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Lui & Lei

La chat erotica 2


di geniodirazza
06.12.2023    |    1.317    |    0 9.4
"” La preparò al meglio e si accostò per prenderla da dietro; ma lei lo fermò perentoria..."
Era stata quasi profetica Imma; se ne accorsero nell’anno successivo, speso tutto ad attendere quel figlio che testimoniava la grandezza della loro passione, ad un manipolo di imbecilli che continuava a versare offese e mortificazioni su una ignobile pagina di narrazioni assurde delle copule sfrenate a cui davano vita ormai quotidianamente, alternandosi nella vagina di lei e nel suo letto matrimoniale, privilegiato campo di oltraggi.
Carlo aveva contattato anche le altre ‘cornute’; d’accordo con la sua ormai ‘compagna d’amore e di lavoro’, aveva convenuto che sarebbe intervenuto a far piegare la cresta ai caproni ottusi, oltre che ad una moglie indegna; ma non, come qualcuno suggeriva, con altro sesso in contrapposizione; non voleva che le mogli pagassero le colpe dei mariti; con Imma l’amore era esploso ed aveva avuto il sopravvento; con gli altri, si limitò a scatenare le vendette su alcuni che lo odiavano di più.
Seppero che i suoi infedeli dipendenti erano stati sorpresi in posti isolati e sottoposti a vessazioni omosessuali che ne avevano fiaccato la presunzione, ma preferirono restare ai margini e sapere delle mortificazioni subite solo da pettegolezzi che giravano; Carlo si preoccupò piuttosto della definizione dei rapporti di lavoro con dipendenti che avevano dimostrato ampiamente di non meritare la fiducia a cui erano chiamati con l’assegnazione di posti di responsabilità ambiti e non rispettati.
Spinto anche da Imma, decise di dare una ‘sverniciata’ di modernità all’organigramma; privati delle responsabilità perché non avevano saputo rispettare la lealtà che i posti impegnavano, chiamò a sostituirli le mogli e li relegò al ruolo giuridico di impiegati; il rappresentante sindacale non poté obiettare niente perché si trattava di un avvicendamento previsto per legge e favoriva il rispetto della presenza femminile nell’organigramma.
Clara ebbe l’improntitudine di protestare formalmente perché non solo non era stata inserita nella schiera delle privilegiate, nonostante il legame matrimoniale col proprietario, ma addirittura era stata declassata a magazziniera; quando le proteste arrivarono al rappresentante sindacale, si sentì obiettare che la lealtà era uno dei presupposti per il mantenimento della fiducia dei capi; lei aveva dimostrato ampiamente di non meritare fiducia per essere stata sleale.
Fu Imma però, a protestare col compagno perché si era preoccupato della definizione giuridica e professionale delle punizioni, ma non aveva pensato nemmeno per un attimo a compensare le donne di tutte le umiliazioni subite almeno con una soddisfazione desiderata e sognata per anni; poiché davvero lui non capiva, gli spiegò che anche Ernestina e Beatrice, le due signore promosse con lei al vertice dell’Amministrazione, da anni sognavano di avere almeno una serata da incanto col loro idolo.
Piuttosto che litigare con la sua donna, Carlo fece convocare nel suo ufficio le due donne, parlarono alla presenza della solita Nicoletta, immancabile eminenza grigia di ogni sua decisione difficile, e della sua donna, amata ormai senza veli e senza remore, anche perché era stato reso pubblico che il figlio che aspettava era suo e lei sarebbe stata presto la ‘padrona’ che avrebbe formato la nuova generazione degli amministratori del piccolo impero industriale.
Ernestina, dopo qualche accenno di ritrosia, confessò che da anni sognava di partecipare alla cerimonia di apertura della stagione di spettacoli nel teatro cittadino; sapeva che era una serata di grande valore sociale; Nicoletta le aveva riferito che lui non aveva mai partecipato perché a sua moglie certe cose davano il prurito; vista l’evoluzione dei rapporti, sperava proprio che il mese successivo, all’apertura della stagione, lui accettasse di portarla a teatro.
