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Lui & Lei

Una saga familiare 3


di geniodirazza
04.01.2024    |    1.529    |    1 8.3
"Per un’oretta circa non fecero che scopare in tutti i modi possibili, lei lo fece venire ancora in bocca e tra le tette; quando si fermarono, lei gli chiese..."
La lunga fase di assestamento delle situazioni familiari, decisamente composite se non complesse, vide scorrere mesi e anni, mentre Giancarlo prendeva coscienza dei doveri che i nuovi ruoli gli imponevano, Franco si adattava facilmente a seguire le indicazioni paterne che suggerivano a lui di laurearsi in legge, affidarsi a Giovanni per avviare la sua attività e specializzarsi nel diritto del lavoro per diventare ufficialmente capo dell’ufficio legale delle fabbriche unificate sotto la direzione di suo fratello.
Ornella continuò a non darsi nessun conto di quello che avveniva nel lavoro; aveva incaricato gli avvocati e a loro demandava il compito di strizzare al massimo suo marito per assicurarsi le ricchezze che aveva costituito; il suo giovane amante Tiago si limitava a sperperare senza criterio i soldi della donna in sale ippiche, macchinette mangiasoldi e, talvolta, bische clandestine; la gestione della fabbrica affidata a lei era assicurata da vecchi funzionari fedeli a suo marito.
Inevitabilmente, le aziende dirette dai figli prosperavano, anche perché il padre, assai attivo in tutto il mondo, li aveva spesso associati a strutture sue e ad altre della compagna Marisol e dei suoi familiari, che gliene avevano lasciato la disponibilità; Giancarlo si trovò presto, poco più che maggiorenne e ancora studente universitario, a viaggiare per tutto il mondo, per seguire da vicino attività di cui diventava abile conduttore, aiutato dal padre che non gli faceva mai mancare il suo appoggio.
L’unico grande rammarico di padre e figli era la distanza che incolmabilmente li separava; molte volte ne parlarono in video chiamata; ma Giancarlo doveva obiettare ogni volta che gli appuntamenti erano incalzanti e inevitabili; l’unica prospettiva, presentagli da Edoardo, era che decidesse una volta di prendersi un periodo di riposo sabbatico, per esempio i tre mesi invernali che in Brasile corrispondevano a quelli della stagione più calda, imparare a lavorare a distanza, col computer, e fermarsi da lui.
Non presero un vero impegno, ma i figli furono d’accordo che, almeno per le feste di Natale, potevano organizzarsi per passare inseme qualche giorno; Franco aveva poco margine, per gli impegni universitari, ma Giancarlo poteva seguire il consiglio paterno e fermarsi anche tre mesi; nell’immediato, però, altri e più gravi problemi angustiarono per un poco tutti quanti; Ornella di colpo si trovò oggetto di strani e pericolosi approcci di personaggi di malaffare.
Saltò fuori, di colpo, che Tiago l’aveva davvero fatta fuori dal vaso; lanciatosi in spericolate e immotivate sventure al tavolo verde, aveva fatto ricorso a strani usurai che, cresciuto il debito a dismisura, imposero quasi alla donna di coprire suoi debiti cedendo l’azienda; in pratica, per colpa dell’amante, lei si trovava nella condizione di restare in miseria, priva dell’azienda che costituiva la sua fonte di guadagno, e costretta ad aprire gli occhi e a cacciare via con rabbia il giovane infedele e parassita.
Quando ne parlò con suo figlio, lui le disse fuori dai denti che non era in grado di aiutarla; le suggerì di rivolgersi all’ex marito; la ex moglie non ebbe la dignità di piegarsi e di chiedere aiuto; suo figlio si mise in contatto; Edoardo, come sempre, trovò il bandolo; propose a suo figlio di usare il fondo di sicurezza che avevano all’estero e di acquistare, con quello, il possedimento di sua madre, che avrebbe con quei soldi risarcito gli usurai; per non lasciarla in miseria, potevano assicurarle un vitalizio dignitoso.
