala nella quale mi scopava con grande foga giovanile spesso al limite dell’orario di banca; parlando amichevolmente tra una scopata e l’altra, gli esposi i dubbi che mi erano insorti sull’infedeltà di mia moglie; mi invitò a riflettere che le scopate adulterine erano sintomo di una difficoltà di rapporto che poteva chiarirsi parlando; mi chiese se poteva farlo con Letizia; accettai.
Passarono alcuni mesi dal nostro colloquio; i nostri rapporti si erano intensificati e mi scopava quasi a ritmo coniugale, una volta al giorno; intanto, senza ulteriori chiarimenti, anche mia moglie aveva ripreso a chiedermi di scopare; mi assicurò che al momento opportuno avremmo chiarito anche il suo adulterio ma chiese che per il momento passassi un velo su tutto e riprendessi con lei le pratiche che avevano caratterizzato la nostra convivenza per vent’anni; accettai e la scopai con gusto.
Non le dissi niente delle mie pratiche ‘deviate’ perché non ne ebbi la forza morale e diventò, quella, una motivazione ulteriore per passare sulle sue scopate col collega che, mi assicurò, era scomparso dal suo orizzonte; mi colse un po’ impreparato l’avviso che mi fece, di avere invitato a cena, per quella sera, il mio giovane assistente; si limitò a dire che, avendo discusso tra di loro, si erano chiarite molte questioni di cui si poteva parlare dopo la cena.
La serata fu davvero un capolavoro di eleganza e di dolcezza; Letizia, che non disdegnava impegnarsi in cucina per preparare ricette particolari, si superò e ci rese felici con sue invenzioni che apprezzammo molto; poi ci sedemmo in poltrona a fumare e a sorseggiare un ottimo cognac; mia moglie portò un pacchetto anonimo e lo depositò sul tavolino basso posto tra le tre poltrone; con lo sguardo le chiesi di cosa si trattasse.
“Mauro, potrei dire che è un regalo ma sarebbe solo una mezza verità; forse l’ho preso per te ma ne godremo ambedue, se ti va; fammi però fare un piccolo preambolo; si tratta dei miei adulteri contro di te; non ho mai pensato di offenderti o di farti le corna; nelle scopate col caprone non ho mai messo un pizzico dell’amore che ti voglio e che mettiamo sempre nelle nostre scopate; diciamo in sintesi che si è trattato di un bisogno di rinascita.
Invecchiare non piace a nessuno, meno che mai ad una donna che è stata bella come lo ero io; negli ultimi mesi, ti ho visto assai distratto; ritenevo che il lavoro ti impegnasse molto e che non ti riuscisse di avere per me quelle piccole premure che solleticano tanto il narcisismo e l’esibizionismo di qualunque donna; su un altro versante, ritenevo che ti fossi adagiato su un rapporto stanco e noioso, molto casalingo, che non ti interessasse smuovere le acque.
Scopare col fustaccio di Educazione Fisica aveva per me il solo senso di sentirmi continuamente adulare e fare complimenti; sapevo bene che c’era molta ipocrisia nell’adulazione stupida che mi faceva ad ogni pie’ sospinto; non ci voleva una zingara per indovinare che lui mirava solo a sbattermelo in figa e sborrare con molta lussuria; in un anno scolastico l’ha fatto una decina di volte; se dicessi che non mi è piaciuto, mentirei banalmente.
Ma devi credermi, se ti assicuro che nelle scopate col caprone non un gesto, una parola o un pensiero sapevano dell’amore che invece ancora mi dai e ti restituisco nelle nostre scopate; recentemente, ho seguito il tuo percorso, come tu hai spiato nel mio cellulare per scoprire gli appuntamenti col caprone, io ho seguito la cronologia dei tuoi ingressi in internet ed ho scoperto la tua natura più profonda e sconosciuta, quella del bisex.
Bada che non credo affatto che tu sia frocio o omosessuale o gay; mi scopi troppo spesso e con troppo amore per avere perduto il piacere della figa; ma Celestino, meglio Tino se non ti dispiace, messo alle strette mi ha confidato che ti piace prenderlo nel culo e che addirittura ti gestisci autarchicamente con opportuni gadget; ho capito che forse il desiderio di trasgredire per dare nuova linfa al rapporto ancora una volta ci trovava accomunati.
Per questo, ho ordinato in internet gli oggetti che questa scatola contiene; se non mi sono sbagliata, possiamo aprire un nuovo panorama alla nostra sessualità; se ho preso un clamoroso abbaglio, spero di essere in tempo per scusarmi e dimenticare questa serata; va da se che, se sarai d’accordo, Tino è tutt’altro che escluso dai nostri programmi; visto che, da quanto mi dice, siete già in buona sintonia, non sarà difficile organizzarci a tre e chiudere un cerchio tutto nostro.”
Mentre parlava, Letizia, con la sua straordinaria capacità di fare più cose contemporaneamente, aveva servito i caffè, versato il cognac nei bicchieri e aperto il pacco; tirò fuori delicatamente, accarezzandoli con lo sguardo e sbandierandoceli sotto il naso perché li ammirassimo anche noi, una serie di strapon, alcuni legati ad imbracature di cuoio ed altri a slip particolari, con fori strategici in corrispondenza di figa e ano.
Non so se riuscì a leggere, dietro la mia forzata imperturbabilità, il colpo che mi prese al cuore e alla mente, quando capii il senso del suo discorso che spianava mesi di silenzi equivoci e forse di incomprensioni; ma l’erezione era difficile da nascondere; mi bastò uno sguardo per verificare che Celestino, ormai ribattezzato Tino, aveva avuto la stessa reazione inguinale anche se, da quel che capivo, era già a parte della sorpresa che mia moglie mi faceva; ne fui felice e celiai, per mantenere il tono leggero.
“Non so questi laccetti a che possano servire; ho anche molti dubbi che questi slip siano della tua misura; se non te li vedo indosso, non so decidere se la tua scelta sia stata corretta … “
“Scusa, amore, ma non sarebbe competenza tua più precisa esaminare la lunghezza e la grossezza delle appendici, invece che la taglia degli slip?”
“A occhio, credo che siano molto giuste; ma la verifica si può fare solo in concreto e non so se il salotto sia la sede più opportuna per controllare … “
“No, amore; visto che il ghiaccio è rotto, adesso ci trasferiremo nella camera e mi piacerebbe vivere la più bella sera della mia vita … Tino, sei con noi?“
“Forse devi chiederlo al mio fratellino che soffre nel boxer!”
Lasciammo tazzine e bicchieri in salotto e ci avviammo alla camera accarezzandoci e baciandoci; sul percorso, cominciammo a spogliarci ed arrivammo al letto seminudi; si pose quasi immediato il problema di come disporre la terna; Letizia mi chiese se volessi immediatamente consumare il rito della nostra ’prima volta’; le obiettai che era meglio partire dal dato comune della mia scopata nella sua figa e di quella di Celestino nel mio culo.
Si stese supina al centro del letto e mi invitò a montarla; mi inginocchiai tra le cosce, accostai il cazzo durissimo alla figa e spinsi fino ad urtare la cervice dell’utero; Tino, alle mie spalle, mi unse per benino il canale rettale e spinse il cazzo nel buco che gli era abituale; le mie spinte nella figa di Letizia dipendevano esattamente e direttamente da quelle che Tino menava contro il mio culo; sentii, nella figa di mia moglie, le contrazioni classiche degli orgasmi sempre più forti ed intensi che la caratterizzavano.
“Ragazzi, attenti a non spingervi fino a sborrare; io posso anche venire un milione di volte; sai che sono multiorgastica; voi invece se sborrate un paio di volte, forse domani non potreste andare a lavorare … “
“Non ti preoccupare, amore; non è cambiato niente per un cazzo nel culo; sai bene che sono in grado di godere e di farvi godere a lungo, anche senza sborrare.”
“Lo so, amore; e mi pare anche che ti faccia tanto bene godere da tutti e due i lati; non ho mai sentito la tua mazza tanto forte e vogliosa; mi pare proprio che l’inculata faccia bene anche a me, oltre che a te … “
“Adesso celebreremo il nostro rito e sentirò mia moglie che mi possiede come una vacca; chissà a che punto arriverà la nostra lussuria …. “
“Mauro, una cosa mi interessa chiederti; è solo lussuria quella che proviamo?”
“Sei matta?’!?!?! Ti sto amando e mi sto anche scusando per averti indotta, tacendo, a farti scopare da un montone incapace di sentimenti; anche Tino mi da la sensazione di trasmettere amore, non solo sesso … “
“Puoi dirlo forte, capo; ho altre esperienze di questo tipo, ma è la prima volta che sento tanto amore in una trasgressione ... “
“Cambiamo la disposizione, adesso; voglio inculare mio marito!”
Ci staccammo ed io mi sistemai a quattro zampe sul letto; Letizia indossò uno slip con strapon, preparò garbatamente l’ano e mi inculò quasi di colpo; la sentii nel ventre con enorme piacere dalla prostata stimolata e dall’intestino invaso; Celestino, appostatosi dietro di lei, le chiese come preferiva essere montata; lei indicò il culo meglio esposto, in quella situazione, e immediatamente si avviò il trenino di noi tre che ci inculavamo.
Quando mia moglie urlò per due orgasmi feroci, cambiammo posizione e Tino si sedette davanti a me; mentre Letizia continuava a pomparmi nel culo, io succhiavo il cazzo di lui con molta goduria; poi lui si stese sotto di me ci perdemmo in un meraviglioso sessantanove mentre mia moglie non si stancava di avere orgasmi sfondandomi il culo; fummo poi io e lei a succhiarci cazzo e figa, mentre Tino la scopava in figa leccato da me.
Crollammo che mezzanotte era bella che passata; mente ci rivestivamo, mi sorse il dubbio che, venendo meno Tino e sostituendolo con altro giovane, potesse emergere la trasgressione con rischio di scandalo; Letizia mi rasserenò perché sapeva di posti giusti per sesso senza limiti e di agenzie che ingaggiavano a ore giovani bull idonei allo scopo; ma fu Tino stesso che chiuse i discorsi assicurando che non intendeva cambiare e che sarebbe rimasto a lungo fedelmente attaccato a noi e ai nostri sessi.
“Ti amo!” fu la chiusa con cui Letizia mi fece capire che il nuovo percorso sarebbe stato lungo come il primo.
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