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Lui & Lei

Una storia di coppia 4 - La principessa del cemento


di geniodirazza
20.12.2023    |    1.816    |    1 7.5
"Per qualche minuto, è lei a farsi affondare fino al velopendulo la cappella tesa e gonfia, a leccarne la superficie nella bocca e godersela saporitamente;..."
Per una volta, da quando ho scelto di pranzare in trattoria come tutti i dirigenti, trasgredisco l’impegno che mi ero imposto di non tornare a pranzare in mensa, con gli operai; ma la curiosità mi è montata da quando ho avuto notizia che una bellissima ragazza, a cui mi sono appassionato durante una festa, lavora nella fabbrica alla linea di montaggio; in mensa so che troverò senz’altro Ines che di solito è molto bene informata su tutte le compagne di lavoro.
La più sorpresa è lei, che mai si sarebbe aspettata di vedermi tornare ‘sul luogo del delitto’; reagendo con molta prontezza alla sorpresa, mi invita a sedere al suo stesso tavolo, col menù del giorno, e mi chiede senza giri di parole quale poveretta sono venuto a concupire in quello che da sempre è il mio personale ‘territorio di caccia’ alle belle ragazze e ad un improbabile ‘grande amore’ sul quale, come al solito, non esita e scherzare non credendoci affatto.
Le chiedo se sa qualcosa di una certa Lidia e, come mi aspettavo, è una vera enciclopedia popolare; mi racconta che la Lidia che mi ha colpito è in realtà la figlia di un industriale, per tutti il ‘re del cemento’ per la grande ricchezza che ha accumulato sfruttando le cave del territorio per ricavarne materiali da costruzione; pare che, avendo solo quella figlia femmina, abbia deciso di farle conoscere la radice del lavoro facendo una piccola esperienza dal vivo, in attesa di ereditare la gestione della sua azienda.
Naturalmente, è curiosa di sapere come e perché mi interessi a quella sconosciuta; le rivelo che l’ho incontrata a una festa organizzata dalla società borghese della città, a cui ho partecipato quasi per obbligo formale, in rappresentanza dell’azienda per cui lavoriamo; nel corso della serata, mi sono accorto che mi tampinava, non so se per la mia fama di tombeur de femmes, se con intenti propositivi di eventuali collaborazioni tra le imprese o per chissà quale altro motivo.
Il lungo ed appassionato colloquio che ci ha coinvolto per tutta la serata ha rivelato alla fine che sta cercando, d’intesa con suo padre, di portare dalla sua parte il meglio della professionalità nel campo dell’imprenditoria; che ha scelto di corteggiarmi personalmente perché è fortemente e personalmente interessata a me ed al ruolo che mi viene attribuito specialmente nei rapporti con l’altro sesso; quest’atteggiamento provocatorio ha stuzzicato il mio interesse; informatomi, sono venuto a verificare.
Di fronte all’imprevista rivelazione, Ines non perde l’occasione per avvisarmi che la ‘delicata fanciulla’ che ammiro può rivelarsi assai più disinvolta di Katia e che rischio di diventare suo schiavo sessuale, se ritengo di piegarla alle mie esigenze di maschio; quando le rivelo, in aggiunta, che già mi ha proposto di diventare direttore amministrativo dei capitali di suo padre, Ines deve ricredersi perché sa bene che, se oriento bene le iniziative, posso ricavare benefici incommensurabili da quella disponibilità.
Uscendo da ambiguità ed enigmi, mi avverte che, parlandone con un ragioniere assai abile in maneggi, truffe e marchingegni quasi sempre al limite ed oltre la legalità, che lei peraltro conosce bene personalmente, posso sfruttare la situazione per crearmi una dimensione che mi renda autonomo nel giro di poco tempo; quasi senza volerlo, mi da la dritta giusta per avviare un percorso nuovo anche professionale; quasi inevitabilmente, l’aspetto a fine turno e andiamo a casa sua per fare l’amore una notte intera.
Ho deciso che vale la pena di fare tesoro dei suggerimenti di Ines e prendo contatto con il ragioniere suo amico ed esperto di manovre ‘al limite’; nel giro di una settimana mi mette in grado di speculare sulle attività del padre di Lidia e mi attrezzo per sfruttare al meglio la sua disponibilità; per favorire il mo progetto, ho bisogno di conquistare la totale fiducia della figlia; la tampino per un paio di giorni e finalmente riesco a portarla a casa mia.
Siamo vicini al letto; la sollevo in braccio e la depongo al centro; le alzo la gonna fino alla vita e scopro il ventre asciutto, quasi verginale, ed un ridotto slip che disegna la vulva carnosa; mi abbasso a baciare per un attimo il monte di venere; apro i pantaloni, tiro fuori il sesso eccitato, duro come l’acciaio; ho una buona dotazione, di quasi venti centimetri; a detta di Ines faccio l’amore da dio.
Salgo sul letto e mi sdraio a coprirla tutta; la bacio con voluttà, infilo una mano a spostare lo slip e accosto la mazza alla vagina; lei mi favorisce muovendo opportunamente i fianchi e faccio entrare l’asta, lentamente, mentre le sussurro dolcemente ‘ti amo’; la donna mi abbraccia con le gambe la vita e si spinge, dal basso, contro il sesso che fa penetrare fino a sentire male contro l’utero; capisco che è una vera deflorazione, nonostante la realtà, e la vivo come una dedica definitiva.
Mentre continuo a baciarla con autentica passione, la cavalco dolcemente; quando sento che l’orgasmo preme, le chiedo se posso concludere dentro; lei mi rassicura che è protetta; poi urla nella mia bocca il piacere dell’orgasmo che le ho scatenato nel ventre, quando libero il mio contro l’utero; non è durata che qualche minuto, la nostra prima copula; ma è frutto di una voglia infinita di possederci; ci rilassiamo, appagati, supini sul letto.
Non appena ci siamo ripresi dal languore che l’azione improvvisa e fulminea ci ha visto comunicarci la passione, cominciamo a spogliarci l‘un l’altro con lentezza e lussuria; ogni capo di vestiario che cade è l’occasione perché l’uno o l’altro si fermi a carezzare, baciare, leccare una nuova parte del corpo appena emersa dall’abito; io mi dilungo sui seni giovani e forti di lei che titillo su tutta la superficie per dedicarmi poi totalmente ai capezzoli che succhio con grande intensità.
Lei gode ad ammirare il mio corpo tonico e giovanile che reca evidenti le tracce di una vita dedicata allo sport e ad una condotta sana; sembra sciogliersi di piacere mentre passa voluttuosamente le mani sugli addominali forti, sul ventre solido, sui fianchi e sulle natiche disegnate; arriva alla mazza e se ne impossessa, con le mani, non tanto per masturbarla quanto per sentirla viva e palpitante; è il suo modo di manifestare il desiderio di possedere quella mascolinità.
Su lei stesa supina, mi trattengo a lungo deliziando di baci leggeri e solleticanti il corpo che mi appare assai più bello e desiderabile di quanto abbia immaginato; quando le sfilo lo slip, ormai zuppo di umori e di voglia, resto quasi incantato a rimirare la vulva rasata, con solo un vezzoso ciuffo in cima, che mi si offre tumida e grondante di piacere; sfioro con la punta della lingua il clitoride e lei sobbalza.
Comincia da lì il delicato processo di conoscenza dei due corpi; non siamo ragazzini, ma l’entusiasmo è quello delle prime volte; quando siamo completamente nudi, Lidia mi si accuccia davanti, con le mani raccolte e puntate sul petto e il corpo che cerca il contatto con quello dell’uomo che adesso sente suo; passo le mani dappertutto, quasi a sentire la consistenza di quel corpo che scopro come un ragazzino al suo primo rapporto sessuale; mi si accoccola contro e quasi gode sentendomi totalmente suo; ci baciamo mentre con le mani cerchiamo tutto il corpo e specialmente i punti erogeni per stimolare di nuovo il piacere di possederci.
Percorro la donna dalla fronte ai piedi, delicatamente sollecitando con la lingua tutti i punti delicati, dalle orecchie alla bocca, dalla gola ai seni e poi giù verso il ventre e l’inguine; più che stimolarne la libidine, sembra quasi che voglia assaporarla tutta, per memorizzare il sapore della pelle, del sangue, degli umori; mi scateno sulla vulva e le provoco infiniti orgasmi, succhiando soprattutto il clitoride, ma giocando con vagina ed ano che sento disponibili e ricettivi.
