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Adulteri 4; Francesca


di geniodirazza
19.11.2023    |    2.937    |    1 8.0
"Anche per questo, la volta che, ad una fermata della metropolitana, vide sua madre strusciarsi lussuriosamente su un altro uomo, scattò in lei una..."
Elena aveva poco più di diciannove anni e aveva appena cominciato a lavorare in pubblicità; Lucio ne aveva ventitré e, dopo la laurea, trotterellava dietro il grande Maestro che lo aveva preso come assistente, quasi un semplice portaborse; in una delle veloci scopate che riuscivano a strappare al controllo genitoriale; commisero il grave errore di non usare il solito preservativo; la conseguenza fu imprevista e irrimediabile; lei si trovò incinta e decisero di sposarsi prima della nascita di Roberto.
Sin dai primi vagiti del bambino, lei dichiarò la sua intenzione di madre che non accetta di restare a casa; lui aveva già avviato la carriera che lo avrebbe portato ai vertici della professione di architetto; facendo leva sul tempo di cui poteva disporre, lavorando spesso da casa, e sopratutto su una sua indole da ‘buono come il pane’, secondo una versione, o da ‘tre volte buono, quindi fesso’ come suggeriva una deteriore interpretazione della sua mitezza, fu lei ad imporre il regime familiare.
Lei non accettava neppure per errore di rinunciare ai suoi impegni lavorativi, anche se e quando le imponevano lunghe ore di straordinario fino a sera tardi o ‘maratone’ interminabili in giro per l’Italia per catturare nuovi clienti e imporre il marchio che ora era suo; per conseguenza, la cura della casa e dei figli ricadeva tutta sulle spalle del marito che, lavorando a distanza, poteva occuparsi di tutto e, quando doveva andare in studio, si poteva organizzare alla meglio.
Roberto crebbe così, affidato al padre che lo seguiva con amore quasi patologico; sei anni dopo la sua nascita, un errore quasi fotocopia di quello iniziale costrinse i coniugi a prendersi cura di un’altra nascita imprevista e forse inopportuna; Francesca nacque quando Roby aveva già sei anni e da quando aprì gli occhi fu per Elena solo un problema in più e, per Lucio, un aggravio del lavoro a cui si doveva sottoporre per fare fronte a tutte le esigenze di una casa allo sbando.
Crescendo, la ragazza si rese conto di essere ‘diversa’ da tutte le compagne di scuola, perché non aveva una madre a cui riferirsi per i suoi piccoli problemi, ma un ‘mammo’ al quale non riusciva a parlare di certe cose imparate nei gabinetti della scuola; per sua fortuna, nello studio di papà lavorava Flora, una ragazza di una quindicina di anni più ‘vecchia’ con la quale riusciva ad aprirsi; nel corso degli anni, la elesse ‘amica del cuore’ o ‘sorellona insostituibile’ insomma faro di riferimento per tutto.
Fu con lei che si confidò quando, col menarca, si accorse di essere diventata ‘femmina’; fu sempre Flora a guidarla nei negozi del Centro Commerciale dove abbandonò le mutande di cotone dozzinale, che suo padre comprava senza distinzione al mercato, per i primi slippini che la facevano ‘signorina’ o i primi costumi a due pezzi, con la parte superiore che non doveva ancora reggere niente, in cambio di quelli approssimativi che suo padre acquistava nei negozi del paesetto di mare dove villeggiavano.
Diventata grandicella, cominciò a rendersi conto che, tra suo padre e Flora, c’era qualcosa di indefinibile che si materializzava in tocchi clandestini, carezze mistificate da gesti professionali o vaghi accenni di simpatia; ma non le capitò mai di vedere niente che andasse fuori dalla morale che le avevano imposto; d'altronde, niente aveva mai visto scattare tra suo padre e sua madre, le poche e rare occasioni in cui la ‘signora’ si era degnata di apparire in casa in ora compatibile con la loro presenza.
Naturalmente, non era una sprovveduta e l’insegnamento che nei bagni della scuola veniva da compagne assai più disincantate le suggeriva che solo qualche rumore notturno indicava tra i due un’attività sessuale che forse poteva indicarsi come amore coniugale; tra Flora e Lucio sperava che ci fosse almeno un amore adulterino, anche se alla sua morale il concetto stesso di adulterio ripugnava; in quel caso, forse lo avrebbe accettato ma era felice che non ci fosse.
