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Lui & Lei

Una storia di coppia 3 - La Segretaria


di geniodirazza
24.11.2023    |    4.799    |    1 9.3
"“Non ora! Non ora! Adesso fammi ancora sentire il coro degli angeli mentre ti prendi il mio piacere, i miei umori, il mio sudore; nessuno mi ha mai amato né..."
Clotilde si è sfogata quasi con rabbia, di fronte alle infantili pretese di Katia; subito dopo, si è rivolta contrita a me.
“Scusami, Marco, lo so che avrei dovuto starmene al mio posto e tacere; ma la tua compagna diceva tante stupidaggini e bugie che non ce l’ho fatta a stare zitta!”
“Cloti, hai detto qualche bugia? … No?!?! … E allora perché ti scusi? Katia, come tutti i colpevoli, scarica sugli altri, nel caso specifico su me o su Ines, le sue colpe; una cosa, però, devo chiarirla io, per amore della verità; tu sei tutto tranne che un mobile d’archivio; io ti considero la ragazza più bella, intelligente, affettuosa e sensibile che abbia conosciuto; non lavoriamo insieme per caso o perché dobbiamo, ma perché mi fido di te più che di me stesso.
Ci conosciamo bene da qualche anno, ormai; tu hai dimostrato che sai tutto di me; ma anche io so qualcosa di te; in particolare so che sei felicemente fidanzata e che prevedi di sposarti presto; se ti ho escluso volontariamente e pregiudizialmente dalle mie compagnie amorose, è perché rispetto le tue scelte; se vuoi rimanere fedele, hai il mio plauso; se vuoi prenderti delle libertà, basta saperlo; ma fino a due minuti fa non sapevo che avresti accettato una cena con uno di cattiva fama come me.”
“Senti, adorabile uomo di cattiva fama, io sono fidanzata e mi sposerò presto; il mio ragazzo è partito per l’Afghanistan e ci resterà per sei mesi; non credo che lascerà in pace le donne afgane; non è nel suo stile; io non apro facilmente le cosce, ma pretendo di esercitare la mia libertà, in sincerità e lealtà col mio ragazzo; venire con te a cena e al dopocena non è affatto un tradimento; è solo cogliere il piacere di una serata meravigliosa; ora che lo sai, il pallino è a te … “
“Pizzeria o ristorante elegante? Ti va bene stasera?”
“Vorrei che fosse una serata particolare, con cena elegante e amore vero, non sesso bruto; se vuoi per stasera, devi farmi uscire qualche ora prima per andare al centro estetico … “
“Signorina, consideri libero il suo pomeriggio; passo a prenderla alle otto; conosco casa sua; ora, torniamo al lavoro.”
Alle otto, puntuale come la morte, sono ad attenderla davanti al suo palazzo, costretto nell’abito scuro che non amo affatto indossare se non vi sono costretto dalle situazioni contingenti; l'occasione di una cena tête-à-tête con una donna dolce e appassionata come Clotilde, che ha confessato un amore decennale, addirittura alla mia ex compagna adultera, è di quelle che impongono quanto meno una cena molto elegante.
Quando la vedo uscire dal portone, bellissima in un abito verde smeraldo, che le fascia il corpo sottolineandone tutta la plastica sensualità, rimango a bocca aperta; mi è difficile riconoscere, in quella donna di una bellezza straordinaria, sottolineata con estrema eleganza da un trucco sapientemente leggero, dall’abito che le disegna il corpo e dagli accessori in perfetta armonia con tutto, la segretaria alla quale mi sono sempre rivolto per risolvere i problemi spinosi della vita.
Non trovo il coraggio di baciarla, per non sciupare tanta bellezza; ma è lei a precipitarsi tra le mie bracca e a baciarmi sulle guance; sfioro solo per un momento le labbra perché temo che il rossetto sbavi; l’accompagno all’auto, le tengo lo sportello e vado a sedermi alla guida; percorriamo i pochi chilometri fino al ristorante come galleggiassimo in un sogno; lei più volte mi prende la mano sul volante e se la porta sul ginocchio; non ho il coraggio di portarla più oltre e mi dedico alla guida.
