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Lui & Lei

La chat erotica 1


di geniodirazza
06.12.2023    |    2.771    |    1 9.5
"“Se pensi che valga la pena di cominciare stasera una storia impegnativa, questo può diventare il nostro ‘buen retiro’; in quel caso, sei autorizzata a..."
“Buongiorno, capo; Franco, il tecnico dei computer, ha chiesto di riservargli una mezz'oretta per parlare di un argomento urgente, delicato e particolare; cosa faccio?”
“Digli di venire; prima che cominci la bagarre, posso parlare con lui il tempo necessario.”
Nicoletta, la segretaria del principale, chiamò l’ufficio tecnico e dopo cinque minuti Franco era davanti alla scrivania di Carlo, capo e padrone assoluto dell’azienda per cui lavoravano.
“Carlo, devo dirti alcune cose che potrebbero turbarti; puoi isolarti dal resto per un poco?”
Carlo diede disposizione di non disturbarlo finché non avesse finito con Franco e gli prestò la massima attenzione; il tecnico, uno dei migliori hacker sul mercato, confidò con molte esitazioni all’amico e capo dell’azienda che si divertiva spesso a visitare siti porno anche per divertirsi a leggere dialoghi in chat tra gli utenti; giocando in quel modo, aveva incontrato alcune pagine che lo avevano intrigato, al punto che aveva fatto delle operazioni per identificare gli interlocutori.
Con sua somma sorpresa, aveva scoperto che una delle protagoniste, forse la più accesa e svergognata, era sua moglie che, in chat con alcuni personaggi tra i quali aveva individuato i suoi due vice ed alcuni direttori dell’azienda, descriveva le numerose ed eccitanti copule che con loro aveva fatto, ma soprattutto dichiarava che lo aveva fatto contro e per colpa di suo marito, definito cornuto contento, cuckold, slave, impotente, ipodotato, frocio, insomma una inutile ameba.
Naturalmente, tutti ci avevano ‘inzuppato’ e lo avevano coperto di ridicolo; aveva ricostruito le identità andando a spulciare tra i nickname e, in particolare per sua moglie, attraverso un tatuaggio di cui lui gli aveva talvolta parlato, di una rosellina con stelo e foglie che aveva fatto dipingere sul vertice della vulva; a conferma di quanto asseriva, gli indicò il link delle pagine in discussione e Carlo poté prendere visione sia dei testi molto offensivi che delle immagini inequivocabili.
Guardando la storia della chat, Carlo scoprì che sua moglie, dopo anni di serena convivenza, caratterizzati da enormi copule molto soddisfacenti, improvvisamente, un anno prima circa, si era lanciata in strane avventure di sesso con i suoi collaboratori, per dare maggiore forza di impatto alle offese che intendeva arrecargli perché, a suo dire, il marito aveva cominciato a trascurarla per il lavoro e le aveva scatenato la voglia di rifarsi.
La botta gli fece molto male; Carlo ebbe bisogno di tirare fuori dal cassetto privato la bottiglia di cognac che conservava per particolari occasioni e berne un bel po’, per riaversi; Franco cercò di consolarlo e penò un poco per tirarlo su; quando si rese conto che era in grado di riprendere la sua normale attività, lo salutò e tornò al suo ufficio, garantendogli la massima collaborazione a qualunque iniziativa intendesse adottare per rispondere alla mortificazione che i dipendenti, compresa sua moglie, gli portassero.
Tuffandosi nel lavoro, il ’capo’ riuscì ad assorbire la mazzata e all’intervallo per il pranzo era abbastanza sereno; si recò difilato alla mensa dove sapeva che si ritrovavano tutti i dirigenti e gli operai; andò diretto ad un tavolo dove era seduta con altri Immacolata, la moglie del suo primo assistente e vice, ma anche primo e privilegiato interlocutore di sua moglie Carla nella chat incriminata; le chiese di appartarsi con lui ad un tavolo separato; accese il portatile, cercò il link e le chiese di leggere.
Imma rimase evidentemente scossa dalla visione; allungò una mano e, presa quella dell’amico ma anche suo capufficio diretto, la strinse quasi con complicità o forse con partecipazione al dolore per la grossa umiliazione ad entrambi.
“Cosa pensi di fare, amico mio?”
“Non sono ancora in grado di pensare niente; anche per questo sono qui con te; cosa puoi suggerirmi?”
“Sono coinvolta come e più di te; non cercherò vendetta; se mai, quella la costruirò dopo, a freddo, col tempo; tu puoi agire, con pieno diritto, sul lavoro e punire le offese; ma anche questo sarebbe meglio rinviarlo a più tardi, quando le bocce saranno ferme; così, a caldo, sull’onda dell’incavolatura, decidendo solo per me, non ho dubbi; occhio per occhio, sesso per sesso; io ricambierò le corna a mio marito con l’uomo che da anni adoro in silenzio rispettoso.”
“Stai suggerendomi di tradire a mia volta con qualcuna?”
“No, ti sto spiegando che io da anni mi trascino un amore segreto per un uomo che giudicavo inaccessibile; questo episodio mi dice che posso finalmente dichiarargli i miei sentimenti e chiedergli di essere insieme a ripagare i ceffoni con un amore pulito e intenso, contro il sesso volgare e spietato che loro hanno praticato.”
“Quindi per te, anche io dovrei mettere da parte il bon ton dell’educazione ipocrita e dei rapporti rispettosi, per dire ad una donna che mi è sempre piaciuta che voglio amarla liberamente e serenamente?”
“Se non l’hai capito, è di te che sto parlando io; se è a me che tu ti riferisci, allora dimentichiamo le rinunce e i sacrifici fatti per rispettare i matrimoni e decidiamo di ricambiare con l’amore la passione bestiale dei nostri amatissimi coniugi.”
“Quindi, la tua proposta, è occhio per occhio che, nel nostro caso, significa amore per passione; lo sai che ti ho sempre amato profondamente e che mi sono tenuto al di qua delle proposte per rispetto a gente che quel termine non sa cosa significa; se ti sta bene, ho un appartamentino dove ospito ogni tanto visitatori stranieri che non vogliono andare in albergo; ci vuole poco a decidere che diventa la nostra alcova segreta, il nido d’amore dove rispondiamo con la dolcezza, con la bellezza, alla bestialità dei caproni.”
“Se mi dici dov’è, stasera dopo la chiusura ci vediamo al parcheggio e andiamo a celebrare la nostra ‘luna di miele’; è una cosa che aspettavo da anni; quasi quasi, mi tocca ringraziare mio marito e tua moglie che mi offrono lo spunto per avere amore da te.”
“Imma, non devo essere io a dirti che una simile scelta diventa decisiva per la vita, non solo per rispondere a un’offesa ... “
“Carlo, hai così poca stima di me da giudicarmi avventata e incapace di ragionare su una scelta così importante? Ti ricordo che ho detto preliminarmente che ho desiderato il tuo amore da quando ti ho conosciuto; sapevo di qualche ‘trasgressione’ di Clara e ne soffrivo, per te; adesso che si apre uno spiraglio, voglio fare tutto quello che è in mio potere per avere il tuo amore e per ripagare le cattiverie altrui; so in quali terreni mi muovo e che rischi corro; ma è l’occasione per urlare qualcosa che mi tengo dentro da anni.“
“Scusami, ho commesso una gaffe terribile; ma la situazione particolare mi ha fatto perdere lucidità; pranziamo qui insieme o preferisci riaggregarti al gruppo?”
“Hai voglia di scherzare? Intanto, quando siamo tête-à-tête comincio a chiamarti amore, come avrei voluto fare da sempre; poi ti prego di suggerire al mio capo di assegnarmi un qualche ruolo che mi consenta di stargli vicino dieci ore al giorno, senza contare quelle che ci prenderemo per vivere il nostro amore; il principale sa bene che può inventarsi per me una funzione che ci consenta anche di viaggiare insieme, quando va a contrattare, discutere, partecipare; sarei felice di assisterlo, giorno e notte.”
“Imma, tu hai messo il cuore sul tavolo; io ancora non ci sono riuscito; sappi che farò tutto quello che è umanamente lecito e possibile per stringerti tra le braccia anche in un posto come questo, davanti a tutti, per dire che sei la mia alternativa di vita, oltre che professionale; sappi anche che l’unica cosa che i caproni pagheranno cara è la slealtà; la sincerità è l’unico requisito che chiedo a chi amo e mi ama; anche se dovessero offendermi le cose che mi dirai, se sarà lealmente la verità, ne sarò felice. Mi spiego?”
“Se ti bacio pubblicamente su una guancia, da amica innamorata, sollevo scandalo?”
“Se ti promuovo sul campo mia personale assistente e consulente per gli affari esterni, non mi ringrazi nemmeno con un bacetto sul viso?”
“Te lo stai inventando qui, il ruolo, o ci avevi già fatto un pensierino?”
“Amore, il mio ruolo è quello del creativo; per l’esecutività e per la direzione, ho i miei collaboratori; io devo inventarmi, spesso su due piedi, le soluzioni che servono; tu hai chiesto di viaggiare insieme; io ti nomino personale assistente e a fine settimana andiamo a un convegno qualsiasi; ce n’è sempre qualcuno in programma; basta chiedere a Nicoletta di prenotare per due ... “
Si alzò, andò verso di lui e lo baciò sensualmente sulla bocca; la lingua scattò invisibile e stimolante; si girò alla comitiva delle direttrici e annunciò che era stata promossa assistente del ‘capo’; la gelosia strisciò sul gruppo e gelò molti sorrisi falsi; le congratulazioni furono obbligatorie e molte nascondevano l’invidia di chi è rimasta fuori, a cominciare da Clara che era arrivata in ritardo ed era rimasta basita di fronte al siparietto di suo marito che si isolava con una direttrice e la promuoveva sul campo, autarchicamente.
Alla chiusura degli uffici, come d’intesa, lei avvertì suo marito che aveva da fare e lo invitò ad andare via con l’auto; lei si sarebbe organizzata per il ritorno; non l’aspettasse perché era prevista una serata lunga; intercettò Carlo al parcheggio, salì in macchina con lui e andarono a cenare in un ristorantino fuori mano; per lei fu un’emozione da esordiente, l’occasione, perché mai avevano ipotizzato, prima, un incontro a due; quella sera si sentì stranamente emozionata, adolescenziale e quasi verginale.
Anche per Carlo, era la prima volta che volutamente, determinatamente e senza alibi professionale passava una cena con una persona sempre ammirata e in qualche modo amata ma mai vista, fino a quel momento almeno, come donna da concupire, da desiderare, forse da conquistare; anche a lui gli ormoni giocarono un brutto scherzo e si trovò, d’un tratto, pronto ad esaltarsi per la bellezza di quella ‘femmina’ tanto conosciuta e tanto nuova nella dimensione della passione.
Dopo la rapida cena, andarono direttamente al miniappartamento che lui teneva di riserva e Imma scoprì un piccolo angolo di paradiso arredato con gusto e conservato benissimo; lo perlustrò tutto quasi gustandosi con la vista e col tatto i singoli oggetti, dal divano capiente all’angolo cottura perfettamente attrezzato, dagli armadi vuoti ai singoli mobili, sino alle sedie di design adatte all’ambiente; lo guardò con ammirazione, gli scoccò un leggero bacio sul viso e gli chiese se poteva adattarlo a se.
“Se pensi che valga la pena di cominciare stasera una storia impegnativa, questo può diventare il nostro ‘buen retiro’; in quel caso, sei autorizzata a renderlo adatto alle nostre necessità e a viverlo come casa nostra, non come albergo per momenti di passione intensa e violenta ma destinati a chiudersi nella parentesi di un limite prefissato; insomma, se diventi la mia compagna, come prometti, questo sarà il ‘nostro’ posto; se no, tanto vale che sia funzionale a qualche semplice incontro.”
