Racconti Erotici > Prime Esperienze > La linea 51 (Quarta parte)
Prime Esperienze

La linea 51 (Quarta parte)


di oralsex
08.03.2019    |    190    |    0 8.0
"Lei mi disse che aveva saputo del lutto che mi aveva colpito, avendo letto i necrologi nelle vie della città..."
Passarono gli anni. Seppi che Bianca Maria si era sposata con il ragioniere e abitavano sempre nella solita città . Mi capitò una volta sola di vederla di sfuggita dopo circa sette anni, in un supermercato. Bellissima come al solito, e con un aria malinconica che mi fece pensare se era effettivamente felice con l' uomo che aveva sposato. Lei non mi vide e io con il cuore in gola mi allontanai velocemente, anche perchè ero in compagnia di mia moglie. Al tempo avevo 24 anni ed ero sposato felicemente con un figlio di un anno. Mi era rimasta la passione per le donne più grandi, tant'è che mia moglie aveva due anni più di me. L' anno successivo mi trasferii in una cittadina della provincia di Torino a circa 20 km da dove risiedevo. Di Bianca Maria non seppi più nulla .
Passarono alcuni anni e per lavoro dovetti trasferirmi di regione. Ritornavo in Piemonte una volta all' anno per qualche giorno,al fine di andare a trovare i miei genitori. Durante una delle mie visite a Torino, una sera fui invitato da alcuni amici che abitavano nella zona della Crocetta. Essendo nei paraggi decisi di andare a prendere un vassoio di dolcetti e scelsi di andarli ad acquistare nella pasticceria dove lavorava Bianca Maria, con la speranza di rivederla dopo circa vent'anni. Entrai e mi guardai in giro , ma non la vidi . Fui servito da una delle due commesse presenti, ma non chiesi niente a loro. Alla cassa riconobbi se pur molto invecchiata la proprietaria. Mi feci coraggio e le chiesi se lavorava ancora da loro una signora che si chiamava Bianca Maria. La signora mi disse che erano tantissimi anni che non era più da loro, perchè quando si sposò, il marito non voleva che lei lavorasse e le aveva fatto dare le dimissioni. La proprietaria mi chiese se ero un amico o un parente, e mi disse che era dispiaciutissima che si fosse licenziata perchè era molto in gamba nel suo lavoro. Salutai e uscii con gran dispiacere per non aver avuto l' opportunità di rivederla.
A fine degli anni novanta, fui colpito da un lutto in famiglia e dovetti soggiornare a Torino per circa un mese. Ero separato da un anno e mi stavo prendendo tutte le libertà che una persona separata da poco, si prende dopo il periodo di scombussolamento iniziale. Conobbi diverse donne, per lo più separate. Il mio terreno di caccia era un locale che si trovava in corso Regina Margherita e che si chiamava “Du Parc”. Ero un galletto di quarantanni, gli ormoni alle stelle, e ogni volta che andavo in quel locale trovavo sempre qualcuna da poter finire la serata nel miglior modo possibile.
Un venerdì sera, in una delle mie solite puntate in sala da ballo, ero seduto su un divanetto , e stavo sorseggiando un Mojto. Mi si avvicino da dietro una signora ,mi tocco una spalla e quando mi voltai rimasi paralizzato dalla sorpresa. Era Bianca Maria. Mi sorrise e con il suo accento siculo-piemontese mi disse “ Ma sei Adriano?, ti ricordi di me?”
La donna che mi stava parlando era una stupenda femmina mora, che dimostrava quarantacinque anni al massimo, anche se io sapevo che ne aveva almeno dieci in più. Bellissima, formosa ma non grassa, vestita con un tubino rosa che esaltava le sue forme e la sua carnagione olivastra e abbronzata.
Dopo un momento di rimbambolimento totale, mi ripresi e gli risposi che non avrei mai potuto dimenticarmi di lei, e che mi faceva estremamente piacere rivederla. Lei mi chiese se ero in compagnia. Alla mia risposta negativa mi chiese se poteva sedersi ,in modo che potessimo scambiare due parole. La feci accomodare immediatamente e le chiesi cosa voleva bere. Ordinai anche per lei un Mojto e ci mettemmo a conversare amabilmente. Mi disse che lei era in compagnia di due sue amiche, e che quasi tutti i venerdì sera venivano al Du Parc.
Mi parve strano che non fosse insieme al marito, ma non chiesi nulla.
Lei mi disse che aveva saputo del lutto che mi aveva colpito, avendo letto i necrologi nelle vie della città. Mi fece le sue condoglianze, e mi disse che lei era nuovamente rimasta vedova da alcuni anni. E che il secondo marito essendo morto relativamente giovane, la pensione di reversibilità era misera, per cui si era rimessa a lavorare, ma non come commessa, ma come operaia in una fabbrica tessile. E che anche con il secondo matrimonio non era riuscita ad avere dei bambini.
Ogni tanto, il mio sguardo si posava sulle sue stupende gambe abbronzate e sui suoi piedini che calzavano un paio di sandali con il tacco, senza tralasciare la scollatura del suo vestito.
Mi chiese cosa facessi e dove vivessi. Se avevo una moglie o una compagna ,se avevo avuto dei figli. Quando le dissi dove vivevo, lei si stupì e mi disse “ Ma più lontano non potevi andare?”
