Racconti Erotici > lesbo > Sfortunata al gioco...
lesbo

Sfortunata al gioco...


di bube
08.03.2025    |    28    |    0 6.0
"Lei mi si inginocchia davanti, a gambe aperte; "ti prego amore, fammelo, baciamela, leccami la fica, fammi godere con la lingua!..."
Non l'avessi mai fatto, quel gioco; avevo bevuto un po', mi sentivo leggera, spregiudicata. Non so come, ma Elena vinceva sempre, pareva avesse stregato le carte; qualche mano l'avevo vinta anch'io, ottenendo solo che lei fosse rimasta con indosso mutandine e reggiseno, ma io tutta nuda, povera me.
Avevo perso anche l'ultima mano, giocandomi lo slip; Elena mi aveva guardata a lungo, sorridendo: "sei proprio bella, sai Luisa? E adesso, cosa vuoi fare, la rivincita?" Ci speravo; forse avrei potuto rivestirmi, almeno un poco; e con la disperazione dei giocatori sfortunati, accettai; senza pensare a cosa mi sarebbe costato perdendo.
E persi anche la rivincita.
"E ora come faccio a pagarti?" Sussurrai mentre mi veniva da piangere.
"Ma dai, cosa piangi stupidina! Potresti sempre pagare, che so, con un bacio."
Non mi pareva vero; "solo un bacio?" Chiesi timorosa. "Certo, un bacio; ma un bacio vero, però."
Non l'avevo mai fatto con una ragazza; ma in fondo, me la cavavo con poco. Lei mi abbracciò, mi carezzò il viso. Chiusi gli occhi, sentii la sua bocca sulla mia; e poi la sua lingua.
Risposi al bacio: mi sentivo strana, e mi rendevo conto che quel bacio mi piaceva, mi eccitava addirittura; sicché non protestai sentendo una sua mano carezzarmi il seno, le sue dita pizzicarmi i capezzoli; mi staccai fissandola, cercando di avere un'aria di rimprovero; ma lei mi sorrideva dolcemente e continuava a stuzzicarmi, facendomi rabbrividire; ma non di freddo.
"Smettila..." Sussurrai arrossendo.
"Se ti lasci carezzare come piace a me, ti restituisco quello che hai perso. Anche tutto."
In realtà non aveva nulla da restituirmi; ma lasciarmi carezzare, perché no? Accettai arrossendo, in silenzio. Lei mi prese per mano e mi portò in camera sua; mi spinse sul letto. Si tolse in tre secondi quel poco che ancora le restava indosso della partita.
E cominciò a carezzarmi 'come piaceva a lei': avrei voluto protestare, ribellarmi, ma mio malgrado mi accorgevo che quel che piaceva a lei piaceva anche a me, e molto. Il mio cervello diceva no, no, falla smettere, basta con questo gioco; ma il mio cervello ormai era in minoranza: era il mio corpo ormai a comandare. Ansimavo, gemevo sottovoce, rabbrividivo di piacere mentre lei con una mano continuava a stuzzicarmi i capezzoli e con l'altra si infilava tra le mie cosce: le strinsi in un tentativo disperato di resistenza. "Apri le gambe, amore," sussurrava lei carezzandomi i fianchi; "aprile, lasciati fare, sentirai che bello..."
Ripetevo sottovoce 'no, no, non voglio' ma intanto obbedivo, e lentamente mi lasciavo andare. "Brava, così... e ora solleva le ginocchia, amore."
"Ma mi vergogno" gemetti sospirando.
"Mi piace che ti vergogni, sei ancora più eccitante... Oh brava, sì, aprile bene... Sei un amore, sai? Con quel ciuffetto di peli biondi, e la tua fighetta timida... Ora stai così, bravissima."
Le sue dita proprio lì, dove mi piace tanto stuzzicarmi la sera a letto, prima di dormire; perché non dormo bene se non me lo faccio prima. Ma quello che mi fa provare Elena è tutta un'altra cosa, un piacere intenso, indescrivibile, una voglia matta di dirle sì,sì, fammelo così, fammelo di più!
E poi la scossa finale, mentre mi contorco e sussulto e guizzo due, tre, quattro volte fino a crollare ansimando. Quando mi riprendo e apro gli occhi, Elena mi sta sorridendo, e con le dita mi carezza, mi sfiora appena, proprio lì.
Poi ammiccando mi infila le dita dentro, facendomi sussultare; quindi se le succhia socchiudendo gli occhi beata.
Arrossisco, vorrei protestare, vorrei insultarla; e invece mi tiro su a sedere, la abbraccio, le incollo la bocca alla sua e ci baciamo; non solo, mi sento stranamente eccitata, la cerco fra le gambe; lei mi succhia la lingua; sento la sua vulva umida, cautamente infilo le dita: è tutta bagnata, cola addirittura. Allora mi stacco da lei, e fissandola sfrontata mi metto le dita in bocca. Lei sorride beata.
"L'hai capito, finalmente" mi sussurra; "hai capito quanto è bello far l'amore fra noi ragazze?" Arrossisco e faccio cenno di sì, più volte. "E allora cosa aspetti? Che ti preghi in ginocchio?"
"Perché no?" Rispondo ridendo.
"Ma se ti prego in ginocchio, lo farai?" Annuisco arrossendo.
Lei mi si inginocchia davanti, a gambe aperte; "ti prego amore, fammelo, baciamela, leccami la fica, fammi godere con la lingua!..." E si lascia andare giù, restando a gambe aperte, offrendomi la sua bella fica liscia, implume come quella di una bimba ma piena di voglia, matura d'amore.
Per un momento, mentre mi chino accostandomi, ho il terrore di provare disgusto, di vomitare; macché, il solo odore che sento è quello del suo piacere, lo stesso odore che sento su di me.
E così accosto il viso, le bacio il pube, lecco lentamente l'inguine, un po' a destra un po' a sinistra; lei trema, ha la pelle d'oca; mugola qualcosa, mi implora, "fammelo, fammelo subito ti prego ti prego..."
Mi piace farla soffrire un po', adesso comando io; ma poi mi rendo conto ne ho voglia a mia volta; e vibro la lingua alla sommità della vulva; socchiudo con le dita i labbri, a scoprire il cappuccetto in alto; ecco, dalla piega della fica vedo stillare dense gocce, di un odore intenso, e lei trema, geme; quando inizio a vibrare la lingua sul clitoride lei si inarca, solleva il bacino, si infila una mano sotto le cosce e tenta di masturbarsi, ma io glielo impedisco: "via quella mano o smetto immediatamente!" E lei subito obbedisce.
Ho superato tutti i miei limiti; mi sento una puttana, eppure mi piace, è una libidine nuova questa sensazione di padronanza. E lecco, lecco, succhio mentre lei geme e trema e mi incita, mi prega sottovoce di farle una cosa che non avrei nemmeno immaginato; ma la faccio. Bagno bene un dito nella sua vagina fradicia; cerco il buchino del culo, subito lì sotto che palpita voglioso; e le infilo il dito dentro, lentamente, mentre lei solleva i fianchi e geme.
Non l'avrei mai creduto: anche quello può dare piacere? Certo, infatti è quello che la fa godere: vedo i muscoli del ventre irrigidirsi, e gemendo, gridando quasi, si contrae tre, quattro volte emettendo fiotti densi dalla vagina; poi, lentamente, scivola giù ansimando, a occhi chiusi.
Non posso fare a meno di abbracciarla, e ci baciamo languidamente, teneramente. Il resto della notte è un alternarsi di carezze, baci, confidenze e impeti di voglia che ormai ho imparato a soddisfare. Ci addormentiamo finalmente che albeggia, ci sveglierà il sole alto.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 6.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Sfortunata al gioco...:

Altri Racconti Erotici in lesbo:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni