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ROSA ROSSA PER TE


di gianfrancesco
15.06.2023    |    12.132    |    5 9.6
""E' una vita che non sento una lingua sulla figa, sei stato bravissimo"..."
Mi chiamo Matteo, ho 40 anni, ed insieme ai miei "due vecchi" conduco in un chiosco la vendita di fiori e piante.
Per la precisione il chiosco è sempre stato dei miei genitori, io ho frequentato una scuola adatta e poi mi sono inserito nell'attività, ed un paio di anni è diventata solo mia.
I miei genitori mi aiutano come possono, a volte vanno via, ritornano al paese natio, dove abbiamo ancora la casa e una piccola piantagione di ulivi.
Questo era il sogno di mio padre, tornare al paese per lunghi periodi e curare la terra dei suoi genitori.
Quando non ci sono mi faccio aiutare fa qualcuno, insomma tutto va bene.
Come detto, 40 anni, singolo, ovvero libero di andare dietro a tutte le donne, è questo era il mio difetto principale.
Ho avuto per quasi 10 anni una compagna che poi mi ha lasciato, giustamente, perché non ero fedele.
Lo so, è il mio più grande difetto, a volte mi pento di quello che faccio ma poi alla prossima ci ricasco.
Così non mi impegno più con nessuna e non faccio danni.
In compenso, corteggio tutte quelle che mi vengono a tiro, e vuoi per il mio modo di fare, un po per la mia bellezza, un po per il mio fisico ben curato, riesco a portare a termine qualche approccio.
Vivo da solo in un monolocale, diciamo un sottotetto molto bello, e non ho problemi di sorta.
L'unico problema è che a volte sono donne sposate, e corro sempre il rischio che qualche volta mi possa imbattere nei mariti, sono consapevole, ma mi piace rischiare.
Ed ora arrivo al cuore del racconto.
Colei che sognavo ed inseguivo da mesi, ho scoperto poi, si chiamasse Marta.
Una bella donna, più grande di me, direi una cinquantina di anni, sempre curata a puntino, lavorava in qualche ufficio li vicino, e veniva accompagnata dal marito che la lasciava vicino al chiosco.
Si vedeva che era gente benestante, dalla vettura del marito, un magnifico suv.
Scendeva, vestita sempre bene, un paio di tacchi non troppo accentuati, a volte in tailleur, a volte con la gonna.
Camminando ancheggiava per bene, mettendo in risalto un magnifico culo che faceva paio con un bel seno, direi una bella quarta piena.
Sapevo l'orario, e come un avvoltoio, mi posizionavo dove potevo guardarla meglio, le sorridevo, mi dava poca confidenza, ed allora, con la mia faccia tosta l'ultima volta le offrii una rosa.
La prima volta mi ha guardato quasi con disprezzo, ma non mi arrendevo, e dopo un paio di tentativi andati a vuoto, una mattina si ferma.
"Sono una donna sposata, come posso giustificare a mio marito questa rosa?".
Io strafottente più che mai: "Signora bella, non deve giustificare nulla, l'accetti e mi fa contento e nessuno mai lo saprà".
"E lei pensa che poi quelle zitelle acide del mio ufficio, non farebbero in modo che mio marito lo venga a sapere?".
Onestamente non potevo darle torto.
"Ed allora, non ho speranza di poterla conoscere?".
"Ci penso se c'è un modo e glielo farò sapere".
"Sappia che io tutte le mattine sono qua e non aspetto altro che un segnale da lei".
Passano i giorni, io cocciutamente sempre li sinchè una mattina si ferma per parlarmi.
"A fine settimana mio marito va via un paio di giorni, e se vuole avrà modo di incontrarmi, solo incontrarmi, non si metta strane idee nella sua testa".
"Certo, stia tranquilla, nessuna strana idea in testa signora..., anzi se mi dice come si chiama sarò felicissimo".
"Marta", mi dice, "e lei?".
"Io sono Matteo, ai suoi ordini, gentile signora".
"Devo riconoscere che lei è un abile adulatore, oltre che molto tenace".
"in ogni caso, sabato sera, può passare da me, nella mia villa, la macchina la lasci più distante, per via delle telecamere, poi le dico io da dove entrare".
Ci mettiamo d'accordo, ci scambiamo i telefoni.
Mancavano 4 giorni all'appuntamento. Ero nervoso, non vedevo l'ora.