Davano una commedia molto interessante e non disperava che la serata diventasse per lei l’apoteosi della bellezza e della dolcezza; non voleva che si impegnasse anche per la cena o, se non lo desiderava, per il dopocena, ma l’idea di ‘esibirsi’ nella buona società la faceva impazzire di gioia; Nicoletta avvertì che restava poco tempo per prenotare i posti, che gli abbigliamenti quella sera sarebbero stati da rivista patinata e che forse la spesa per lei, per presentarsi al massimo della sua bellezza, poteva risultare onerosa.
Imma suggerì che quell’impegno poteva classificarsi come ‘spese di rappresentanza’, visto che partecipava l’Amministratore delegato con una delle sue vice; quindi sarebbe stata giustificata anche la spesa per l’abito, da acquistare alla boutique di Consuelo, che di solito interpellavano, e la seduta in un qualificato Centro estetico che rendesse onore all’Amministratore con la dama più bella della manifestazione; avvertì che lo stesso valeva per Beatrice e per la sua richiesta.
Nicoletta rimase per un attimo disorientata; Carlo la riprese.
“Nico, ormai ho delegato tutto; queste arpie hanno preso il mio posto e la parola di Imma vale più della mia; impara a dipendere da lei; sono certo che saprete fare meravigliosamente; vi amo troppo per mettere in dubbio le vostre capacità ... “
“Sono d’accordo con te, come sempre; però lasciami contestare che a Imma l’amore lo hai spinto fino nel ventre; a me ti limiti al buffetto amichevole! ... “
“Capa, cosa possiamo dire a questa ragazza? Io non ho parole; e tu?”
“Nico, cosa ha fatto per te il tuo tiranno, in tanti anni di schiavitù? ... Niente? ... Carlo, qui è la tua sensibilità che si gioca; almeno a cena DEVI invitarla; se poi accetta anche un dopocena, io ho diritto al monopolio sul tuo amore, non sul tuo sesso; se lei vuole da te una cena con dopocena adeguato, tu puoi solo ricordare che una buona dipendente più è soddisfatta meglio rende; lo devo insegnare io a te prima che a nostro figlio?”
“Amica mia insostituibile e dolcissima, perdonami se ho tardato a rendermene conto; puoi decidere la serata e organizzare una cena per noi due, nel posto e nei modi che scegli tu stessa? Non solo devo, ma soprattutto voglio avere con te una serata di amicizia personale, al di là delle scartoffie; puoi provvedere per favore?”
Beatrice avvertì che lei aveva desiderio di partecipare con il loro ‘principale’ alla cena sociale degli imprenditori della provincia, una serata di grande esibizione di forze in cui voleva trionfare come avrebbe fatto Ernestina a teatro; del dopocena avrebbe parlato direttamente con Carlo, stavolta indicato come l’uomo idolatrato, non come capo dell’ufficio dove lavorava; alla fine lui quasi sbottò.
“Imma, davvero credi che mi ridurrò a fare il cicisbeo delle mie collaboratrici? Vorrei affiancarti nella direzione, se non ti dispiace!”
In realtà, gli bastarono un paio di mesi di ‘ventata nuova’ nell’azienda per rendersi conto che una maggiore attenzione alla realtà del territorio faceva solo bene agli affari; scoprì come una novità che, se faceva consegnare direttamente, davanti alla stampa, il contributo per una qualsiasi causa, dagli animalisti agli Enti di assistenza all’infanzia, il ritorno di immagine si trasformava in prestigio; oppure che presenziare con una bella dama ad un festa qualsiasi, celebrativa o di beneficenza, portava alla ribalta anche i prodotti.