“Amore mio; siamo soli e, come si era detto, posso anche urlare che sei il mio amore vero, quello inconfessato per ipocrisia borghese e che ora trova spazio e voce; dobbiamo solo verificare se c’è la cosiddetta ‘chimica’; se ce n’è abbastanza, sono pronta ad esserti compagna, socia, complice, alleata, tutto quello che il cuore mi detterà e che tu mi chiederai; ma sento già che siamo sulla strada giusta; se finalmente salti il fosso e mi violenti, sapremo che vogliamo amarci sul serio e non per vantarci in chat ma per emozionarci ogni volta che ci incontriamo, anche davanti agli altri.”
“Amore bellissimo, io non oserò mai violentare niente e nessuno; se vuoi amore, andiamo di là; c’è un letto meraviglioso e stasera diventerà il nostro Eden dove scopriremo peccati originali o già commessi, ma soprattutto vedremo gli angeli e sentiremo le chiarine, se tutto procede come sta succedendo, a me col turgore che gonfia il pantalone per la grande voglia di te, e a te con i capezzoli che stanno bucando la camicetta, tanto sei tesa a ricevere amore e passione. Vieni e baciami!”
Si mossero sgraziatamente, abbracciati come erano, e si spogliarono reciprocamente mentre andavano verso la camera e verso il letto ampio e molleggiato che lei aveva intravisto e che aspettava di assaggiare; si bloccarono sulla soglia, sotto lo stipite, e si abbarbicarono come piante rampicanti, con le mani che vagavano sui corpi, con gli arti che cercavano il contatto coi corrispondenti dell’altro, con le bocche che si divoravano fameliche; Carlo sentì con gioia le natiche dure e compatte e il seno matronale ma carnale e magnetico; spinse il pube contro l’altro e quasi si facevano male tanto si stringevano alla ricerca di una stimolazione dei sessi.
Appena varcata la porta, lo stava avvolgendo nell’abbraccio più caldo che avrebbe mai desiderato; si strinse contro di lui e gli fece sentire tutta la voglia del sesso rovente, in attesa del suo che la sventrasse e le facesse toccare il paradiso che aveva promesso; sentì una mazza che si rizzava prepotente, la stimolava da sopra i vestiti, e le procurava emozioni di piacere mai assaporate in vita sua; allungò una mano e lo sentì dal vivo.
La portò quasi a forza fino al letto e le impose di sedersi; aprì il pantalone e lo abbassò alle caviglie, insieme al boxer; il ‘mostro’, ben altro dalla microdotazione di cui parlavano nella chat, le apparve in tutta la sua possanza e lo amò, dal primissimo momento; lo prese a due mani e lo accarezzò, dal pube alla cappella; allungò la lingua e saggiò le gocce di precum che uscivano dal meato; carezzò con le labbra la cappella e la spinse con la lingua contro il palato; lui fremette e le strinse le tempie in un gesto d’amore.
Prima che riuscisse ad ingoiare l’asta quanto desiderava, l’aveva sollevata in piedi e la stava spogliando; si liberò di pantaloni e boxer scalciandoli lontano; le sfilò giacca e camicia finché restò in reggiseno, abbassò la gonna e la scalciò via; gli sfilò giacca e camicia e fu nudo, tranne i calzini; lo bloccò a se e lo divorava con gli occhi; era stupendo, lo amava ancora di più, prese a baciare la pelle di tutto il corpo, dal viso al petto, e tentò di scendere più giù; la fermò e la stese supina.
La lingua che lambiva la vulva le scatenava scosse elettriche nel cervello; le mani le presero le caviglie e le distanziarono finché fu totalmente scosciata; la bocca che si stringeva intorno al clitoride aveva la dolcezza di un bacio delicato e, quando cominciò a succhiare, le provocò fremiti d’orgasmo irresistibili; se fosse stato suo marito, sapeva che a quel punto avrebbe avuto già la mazza in vagina e lui l’avrebbe montata con violenza alla ricerca di un sapido orgasmo.