Faccio un primo sopralluogo, vedo la bellissima villa, vedo il portoncino sul retro da dove sarei entrato.
Le telecamere all'interno quando erano in casa erano sempre spente, importante non andare fuori in piscina.
Il marito poteva sempre controllare da remoto la villa, quindi attenzione a non fare casini.
Arriva finalmente il sabato pomeriggio, mi preparo, chiudo anche prima, metto assieme un bel mazzo di rose, per l'occasione avrebbe detto che gliele avrebbe regalato una sua amica, una vera amica, a cui confidava tutto.
Arrivo per tempo, ben lontano dalle telecamere della villa, raggiungo la stessa dal retro, entro per una porticina, di solito allarmata, che lei aveva lasciata aperta, seguo le sue istruzioni e finalmente entro in casa.
Lei mi aspettava in un ampio ingresso, bellissimo.
Ero incantato dalla bellezza della villa, ma ancora di più da Marta, avvolta in una splendida vestaglia, non so come dire, si avvicina, le porgo le rose, le appoggia li vicino, e mi stampa un bacio sulle labbra.
Un brivido mi scuote, sono come un alunno agli esami di maturità.
Le prendo le mani, gliele bacio e poi, la bacio...
Questa volta non un semplice bacio, ma uno scambiarsi di lingue, di cercarsi, di scoprirsi.
L'abbraccio è totale, la sento mia, completamente, penso, disponibile a tutto.
Finiamo di baciarsi, mi prende per una mano e mi porta in cucina.
Mi siedo, e lei mi dice: "qua sarai completamente a tuo agio, ora beviamo qualcosa prima di conoscersi".
Annuisco, la guardo estasiato, intanto lei si era tolta quella che credevo una vestaglia, rimane con sotto una tutina leggera, quasi trasparente.
"Allora, di cosa volevi parlarmi?", mi dice in tono canzonatorio.
"Parlarti, parlarti, cosa vuoi che ti dicessi?".
"Che ogni volta che ti vedevo impazzivo? che la notte non pensavo altro che a te?".
"Lo sapevo, lo sapevo, tutta quella manfrina ma lo scopo è sempre lo stesso di voi uomini, portarci a letto".
"Se questa è una colpa, ebbene si, sono colpevole, non solo portarti a letto, ma amarti".
Mi bacia nuovamente.
"Ora beviamo qualcosa e poi vediamo se ti meriti un premio".
Ero nelle sue mani, ma penso che anche lei non vedeva l'ora di scoparmi.
Mangiamo degli stuzzichini che lei aveva preparato, ma penso più comprati, beviamo un prosecco ed andiamo di là.
Mi porta in una camera da letto, grande, un letto enorme.
Sopra al letto, un telo grandissimo, al tatto morbido.
"Ed ora, caro mio, se vuoi, faremo l'amore qui sopra", mi dice.
"Se voglio?", dico io, ed intanto mi avvicino per spogliarla.
Lei si fa spogliare e sotto i vestiti trovo le meraviglie di un corpo che sognavo.
Bianca, vellutata, sinuosa.
Era bellissima, nonostante penso non più giovanissima.
Si adagia sul letto, sembrava marmorea, intanto io velocemente mi strappo i vestiti da dosso e mi metto al suo fianco.
Si gira verso di me, mi prende la testa e mi bacia ancora.
Capisco che aveva voglie di coccole, di essere desiderata.
Non chiedo dei rapporti con suo marito, non mi sembrava il caso,mi abbandono completamente a lei, ci baciamo, ci accarezziamo a lungo.
Non avevamo nessuna fretta. Sarebbe stata, almeno così speravo, una lunga notte di amore.
Ora scendo con la bocca al suo seno, bello, prosperoso, ancora in buona forma, lo bacio, i capezzoli erano dritti, attorno aveva una macchia scura, era sensibilissima.
Con una mano arrivo alla figa, volevo vedere se era bagnata, cavolo se era bagnata.
Mi soffermo ancora sulle tette, poi lei mi mette una mano sulla testa e senza parlare mi spinge delicatamente in giù.
Era il segnale che voleva la mia bocca lì, proprio lì.
Quello era quello che agognavo, metto la bocca sulla sua figa, delicatamente bevo il suo nettare, poi mi faccio strada, comincio a tempestarla con la lingua.
Gradiva tanto, cominciava a gemere, ora con tutte e due le mani mi schiacciava la testa sulla figa, non passa tanto tempo e gode.
Urla, si dimena come un'ossessa e poi si accascia come esausta.
Torniamo alle nostre coccole, intanto però io avevo il cazzo di marmo.
"E' una vita che non sento una lingua sulla figa, sei stato bravissimo".
"Perché, scusa, tuo marito non ti lecca?", dico io.
"Mio marito è un animale, mi chiava meccanicamente, soddisfa i suoi bisogni e via".
"Mi spiace, una bella donna come te andrebbe amata in tutto e per tutto".
Non finisco tutta la frase che mi bacia nuovamente.
Mi sentivo appagato tra le sue braccia, eppure non l'avevo neanche chiavata, ma ero al settimo cielo.
Tutto quanto si svolgeva con una naturalezza incredibile, sembravamo amanti chissà da quanto, di una cosa ero certo, lei era a digiuno da parecchio tempo di amore e sesso come andava fatto.
Ora è il mio momento, mi dico dentro di me.
"Ora, lasciati andare, affidati a me, ed avrai un po di felicità ed amore", e con queste parole mi appresto a chiavarla.
Si lascia andare, mi metto sopra di lei, senza nessuna difficoltà le sono dentro, mai avevo sentito una figa pulsare come la sua, sembrava un mantice che aspirava tutto.
Con fermezza incomincio a chiavarla, sempre con lo stesso ritmo, lei mi stringe, mi fa quasi male, con le unghie piantate nella mia schiena, gode, prima piano, poi sempre più forte, ansima, geme, e mi supplica di non fermarmi.
Solitamente sono uno che dura a lungo, poi prima di venire all'appuntamento mi ero segato al pensiero, e quindi la continuo a martellare.
Mi mangia tutto, mi bacia, mi morde, ed infine io esplodo come una liberazione.
La più bella chiavata della mia vita.
Rimaniamo sul letto per un pezzo, poi ci alziamo, ci rinfreschiamo un po in bagno, e poi mi porta in cucina per mangiare e bere ancora.
Mi da un'accappatoio, profumatissimo, di suo marito.
In frigorifero aveva messo un po di cibarie eccezionali.
Un piatto con delle ostriche, un po di pesce crudo, ed altre prelibatezze.
"Spero ti piaccia", mi dice.
"Certo, mi piace", rispondo io.
Aveva preparato tutto a puntino che anche se non mi piaceva, mai lo avrei detto.
Mangiamo, beviamo, insomma tutto filava al meglio.
Suona il telefono, si allontana e va in salotto ed accende la televisione.
Passano alcuni minuti e ritorna.
"A volte fa delle videochiamate, e quindi meglio stare attenti".
Aveva paura di quell'uomo, evidentemente la controllava.
Io non chiedo nulla, riprende a mangiare e dopo un po andiamo nel salotto.
Va in cucina e ritorna con due bicchieri di liquore.
"Questo è un limoncello con i limoni della nostra tenuta, la moglie del contadino che li gestisce ogni anno ci porta questo buonissimo liquore".
Ci stavamo rilassando ma entrambi avevamo solo voglia di fare sesso e tanto.
Ritorniamo sul letto, ci coccoliamo ed io le dico: "ma tu hai mai fatto un pompino?".
"Si, si, qualche volta, ma a lui non piace tanto e quindi pochissime volte".
"Vuoi provare con me?", le dico io.
"Certo, con te magari sarà diverso".
"Adesso vedrai che ti piacerà, anche perché non sarà solo un pompino, ma un 69, ed avrai anche tu il tuo godimento".
Ero desideroso di sentire la sua bocca sul mio cazzo, sapevo che sarebbe stato bello.
Ci mettiamo in posizione ed io comincio a leccarla.
Come prima mi accorgo che le piace tanto, intanto lei prova a prendere il mio cazzo in bocca.
Certo non era brava, ma cominciava a prenderci gusto.
Gode ripetutamente, io resisto un po, poi la tocco per spostarmi, stavo quasi godendo e non volevo sborrarle in bocca.
Mi siedo sul letto, e le chiedo se vuole farmi godere.
Delicatamente mi comincia a segare, ero già al limite, e quasi subito godo.
Le chiedo se ha mai assaggiato lo sperma e mi dice di si ma che non le piaceva.
Era una donna che sessualmente poteva dare il bianco, ma il marito l'aveva costretta a subire solo le sue chiavate e basta.