Anche per questo, la volta che, ad una fermata della metropolitana, vide sua madre strusciarsi lussuriosamente su un altro uomo, scattò in lei una ribellione incontrollabile; le parve di vedere il cuore di suo padre sanguinare per l’offesa che la moglie gli portava con quel comportamento e provò grande empatia con Flora che riusciva a tenere sotto controllo i suoi sentimenti anche se, probabilmente, era molto più appassionata a suo padre di quanto sua madre lo fosse al marito o all’amante.
Da quando era andato all’università, Roberto aveva preso l’abitudine di portare Francesca a pranzo alla mensa universitaria per risparmiare a suo padre l‘onere della cucina; sua sorella, uscendo dal Liceo dove studiava, andava all’università, pranzavano e, se lui aveva il pomeriggio libero, tornavano insieme a casa; altrimenti, Francesca andava in studio dove si fermava a studiare e a cazzeggiare come nel suo habitat naturale; di solito, parlava molto, di tutto, con Flora che la guidava in tutte le scelte.
Quel pomeriggio stavano viaggiando verso casa quando, ad una fermata intermedia, Francesca notò sua madre che amoreggiava con uno sconosciuto; la mano di suo fratello sulla bocca frenò l’urlo che stava per lanciare; lui intanto riprendeva la scena con il telefonino; arrivati a casa, scaricò su un supporto esterno il video che la sorella guardò incredula più volte chiedendosi perché sua madre fosse arrivata a quell’eccesso.
Non riusciva a rasserenarsi, la ragazza, e, quando suo padre rientrò, ritenne doveroso informarlo; in silenzio gli consegnò la scheda che l’altro guardò inorridendo; fece una serie di telefonate; prese dallo sgabuzzino alcune sue valigie, le riempì di biancheria, vestiti e documenti e andò in camera di Roberto.
“Sono arrivato al capolinea; ho riconosciuto l’uomo del video e so che non è una storia né conclusa né recente; non posso più stare con una donna senza pudore né rispetto; io me ne vado; tu sei maggiorenne e scegli autonomamente se restare con tua madre, se venire con me o cercarti altri percorsi; ti garantirò il sostegno necessario; tua sorella è minorenne, sarà affidata senz’altro alla madre indegna; perdonatemi, se vi riesce, ma stavolta è finita davvero!”
Roberto, dopo che il padre fu andato via, fece anche lui una serie di lunghe telefonate, specialmente a Barbara, la sua ragazza; si accordò per andare a stare da lei; poi parlò con la sorella; le spiegò che lei doveva rimanere con la madre e cercare di organizzarsi; per rendere meno difficile la convivenza poteva sempre fare affidamento su di lui e, se lo desiderava, pranzare insieme alla mensa; poteva frequentare quando voleva lo studio di suo padre; la abbracciò con calore e uscì.
Rimasta sola, Francesca si chiuse nella sua cameretta e attese a lungo il ritorno della madre ma crollò nel sonno prima che lei, a tarda notte, rientrasse; quando trovò la casa vuota, Elena, senza alcun rispetto, svegliò la figlia e le chiese conto del padre e del fratello; Francesca, senza parlare, le indicò il tablet aperto sul tavolo di cucina; Elena guardò il video, non fece motto e mosse la mano nell’aria, quasi a scacciare qualcosa di fastidioso.
La ragazza sentì che trafficava sul cellulare alla ricerca di un contatto coi familiari, finché si rassegnò che avevano bloccato il suo numero e andò a letto; la mattina seguente non si scambiarono nemmeno il saluto; la figlia fece colazione, organizzò le sue cose e uscì di casa diretta a scuola; la madre cercò ancora tenacemente di contattare marito e figlio, ma dovette prendere atto che era fuori dalla loro vita e dalla famiglia; le restavano la casa e la piccola, ma non sapeva come regolarsi.
I mesi successivi furono un climax di dispetti e di offese più o meno aperte; Francesca imparò a frequentare suo fratello all’università e suo padre nello studio, più di quanto vedesse sua madre, in casa solo da notte fonda al mattino; per rompere il fastidio della tigna rispettiva, chiese a suo padre di accompagnarla una sera tardi a casa; ci andarono con un avvocato e sorpresero la madre a letto con l’amante; non si era neppure accorta che la figlia piccola non era in casa.
La conclusione fu che la madre rinunciò all’affidamento che passò al marito; Francesca si trasferì a casa di Lucio e Flora che l’accolsero con l’affetto di sempre; qualche tempo dopo, i tre andarono a fare visita a Licia, madre di Barbara, e ad Ettore, compagno della signora, che avevano accettato che i due ragazzi convivessero nel loro appartamento; l’incontro fu molto affettuoso; in quella sede, Flora rivelò che aspettava un figlio da suo padre; ne fu felice; Roberto e Barbara, assai vicini alla laurea, comunicarono che si sarebbero sposati ed avrebbero avuto anche loro un figlio, che avrebbero chiamato Lucio, come suo nonno.
Scivolarono dolcemente un paio di anni e Francesca fu sempre più legata a Flora, durante la gravidanza e dopo, per lo svezzamento del figlio; imparò da lei tutto quello che le sarebbe risultato utile nella vita e, soprattutto, il sesso che la compagna di suo padre, non sapeva proprio come indicarla, affrontava con disinvolta sicurezza e la invitava ad avere un atteggiamento simile per non cadere in stereotipi o moralismi inutili
Aveva diciassette anni e affrontava la maturità, prima della Facoltà di Lettere, quando avvertì Flora, come aveva fatto per le prime masturbazioni, le prime fellazioni e qualche gioco anale, che desiderava fare sesso completo col ragazzo del momento; non lo vedeva ‘principe azzurro’ come nei sogni delle coetanee; ma desiderava fare l’esperienza con un ragazzo a cui fosse intensamente legata; l’amica del cuore le suggerì che era la disposizione migliore, farlo per sé e per i suoi desideri.
Erano al mare, nella località dove ogni anno con suo padre, con Flora e con il bambino che avevano avuto, passavano almeno un paio di settimane in agosto; c’era anche Riccardo, un ragazzo molto simpatico, di venti anni, ben educato e serio al quale anche suo padre aveva aperto la fiducia e la casa; come tutti gli anni, la sera andava con lui a passeggiare sulla battigia e faceva il sesso limitato che si concedeva, fino a quel momento;erano molto tesi, tutti e due, quella sera di San Lorenzo, mentre percorrevamo il tragitto abituale; lungomare, fino all’ultima gelateria, poi dentro verso l’arenile sempre più deserto, sempre più buio.
Vicino a un pattino arenato, Riccardo stese un telo da spiaggia, la fece sedere, si sedette accanto a lei, si girò a baciarla; era un gesto ormai abituale, ma in quel momento divenne forte come non mai; la spinse supina sulla sabbia e le cadde addosso coprendola col suo corpo assai possente; le mani divennero tentacoli e cominciò a sentirsele dappertutto che le frugavano il seno, l’inguine, i fianchi, il sedere, le cosce; la baciava con vorace desiderio e le succhiava tutto, dagli occhi alle labbra, dai capezzoli alla gola.
Poi scese verso il ventre, sciolse il pareo che aveva usato per coprirsi e le sfilò lo slip del costume; allungò anche lei le mani e si impossessò del cazzo che era diventato praticamente enorme; per un attimo ebbe paura che, entrandole nel ventre, la squarciasse; poi sorrise delle sue fisime; Riccardo si sfilò il costume e i sessi si trovarono nudi e accostati; passò per un momento un dito nella vulva, quasi a liberarla dei peli del pube e accostò la cappella; la baciò delicatamente mentre si tratteneva dal penetrarla.
Sollevò le gambe intorno ai fianchi, le portò dietro la schiena, spinse col bacino verso l’alto e senti il mostro entrare in lei; Riccardo a sua volta diede una spinta dall’alto in basso e fu tutto dentro; una fitta di dolore, quasi un’inezia, segnalò che l’imene era saltato; aprì gli occhi, vide una stella attraversare il cielo e si augurò una felicità eterna, poi lui cominciò a cavalcarla; e lei non riuscì più a connettere.
Sentiva solo il piacere infinito che dal ventre si irradiava a tutto il corpo; sentiva il suo desiderio di possederlo che si riempiva e si soddisfaceva di quel bastone di carne che le trivellava il ventre; sentì esplodere negli occhi, nel cuore, nella mente, nella fantasia, tutti i fuochi d’artificio del mondo, le sembrò di esplodere in mille pezzi di fuoco colorato; poi lui le scaricò nel corpo l’orgasmo e lei lo sentì tutto, spruzzo per spruzzo, goccia per goccia.
Capì finalmente la differenza tra tutto quanto avevo vissuto e quel momento di sublime, infinita dolcezza che dava il sentore vero del paradiso; rispose con altrettanti orgasmi, tutti violenti, tutti dolcissimi, tutti accompagnati da urla d’amore. Flora fu la prima ad essere informata che la sua amica del cuore aveva fatto finalmente l’amore e si sentiva felice e completa; cominciò a suggerirle comportamenti e scelte per controllare il piacere e coglierlo nella massima essenza; Francesca gliene fu grata per tutta la vita.
Anche Barbara aveva dato alla luce il suo bambino che Roberto volle chiamare Lucio, come suo padre, sperando che avesse gli stessi felici esiti nella vita e nel lavoro; dopo la laurea, aveva accettato il tirocinio nello studio del padre e scherzava con Flora su chi l’avrebbe ereditato; ma la felicità della scelta di collaborare in tre era evidente dagli ottimi risultati per commesse nelle quali interveniva volentieri Ettore con i suoi cantieri di lavoro.
Un piccolo disagio sembrò agitare la pacifica serenità dell’ambiente, quando Claudio, il padre genetico di Barbara, dopo anni di assoluta ignoranza della sorte di sua figlia, le comunicò che desiderava incontrare lei, il suo compagno e il bambino che sapeva essere nato dal loro rapporto per presentare una nuova situazione, con una donna di cui si era perdutamente innamorato e che intendeva sposare; farle conoscere la figlia, il nipote e il genero gli pareva doveroso.
Roberto, che aveva un’opinione assolutamente negativa di quell’uomo, avviò alcune sue misteriose ricerche e raggiunse risultati stravolgenti che non comunicò a nessuno; quando padre e figlia stabilirono che si sarebbero incontrati nel ristorante più famoso della città per una luculliana cena a base di aragosta, confabulò in segreto con Flora ed Ettore e riuscì ad organizzare che sarebbero andati all’appuntamento, ma tutti e otto; Claudio e la sua dama sarebbero arrivati più tardi, leggermente distanziati tra loro.
Nonostante molte riserve espresse dagli interessati, giunsero alla determinazione di accettare la ‘sorpresa’ che Roberto intendeva fare; la sera prevista, si prepararono al massimo dell’eleganza e andarono, fra le migliaia di domande inutili che petulantemente Francesca poneva per sapere in anticipo cosa sarebbe successo; Roberto fu tetragono nella determinazione e invitò tutti a prepararsi ad una scenetta assai piacevole e risibile.
Il tavolo riservato era in una stanzetta separata, quasi un separé, ed era apparecchiato per nove persone; c’era spazio anche per i passeggini che ospitavano i piccoli; presero posto e Roberto dovette resistere al fuoco di fila delle domande che tutti ponevano e che miravano soprattutto a capire cosa sarebbe successo; finalmente si aprì la porta ed entrò Claudio, molto elegante in un completo raffinato; si diresse immediatamente dalla figlia e la salutò con affetto.
Barbara era piuttosto restia ad esprimere i suoi reali sentimenti per quel padre assente per lungo tempo ed ora riapparso per conoscere il compagno di sua figlia; presentò tutti, indicando la relazione familiare, dal suo uomo al padre e alla compagna, dalla sorella al compagno di sua madre; Claudio fu stranamente espansivo e cordiale con l’ex moglie; finalmente annunciò che aveva deciso di crearsi una nuova famiglia e chiese se volevano conoscere la futura compagna; tutti assentirono.
Uscì dalla stanzetta e rientrò dopo poco seguito da una signora bella ed elegante; fu Roberto a rompere il ghiaccio.
“Ciao, mamma!”
La futura compagna del padre di Barbara era la madre di Robeto e di Francesca, ex moglie di Lucio, insomma la famigerata ‘Elena la troia’ su ci avevano spesso scherzato tra di loro; lei trasalì, davanti a figli, ex marito e compagna di lui; uscì in preda al panico.
Il suo aspirante compagno la rincorse mentre un brusio di rimprovero si levava contro Roberto; che spiegò di avere dedotto da un sito di chat l’intento dei due e di aver preparato l’incontro per dare una lezione alla madre che si proponeva con un profilo di moglie fedele cacciata dal marito ed al padre di Barbara che ostentava una fedeltà monogamica assurda; fu Licia a dare corpo al rimprovero facendogli presente che certe cose si discutono prima e non con colpi di scena assurdi.
Inaspettatamente, Elena rientrò, si sedette di fronte al figlio e diede la stura ad una sfilza di motivazioni, a metà tra il pentimento e il rimprovero, cercando di spiegare che era giunta alla determinazione di cambiare regime di vita; aveva voluto incontrare la figlia dell’uomo che amava per chiederle di essere testimone alle nozze, perché quell’impegno era per lei fondato e decisivo, dopo una vita di errori per mancanza di maturità e di determinazione.
In pratica, sosteneva di avere sbagliato a sposare Lucio senza amore; ma era rimasta fedele finché aveva potuto e aveva visto nascere due figli che amava, anche se non riusciva a manifestarlo; l’incontro col suo primo grande amore in un momento di difficoltà aveva scatenato la sua reazione ed aperto la strada ad errori più gravi; il compagno che aveva scelto sapeva quasi tutto di lei ma avevano voluto fare le cose con un certo mistero per dare vivacità all’incontro, sbagliando ancora una volta.
Chiedeva a tutti di offrirle un’ultima occasione per riscattarsi; loro erano tutti acquietati, anche se avevano oggettivamente sofferto per rasserenarsi; chiedeva di essere aiutata a cambiare regime per ritrovare un suo equilibrio; sapeva di rivolgersi a persone che la giudicavano male; ma aveva chiesto l’incontro con la figlia di Claudio proprio a questo scopo; visto che era la compagna, o forse la moglie, di suo figlio, chiedeva che fossero entrambi a farsi garanti delle loro intenzioni.
Roberto resisteva nella sua convinzione di escludere per sempre sua madre dalle loro vite; ma Francesca corse ad abbracciare la madre e le disse quasi piangendo che voleva averla di nuovo a fianco, perché, alla sua età, l’assistenza di Fora non era esaustiva ma doveva essere affiancata dalla madre naturale che lei avrebbe amato anche se si fosse coperta delle peggiori colpe del mondo; rimproverò a suo fratello un integralismo fuori luogo; Flora concordò con lei e invitò anche Lucio a sostenere le ragioni di Elena.
Alla fine, la donna si trovò di nuovo circondata dall’affetto dei suoi, che le perdonavano errori macroscopici; i figli interpellati accettarono di essere testimoni delle nozze, Roberto per Claudio e Barbara per Elena; seduti finalmente a cenare, i colloqui presero l’ordine naturale per le ‘rimpatriate’; Elena si informò sul lavoro e sulla vita di tutti; abbracciò finalmente la ‘nuora’ e il nipotino che ammirò molto; rimproverò al figlio di non avere già provveduto a sposare la sua donna che le appariva degna di stima e di fiducia.
Arrivarono persino a scherzare, lei e l’ex marito, sulle fisime di lui a controllare ogni cosa e scherzò con Flora definendola nuova vittima del rigore formale di Lucio; parlando delle ragazze, seppe che sua figlia aveva già il ‘principe azzurro’ al quale si era concessa e che Barbara sperava di trovare un lavoro fuori dalla scuola dove sarebbe stata destinata; in uno slancio di entusiasmo, saltò fuori che la sua agenzia poteva assumerla se si realizzava un ampliamento previsto e non completato.
Poiché tutto si riduceva ad una nuova sede più grande, Ettore si propose per farle avere, con opportune manovre di permuta e integrazione, una sede in un edificio di nuova costruzione; Roberto le chiese di lasciare a lui il compito di ristrutturare adeguando alla funzione gli spazi; Claudio garantì il contributo per coprire le spese necessarie; Lucio fece un poco il pesce in barile poi, pungolato da Flora, espresse la disponibilità a dare una mano per sua nuora e il nipotino, a patto che rispettassero il suo desiderio di matrimonio.
Mentre Elena abbracciava insieme, con profonda emozione, i figli e la nuora, Flora gettò il classico sasso nello stagno.
“Licia, c’è una cosa ancora incomprensibile, in quest’atmosfera di pacificazione; Lucio mi ha sposato appena divorziato, Roberto e tua figlia si impegnano a sposarsi presto, Claudio ed Elena si sposano; tu ed Ettore perché continuate a fare i ragazzini capricciosi? Lui non può neppure chiede l’affidamento di Barbara e non può coccolarsi da nonno il piccolo Lucio; che aspettate a sposarvi? Di farlo solo in articulo mortis? O temete di scoprire, alla vostra età e dopo una lunga convivenza, che non siete fatti l’uno per l’altra?”
La risata fu generale; Ettore le andò vicino e le diede un bacio sulla guancia, perché aveva espresso quello che lui desiderava dire da molto tempo.
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