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HO PERSO LA TESTA


di gianfrancesco
30.06.2023    |    3.787    |    9 9.8
"Mentre andiamo allungo una mano e tocco la coscia di Enzo, mi lascia fare, allungo la mano e sento che ha il cazzo duro..."

Sono sempre stato considerato uno scapestrato in casa, ero un ribelle, ma non avevo mai fatto danni.
Mi piaceva andare controcorrente, in tutto, sesso compreso, anche sempre con molta discrezione, non mi vantavo mai delle mie conquiste femminili e di quelle maschili era meglio far silenzio.
Vivevo a Roma oramai da qualche anno, dove avevo fatto l'università ed aver conseguito la laurea in architettura, avevo trovato lavoro in uno studio associato e successivamente anche con uno studio proprio mio.
Facevo una bella vita, lavoravo tanto, a volte tutta la notte, però avevo i miei tempi liberi per i miei vizi.
Il mio lavoro mi portava a conoscere tanta gente, generalmente gente che non aveva problemi economici, ed avevo tanti amici ed amiche.
Come dicevo non ho mai fatto distinzione di sesso, per scopare, essere scopato, a volte anche in piccoli gruppi.
Insomma non mi facevo mancare nulla.
Avevo una bella villa, a volte facevo delle feste, e la mia gioia più bella era quando arrivavano i miei genitori, ed erano contenti di come stavo.
Mia madre mi ha sempre sostenuto in tutte le mie battaglie, mio padre era stato sempre severo ma con gli anni aveva riconosciuto la mia bravura ed in qualche occasione l'aveva apertamente dichiarato.
Alla soglia dei 40 anni non ero mai stato innamorato da fare coppia con qualcuna o qualcuno, certamente non avevo trovato la persona giusta.
Certo era che mettermi chiaramente con un uomo significava dichiarare senza mezzi termini la mia tendenza sessuale, e sicuramente avrei dato dolore a mio padre, di cui conoscevo il suo pensiero.
Così facevo la mia vita senza pensare tanto, finché arriva nella mia vita Enzo, un giovanissimo architetto che era venuto nel nostro studio a fare praticantato.
Biondo, bello, un portamento magnifico, un paio di spalle da urlo, frutto di tanta palestra e nuoto, scoprirò più tardi.
Vestiva sempre in modo casual ma elegante allo stesso tempo, le donne dello studio gli facevano la caccia, ma lui per il momento non si curava di nessuno.
Io sospettavo gli piacessero gli uomini, una semplice intuizione, niente di più.
Ero molto intrigato, mi piaceva, caspita se mi piaceva.
Nello studio non avevo mai avuto storie con nessuno, né donne, né uomini, non volevo casini, ma Enzo lo volevo, fortissimamente.
Dovevo capire per bene che tipo era e soprattutto se la mia intuizione era giusta.
Naturalmente non avevo difficoltà ad averlo sotto le mie grinfie e dopo alcuni giorni mi venne incontro l'occasione giusta.
C'era da fare un lavoro completamente nuovo, e quindi, d'accordo con i miei soci, decidiamo di testare Enzo e capire il suo grado di capacità.
Lo avrei accompagnato io a vedere il lavoro, e così magari avrei capito qualcosa.
Ci troviamo in ufficio, prepariamo l'occorrente e andiamo. Con la mia macchina, la destinazione era ad un'ora circa dall'ufficio.
Pensavo, giusto un lasso di tempo per capire.
In macchina vedo Enzo tutto contratto, sembrava preoccupato.
Allora decido di metterlo a proprio agio.
"Visto che dovremo stare assieme per un po, aboliamo il lei, chiamami pure Gianni, così ti rilassi un po, ti vedo preoccupato".
"Grazie Gianni, in effetti un po di preoccupazione la tengo...".
Dico le solite frasi banali, che nessuno nasce imparato, che piano piano con l'esperienza...
Si rilassa, parliamo un po di tutto.
Mi racconta che vive con i suoi, che è figlio unico.
Arriviamo dal committente che altro non erano che una mamma ed una figlia.
Due donne bellissime.
Facciamo il nostro lavoro, ci offrono anche da bere, avevano una bellissima villa, si trattava di aggiungere un'altra ala, per poter ospitare le persone che orbitavano li per frequentare il maneggio dei cavalli.
Prendiamo nota di tutto, e tra qualche giorno avremmo presentato il progetto.
Risaliamo in macchina e parliamo del lavoro.
"Enzo, voglio che tu da solo fai questo progetto, puoi chiedere a me per ogni dubbio, ma vorrei che tu ti esprimessi con quelle che sono le tue idee".
"Certo, grazie, non vedo l'ora di iniziare, vedrai che non ti deluderò".
"E poi, avrai a che fare con due splendide donne, non hai visto che ti mangiavano con gli occhi?".
"Si, si, ho visto, ma non mi interessano".
"Non ti interessano?".
"Ed io che credevo che corressi alla cavallina con tutte le donne, bello come sei".
Cercavo di capire che tipo era, ma cominciavo a pensare che lo avrei portato a letto.
Vedo che fa fatica a parlare e lo voglio far rilassare.
"Se sono cose private, lascia stare, non mi devi nulla".
"No, no, tu ti stai dimostrando più di un datore di lavoro, voglio essere franco con te, importante che quello che ti dico rimanga tra di noi".
Avevo già capito tutto, la rassicuro, rallento con la macchina, mi accosto in uno spiazzo.
"Stai sereno, ripeto, non hai nessun obbligo, dimmi quello che vuoi, il tutto tra me e te".
Finalmente lo vedo più tranquillo, prima sembrava sudasse.
"Ascolta, a me le donne non piacciono, dal lato sessuale, si intende, a me piacciono gli uomini e questo non vorrei mi creasse problemi sul lavoro".
"Ma cosa dici, il lavoro è una cosa, la vita privata un'altra".
"Allora non ci sono problemi?".
"Nessun problema, e visto che hai messo l'argomento sul tavolo ti voglio dire che io non disdegno gli uomini, anche se vado anche con le donne, e poi, se proprio lo vuoi sapere, da quando ti ho visto non ho pensato altro che portarti a letto".
"Avevo intuito da come mi guardavi, facevo finta di non accorgermi, ma oramai conosco la specie".
Mi aveva sgamato, ma oramai siamo a carte scoperte.
Ora non mi resta che sferrare l'ultimo attacco ed è fatta, penso io.
"Si, è vero, ti guardavo perché mi piaci e se per te non ci sono problemi, vorrei poterti avere ospite a casa mia".
"Tu mi piaci, anche tanto, ma sono impegnato, e con il mio compagno siamo sempre stati chiari, nessun tradimento sinchè siamo assieme ed io voglio essere leale".
"Quindi mi dici che voi due siete fedeli l'un l'altro?".
"Certo, la fiducia è reciproca".
"Quindi mi devo rassegnare?".
"Direi proprio di sì, a malincuore ma direi di si".
Mi avvicino e lo bacio sulla guancia.
Ora dovevo solo pazientare e prima o poi...
Riprendiamo il nostro viaggio di ritorno, passiamo in ufficio, guardiamo alcune cose assieme, mi dice cosa vorrebbe fare e poi usciamo.
Naturalmente ognuno per conto proprio.
Io vado a casa, avevo voglia di fare sesso, la situazione mi aveva eccitato, allora chiamo un mio amico di scopate, lo invito a casa mia.
La serata sarà conclusa sicuramente bene, ma io ora avevo un chiodo fisso su Enzo.
Dovevo lasciare passare un po di tempo e poi avrei ritentato l'attacco.
Così faccio. Passano alcuni mesi, il progetto va avanti, avevamo visto giusto su di lui, era in gamba, si sapeva gestire, e finalmente abbiamo il progetto finito.
Fatte alcune piccole modifiche veniamo incaricati di scegliere la ditta che avrebbe fatto i lavori.
Enzo viene nominato direttore dei lavori, insomma tutto filava liscio.
Ora che le cose erano messe bene, era giunta l'ora di tentare ancora.
Eravamo arrivati a fine anno, decidiamo di fare una cena con tutti quanti, cerchiamo un locale e andiamo a cena.
La serata trascorre bene, magari qualche goccio in più, Enzo non sembra reggere l'alcol.
Alla fine della cena, non mi sembrava tanto indicato per tornare a casa in macchina, allora io gli propongo di accompagnarlo a casa.
Accetta senza remore, non so se l'alcol era complice.
Saliamo in macchina e andiamo.
Mentre andiamo allungo una mano e tocco la coscia di Enzo, mi lascia fare, allungo la mano e sento che ha il cazzo duro.
Gioco il tutto per tutto, gli metto la mano sopra i pantaloni, gradisce.
Intanto il mio cazzo scoppia nei pantaloni, lui allunga una mano e lo sente.
Mi sorride.
"Vuoi che ti accompagni a casa oppure andiamo a casa mia a farci ancora un goccio?".
Non risponde.
A quel punto vado diretto a casa mia.
Non so cosa sia successo, ma mi sembra che forse è la volta buona.
Arriviamo a casa, parcheggio in garage, dall'interno saliamo in casa.
Ci mettiamo comodi sul divano.
Lui aveva ancora i fumi dell'alcol, ma era sveglio.
Gli faccio togliere le scarpe, gli faccio mettere delle pantofole, sono accanto a lui.
Non ho ancora capito perché sia così arrendevole, non si oppone ai miei tentativi.
Non voglio saperlo, solo provare a farlo mio.
Gli metto una mano sul cazzo sopra i pantaloni, era mezzo duro, lo accarezzo, non ci vuole molto tempo per farlo diventare duro.
Gioco il tutto per tutto.
Slaccio la cintura, gli abbasso i pantaloni, e sotto le mutande intuisco un bel cazzo.
Gli lascio ancora le mutande, avvicino la bocca, lo baciò nella parte sopra le mutande, poi bacio il cazzo da sopra le mutande, infine è lui stesso che le toglie e meravigliosamente esce un cazzo vigoroso e dritto.
Ora avevo il via libero, impiego un attimo ed il cazzo è mio.
Lo bacio, lo solletico, ed infine lo faccio mio, lo ingoio sino alle tonsille.
Comincio così un lento pompino, lui si agita, spinge il cazzo verso la mia bocca, si apre la camicia, indirizza le mie mani sul petto, ancora di più sui capezzoli, duri, irti, goduriosi.
Contemporaneamente allunga le mani verso il mio cazzo, lo accarezza da sopra i pantaloni, infine è lui che mi toglie i pantaloni.
Io mollo la presa, lo prendo per mano e andiamo verso la camera da letto.
Ora facciamo sul serio.
Intanto lui era diventato molto attivo, aveva abbandonato quella specie di sonnolenza, ci spogliamo completamente e lui stesso posiziona nella classica figura del 69.
La sua bocca sul mio cazzo era un inno alla gioia che la sua bocca di seta dava a me.
Con molta maestria mi succhiava, meglio di una donna.
Io cercavo di compensare ma la sua bravura era inarrivabile.
Tutti e due eravamo abbastanza bravi a durare e quindi il reciproco pompino dura a lungo, sinchè toccandolo, gli faccio capire che sto per venire, risponde al mio tocco, e mi fa capire che anche lui era pronto a godere, continuiamo, pronti a ricevere la sborra l'uno dell'altro, e così avviene.
Appagati, ci rilassiamo, e finalmente ci baciamo, bocca a bocca, con il sapore dello sperma, lo accarezzo, si appoggia al mio petto.
"Dimmi Enzo, cosa ti ha fatto transigere dalla tua fedeltà?".
Quasi piangendo si mette a raccontare.
"Lo trattavo come un re, non l'ho mai tradito, e lui.... Lui se ne fregava e se la faceva con i suoi amichetti...".
"L'ho scoperto per caso, lui negava, ma poi, di fronte all'evidenza si è arreso ed ha confessato".
"Non mi è rimasto altro da fare che farlo andare via da casa mia e non vederlo più".
"Ma quando è successo?", dico io.
"Quasi un mese fa, ma avevo bisogno di tempo per riprendermi, e non voglio più legarmi a nessun altro".
Mi avvicino, lo bacio ancora, lo accarezzo, gli metto la testa sul mio petto e gli sussurro: "neanche se te lo chiedessi io?".
Mi guarda, mi sorride e mi dice: "ora lasciami un po tranquillo, voglio stare un po da solo, poi magari vedremo, ti dirò".
Un nuovo bacio suggella questa promessa.
Intanto lo avrei avuto per tutta la notte, e finalmente avrei realizzato tutte le mie fantasie con lui.





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