I due fratelli colsero la volontà del padre di non lasciare sola la donna che aveva amato tanto; Giancarlo non fu tenero con lei e le riproverò lo spreco che aveva fatto del ‘sangue’ di suo padre; colse l’occasione per rivelarle che Edoardo aveva un’altra donna, bellissima ricca e potente, e da lei un figlio che loro consideravano fratellino e che volevano al più presto incontrare; a quel punto, quasi risvegliandosi da un incubo, lei gli chiese di affidarle un lavoro nell’azienda, ora riunificata.
Ne parlò al padre che suggerì di farla nominare segretaria personale dal decano dei funzionari, suo personale amico, che avrebbe potuto controllarla e forse avviarla ad una vita nuova e diversa; la natura fiduciaria dell’incarico evitava anche le trafile sindacali; il funzionario accettò di buon grado e si dichiarò disposto immediatamente a prendersi in carico una donna che aveva sempre apprezzato moltissimo, come moglie del suo principale; quasi a compensazione, i ragazzi si organizzarono per il viaggio.
L’approdo a Rio fu quasi trionfale; immediatamente trovarono sintonia con Marisol, di cui apprezzarono la bellezza infinita, la capacità di controllo e l’amore straordinario che la univa al loro padre; in Ramon, poi, trovarono il bambolotto meraviglioso con cui Franco perdeva ore intere a giocare fanciullescamente mentre Giancarlo lo sentiva più figlio che fratellastro; dopo qualche giorno di ‘turismo’, Marisol fece incontrare a Giancarlo Pilar, una diciannovenne figlia di un potentissimo uomo d’affari che lo affascinò.
Mentre palavano in amicizia, si sorprese perché la ragazza gli disse che, uscita da un’esperienza finita male, non aveva nessuna intenzione di perdere ancora la testa per un ragazzo; la provocazione era forte e implicita; istintivamente, la abbracciò e quasi la sommerse nella sua notevole stazza; lei si abbandonò fiduciosa, appoggiando solo la testa sul petto di lui ma lasciandosi andare al grande senso di protezione che l’uomo le dava con la sua infinita tenerezza.
Con lui sentiva di stare veramente bene; capirono che forse potevano veramente crescere insieme; ma avevano bisogno di chiarirsi molte cose che li separavano, di smussare angoli, di darsi da fare per imparare a conoscersi per essere in sintonia; Giancarlo, stordito da tutto quello che gli era capitato in così poco tempo, si rese solo conto che, se non commetteva stupidaggini, poteva forse dare una regolata alla sua vita.
Lasciarono passare alcune settimane, prima di finire a letto; intanto, cominciarono a frequentarsi con grande assiduità, pranzarono e cenarono insieme ogni volta che potevano, quasi rispettosi ciascuno dei problemi dell’altro; più volte Pilar sentì, per bisogno di chiarezza, di dovergli raccontare la storia da cui stava fuggendo e che la spingeva a ricacciare indietro ogni desiderio di lasciarsi andare all’amore; Giancarlo le spiegò nei particolari lo strano rapporto viscerale che lo legava a suo padre.
Poi lei sembrò essere arrivata al punto massimo di resistenza ‘eroica’; subito dopo avere cenato a casa di lui, una sera lo spinse quasi scherzosamente sul letto e piombò su di lui; il ragazzo avrebbe voluto ancora imporsi il contegno dell’amico affettuoso, ma il cazzo lo tradì, si erse all’improvviso e non poté fare a meno di piantarsi fra le cosce di lei da sopra vestito e slip; il bacio stavolta conteneva tutta la passione repressa per quasi un mese, autentico record di qualità e durata.
Di colpo, le riserve mentali di lei svanirono; sdraiata su di lui, immersa nel corpo giovane, muscoloso e morbido, sentì a mano a mano sciogliersi tutte le fibre del corpo, il ventre si adagiò su lui e la figa sentì il cazzo palpitare; lo baciava senza smettere, sentiva di volerlo completamente; glielo sussurrava e Giancarlo si sentì portare in paradiso; non gli era mai capitato di avvertire così intenso un desiderio che partiva da un cuore ed arrivava al suo.