Lidia mi spinge supino sul letto e mi balza addosso, con la bocca sul ventre, mentre mi colloca sul viso l’inguine infuocato; prende in bocca il sesso amato e da inizio alla fellazione più bella che abbia mai fatto; sente che sto grufolando nella sua vulva e stringe le cosce intorno al viso per bloccarlo; non gradisce la doppia funzione che finisce per inibire il piacere di tutte e due; ci alterniamo allora a succhiare e a lasciarci titillare.
Per qualche minuto, è lei a farsi affondare fino al velopendulo la cappella tesa e gonfia, a leccarne la superficie nella bocca e godersela saporitamente; quando si ferma, sono io a passare a spatola la lingua su tutto il sesso, penetrando in vagina, a raccogliere gli umori di lei e i residui del mio stesso sperma ancora nell’utero; ci succhiamo a lungo, quasi instancabilmente, e godiamo di sentire gli odori, i sapori, le reazioni del partner in quel gioco piacevole di stimolazione e di godimento.
Quando la rovescio bocconi sul letto e mi stendo su di lei appoggiando la mazza tra le natiche, lei mi chiede se per caso voglia prenderla analmente; le rispondo che rinvio l’esperienza ad altro tempo; per il momento, mi gusto il piacere di sentire tutto il suo corpo, infilo la punta in vagina e spingo; il sesso penetra in fondo dolcemente e sento che lei vibra ad ogni centimetro di mazza che occupa il canale vaginale.
I giochi d’amore e di sesso ci impegnano per un tempo che non sappiamo valutare; prendiamo anche sonno, ad un certo punto; sono felice di tenerla accoccolata di schiena contro il ventre; lei mi ha raccomandato di non stimolare tropo vagina ed ano per poter finalmente dormire un poco; ma è lei che si agita sul sesso per trovare la migliore posizione contro il mio corpo; e io la ridesto spesso solo per baciarla e rinnovare la dichiarazione di amore.
Da quel momento, diventiamo una coppia quasi inossidabile; lei insiste per farmi assumere la direzione amministrativa dell’attività di suo padre; nel volgere di qualche mese, mi convince ad andare a convivere in una casa che ha comprato per noi; mi attivo immediatamente, non appena mi insedio nel posto di lavoro, per operare su diversi fronti; per corrispondere alle attese di padre e figlia, attuo alcune strategie a lungo studiate per rilanciare anche all’estero la produzione.
I risultati sono entusiasmanti e convincono anche i reticenti che sono l’uomo giusto al posto giusto; entrata l’azienda nell’ambito di un pool di ditte multinazionali, il prodotto cresce a vista d’occhio; l’app che mi ha costruito il ragioniere, complice involontario, comincia ad arrotondare le cifre e a dirottare i millesimi su un conto aperto da me alle Barbados, del quale nessuno ha sentore, e che mi arricchisce quotidianamente.
Le cose non vanno bene con Lidia che, alla distanza, rivela la vera natura della sua corte serrata e delle pressioni per convincermi alla convivenza; suo padre ha cominciato a fare notevoli pressioni perché trovasse una sua dimensione accettabile, a pena di essere esclusa dall’eredità del patrimonio che l’azienda costituiva; il suggerimento di cercarsi un accompagnatore da inserire nell’organigramma della direzione è stato inserito per prendere due piccioni con una fava.
Tutta la manfrina per indurmi ad accettare trova così una corretta collocazione; il puzzle della nostra convivenza si completa con la serie infinita di tradimenti che mi impone come presupposto per non perdere il posto di prestigio in azienda, dopo che mi sono licenziato dal mio lavoro precedente; la perfidia di quella donna supera di gran lunga quella della mia prima compagna, la mai abbastanza deprecata Katia.
La risposta sorge spontanea e Ines diventa immediatamente non solo la scopamica più credibile ed innamorata che possa immaginare, ma presto diventa l’autentico rifugio dove corro non appena chiudo l’ufficio; per qualche mese mi organizzo la vita passando giornate intere in fabbrica, a decidere, scegliere, organizzare, suggerire e insomma portare avanti una struttura complessa e difficile, per la quale devo apprendere tutto lo scibile specifico fino a diventare un vero squalo.
Non potendo però fare troppo affidamento sulla mia scopamica, che ad ogni piè sospinto protesta per rivendicare la sua convinzione di single senza alternative, molto spesso mi organizzo preziose serate con cena e dopocena, con donne di varia caratura e costituzione, dalle operaie più disinvolte alle signore bene, intese ad affermare la loro libertà da mariti ingombranti e inutili, se non per il capitale sostanzioso che garantisce lusso e benessere, a incontri occasionali con persone disponibili.
L’interesse maggiore è al mio personale ‘gruzzoletto’ che cresce esponenzialmente; ben presto, posso decidere di reinvestire le somme accumulate e mi avventuro in acquisizioni ed adeguamenti di strutture obsolete, comprate alle aste e rimesse in carreggiata sfruttando offerte di mercato, specialmente nei rapporti con l‘estero che seguo per l’azienda del padre di Lidia; presto sono in grado di dare il benservito a Lidia, famiglia e lavoro senza pentimenti di sorta, considerata la scarsa stima che mi professano.
L’incontro con Ines è quasi uno scontro, in quell’occasione, perché per la prima volta entro direttamente nel suo privato e ne forzo la determinata volontà a rintanarsi nel suo piccolo guscio fuori da ogni polemica, accampando la sua volontà a rimanere singola come motivazione per non impelagarsi in qualsiasi avventura anche lavorativa; per le mie ambizioni però, è necessario fare affidamento su una persona di fiducia totale e inossidabile; solo lei me la può fornire.
Le spiego che con le nuove acquisizioni dovrei crearmi uno staff di fiducia che mi consenta di muovermi liberamente in Europa e nel mondo lasciando qualcuno a sostituirmi, con la certezza che si sarebbe preoccupato del funzionamento delle mie iniziative; scherzando, ma non troppo, le aggiungo che sarebbe meraviglioso se si occupasse anche del mio benessere ed accettasse di fare con me ‘famiglia’ possibilmente con un figlio in tempi non molto lunghi.
Come ho facilmente messo in preventivo, mi manda violentemente al diavolo per quanto attiene alla famiglia ed all’ipotesi di un figlio che sostituisca il certificato di matrimonio; ma, quasi a sorpresa, accetta di condividere le mie ambizioni di diventare imprenditore industriale ai massimi livelli, affiancandomi nella gestione dell’azienda che intendo costruire e gestendola in mia assenza, con accordi assai precisi sulle cose da fare e sui modi per attuarle; la videochiamata può essere il mezzo per comunicare.
Le indico i modi per assumere formalmente il ruolo di vice con facoltà illimitata di decisione per mio conto e in mio nome; stendiamo un particolareggiato piano di lavoro per i seguenti sei mesi e, prima di salutarla, piombiamo a letto, quasi seguendo un canovaccio che è proprio nostro; nelle due ore che trascorriamo a letto, sento da parte sua un amore che non ancora mi ha esplicitato; quella sera è davvero la ‘mia’ donna e non si ritrae se non quando mi caccia dal suo letto per non farsi stravolgere.
Le settimane successive risultano cruciali per approntare tutto quanto necessario per rendere operativi i progetti, dal reclutamento di personale idoneo al perfezionamento delle pratiche per i diversi e spesso inestricabili adempimenti; grazie all’esperienza maturata in anni di lavoro di direzione nella vecchia azienda e nei mesi passati a dirigere quella del padre di Lidia, riesco a districarmi tra le maglie della burocrazia e a mettere Ines in condizione di prendere le redini della direzione.
Ha scelto ad affiancarla persone di cui si fida ciecamente con le quali ha lavorato per anni come dirigente e che hanno tutto l’interesse a crescere socialmente e professionalmente; la mia ‘pazza’ iniziativa diventa per loro il banco di prova per un salto di qualità che le rende assai più qualificate e potenti; sapere che decidono il loro futuro le rende persone ancora migliori di quelle che ha scelto e in breve sono coperti tutti i ruoli importanti; la macchina produttiva si avvia felicemente.