Attraversiamo la sala del ristorante con incedere regale; i numerosi avventori, tutti della borghesia raffinata della città, conoscono me e la mia abitudine a portare a cena donne meravigliose; ma questa sconosciuta li lascia senza fiato; il brusio dei commenti non ci sfiora; lei mi appoggia la mano sul braccio; le cingo la vita, quasi a dire ‘questa donna è mia’ e il brusio si fa cicaleccio; le offro galantemente la sedia, le sfioro le labbra ancora una volta e mi vado a sedere.
“Devo pensare che stai esibendo l’ultima preda della tua caccia alle donne?”
“Mi piacerebbe comunicare che questa dea è la donna della mia vita … “
“Ti prego, non alzare l’asticella; questa sarà la prima di tante serate che passeremo insieme, qui o in una pizzeria o, se preferisci, a casa tua a preparare toast ed uova; poi tornerò ad essere la modesta segretaria tutt’altro che dea, destinata ad un matrimonio piccolo borghese; l’unica cosa che resterà, sarà il ricordo di questa serata di incanto che tu hai realizzato anche coi tuoi soldi; è merito dell’estetista e della sarta che paghi tu se stasera ti appaio diversa; io sono la Clotilde dell’ufficio, anche se stasera mi sento veramente divina e innamorata follemente di te … Ma noi siamo quelli razionali e di buonsenso, ricordi?”
“Perfetto, impeccabile segretaria; adesso, però, consentimi di essere un poco maschilista; vorrei che fossi la ‘mia’ Clotilde, almeno finché mi potrai concedere di essere il tuo amore.”
La cena si svolge all’insegna dell’eleganza e della dolcezza, tra due persone innamorate che non esitano a dimostrarselo anche con segnali apparentemente insignificanti, come scambiarsi bocconi per assaggiare il cibo scelto dall’altro, bere dallo stesso bicchiere o altre stupide dolcezze tanto efficaci a ‘fare’ l’aria di incanto che tra noi due si va stabilendo; lei è particolarmente emozionata anche per l’atmosfera di elegante ricchezza che respira; io sono felice di guardarla continuamente.
Usciamo tenendoci sottobraccio; mi fermo ad aprirle la portiera; lei mi cattura in un bacio passionale; finalmente può comunicarmi, con un gesto significativo, quanto amore abbia a lungo coccolato all’ombra dell’uomo che per anni ha visto dominare e farsi dominare da donne decisamente interessanti e qualche volta superiori; adesso quell’uomo è lì per lei, con lei; non mi lascerà andare via, prima di avermi consumato come ha fatto spesso nei sogni erotici che tormentano le sue notti.
“Mi porti a casa tua?”
Mi sussurra in un orecchio quando si stacca dalla bocca; mi limito a stringerla con affetto, più che con passione; ma non esito a far scivolare una mano sul seno abbondante e desiderato, quasi a farle capire che ho voglia di prenderla tutta e dedicarle una serata di grande amore; l’ho scoperta solo quel giorno e un colpo di fulmine, di quelli classicamente esaltati dalla favolistica sull’amore, sembra avermi colpito, non so se nel cuore o nel cervello, ed ora mi lascio andare all’emozione dell’incontro.
Il ‘nido d’amore’ della mia camera è ancora l’ideale per una straordinaria serata, d’amore e di sesso, Clotilde è la compagna preziosa per un appuntamento importante; la sento diversa e più amata sin da quando la stringo finalmente tra le braccia, appena chiusa la porta alle nostre spalle; comincio a ‘scartarla’ come un oggetto prezioso e delicato, aprendo con cautela i capi di abbigliamento, ma soprattutto sbavando letteralmente sul suo corpo a mano a mano che appare dagli abiti smessi.