La carezzò con voglia, con desiderio, con passione, con amore; capì che fino a quel momento non aveva mai scopato, insieme, col cazzo e con la testa, col corpo e con il cuore; si abbandonò alla dolcezza di quella strana fusione; infilarono le mani sotto i vestiti e cercarono la pelle, il calore, il sangue, l’amore; lui afferrò le natiche e le stringeva, pastose morbide eppure solide; afferrò i capezzoli e li torturò, sollevò i vestiti e li prese in bocca.
Pilar si sentì sempre più coinvolta e presa dal desiderio; cominciò a spogliarlo come scartasse un regalo prezioso, accarezzando, baciando, leccando, succhiando ogni brandello di pelle che la caduta dei vestiti scopriva; lui si sentì quasi in colpa, la fermò e fece la stessa operazione spogliandola lentamente dei vestiti; quando scoprì il seno carnale, pieno, con due aureole delicate ma evidenti e i capezzoli come fragole di bosco non resistette alla tentazione di poppare come un neonato.
La ragazza godette infinitamente e ben presto sentì che il suo povero slip era uno straccetto bagnato, ma la voglia non era soddisfatta, anzi cresceva quanto più lui ansiosamente la succhiava; gli prese la testa, lo accarezzò, lo baciò con mille manovre acrobatiche, lo costrinse a baciarla sulla bocca mentre le mani si impossessavano dei suoi globi maturi; allungò una mano tra loro e prese il cazzo che sembrava palpitare vivo mentre lei lo stringeva; accennò ad una leggera sega e sentì che il corpo vibrava.
Quando Giancarlo la rovesciò supina e le sfilò, insieme, gonna collant e slip, per infilarle un dito in figa a masturbarla, gemette a lungo, come il suono di una sirena, finché esplose in un urlo che si sentì anche lontano; mentre lui insisteva a strapparle piacere dalla figa, lei si trovò a sussurrare ‘ti amo’ ma lui per fortuna non sentì o non diede segno di avere capito; quando il ragazzo scivolò sul suo corpo per raggiungere la figa e leccarla, ebbe due orgasmi violenti in rapida successione.
Istintivamente, decise di ricambiare l’amore; lo costrinse supino col cazzo ritto verso il cielo, si sdraiò al suo fianco e cominciò a leccare dall’ombelico, passandosi il cazzo sul viso, sul collo, sul seno; poi appoggiò la lingua e raccolse le gocce di precum che la mazza emetteva a più non posso, prese in bocca la cappella e la deliziò a lungo leccandola mentre la faceva scorrere contro il palato verso l’ugola; lui si abbandonò al piacere e si trovò in paradiso.
Quando lui si inginocchiò fra le cosce, le divaricò le ginocchia e accostò la cappella alla figa, lo avvertì.
“Bada che non prendo anticoncezionali; non puoi venire dentro.”
Lui non obiettò; si limitò a spingere il cazzo e a godersi la sensazione del corpo che si apriva per fare passare la mazza; Pilar davvero si sentì aprire in due dal cazzo che la penetrava ed ogni piccola avanzata era per lei fonte di piacere enorme e di conseguenti orgasmi più o meno vivaci; quando la cappella urtò dolorosamente la cervice dell’utero, lo frenò e gli chiese di muoversi con più cautela; gli strinse le cosce dietro la schiena ed urlò una sborrata mai conosciuta.
Come si era ripromesso, lui frenò la sua eiaculazione per non venire in figa; si fermò su di lei e cercò di recuperare una respirazione più regolare per raffreddare la passione; lei si sciolse dall’abbraccio con le cosce e lo spinse delicatamente di lato a sé; gli chiese se desiderava godere in bocca; lui le presentò il cazzo e le spinse la testa; fu un pompino stratosferico, in cui si riassumevano tutte le loro voglie antiche e recenti; la sborrata fu un’alluvione che lei raccolse e ingoiò con gioia.