Per quanto attiene a Lidia, alla quale comunque devo il salto di qualità fatto e la piattaforma di lancio per la nuova dimensione di lavoro che ho avviato, non ho molte occasioni di incontrarla, anche perché, uscito dalla ‘grazie’ di suo padre per l’evidente tradimento degli impegni, lei cerca in ogni modo di evitarmi; ci incrociamo in qualche festa cittadina, dove lei è andata con l’accompagnatore di turno ed io con Ines, ma mi guarda torva e la ignoro.
In compenso, almeno per noi, Ines comincia a mostrarsi sempre più spesso assai disinvolta in quegli ambienti decisamente snob e non impiega molto ad assumere anche i modi e i linguaggi delle signore della borghesia ‘bene’ che si incrociano e spettegolano nei saloni di ricevimento; per mia buona sorte sono anche le occasioni in cui ceniamo insieme e, dopo le cerimonie d’obbligo, torniamo a casa, mia o sua, e facciamo l’amore tutta la notte.
Per una delle tante occasioni in cui passiamo insieme quasi due giorni, dalla sera del sabato al mattino del lunedì, Indossa un abito fresco, di seta, che le fascia il corpo deliziosamente, accompagnando le forme tondeggianti fino a far risplendere il seno prorompente, i fianchi morbidi e un culo da sballo, sostenuto da gambe perfette su tacchi vertiginosi; scherzando, la rimprovero di esibirsi per attirare i maschi nella rete del suo fascino; mi bacia dolcemente ribattendo che sono l’unico maschio che le interessa e nemmeno per i motivi che credo io; la sento meravigliosamente in sintonia.
La cena è un susseguirsi di dolcezze, tanto della tavola, per la preziosità delle portate raffinate e particolari, quanto di noi due che attraversiamo l’esperienza della prima volta insieme in pubblico, in una nuvola strana di emozione, di esitazioni e di voglia che solo da adolescente avevo qualche volta sperimentato; i tocchi leggeri delle dita, gli sguardi intensi sopra i calici, gli sfioramenti casuali ma eccitanti accompagnano la cena bellissima, forse per l’amore che in me cresce.
Quando, dopo la cena, andiamo da lei e ci troviamo in camera, è tutta una scoperta, dalla svestizione dell’abito elegante che procede a tratti con carezze e baci su tutte le parti, anche le più piccole, che emergono dai singoli capi fatti cadere a terra, ai palpeggiamenti vogliosi che ciascuno dedica al corpo dell’altro quasi scoprendolo e manifestando la voglia d’amore; più scopro il corpo maturo e morbido della donna, maggiore diventava la mia voglia di impossessarmene.
Sfilato il vestito e sganciato il reggiseno, il seno mi esplode quasi sul viso nella lussuriosa maturità del corpo giovane e saldo, la mia bocca si fionda d’istinto a cogliere un capezzolo che succhio con amore infinito, sollecitato dai gemiti di piacere che lei emette dolcemente, presa nella libidine della suzione; quando mi sposto sul ventre e lecco a lungo, profondamente, l’ombelico, mi impone quasi di fermarmi ‘perché gode troppo’.
Caduto l’abito col fruscio della stoffa, rimane con un perizoma che si perde tra le natiche piene, morbide e rotonde, da una parte, e tra le grandi labbra spesse e roride, dall’altra; siede sul bordo del letto e tira giù pantaloni e slip; li scalcio lontano mentre Inses si impossessa del cazzo, a due mani, e raccoglie, in una, i testicoli gonfi di sborra e d’amore e, nell’altra, la mazza dura e nerboruta ritta lungo il ventre.
Nessuno di noi due arriva vergine a quell’esperienza; eppure, c’è tra noi uno strano pudore che si può provare solo quando per la prima volta ci si spoglia davanti ad una persona che desideri intensamente e ti proponi in tutto il candore dei sentimenti; io mi sento appunto nudo, nell’anima, di fronte ad una donna che mi offre un senso nuovo della ‘coppia’ e, a sua volta, affronta gli stessi disagi; forse è la fiamma che la spaventa tanto.