In breve, anche il famoso invito alla cerimonia di apertura della stagione teatrale diventò l’occasione per esserci, con politici, industriali e gente importante; per Ernestina fu l’occasione per essere presente, tra le dame in vista, ad un’inaugurazione che fece rumore; personalmente, sfoggiò un abito straordinariamente bello che le aveva fornito l’azienda, vide da vicino attori che ammirava e si commosse sulla trama della commedia messa in scena; Carlo si scoprì ‘uomo di mondo’ e fu particolarmente brillante.
Dopo la rappresentazione, guidò la sua dama al ristorante più famoso della città e chiese che si aggiungesse il suo tavolo alla tavolata della compagnia teatrale; ordinò, a nome di Ernestina, dello champagne per festeggiare gli attori e l‘inizio della tournée; la donna si trovò ammirata e riempita di complimenti da attori di cui era fan, invitata a brindare con loro e fotografata con ciascuno; i lampi di gioia degli occhi intenerirono Carlo.
Quando, alle quattro del mattino, la riaccompagnò a casa, era evidente che lei sarebbe stata anche disposta a protrarre la notte fino all’alba in un letto comodo, ma Carlo si era convinto che sarebbe stata sufficiente l’esperienza, per rafforzare la reciproca stima e l’affetto che influiva direttamente sul lavoro in collaborazione; con un leggero bacio sulle guance la spedì via sotto casa sua.
“Lo dobbiamo ai tuoi figli, non a quel caprone di tuo marito; non mi va di sciupare una bella amicizia per un momento di gioia!”
Aveva tre figli, anche grandicelli, Ernestina; e suo marito era il meno vivace degli amanti di Clara; rinunciare ad un possibile amplesso era forse il modo migliore per segnare le distanze; naturalmente, l’episodio fece il giro delle maestranze e in breve fu unanime l’apprezzamento per il lavoro di rappresentanza che avevano svolto, testimoniato dalla rassegna stampa corredata dalle foto di lei con gli attori del cast; la più felice fu Imma che letteralmente gongolava per l’esito della serata.
“Vedi Carlo, tutti quelli che lavorano nella nostra azienda sono cittadini di questa realtà, a cui partecipano culturalmente, socialmente e politicamente; tu sei cresciuto tra forni, presse, torni e diavolerie simili; sei un grande imprenditore, ma le relazioni pubbliche non sono il tuo forte; oggi un imprenditore deve essere in grado di affrontare tanti temi insieme; tuo figlio, lasciamelo dire solo stavolta, deve avere un senso ancora più complesso della realtà.
Se gli insegnassi solo ad essere come suo padre lo farei arrivare già ‘vecchio’ a responsabilità ‘giovani’; io forse neppure ce la posso fare, da sola, e dovrò farmi aiutare da qualcuno più giovane, in grado di dominare, per esempio, la realtà virtuale che rappresenta il futuro del mondo; non penso di rottamarti; ma chiederti di darti una rinfrescata come Amministratore è giusto e forse doveroso; quello che hai fatto con Ernestina va fatto spesso, anche a rischio di qualche cornetto a me!
Con lei sei stato superbo; hai fatto trionfare lei e l’azienda con lei; qualche volta dovrai accettare che una cerimonia è completa solo se culmina con un dopocena; in quella sede dovrai dare amore, senza toccare quello che dai a me ogni momento della tua vita; sarà uno dei compiti, forse il più piacevole, del tuo nuovo ruolo; io non sono Clara e non mi nascondo, quando si alzano le barricate; sono con te e capisco esattamente quello che fai; sii te stesso e fatti valere, anche per me e per nostro figlio!”
Inoppugnabile, naturalmente; Carlo si rese conto che, alla fortuna sfacciata che lo aveva protetto fino a quel momento, doveva accompagnare anche l’impegno ad ‘esserci’ con tutte le sue forze; rassicurò la compagna, ormai effettiva, di fronte al pancione che cresceva nella cura affettuosa di tutti i loro amici, che il figlio da venire era già il centro del suo mondo; se doveva crescere nella diplomazia anche delle forme, avrebbe dato l’esempio, amandola sempre con tutto se stesso.