Per un’oretta circa non fecero che scopare in tutti i modi possibili, lei lo fece venire ancora in bocca e tra le tette; quando si fermarono, lei gli chiese cosa avesse pensato e sentito in quella scopata; lui non ebbe esitazione a dire che per la prima volta si era sentito veramente fuso in un unico indissolubile e di avere provato amore.
“Non è stato solo sesso, per te?”
“No; io ho cominciato ad amarti assai prima che tu mi concedessi il corpo; fare sesso è stato coronare un sogno antico; vorrei che davvero tu mi fossi sempre vicina e che avessi sempre bisogno di me.”
“Abbiamo tempo per verificare se è amore o solo chimica sessuale, che ci unisce; io ti ho amato, te l’ho anche detto; se fosse amore vero, ne sarei felice.”
“Non ti ho sentito e mi vergogno di non essere stato io il primo a dirti il mio amore; ma puoi crederci; ora voglio solo stare bene con te.”
Cominciò da lì la loro ‘avventura amorosa’, che ben preso si trovò ad affrontare ostacoli imprevisti, derivanti soprattutto dai problemi di residenza; appena cominciò ad avvicinarsi il momento in cui Giancarlo doveva tornare in Italia, le sofferenze furono intense per entrambi gli innamorati; lui non voleva a nessun costo rinunciare a Pilar con cui aveva trovato una splendida armonia di interessi, di gusti, di preferenze; lei non avrebbe mai accettato la sua partenza.
Forse l’idea di una convivenza o addirittura del matrimonio poteva essere anche accarezzata, ma si trovarono presto di fronte al fuoco incrociato di Edoardo e di Marisol; lui insisteva che trasferirsi in Brasile non era poi la fine de mondo, come poteva dimostrare con la sua nuova vita; d’altronde, il lavoro a distanza consentiva di starsene ai tropici lavorando ai Poli; il vero problema di lui, lasciare la madre, era quello che non confessava; ma sua madre aveva dimostrato quanto poco meritasse.
Marisol si imbestialì di fronte alle indicazioni assurde del compagno; impedire al figlio di stare vicino ad una madre fragile e bisognosa di cure era da criminali, senza considerare che anche il fratello Franco non era ancora strutturato per reggere il timone del piccolo regno che avevano costruito; d’altro canto, non prendeva in nessun conto le idee di Pilar che forse poteva voler dire la sua su un tema che la toccava molto da vicino.
Quando trovò il coraggio di parlare chiaro con la ragazza, Giancarlo si trovò di fronte ad un rimprovero aspro; lei non era stata neppure informata di quelle intenzioni; ma nessuno aveva neanche ipotizzato che lei fosse tanto innamorata da voler essere lei a trasferirsi in Italia senza nessun impegno di convivenza o di monogamia; suo padre, tra le altre cose, deteneva il pacchetto di maggioranza di una multinazionale che possedeva anche una griffe italiana famosa.
Bastava una telefonata per imporre che a dirigere la sezione italiana dell’azienda andasse sua figlia, che avrebbe avuto il possesso di un palazzo in centro e la direzione di una fabbrica fiorente; se davvero lui voleva seriamente avere una storia con lei, bastava che parlassero con suo padre; lui forse avrebbe voluto degli impegni, ma era meglio parlarne dopo; il punto fondamentale naturalmente era che non dovesse rinunciare per sempre a vedere sua figlia.
Marisol, che era presente al dialogo, ricordò che per lui i tre mesi col padre erano passati in gioia e rapidità; niente impediva di rendere annuale l’appuntamento e dividersi tra i due genitori; scherzò molto anche sul fatto che geni della finanza come loro due escludevano una soluzione così vicina; l‘incontro col patriarca della famiglia, capo indiscusso di un vero esercito di dipendenti, si rivelò più dolce e facile del previsto.
Legato da immenso affetto alla figlia, fece le telefonate giuste e in un paio di giorni i ragazzi erano in grado di partire; sbarcati a Milano, andarono a prendere possesso dell’edificio di proprietà della ‘famiglia’ e vi si sistemarono; cominciò per loro una nuova vita e Giancarlo in breve si trovò a vivere la più bella storia d’amore immaginabile, con la moglie brasiliana bellissima ed un potere sociale ed economico invidiabile da chiunque; lei, anima della vita mondana, organizzò manifestazioni che riecheggiarono in tutta Europa.
L’unico dubbio che ancora disturbava Giancarlo era l’incontro con sua madre, che lo frenò al punto che per qualche mese evitò di incontrarla, se non per qualche veloce saluto da uomo d’affari troppo impegnato per concedersi il lusso di sdolcinatezze familiari; suo fratello lo rimproverò più volte di non riuscire a fare chiarezza in una situazione delicata ma non difficile; la stessa Pilar più volte, specialmente nelle frequenti occasioni di feste importanti, gli chiese di fargli conoscere Ornella.
In qualche modo, si convinse e organizzò per arrivare a casa di sua madre un sabato mattina, quando non lavorava e, da quel che sapeva, se ne stava in casa a sfaccendare, sapeva già cosa lo facesse esitare, conscio di quel che era Ornella prima del viaggio in Brasile; la madre gli apparve rasserenata e quasi giudiziosa; accolse Pilar come una vera figlia e, in breve, seppe di essere guardata davvero come madre da una nuora che la sua l’aveva persa in tenera età.
Giancarlo passò di sorpresa in sorpresa, quando Ornella lo sollecitò a mostrarle sul tablet i video girati con suo padre e si emozionò visibilmente di fronte alla felicità del suo ex marito con la nuova bellissima compagna e con quell’amore di bimbo che era Ramon; quando Ornella si rese conto della difficoltà di suo figlio a rendersi conto delle novità, gli disse fuori dai denti che era stufa di vederlo strabiliare ad ogni piccola rivelazione.
“Tu e tuo padre siete stati ineccepibili, di fronte ai capricci di una ragazzina; ma non siete riusciti ad andare oltre la banalità di una stupidità capricciosa; ho sbagliato a credere nelle favole, ma adesso sono cresciuta, grazie proprio a voi; prima che spalanchi ancora la bocca, tra poco tornerà Ulderico che è andato a comprare dei dolci; non è più il vecchio compagno di lavoro di tuo padre o il mio capoufficio; è il mio compagno, l’uomo che mi ha fatto crescere, in un solo anno, quanto tuo padre non ha fatto in venti.
Conosce bene la mia storia ma mi ama a prescindere ed io amo lui altrettanto; sono incinta di lui e tra poco avrete un altro fratellino da amare, se vi riesce di accettarlo da una stupida ninfomane, come mi giudicate; stiamo anche pensando di sposarci, forse tra qualche mese; pensa che Ulde spera addirittura che tuo padre o tu vogliate fargli da testimone; se ce la fai ad accettare la nuova identità di tua madre, sai che ti ho amato e ti amo al di sopra di ogni cosa.
Se non ancora ti è sbollita la rabbia perché ho trasgredito i vostri principi e sono stata ‘diversa’, auguri a te e alla tua donna; Pilar, scusami, non sto rimproverando niente a nessuno; ma andava fatta chiarezza e il tuo amato ancora non riesce a rendersi conto che tu non sei una sua protesi ma una persona in grado di gestirsi, specie se vi muovete in armonia, parlando, soprattutto, con chiarezza e cercando di guidarvi reciprocamente.”
“Ornella, tre cose; la prima è che stavolta dovranno gareggiare, uno zio e un nipote, a chi nasce per primo; aspettiamo un figlio anche noi e spero che possano crescere insieme, i nostri bambini; la seconda è che anche noi ci sposeremo fra qualche tempo, ma io voglio farlo in Brasile e non potremo sposaci insieme; infine, tu conosci Edoardo per quello che è stato; io lo conosco per quello che è diventato; stai certa che, oggi, il tuo ex marito è in grado di accettare di essere testimone alle tue nuove nozze.