Forse con Katia non ho mai vissuto un momento come quello, perché, in fondo, non ci siamo mai amati veramente e abbiamo percorso tutti i passaggi della convivenza nella logica, inoppugnabile ma senza entusiasmo, della garanzia sociale; forse siamo vittime, anche noi, di quel colpo di fulmine che la mia ex compagna dice di aver provato con Ettore; a quel punto, mi auguro vivamente che sparisca per sempre e mi lasci vivere in pace il mio amore ora innegabile.
Ines ha ‘aggredito’ la mia mazza col piglio della donna innamorata e gelosa; quel sesso è solo suo e se lo gestisce per dare e prendere piacere; si scopa in bocca perfino spaventandomi per come lo ingoia fino alle tonsille e fa ruotare in tutta la bocca per trarre tutto il godimento che può ricavarne; rischio più volte un orgasmo anticipato ma ci mette poco a cogliere i segnali della sborrata in arrivo e a impedirla strizzando dolorosamente i coglioni.
La ricambio immediatamente, spingendola supina sul letto e fiondandomi sulla figa ormai grondante; succhio golosamente gli umori che sgorgano dalla vagina e lecco amorevolmente le grandi labbra, stuzzico le piccole e faccio emergere il clitoride che prendo tra le labbra e, successivamente, delicatamente tra i denti; la sento gemere e talvolta urlare per gli orgasmi che si scaricano in continuazione nella mia bocca; mi perdo nell’afrore del suo sesso.
Capisco che c’è intesa profonda tra noi due, anzi amore senza limiti che le fa paura, e mi scateno su tutto il sesso; la ruoto per avere davanti il culo scultoreo e ammiro l’ano grinzoso, non vergine ma poco assuefatto alle inculate; desidero sfondarlo quanto prima per farlo diventare tutto mio; una straordinaria frenesia di possesso totale e assoluto mi prende di colpo e le urlo il mio amore; se ne spaventa, addirittura, e mi ricorda la sua determinazione a restare single; la mando al diavolo.
A quel punto, sospetto che lei tema sviluppi spiacevoli, se si apre il varco ad un amore che sta esplodendo, anche contro la nostra volontà, in un viaggio appena iniziato, nella vita e nel lavoro; non riesco ad impedirmi di spiegare ad Ines che mi sento innamorato come un adolescente e che finalmente anche io sono preso da quel vortice che pare aver travolto Katia; mi ribatte che siamo in due, su quel letto, e che le emozioni sono comuni.
Mi distendo sul letto, accanto a lei, e ci baciamo con una passione che non ricordo prima; mi si stringe con tutto il corpo e fa aderire ogni arto al mio corrispondente; sento il calore della sua pelle confondersi col mio e diventare una sola cosa; avverto la sua mano che artiglia il cazzo e lo pilota alla figa; non devo neppure montarla per penetrare; è lei che, da sotto, si spinge contro di me, mi circonda il corpo con braccia e gambe e, in un attimo, sono dentro di lei, fino in fondo.
Comincia con quella dolcezza la nostra scopata, quella che forse mai dimenticheremo nemmeno dopo anni di convivenza; senza un imene da rompere, ci sverginiamo entrambi con la massima dolcezza e ci ritroviamo a baciaci, a guardarci negli occhi mentre le mani corrono su tutto il corpo, a desiderarci mentre ci stiamo possedendo; sento nettamente gli orgasmi di lei esplodermi sul cazzo e inondarlo; quasi non mi rendo conto di sborrarle in figa.
Mentre ce ne stiamo languidi a gustarci gli ultimi palpiti di un orgasmo senz’altro stellare, mi avverte che il lavoro e le prospettive per la settimana successiva suggeriscono di riposare; avremo un giorno e una notte per fare l’amore e non intende risparmiarsi niente; mi darà con amore immenso tutte le sue verginità, sia quelle intonse che quelle usate ma non troppo; la rassicuro che le sue verginità si leggono facilmente nel modo di rapportarsi all’amore e che, per quello, anche io mi sono sentito vergine.
Inesorabilmente, il lunedì mattina, quando riprendiamo il frenetico ritmo dell’azienda nascente, le dolcezze del sabato notte sono dimenticate, travolte dall’efficientismo di due persone innamorate ma non disposte ad affermarlo e pronte, invece, a far prevalere le necessità lavorative e razionali, per aderire al modello ideale dell’imprenditore.
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