Venne anche il momento della cena dell’Assindustria; Carlo si preparò coscienziosamente e seguì con passione i preparativi accurati di Beatrice che in quella cerimonia voleva essere ancora più brillante di Ernestina, amica e collega ma anche concorrente nel prestigio della ‘cupola’ in cui entrambe avevano un ruolo importante; Imma osservava compiaciuta anche la gara che si era scatenata tra le amiche per fare meglio delle altre, a beneficio dell’azienda; raccomandò a Carlo la determinazione, senza moralismi inutili.
Quando la sua vice avanzò impettita nella sala del ricevimento, il brusio che si levò dai tavoli segnò nettamente la sorpresa che la nuova presenza rappresentava per tutti; Carlo, ‘ingessato’ nell’abito scuro che normalmente odiava, prendeva coscienza della realtà della sua azienda nel tessuto cittadino e si beava dell’invidia che la sua bellissima dama scatenava in tutti i maschi presenti.
Con un gesto naturale ed elegante, le passò un braccio in vita e spinse l’anca contro la sua; lei colse la dolcezza del gesto e si girò a baciarlo sulla guancia, con affetto; il brusio crebbe immediatamente e Carlo si sentì in paradiso; anche per lui, un pizzico di esibizionistica vanagloria divenne motivo di orgoglio; si rese conto che quella donna stava preparando i presupposti per una serata al calor bianco; per un attimo il pensiero di Imma lo bloccò, ma ricordò che era stata lei a indicargli cosa fare; e ricambiò il bacio.
La cena scivolò in un’atmosfera di grande eleganza con una certa ipocrisia che non mancava mai in quelle situazioni e, soprattutto, nel trionfo quasi di Beatrice che divenne il bersaglio di infiniti sguardi assassini; se gli occhi avessero potuto uccidere, Carlo si rendeva conto che sarebbe morto infinite volte, almeno tante quante i presenti tutti lo invidiavano sbavando per la sua dama; approfittando di un intervallo tra le portate, mentre centellinavano un vinello assai gradevole, le disse.
“Hai visto che hai combinato stasera? ... Non fare la faccia dell’ingenua ignara ! ... Sono convinto che sei tu la causa per cui tutti corrono in bagno; sicuramente si masturbano come adolescenti in tempesta ormonale! ... “
“Scherzi?! Persone adulte e di potere andrebbero a masturbarsi in bagno solo per avere intravisto un po’ di seno?”
“Beh, se hai a che fare con una virago come la moglie del sindaco, con un seno cascate come il suo, è chiaro che il desiderio di darsi piacere fantasticando su quello che loro credono che facciamo io e te, il minimo che possono fare è godere con la mano!”
“Allora, adesso mi alzo e annuncio al popolo che il mio cavaliere stasera non intende darmi nemmeno una briciola del piacere che loro immaginano!”
“Sei d’accordo in questo senso, con Imma? Dopo cena ti porto a casa tua e ti saluto sul portone con un bacetto sulla guancia?”
“Allora io, prima ti strappo a mano libera i gioielli, poi al primo che passa chiedo la passione che non vuoi concedermi!”
“Mi dici cosa pensi che sarà, dopo la cena?”
“La tua dolcissima compagna mi ha detto tutto sulla vostra alcova e mi ha affidato la chiave, se per caso tu non l’avessi portata; dopo la cena, tu mi porti in quell’Eden e mi tieni a letto fino a lunedì mattina, quando andremo insieme al lavoro; Imma mi ha assicurato che nell’armadio c’è di che cambiarmi. Sei concorde con la tua donna o devo lamentarmi che hai tradito l’impegno?”
“Mi piacerebbe sapere in che mondo di matti mi avete trascinato; io sono bigamo perché ho due realtà familiari; voi mercanteggiate la mia passione e decidete a chi spetta soddisfarla; ho un qualche peso nella vostra storia?”
“Senti, amorevolissimo borbottone, tu hai il peso enorme dell’amore, del fascino professionale, della capacità di essere guida e Mentore; tu hai il peso della crescita di donne che ti adorano; una ti darà anche un figlio; e ti garantisco che mi sono pentita molto amaramente di avere tentennato; sapevo della chat da almeno qualche mese; non volevo offenderti rivelando l’orrore che stavo osservando ed ho taciuto; non pensavo che avresti proposto a Imma la legge del taglione; potrei esserci io, al suo posto!”
“Perdonami, Bea, ma non ho scelto a caso la persona a cui confidare il mio dolore; sono da sempre stato innamorato di Imma, ma mi frenavo per correttezza nei confronti di Clara e di suo marito; quando mi hanno aperto gli occhi, correre da lei è stato istintivo e naturale; non so se con te avrei trovato la faccia tosta per quella proposta; la scelta di Imma è più radicata dell’occasione e credo che peserà molto sul futuro di tutti.”
“Lo so, Carlo; non te ne facevo una colpa; sappi che domani mattina Imma ci raggiungerà e insieme andremo da qualche parte a pranzare; forse dovrai affrontare una situazione a tre; peggio per te, se non ce la farai; io e la madre di tuo figlio siamo molto aperte e leali; rispetto il tuo sentimento ma Imma accetta che io ne provo uno assai intenso per te; stanotte sarai mio con la benedizione della tua compagna!”
Ma le sorprese per Carlo non erano finite; se ne accorse appena tornarono a tavola e vide la sua dama intrecciare fitti dialoghi, stavolta di lavoro, coi suoi principali concorrenti; quando lei sostò per appuntarsi qualcosa su un notes che aveva tirato fuori dalla pochette, le chiede che diamine stesse facendo, adesso; lo guardò sorridendo e quasi irridendolo gli carezzò il viso e gli stampò un bacio sulle labbra.
“Forse è vero che voi uomini non riuscite a fare due cose contemporaneamente; io sono la donna forse più affascinante, non so dire se anche la più bella, e molti di questi tuoi potenti amici sbavano per me, fino a masturbarsi; ma io sono anche non solo la tua vice ma anche, permettimi di dirlo, una tua allieva stupenda, che ti ha rubato il mestiere in anni di osservazione; stiamo realizzando concordati e collaborazioni, confronti e progetti; non vai a cena con imprenditori senza portare a casa dei risultati!”
“Lo sai che mi fate paura tu e Imma; riuscite a lavorare anche nel mezzo di un orgasmo! Vi adoro ma mi fate rabbia perché io non riesco a fare le due cose insieme; spero che la tua amica lo insegni a mio figlio, perché sarebbe un protagonista invincibile, con questa prerogativa!”
“Lo educheremo bene, vedrai; gli insegneremo tutto quello che servirà a farne un grande imprenditore; sarà tuo figlio ma anche il prodotto migliore della tua scuola; non dimenticare che tutte e tre le tue vice sono nate e cresciute all’ombra del tuo lavoro; da lì si sono formate ed ora si aggiornano e ti fanno correre verso il futuro.”
“Insomma, mi stai dicendo che ho l’obbligo morale di dare tanto amore anche all’altra madre putativa di nostro figlio, se voglio almeno essere alla vostra altezza?”
“Sì, amore mio; a proposito, ho l’autorizzazione della tua compagna a chiamarti amore quando mi viene; se lo fai anche tu, benché io sappia che è un transfert per Imma, lo gradirei moltissimo; deve essere il fine settimana più meraviglioso della mia vita; stai certo che non mi risparmierò e ti proibirò di farlo tu; è la nostra notte ricordi?”
“Avvertimi quando vuoi che ce ne andiamo a fare l’amore; ormai posso solo alzare bandiera bianca e dire che sono tutto tuo, credimi con molta gioia e convinzione!”
“Il dolce me lo risparmio; racconterò che è per via della linea, anche se me ne curo poco e sono golosa; il dolce me lo darai tu, per vie naturali e innaturali! ... Uomo avvisato ... ”
Non attesero la fine della cena; salutarono le maggiori autorità e filarono via quasi alla chetichella; raggiunto il ‘dorato rifugio’, Carlo vide che Beatrice, appena entrata in camera, estrasse dalla borsetta un flacone e lo depositò su un comodino al lato del letto; dall’etichetta riconobbe un noto lubrificante adatto soprattutto a penetrazioni anali; commentò scherzoso.
“Sei venuta ben attrezzata!”
“Non faccio le cose a caso; ho deciso che voglio il tuo amore, che lo voglio intero, che lo voglio dappertutto; e sono pronta a prendermelo, a qualunque costo; se non te ne fossi convinto, ti amo con tutta me stessa e soprattutto con tutto il corpo; aspettavo solo questo momento per realizzare il mio sogno d’amore; non permetto a nessuno, neppure a te, di modificarlo in qualche punto.
Non lascerò mio marito, se è questo che ti preoccupa, ma voglio essere tua totalmente, almeno fino a quando lo potrò; se non lo hai intuito, questa è per me una nuova luna di miele che sto vivendo con te ma soprattutto per me e per l’amore che provo; mi spiace per Imma, ma non posso rinunciare all’amore che deve essere tutto mio.
Come diceva qualche antico pensatore, le cose raggiungono la perfezione quando sono un misto di materia e spirito; il mio amore per te è anche desiderio fisico, intenso, continuo, enorme; ti amo con tutto, anche col corpo, e voglio il tuo amore intero, anche quello fisico; chiaro?”
“Chiaro. E ti assicuro che, sì, sono sorpreso, per un verso; ma non puoi immaginare la mia felicità, per altro verso. Hai detto quello che anche io avrei voluto e potuto dire, ma non ho saputo farlo. Neanche io credo di tradire Imma, specialmente perché mi darà un figlio; ma ti amerò con tutta l’anima ed anche con tutto il corpo.”
La stava spogliando e non impiegò molto; anche lei lo stava spogliando con amore; alla fine, si sdraiò supina sul letto e lo invitò.
“Sverginami, adesso, e cerca di farmi meno male possibile.”
La preparò al meglio e si accostò per prenderla da dietro; ma lei lo fermò perentoria.
“Che fai? Imma mi ha detto che la penetri guardandola in viso e che sempre ricorda, insieme alla sensazione del corpo che si apre per te, il tuo viso; io voglio quel fotogramma; è te che voglio guardare, sentire, ricordare per sempre; mi stai sverginando, ricordalo; è la nostra prima notte!”
Chiese scusa, la fece girare supina e fecero in modo che la penetrazione avvenisse il più dolcemente possibile, anche se non poteva essere indolore; si concluse inaspettatamente, con l’esplosione violenta di un orgasmo nuovo, mai provato né da lei né da lui; cadde a corpo morto, lei lo spinse al suo fianco, lo abbracciò e gli si accucciò contro.
“Lo so che è stupidamente retorico; ma posso dirti che sono felice di sentirmi completamente tua?”
“Quando si arriva a questi picchi di amore, si è autorizzati a tutto il romanticismo del mondo, anche il più becero; io ho visto e toccato il paradiso, sia quello di Allah che l’Eden dei cristiani; e tu mi ci hai portato con l’esplosione del tuo amore. Sono felice di averti con me, ti amo più di quanto mi sarei aspettato e non ti ringrazierò mai abbastanza della felicità di questo momento.”