Gianky, in una cosa tua madre ha perfettamente ragione; è giusto ed opportuno che tu voglia essere tuo padre; ma solo nel lavoro dove è geniale in maniera inarrivabile; nella vita privata ha commesso qualche grave errore e ha lasciato imputridire un male che alla radice si sarebbe risolto; non conosco Ulderico ma ho l’impressione che sia maturato assai prima e meglio di tuo padre e di te. Ornella ti ama più di quanto sia lecito a una madre; e tu la ricambi, per questo sei geloso di lei, dei suoi uomini e dei suoi errori.
Riavvolgi il nastro e guarda con più serenità gli eventi; ogni donna ha diritto alla felicità; è nella costituzione americana come principio fondamentale di democrazia; se si chiama Ulderico, è suo dritto averlo; tu puoi e devi solo attestare che è tua madre e che le vuoi tanto bene da volerla vedere felice; se non ti convinci di questo, faccio ancora in tempo a vivermi la mia vita prima che tu o qualche altro talebano mi costringiate a reagire con la forza o con le stupidate; ti è chiaro?”
Mentre Giancarlo andava ad abbracciare sua madre e, insieme, Pilar, entrò Ulderico che con lo sguardo chiese lumi alla sua donna; lei lo assicurò con un sorriso, rafforzato dall’affetto esplicitamente dichiarato da suo figlio e dalla compagna; lui riferì ad Ornella che aveva parlato coi proprietari di certi locali; la madre spiegò a suo figlio che stava accarezzando un sogno, forse un nuovo capriccio, aprire un negozio di abbigliamento femminile con grandi firme; Ulderico abbracciava il suo progetto; Pilar riassunse.
“Posso chiamarti mamma? La mia l’ho persa da ragazzina e non ho avuto la gioia di una mamma; tu lo sei dell’uomo che amo al sopra di tutto e mi piacerebbe sentirti madre ... “
Ornella si limitò ad attirala a se in un caldo abbraccio.
“Mamma, statemi a sentire, tu e il tuo compagno; sono responsabile per l’Europa di una delle maggiori firme dello stilismo italiano; se vuoi farti passare il capriccio, come direbbero tuo figlio e il tuo ex marito, di muoverti nella moda sono il referente più utile che potresti trovare; prendi i locali che stai ammirando e apri una boutique di lusso; penseremo poi a farla diventare una miniera d’oro.”
Giancarlo si sentì quasi obbligato a intervenire.
“Mamma, guarda che ci sono anch’io, qui; e sono con voi, concorde e unanime; Ulde, fammi sapere quali sono i termini dell’acquisto che vuoi fare; non parlare di affitto, pensa in grande; posso permettermi di regalarvi, per le nozze, locali sufficienti ad una boutique all’altezza di tua moglie e della mia; ci sposiamo anche noi, sai?; più ancora, possiamo presentarlo come investimento di un'azienda e affidare la gestione a mamma; tu amministrerai, perché è la tua specificità.
Mamma, non ti lascerò mai più sbagliare da sola; anche se dovessi decidere di fare la puttana, lo farai con me e me ne assumerò le conseguenze, con te; Pilar, sei convinta che ti amo con maturità o mi consideri ancora il ragazzino da svezzare? Vi amo con tutto me stesso e non voglio sbagliare come ha fatto mio padre; prima del lavoro, venite voi. E’ chiaro, mamma?”
Non ebbe tempo di rispondere; Pilar si era connessa ad Edoardo in skype e stava salutando lui, Marisol e Ramon; girò il tablet su Ornella e presentò le due donne che si trovarono interessanti e belle; Ramon ruppe gli schemi e giocò con tutti; alla fine, Ulderico chiese ad Edoardo se avrebbe accettato di fare da testimone di nozze alla sua ex moglie; Marisol urlò che avrebbe fatto il diavolo a quattro per esserci; Pilar avvertì che sarebbero tornate a Rio insieme per sposare Giancarlo; avrebbero diviso l’anno tra Brasile e Italia; si salutarono in affettuosa familiarità; il commento finale fu di Ornella e Pilar.
“Pilar, credi che la tempesta sia finalmente passata?”
“Si, mamma; e se continua, l’affrontiamo insieme, stavolta!”
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