I baci che distribuisco fitti e continui su tutto il viso, dalla radice dei capelli al mento, quasi la stordiscono, perché dentro di lei quelle emozioni si ritrovano coerenti coi sogni erotici che ha fatto; quando le mie labbra catturano un seno, è lei stessa ad offrire alle migliori soluzioni il corpo; stringe con passione gli inguini fino a farmi dolere il pube con la spigolosità del suo che cerca il contatto della mazza, ancora chiusa nei vestiti, con il clitoride, nascosto dietro abito e perizoma.
L’abbraccio lì dove siamo, in piedi, e sento il corpo vibrare di scosse elettriche che si trasmettono a tutte le fibre; un’emozione mai provata mi investe insieme all’odore particolare che emerge dal profumo che lei usa normalmente, una fragranza di casa, di letto, di risveglio, di essenze varie che sprigionano dal corpo quando si rilassa con il sonno, con la gioia, con la serenità, con l’amore, con la voglia di sesso; ne resto stordito e non riesco a riprendermi; poi la sua lingua mi esplora la bocca, il suo ventre mi preme il sesso e vedo girandole di colori ruotarmi davanti agli occhi.
Quella donna mi ha stregato e non sono più padrone di me; sento solo il sesso che si gonfia fino a farmi male e che freme dalla voglia di penetrare in quel corpo delicato, di alabastro, che stringo fra le braccia, desideroso di assimilarlo in me e timoroso di infrangerlo, se stringo troppo; Clotilde mi spoglia con frenesia e, quando ha scoperto il torace, sembra ubriacarsi anche lei degli odori del mio corpo, affonda la bocca nei peli del petto e sembra leccarmi, succhiarmi, mangiarmi, divorarmi; si stacca un attimo e mi sussurra ‘ti amo’, mi implora quasi di prenderla, di darle tanto amore.
La spingo supina sul letto, le sfilo via insieme il minuscolo perizoma e le autoreggenti; mi incanto per un attimo a guardare la vulva pelosa, carnosa, già rorida di umori; mi chino a sfiorarla solo con un bacio, salgo sul letto, mi stendo su di lei e mi sistemo sul suo corpo, facendo coincidere le membra singolarmente; appoggio il sesso fra le cosce, con la punta all’imbocco della vagina; le sussurro tutte le più stupide frasi d’amore che il cuore mi detta e sento che il sesso mi si gonfia ad ogni parola, che l’asta si irrigidisce contro di lei e che, con leggere spinte, la mando a riempire il canale vaginale; ha lo sguardo stravolto, gli occhi sono addirittura rovesciati e la gola è aperta ad un grido che è silenzio totale.
Mentre le urlo per l’ultima volta ‘ti amo!’, sento che l’asta penetra fino in fondo, travolge l’utero con un suo lamento di dolore ed urta la cervice; la sento singhiozzare dolcemente; le accarezzo il viso e le asciugo coi baci le lacrime dagli occhi; mi stringe i lombi e cerca di farmi entrare tutto in lei; mi prende la testa, mi bacia mentre mi sussurra ‘ti amo, sono tua finalmente!’; ho bisogno di riprendere fiato, sono in apnea e, forse, sono innamorato pazzo.
Ma, se essere pazzi significa essere così in paradiso, voglio esserlo, senza riserve; sono imprigionato nella sua vagina, ma soprattutto nel suo amore, forse in un sua tela di inganni, direbbe Katia se ci vedesse; ma non sento neanche il bisogno di montarla in un normale amplesso; i nostri sessi sembrano dialogare per conto loro e il suo utero sembra mungere autonomamente lo sperma dai miei testicoli; mi accorgo di eiaculare solo quando ormai mi sono completamente svuotato in lei.
Non mi molla di un centimetro, anzi mi stringe le gambe intorno al corpo e mi cattura come a non volersi mai più staccare; mi abbandono al suo abbraccio e lo favorisco, con tutto l’amore di cui sono capace; quando finalmente riusciamo a staccarci un attimo, è solo per cominciare una serie di coccole, di carezze, di dolcezze, di carinerie che non ricordavo di avere mai fatto in nessun rapporto, neanche nei momenti migliori.