Ma il maschio che stava chino sul suo ventre era Carlo, l’uomo che amava, quello che la sapeva amare come desiderava, anche se non la conosceva affatto; la lingua separava le grandi labbra, poi le piccole e infine lambiva il clitoride che le labbra stavano succhiando; leccava e succhiava, contemporaneamente, il piccolo organo centro della libidine e la faceva godere; gli orgasmi si susseguivano a ritmo serrato; gemette e godette continuamente; si abbandonò a lui.
“Amore, mi fai morire se vai avanti così; ti prego, non insistere!”
Lo prese per le tempie e lo costrinse ad andare sul letto; rotolò verso il centro e lo portò con se; si accoccolò accanto al sesso e lo prese finalmente in bocca, costringendolo a stare fermo; leccava e succhiava senza sosta, senza fermarsi neppure quando gemette quasi di dolore; spinse la cappella fino all’ugola e copulò in gola finché non esplose dentro la bocca; trattenne il sesso che spruzzava fiotti di sperma; li ingoiò uno ad uno; lui si rilassò e si godette la bocca.
Si sentì svuotata e si sdraiò al suo fianco, adagiandosi contro la sua figura imponente, gli baciò il capezzolo più vicino; lo disturbava, in quel momento; le prese la testa e portò la bocca sulla sua; si distese sulla sua figura massiccia e si sentì dominata dal suo amore; la baciò con intensità e sentì che i corpi si risvegliavano; la mazza riprese a premere sulla vulva e la vagina pianse lacrime di orgasmo.
“C’è, Imma; c’è la chimica tra noi; ti amo come non ho mai amato in vita mia; ti desidero come solo una volta nella vita si può desiderare; sei la mia donna, lo sento; ti voglio tutta e non ti permetterò di andartene.”
“Non vado da nessuna parte, Carlo; lo so che sei l’uomo che volevo e non ti lascio andare neppure io; non so come faremo, ma voglio appartenerti tutta, voglio darti quello che non ho mai dato a nessuno. Ora so che ti amo davvero, tanto; adesso prendimi, adesso voglio sentirti dentro e voglio andare in paradiso con te, a costo di farmi sventrare dal tuo mostro meraviglioso. Scusami, forse ti ho stancato troppo; non volevo che godessi così presto … ”
Sentì l’asta ergersi dura contro la vulva, la guidò con le mani alla vagina e lo avvolse con le gambe in vita facendosi penetrare il sesso fino alla cervice dell’utero; sentì male, all’inizio, perché il suo randello era molto più grosso di quello del marito; ma il canale vaginale si adattò immediatamente e lo risucchiò dentro.
La cavalcò con dolcezza e lei si afferrò a lui con le braccia e con le gambe, quasi a compenetrarsi fino ad essere un corpo unico; quasi non avvertì il movimento nel canale vaginale, ma solo il sesso che si gonfiava dentro e sollecitava tutte le fibre interne; le sfuggirono dalla bocca gemiti intensi e dolci moine; sentì le mani di lui che scivolano lungo il corpo e le accarezzavano le natiche e la vulva, intorno alla mazza ritta dentro la vagina, si spostarono poi sul seno e lo titillarono.
Le dava un godimento intenso, lungo, sembrava quasi fermare il tempo in eterno e lei si sentì avvolgere da un piacere infinito; gli passò le dita sul viso quasi a scoprirne i tratti gentili e lo amò perdutamente; si strinse al suo corpo e fece scivolare le dita lungo la schiena; le spostò le gambe, le portò sotto di se, le fece accostare senza sfilare il sesso e si sentì riempita tutta, dalla vagina alla testa, quasi la possedesse dentro l’anima; si abbandonò al piacere intenso.
Lasciò che il suo corpo la sovrastasse, attivò i muscoli della vagina e lo succhiò dentro di se, aveva quasi la sensazione di possederlo fino ad assorbirlo nel cuore, nel cervello; non smetteva di sussurrargli il suo godimento, il suo amore; lasciò che il corpo si abbandonasse a quel languore e sentì i brividi attraversarle la pelle fino alla fronte; gemette come se soffrisse ma stava godendo come mai prima; le chiese se poteva godere dentro; gli disse di si; esplose all’improvviso e lei con lui.
Lo sentì abbandonato su di se nel piacere dell’orgasmo appena raggiunto e lo tenne stretto, non voleva che si staccasse, amava sentire il corpo abbandonato su di lei, i seni schiacciati dal torace possente, i ventri che si armonizzavano e godevano insieme, il sesso che si rilassava nel canale vaginale che lo ospitava come luogo naturale, le gambe che si accarezzavano accentuando il languore del momento; lo baciò con una passione mai provata prima; gli disse ‘ti amo’ guardandolo negli occhi.
Si sfilò delicatamente facendole sentire ogni millimetro dell’asta che recedeva fino ad uscire; si girò di fianco e si stese accanto a lei; le teneva la mano e sentiva l’orgasmo proseguire imperterrito come se ancora la possedesse profondamente; giocherellò coi capezzoli provocando un dolce solletico; balzò a sedere all’improvviso, perché sentiva che qualcosa tendeva a scappare dalla vagina; si tamponò con una mano e corse in bagno a scaricare nel water lo sperma e i suoi umori.
Quando tornò a sdraiarsi sul letto, si stese sul suo corpo supino e si abbandonò alle carezze che svariavano dalle spalle alla schiena giù fino alle natiche che strinse con amore; il dito medio si insinuò fra di esse e cercò l’ano grinzoso e serrato ermeticamente; gli soffiò sulla bocca ‘non ora’; sorrise, spostò la carezza sulle cosce, la fece sollevare e prese in bocca un capezzolo che stavolta si irrigidì e trasmise desiderio alla vagina; ‘aspetta’ gli sussurrò.
“Me lo darai?”
“Non l’ho mai fatto, ma non è il momento della verginità; lo saprai da solo, se e quando sarà giusto che ti dia tutto.”
Le divorò la bocca in un bacio infinito e sentì che la mazza si era ancora irrigidita tra le cosce; la guidò con la mano verso la vagina che ora era ancora più disposta e ricettiva; scivolò sul suo corpo per permettere che l’ariete la sfondasse ancora; lo avvertì nettamente mentre occupava il canale vaginale e raggiungeva l’utero.
“Io ce la farei a ripetere; ma tu devi stare un po’ calmo; ce la fai a giocare senza arrivare all’orgasmo?”
“Con te l’impossibile non esiste; passerei anche tutta la notte dentro di te.”
“Ricordati che domani hai molti impegni importanti; io voglio che il mio capo sia brillantissimo; non devi svuotarti, se vuoi essere in forma.”
“Se mi prometti che questo momento non sarà l’unico, allora posso anche impormi calma; se devo temere che non avrò più questo corpo meraviglioso, preferisco fare una pessima figura ma amarti fino allo sfinimento.”
“Io sto con te perché ti amo; e non per questo meraviglioso istante, ma per essere sempre la tua compagna, se tu mi vuoi.”
“Ti ho voluto perché ti voglio sempre con me; con tutte le difficoltà, con i limiti che ci dobbiamo imporre, rubando la felicità, ma ti voglio per me, con me, sempre. Per tua mera informazione, io posso e so dare solo amore, tantissimo amore; di mercenarie non so che farmene; sono qui perché mi ci ha portato il cuore. Ti amo, lo capisci? Ora lo so che ti amo davvero!”
“E tu cosa credi che io provi per te, stupido amore mio? Mi sento così fusa con te che non voglio neanche pensare che dovrò staccarmi; ma sono anche la tua impiegata, responsabile dei tuoi impegni; domani hai una giornata intensa; non credere che mi accontenterò di poco; se devi lasciarmi appena passata la buriana, allora ti voglio consumare tutto e lasciare agli altri i residui; io ti amerò sempre, al di là di tutto.”
“A sentire la mia preziosa collaboratrice, mi posso concedere solo un altro amplesso, che sia stratosferico; poi dormiremo quel tanto che basterà ad essere in piena forma; d’accordo?”
“Spero di riuscire ad accontentarmi di un solo amplesso; ma devi riposare, davvero.”
Cominciò una perlustrazione quasi metodica del corpo; le baciò ogni centimetro di pelle, anche quelli più segreti e delicati; quando gli andò addosso per penetrarsi, lui si ribellò quasi; lei non l’aveva mai fatto, ma sapeva della copula da cavallerizza e lo obbligò a distendersi supino con l’asta eretta al cielo, immensa; montò sopra e con la mano guidò la punta del sesso alla vagina; la penetrazione fu più lenta e delicata di quel che pensava; schiantò sul ventre con una fitta che la fece urlare.
Il dolore si trasformò immediatamente in piacere intenso e sentì violentato tutto il ventre che partecipava del piacere con lussuria, cavalcò come una disperata spingendosi il manganello fin nei recessi più intimi della vagina; giocò a fermarsi e penetrarsi fino in fondo, per fare uscire poi quasi del tutto il sesso e ripiombare con forza sul ventre; i suoi gemiti erano adesso urla d’amore che forse risuonarono in tutto l’edificio.
Lo amava, quel maledetto, più di ogni altra cosa al mondo; glielo urlava sul viso mentre lo baciava divorando la sua bocca; la ricambiò abbracciandola con forza e spingendo il ventre contro il pube più e più volte, finché non resse e lei si sentì spruzzare contro la cervice dell’utero lo sperma che scoppiava in getti densi e continui; esplose con la stessa feroce lussuria e gli bagnò il ventre con gli umori che ‘sparò’ dalla vagina super eccitata.
Lui cadde in deliquio, quasi morto, e lei si abbatté su di lui altrettanto senza forze; quando si ripresero, accennò a farla smontare; si alzò tamponando la vulva gocciolante; corse in bagno; quando tornò, si era assestato per riposare; gli accarezzò delicatamente il viso e si stese accanto a lui, innamorata; non dormirono ininterrottamente; ma lei continuò a tratti a carezzare il sesso e a baciarlo, per voglia o per amore.
Era notte fonda quando decisero di smettere e di tornare ciascuno alla realtà familiare; ma sapevano già con certezza che sarebbero tornati ancora lì, a darsi amore infinitamente; verificato che la ‘chimica’ c’era ed anche abbondantemente, non restava che lasciarsi andare alla passione, alla faccia dei caproni che cercavano di umiliare il suo orgoglio.
Da quel momento, il loro rapporto diventò di coppia fissa, clandestina ma non troppo, visto che, come segreto, era piuttosto quello di Pulcinella; tutti sapevano e nessuno parlava; Carlo ed Imma diventarono inseparabili sul lavoro; lei, promossa consulente personale, passava intere giornate al suo fianco, per finire a letto con lui quasi ogni sera, instancabilmente; la cosa, tra l’altro, induceva al riso entrambi, quando confrontavano l’assiduità di copula con le dichiarazione della moglie troia nella chat, dove lei lo indicava ipodotato, impotente, frocio e tutte le altre amene attribuzioni di cui lo caricava, col supporto dei suoi ‘maschietti’.
Ormai, ad ogni fine settimana, i due erano prenotati come invitati o ospiti a convegni, tavole rotonde, incontri, dibattiti e simili dove si presentavano come coppia legittima, specialmente negli hotel dove erano ospitati e dove godevano di camere grandi e attrezzate con letti regali su cui copulare per notti di fuoco; nell’arco di un anno, si amarono più che in tre dei rispettivi matrimoni, nei quali non si erano comunque risparmiati.
Una sera che avevano passato in una passione non paragonabile a nessun altra, mentre si rilassavano letteralmente distrutti dagli orgasmi che non avevano più contato, Imma chiese al suo amante di starla ad ascoltare senza turbarsi; l’altro promise.
“Carlo, io per il prossimo mese non assumerò pillola; è una cautela che mi ha suggerito la mia ginecologa per dare al corpo il tempo di ‘smaltire’ gli eccipienti di un anno o due di anticoncezionale; è chiaro che in quelle condizioni non potrai godere in vagina ma cercheremo altri mezzi o percorsi per sopperire; ma non è questo il fulcro del mio discorso; quello di cui voglio parlarti è il ‘dopo’; teoricamente, dovrei riprendere la pillola subito dopo quel ciclo senza.
Io però sto meditando una cosa diversa che, come ti dicevo, forse potrebbe turbarti; in poche parole, io immediatamente dopo vorrei rimanere incinta di te; quindi, continuerei a non prendere la pillola e ti lascerei venire invagina senza problemi, finché non avessi la certezza di aspettare un figlio da te. Per quel periodo, non copulerei con mio marito, neanche quelle sporadiche volte che gli concedo il sabato sera del bancario; dovrebbe sapere con certezza che il figlio non sarebbe suo.”
“Dolcissimo amore mio, non ho niente da opporre al tuo legittimo desiderio; ma, se mi consenti, una richiesta ce l’ho anche io; ti prego di credere che non è un ricatto né un’imposizione; è solo un desiderio legittimo; noi faremo un figlio, ma tu ti impegni a riconoscerlo come mio e a consentirmi di legittimarlo; il motivo è che, quando farò i conti anche con i caproni che mi offendono con mia moglie, l’organigramma della direzione dell’azienda dovrà cambiare; tu stai studiando per diventare la mia vice, in tutto.
Quindi, io ti chiederò di prendere il mio posto al comando dell’azienda e di educare, insieme, nostro figlio, perché mi sostituisca e rilevi quello che ho costruito, forse per lui, inconsciamente; te la senti, insieme al gesto difficile di fare un figlio con me, di prendertene cura anche come di un futuro imprenditore, con tutte le tare e i difetti del ‘padrone’? Ti prego di non tirare fuori motivazioni etiche, filosofiche o religiose; quando si fa imprenditoria, l’unico valore è la conquista.
Tu dovrai imparare a guidare la mia creatura, l’azienda, insieme a quella a cui daremo vita insieme, nostro figlio; sarai il mio alter ego e gli insegnerai a rendere eterna questa testimonianza viva del nostro amore; vale assai più di un certificato all’anagrafe, un figlio, e deve rappresentare davvero l’immortalità di chi lo carica di questa responsabilità; ce la fai a pensarlo come figlio di un amore grande ed erede di un lavoro che suo padre sta facendo per egoismo ma anche per assicurarlo a lui come eredità?”
“Carlo, quello che mi proponi va molto al di là delle mie forze; io vedo questo bimbo come la materializzazione di un amore che so bello e dolce; il figlio ne sarebbe la testimonianza viva; è vero che sarebbe più del certificato di matrimonio; ma sei certo che sono in grado di sostituirti nel ruolo del ‘grande padrone’ e di insegnare a nostro figlio come esserlo lui, quando suo padre non ci sarà più? Se credi che io sia in grado di farlo, col tuo aiuto, ci sto; sarò la madre di tuo figlio e la concretezza dei tuoi sogni.”
“Allora stattene buona e aspettiamo gli eventi. Ti amo, così tanto, ormai, che vorrei tanto tu smettessi le fisime della società e divorziassi per sposare me, più avanti.”
“Non me lo chiedere; le famiglie ne rimarrebbero sconvolte e troppi equilibri salterebbero; è lo stesso motivo che ti impedisce di sbattere fuori tua moglie e chiedere il divorzio; sei un maledetto imprenditore razionale e accorto; ragiona anche per me e convinciti che ci ameremo all’infinito, che il lavoro in azienda ci renderà indissolubili e che i caproni dovranno solo accontentarsi dell’erba molto bassa che gli lasceremo; noi voleremo alto, anche con l’immortalità di un figlio!”
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