La notte andò avanti così; non fecero che fare l’amore in tutti i modi possibili; scoprì così che Beatrice era molto brava a letto, che amava il sesso in maniera quasi patologica, che era legatissima a lui e che avrebbe accettato, con lui, di fare le cose più pazze della terra; consumarono in una notte tutto l’amore possibile tra due che fino a qualche giorno prima appena si conoscevano.
Il giorno seguente, come lei aveva anticipato, Imma li raggiunse e insieme passarono una meravigliosa giornata su un lago poco fuori città; fecero anche l’amore, nel corso del pomeriggio, e Carlo dovette darsi molto da fare con due Erinni desiderose di prendersi passione e piacere da lui; a tarda sera entrambe le donne dovettero rientrare ai propri rapporti familiari e, con dolore, si separarono; ma erano certi che la sintonia nell'amore avrebbe influito in maniera positiva anche sul lavoro.
Un’ultima ‘digressione’ se la consentì, Carlo, quando Nicoletta lo avvertì che aveva prenotato per quel sabato sera in una trattoria popolare in periferia, un posto da appassionati ed esperti della città, dove fu possibile assaggiare piatti tipici in un’atmosfera particolarmente familiare e ricalcata sui modelli antichi; lui fu particolarmente felice di lasciarsi andare senza impegni di formalità con una donna che conosceva per la prima volta fuori dalle ‘panie’ professionali.
Quando la portò a concludere la serata nella sua ‘alcova’ la vide meravigliata solo per un momento, di fronte alla concretezza di un luogo di cui sapeva ma che non aveva mai visto; impiegò un niente per abituarsi all’ambiente e viverlo come proprio; spese anche meno tempo a impossessarsi di lui, della sua passione e del suo sesso per vivere le ore più bella della sessualità fin lì conosciuta; quando a notte fonda lui la riaccompagnò a casa, lei ribadì che l’episodio le bastava per sentirsi compiutamente amata.
Gli suggerì di fare chiarezza con la moglie, ormai quasi ex alla fine dei conti, e di dedicarsi molto alla compagna e al figlio che aspettavano; lei si era votata al matrimonio e da quel momento era tutta per il fidanzato, al quale non avrebbe rivelato mai quella sera di dolce follia per non turbarne le convinzioni; sentiva invece più saldo il rapporto con lui e col lavoro che stava facendo; Carlo le chiese di stare vicina a Imma e al bambino da far crescere nella prospettiva di diventare un grande imprenditore.
L’ultimo atto della ‘terribile sceneggiata’ si svolse a casa, tra lui e sua moglie, quando le comunicò che avrebbe chiesto il divorzio; lei si ribellò e alzò minacce; di fronte alle pagine della chat, cercò di negare di essere lei l’interlocutrice principale; davanti alle ricerche di Franco sulle identità dei nickname ed alla raccolta di foto che Carlo aveva conservato della realizzazione del tatuaggio sulla vulva, cedette a mano a mano e fu costretta a chiedere di riflettere sullo scandalo del divorzio.
Solo dopo un lunga discussione, si rese conto che la storia con Imma non era di così lieve peso come lei sperava e che il figlio che aspettavano era un documento delle ‘sue’ corna; ebbe la prontezza di obiettare che non era esente da colpe neanche lui; ma gli improperi e le offese toccavano il reato penale; si proposero una sorta di break per riflettere e fare chiarezza; Carlo, cosciente che Imma non intendeva arrivare al divorzio, accettò di congelare la situazione allo stato del momento in attesa di chiarezza.
Intanto, avrebbero continuato ad essere separati in casa; ma Clara dovette ammettere che eventuali ritorsioni a suoi ulteriori tradimenti sarebbero risultate giustificate; si impegnò quindi a tenere un comportamento più morigerato, in attesa di decidere una separazione legale e il divorzio; ma, in cuor suo, si augurava che la questione si arenasse e, come per molte cose nella vita, ‘niente fosse più stabile della provvisorietà’ e che la loro provvisorietà durasse in eterno.
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