Quando mi stacco definitivamente, mi prende un attacco di profonda tenerezza per lei che mi ha offerto, anzi a lungo ha preservato per me, una purezza di sentimenti che neanche a diciassette anni l’altra aveva potuto; non so come valutare questa donna che adesso, da perfetta massaia, anziché preoccuparsi del piacere che ci stiamo gustando, pensa al lenzuolo da mettere in lavatrice; vorrei odiarla, se non fosse che proprio quest’attenzione minuziosa ai particolari ne fa la bellezza e la grandezza; lascio che cavi via la biancheria e la infili nella lavatrice e poi la tiro a me sul letto spoglio.
“Amore, facciamo un primo patto; dopo che ti sei occupata della casa, ti occupi assolutamente ed unicamente di me e del nostro amore; le lenzuola sporche sono sistemate; ora c’è la mia passione che ti reclama; abbiamo fatto l’amore una prima volta, come è in tutti i manuali di matrimonio; adesso possiamo fare tanto sesso come tutte le giovani coppie che hanno sempre paura che non avranno più tempo, in vecchiaia? Ti offendi se dico che adesso vorrei possederti in ogni dove con tutto l’amore del mondo?”
Mi sento quasi davvero una nave - scuola nelle quarantotto ore successive, impegnato come sono a spiegare quasi scientificamente alla mia donna la mia interpretazione del sesso e delle sue applicazioni in un rapporto di coppia; mi scopro anche a divertirmi un mondo dovendo necessariamente ripercorrere con le lei tutte le opportunità che si rivelano per lei golose e per me particolarmente eccitanti, specialmente quando si tratta di violarle il sedere; a malapena mi rendo conto che, alla fine della due giorni, lei mi appartiene oltre ogni limite pensato e io sono legato a lei in maniera indissolubile; abbiamo trascorso il fine settimana in accappatoio e vestaglia; anche per alimentarci, ho dovuto fare rapide fughe in cerca di approvvigionamenti.
Comunque, alle otto del lunedì mattina siamo puntualmente ai posti di lavoro; ma non è la stessa cosa, perché io adesso la guardo spesso incantato e innamorato cotto; Clotilde invece ha già recuperato il suo aplomb ed è perfettamente efficiente e lucida, come se avesse passato il week end in casa dei genitori a riposare; ed invece abbiamo copulato come scimmie, ininterrottamente, instancabilmente; ma in me l’amore è un incentivo fondamentale; lei invece da anni si è abituata a far convivere l’amore per me con le necessità dell’ufficio e riesce meglio a distinguere i due livelli.
Non è un’occasione unica, quella che ci siamo concessi; per qualche mese, cogliamo tutte le possibilità per chiudere l’ufficio, correre in auto ad un ristorante dove siamo ormai habitué e, subito dopo, precipitarci a casa mia a scopare come se non ci dovesse essere più un domani; io sono completamente perso nell’amore per lei e non faccio niente per nascondere che la vorrei per sempre solo per me.
Ma Clotilde ha molta più lucidità; ogni volta che mi perdo nelle fantasie di un futuro insieme, mi ricorda che la sua vita è stata in qualche modo predeterminata quando ha scambiato col fidanzato la promessa di matrimonio; quando, al termine del semestre della missione in Afghanistan, lui ritornerà a casa, per lei ricomincerà la vita di routine che aveva scelto e in cui il matrimonio ormai vicino è centro focale.
La volta che deve avvertirmi che l’avventura meravigliosa della nostra relazione è finita, mi chiede un’ultima cena, elegante come la prima dopo che ci eravamo dichiarati, insieme ad un’ultima notte di amore da sogno; prenota lei stessa nel locale dove tutto era cominciato e, ancora una volta, si presenta all’appuntamento bella come una dea; a stento riesco a controllare il desiderio di chiederle di sposare me; so bene che il suo rigore morale non glielo consentirebbe.
Col fidanzato è concorde nel ritenere la loro una coppia aperta anche ad altre esperienze ma solida nelle intenzioni di matrimonio monogamico; dopo il rito nuziale, non si priveranno di eventuali trasgressioni, ma l’impegno è a fare tutto e sempre in armonia e consonanza; la storia con me è fuori di ogni logica; il mio magone è evidente; la sua tristezza vela solo un poco la gioia di ‘chiudere in bellezza’ e di affrontare con gioia la nuova dimensione.
Come è diventato ormai un must della mia vita, corro in braccio a Ines, pronta a raccogliere la mia tristezza e a consolarmi con quello che definisce un ‘comportamento da amica’ e che io invece leggo esattamente come un amore intenso e coperto di cenere, sotto la quale la brace non cessa di rimanere viva e pronta a riesplodere; la conferma la ricevo proprio in occasione del matrimonio di Clotilde, a cui partecipo con la mia ‘scopamica’ del cuore.
E’ mio il regalo più bello ed apprezzato; riassume una grande storia d’amore contenuta dai picchetti del buonsenso; perfino il novello sposo, al corrente dei fatti, ne è felice; solo avverte, tra il serio e il faceto, che non dobbiamo mai più pensare che possa ancora esserci qualche margine per noi due, perché la nuova fase, quella del matrimonio, impone una lealtà che non può consentire un amore così lampante.
Quasi a rassicurarlo, Ines avverte che adesso è lei a controllare i miei eccessi; per dimostrarlo, ha chiesto e imposto a me una vacanza di due settimane per portarmi il più lontano possibile a farmi elaborare un amore finito e la ripresa di una vita con la ‘scopamica’ perennemente presente e indomabile; l’indomani stesso partiamo per una vacanza di turismo, ma soprattutto di sesso e amore a tutto spiano, perché davvero insieme siamo una forza e spero di convincerla a rinunciare alla solitudine per vocazione.
Partiamo quasi all’alba chiusi nelle pesanti tute di pelle per motociclisti; lei deve abituarsi a tutto, a cominciare dallo stare avvinghiata a me aderendo col corpo; le riesce dolcissimo ed esagera persino; il primo momento importante è la sosta che facciamo in un motel in Francia, dove finalmente possiamo fare l’amore; l’emozione, per il viaggio, per i paesaggi ammirati, per la gioia di essere stata mezza giornata abbarbicata all’amato scopamico hanno portato al massimo la libidine di lei; io sono preso dalla fresca bellezza.
Mi trovo a sfilarle la tuta come se le togliessi una seconda pelle; sotto, appare quello che in anni di frequentazione ho già apprezzato, un corpo tonico e forte, ancora giovanissimo e tutto da accarezzare; la spoglio con le mani, con gli occhi e con le labbra, baciando ogni pezzettino, dalla gola al seno al ventre e giù fino ai piedi; lei un poco si divincola, perché è sudata; poi si accorge che è il suo odore, il maggior eccitante; e si lascia andare.
La lascio in completo slip e reggiseno e accenno a spogliarmi; ma lei è pronta a fermarmi e a ripetere su di me l’operazione; la tuta va giù e scopre il torace forte e in perfetta forma, il ventre solido, lo slip che a malapena contiene la vela di un’asta eccezionale e il resto del corpo; anche Ines accompagna le mani con lo sguardo godurioso e con le labbra che depositano baci lussuriosi su ogni centimetro di pelle che va scoprendo.
Il primo vero grande bacio da innamorati ce lo scambiamo al centro della camera anonima e bruttina di quel motel; ma la passione che ci mettiamo è quella che nasce dall’accumulo di anni di desiderio.
“Quanto ho sognato giornate come queste! Per due settimane, quindici giorni, tu sarai mio e solo mio; ti stancherò con la mia passione; non dovrai mai più dimenticare quest’estate!”
La stendo sul letto, le inchiodo le mani e le impongo di non muoversi; vado a leccarle le cosce e le impongo di resistere al piacere, di trasferirlo alla figa e godere; vibra, si agita come tarantolata ... e gode, evidentemente; scivolo con la lingua lungo le cosce, da una parte e dall’altra, e sento la pelle rabbrividire di piacere; geme e soffoca lamenti ed urla perché gli orgasmi vengono a ripetizione; vorrebbe muoversi ma il piacere la inchioda.
Quando arrivo all’inguine, le prendo lo slip dai due lati, lo tiro giù e lo mando a terra grondante del suo piacere; la lingua passa sulle grandi labbra e la goduria tocca il paradiso; sposto le piccole labbra e lei freme nell’attesa, lambisco il clitoride e lei soffoca un urlo; quando i denti afferrano il piccolo organo, balza sul letto come per una scossa di rianimazione; la punta che penetra la vagina la fa impazzire; chiude gli occhi e vede le stelle.
La succhio e la lecco a lungo su tutta la figa; allungo le mani sul letto e le artiglio i capezzoli giovani, rosei, irti dal piacere fin da quando, sulla moto, me li puntava contro le spalle attraverso le due tute; vede il cielo scoppiarle e miliardi di stelline scenderle sulla figa, nel cuore; quando avverto che i suoi orgasmi sono assai violenti e rapidi nella successione, sottovoce le chiedo se vuole averlo dentro.
“Non ora! Non ora! Adesso fammi ancora sentire il coro degli angeli mentre ti prendi il mio piacere, i miei umori, il mio sudore; nessuno mi ha mai amato né mi potrà mai amare tanto quanto adesso tu, che ti prendi tutti i miei afrori e li rendi stimolo per eccitarci; solo quando avrai finito di impossessarti del mio corpo, io mi prenderò il tuo e la penetrazione sarà il sigillo su quest’amore.”
Continuo a leccarle il ventre e lo stomaco, per alleggerire la tensione di libidine; quando arrivo sui seni, lei riprende a gemere e a godere; quando le succhio i capezzoli, si morde le mani per impedirsi di urlare il piacere inaudito che prova; la bocca che si appiccica a ventosa sulle labbra è la conclusione di un percorso di lussuria purissima; dopo un ennesimo grande orgasmo, si sente come svuotata e si abbandona al languore; ma non demorde.
Rovescia la posizione e stavolta sono io a subire gli stimoli violenti e libidinosi della lingua di lei che attraversa tutto il corpo e mi manda ai matti; quando arriva all’inguine, fa scivolare via lo slip e prende in bocca i testicoli gonfi, uno per volta; è chiaro dalle prime mosse che non vuole farmi sborrare con quel pompino; forse vorrà anche la sborrata in bocca, ma intanto sembra godere di sentire sotto la lingua la mazza; si è portata in figa un alluce, che la masturba durante il pompino.
Anche quando lecca il cazzo ritto lungo il ventre, non è la mia sollecitazione, il suo obiettivo; ma è lei a godere del piacere dell’asta sotto la lingua; quando alla fine appoggia il cazzo alle labbra strette, è quella sorta di figa vergine a sollecitarla, non il cazzo che la violenta; così avviene quando l’accarezza con la lingua e se lo posa sul palato, lungo le gote e in fondo fino all’ugola; non avevo mai provato una simile sensazione.
Non avevo mai conosciuto una che di un pompino godesse tanto per il piacere di leccarlo, si succhiarlo, di sentirlo in ogni millimetro di pelle; in genere, la goduria è arrivare a far esplodere la sborra dal meato e inondarsene; Ines gode di sentirsi accarezzata; sono costretto a frenarla perché il piacere nuovo e mai provato mi induce una stimolazione della prostata che è garanzia di sborrata.
Decido che ora voglio e ‘devo’ penetrare quella figa per niente nuova per me ma che ha assunto un sapore di verginale, di puro, di desiderio vero; le scivolo sul corpo e arrivo viso a viso; le leggo nello sguardo che le mancano troppe cose, prima di abbandonarsi; non recederà dalla sua grinta di single determinata anche se si lascia travolgere dall’amore; le carezzo con dolcezza il viso, mentre con un mano appoggio il cazzo alla figa e spingo; reagisce come se venisse sverginata e gli occhi le si illuminano.
Solleva le gambe e me le gira intorno alla schiena; con un colpo di reni si spinge verso il cazzo; lascio fare immobile, finché lei sente che sono tutto dentro, che i ventri sono appiccicati, mi tira addosso e restiamo immobili, cazzo in figa; ci guardiamo e ci baciamo, ci carezziamo e ci sorridiamo, ma non scopiamo; io non voglio forzare e lei trattiene i muscoli vaginali per ‘sentire’ la mazza nel profondo; finché è la natura a fare il suo corso ed esplodo.
Ma anche lei, contemporaneamente, sta mordendosi le mani per non urlare un orgasmo che non ha simili; ci perdiamo nel mondo del piacere e restiamo per lunghi minuti in quella postura, finché non abbiamo scaricato gli effetti dell’orgasmo; poi lei scioglie il nodo dei piedi dalla schiena e deposita le gambe sul lenzuolo, le stringe insieme e mi tiene catturato; ho la forza per ironizzare.
“Questo si chiama tenere per i coglioni!”
“Finalmente puoi dire di essere stato posseduto da una donna, anziché possederla!”
Corre in bagno, scopre che non c’è bidet e si deve arrangiare con una tovaglietta sul water; torna in camera e mi chiede se voglio riposare per essere in forma o se voglio perdermi nel suo amore.
“Abbiamo tempo per fare l’amore fino a saziarci; preferisco che tu stia in braccio a me e ti addormenti così.”
“Cavolo, quante considerazioni … hai una mazza che dio mi scampi, fai l’amore come un dio, ti devo dare ancora tutto dell’amore, l’usato e il nuovo …. Insomma, come inizio mi ha esaltato; ma ti aspetto a prove assai più impegnative!”
“Che succede se alla fine delle due settimane ci troviamo troppo innamorati per rinunciare?”
“Dottore, lei dimentica che sono il prodotto perfetto, la migliore creatura plasmata da un genio dell’imprenditoria e della finanza; lei ignora che tendo ad essere la sua copia perfetta perché l’adoro da anni e la imito anche nell’uso delle parole; due geni come noi sanno esattamente che, usciti dal ‘tunnel dell’amore’, torneremo a casa, dalla visita alle giostre; io non devierò mai dalla mia scelta di rimanere singola.
Tu sceglierai tra le donne che ti girano intorno al cuore la prossima che ti farà palpitare e poi soffrire, come hanno già fatto la tua compagna e la tua segretaria ma non smetteremo di amarci; tu sarai nel mio cuore anche quando sarò vecchia e rattrappita perché voglio vivere fino a cent’anni e amarti sempre; quindi rinunceremo, ma solo alla vacanza, non ad amarci.”
“E come ci comporteremo nella vita di tutti i giorni?”
“Ogni tanto ti guarderò con l’amore di oggi e mi basterà; un attimo dopo saremo presi dal lavoro e chiuderemo la scatola dei ricordi, tanto avremo mille occasioni per riaprirla, anche per fare l’amore, una volta ogni tanto, perché no?”
“Se è vero che mi somigli, allora sono davvero cinico … “
“ … con un cuore generoso che ti rende ancora più prezioso; hai detto che vuoi dormire abbracciati; viso a viso o col mio culo meraviglioso sul tuo cazzo straordinario?”
“Il tuo culo è troppo magnetico per rinunciarci.”
“Allora prometti che non me lo metterai dentro e che mi lascerai dormire.”
“Parola di giovane per bene!”
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