Mi faceva tenerezza, la bacio ancora, e lei risponde con passione.
Dopo questo paio di ore mi sentivo un po sudato e le chiedo se potevo fare una dccia.
Senza difficoltà mi accompagna in bagno ed al posto della doccia trovo non la solita doccia, ma quasi una stanza fatta a doccia.
Aveva spruzzi di acqua non solo in alto ma anche in una delle pareti.
Mai visto nulla di simile.
Mi accingo di fare la doccia e invito anche lei, non si fa pregare.
Più che fare la doccia cominciamo a giocare, ci spargiamo il bagnoschiuma, ci baciamo, ci limoniamo, ed infine io, mi inginocchio, ed ancora una volta le mangio la fica.
Sarà l'acqua, sarà la sua fame arretrata, mi viene in bocca a getto, meravigliosamente.
Oramai avevamo perso ogni freno, non avevamo nessuna inibizione, ed io le chiedo una cosa mai fatta.
Nella mia mente malata di sesso, avrei voluto provare la doccia dorata.
Non sapevo come chiederlo per non passare per un malato di sesso, ma insomma glielo chiedo.
Lei rimane stupita da questa mia richiesta, ma nondimeno si sottrae.
"A me sembra una porcata, ma se vuoi provare, prova pure".
Da un po di tempo avevo questa ultima fantasia e così mentre l'acqua scorreva lei mi pisciò addosso.
Una bella sensazione ma non quello che mi aspettavo.
Finiamo la doccia e torniamo in salotto.
Si mette sulle mie gambe, l'accarezzo, parliamo un po di tutto.
Mi racconta che non hanno avuto figli, che spesso sono in giro, insomma una bella vita, non fosse per la gelosia forte del marito.
Le chiedo se voleva mangiare qualcosa, visto che io ero un ottimo cuoco, dilettante, ma bravo, a detta di tutti.
Dice di sì, e detto fatto, mi metto a preparare due spaghetti a modo mio.
Terminiamo di mangiare e torniamo nella nostra alcova, il suo letto.
Avevamo entrambi ancora voglia. Volevamo bruciare le tappe. Eravamo tutti e due affamati di sesso.
Gli chiedo se aveva mai concesso a suo marito il culo, e mi dice che mai lui glielo aveva chiesto.
"Se vuoi provare, a me farebbe molto piacere", dico io.
"Importante non mi fai male, non sopporto tanto il dolore", risponde.
"Tranquilla amore mio, avrai solo piacere".
Gli chiedo se aveva vasellina o qualche lubrificante, non aveva nulla.
Si mette distesa sul letto, comincio a baciarla sulla figa, e lentamente anche nel buco del culo.
Oramai avevo capito come farla godere leccando la figa, e con i suoi stessi umori, le bagno il buchetto.
La faccio mettere a pecora, appoggio il mio cazzo, non troppo grosso, e lentamente, con pazienza, fermandomi di tanto in tanto, entro tutto nel suo culo.
Stretto stretto, avevo enorme piacere, e dopo un po anche lei comincia a godere.
Una vera donna da montare, una donna del piacere.
Ci vuole un po per farmi godere, avevo abbondantemente esaurito le mie scorte di sborra, infine con un rantolo godo e mi accascio su di lei.
Ci abbracciamo e stiamo cosi per un bel pezzo.
Ci appisoliamo per un ora circa, intanto si erano fatte quasi le 11.
Torniamo ancora in doccia, prendiamo ancora un caffè, ci mettiamo sul divano, guardiamo un po di televisione.
Avevamo ancora un po di tempo, dovevo andare via abbastanza presto, perché in prima mattinata sarebbero arrivati giardiniere e cameriera.
Decidiamo di fare un'ultima scopata.
Questa volta mi siedo sul letto, e lei si infila il cazzo di fronte a me.
La scopavo ed eravamo faccia a faccia, ci baciavamo senza smettere mai.
Godiamo entrambi al massimo.
Era venuta l'ora di andare via.
Avevamo avuto tutti e due la nostra serata d'amore e di sesso.
Per me oltre ogni aspettative.
La storia va avanti per un po di tempo, poi purtroppo succede che, per motivi di lavoro, debbano lasciare l'Italia e così finisce la nostra storia.
In tutti questi mesi avevamo sperimentato ogni cosa, ed ogni incontro era sempre stato un gioco nuovo.



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