Ridendo e conversando, passò quasi un ora. Ad un certo punto, l' orchestra si mise a suonare una canzone che aveva accompagnato le nostre ore nella mansarda di corso Vittorio Emanuele. Le chiesi di ballare e lei accetto volentieri. Quando fummo in pista, ballando quel lento, sentii quel profumo che mi fece perdere la testa molti anni prima. La strinsi a me, dopo un attimo di resistenza passiva, si lasciò andare e si appoggiò completamente a me. Sentii i suoi capezzoli indurirsi sotto la stoffa dell' abito leggero, e allo stesso tempo fremere per le carezze che le davo sui fianchi. Quando mi guardò, ne approfittai per darle un bacio furtivo sulle labbra. Lei mi disse “ Non farmi soffrire, io sono una donna grande nei tuoi confronti, chissà quante donne giovani hai...” Non la lasciai parlare ulteriormente e questa volta la baciai molto più intensamente. Avevo il membro che era diventato di pietra e lo sfregavo contro il suo pube che sentivo perfettamente nonostante la stoffa del vestitino e le mutandine. Dovetti staccarmi da lei in quanto era finita la musica. Ci andammo a sedere e dopo un altra oretta di conversazione e di ricordi, si avvicino una delle sue amiche che le annunciò che lei e l' altra stavano per andarsene e che se lei voleva poteva rimanere visto che era in buona compagnia. Mi offrii di darle un passaggio, dal momento che era venuta nel locale accompagnata dalla sua amica. Lei accettò titubante promettendo che quando sarebbe rientrata avrebbe fatto uno squillo alla sua amica, per avvertirla che era rientrata senza problemi.
Restammo ancora un oretta a chiacchierare. Dopo di chè ci avviammo verso la mia auto, chiedendole dove dovevo accompagnarla. Con mia grande sorpresa, la destinazione era a non più di trecento metri dalla casa dove stavo alloggiando. Quando fummo sotto casa sua, chiacchierammo ancora un po' mentre le stavo accarezzando un ginocchio. Tentai di baciarla, ma lei fermamente mi bloccò, e mi disse che per strada , non voleva dare scandalo. Mi misi a ridere ,scusandomi, e allo stesso tempo ricordandole che eravamo persone adulte. Lei mi disse “ dai scemo, appunto perchè siamo persone adulte che non dobbiamo pomiciare per strada.” Scherzando le dissi
” Allora andiamo a casa tua così non diamo scandalo per strada”
Lei si mise a ridere e mi disse che ero incorreggibile, e che se mi faceva piacere, poteva farmi salire, ma solo per offrirmi un caffè o qualcosa da bere. Accettai immediatamente...
Quando fummo nel suo appartamento, lei telefonò alla sua amica per metterla al corrente che era rientrata. Mi chiese se preferivo un caffè oppure qualcos'altro. Optai per il caffè. Lei si sedette accanto a me, dicendomi che in tutti gli anni passati non aveva mai smesso di pensarmi, e che non aveva mai dimenticato le nostre ore di passione passate in una mansarda. Le obiettai che l' ultima volta che ci eravamo visti, mi aveva detto di non farmi più vedere... “Mi stavo innamorando di te, ed era un amore che non poteva essere vissuto, per questo motivo, non volevo più vederti ,anche se dentro di me mi sentivo morire”. La abbracciai e incominciai ad accarezzarle i riccioli neri. La baciavo teneramente sulla tempia. Lei pareva si sciogliesse. Mi disse “Se continui così, và a finire che non puoi mantenere la promessa di fare il bravo ragazzo” Le risposi che mai come quella volta, volevo disattendere ad una promessa. Incominciai ad accarezzarle le gambe, salendo sulle cosce morbide. La feci sdraiare con la testa sulle mie gambe, con una mano le accarezzavo i capelli e con l' altra i seni. Sentivo i suoi capezzoli ergersi. Capii che era giunto il momento di darle di più. Scivolai giù dal divano, mi inginocchiai di fronte a lei, salii con le mani sotto l'abito e le sfilai le mutandine. Lei mi facilitò alzando il sedere. Quando ebbi in mano quell' indumento me lo portai davanti al naso e aspirai il suo profumo. Le divaricai le gambe e con la lingua la accarezzavo dalle ginocchia fino all' interno delle cosce. La sentivo fremere e gemere sommessamente. La feci sedere sul bordo della seduta del divano e mi caricai le sue gambe sulle spalle ed ebbi il suo sesso spalancato di fronte al mio viso. Incominciai a leccarle il clitoride e a succhiarle le labbra ,intanto leccavo tutto il suo piacere. Quando la mia lingua si insinuò nel suo buchetto del culo,mi prese i capelli e incomincio a gemere sempre più forte finchè le contrazioni e l' abbondante liquido vaginale che mi stava scaricando in bocca indicarono che aveva avuto un orgasmo. Dopo un po' mi fece alzare, mi slacciò i pantaloni, me li abbassò e mi prese il membro in bocca . Quando mi parve di esplodere, la feci mettere alla pecorina e la presi con vigore. Lei mi chiese di farle sapere quando stavo per venire perchè voleva venire insieme a me. Dopo una decina di minuti di spinte pelviche, non riuscivo più a trattenermi e le chiesi il permesso per poter venire. Al suo assenso esplosi in un orgasmo talmente appagante da lasciarmi quasi tramortito. Intanto sentivo le contrazioni della sua vagina che mi accarezzavano il membro. Ci addormentammo abbracciati .
La nostra storia durò ancora una decina di anni. Tutte le volte che andavo a Torino passavo a trovarla e vivevamo alcuni giorni di passione.
Un giorno, mi chiamo al telefono e mi disse che aveva conosciuto un uomo nella sala da ballo. Che le teneva compagnia, e che non era giusto proseguire la nostra storia . Capii il suo stato d' animo.
Ovvio che non poteva stare ad aspettare che una volta all' anno arrivassi io.
Cosa certa e che Mai nessuna donna mi ha dato le soddisfazioni che mi ha dato Bianca Maria.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per La linea 51 (Quarta parte):

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni