Racconti Erotici > lesbo > La Colonnella
lesbo

La Colonnella


di bube
08.09.2024    |    251    |    0 8.0
"Poi finalmente lei si è confidata: come temevo, la Colonnella l'ha sedotta a modo suo..."
La Colonnella, 1


Noi ragazze dell'ufficio la chiamiamo La Colonnella. A Genova è la proprietaria dell'agenzia principale di una compagnia assicurazioni svizzera; una bella signora dall'aria dura, che riesce a intimorirci solo con un'occhiata; soprattutto con le nuove assunte come me. Mi aveva chiamata in ufficio, e anche se non credevo di avere nulla di cui rimproverarmi, un po' di tremarella l'avevo, tanto più che ero ancora nel periodo di prova. Invece mi aveva accolta con un sorriso e mi aveva fatto perfino i complimenti per il mio lavoro.
"Ho bisogno di te per stasera e soprattutto domani, quando avrò ospiti i dirigenti della compagnia e mi serve il tuo aiuto. Non per fare la cameriera, sia chiaro: solo come receptionist; tu sei l'ideale, una bella ragazza con l'aria professionale e parli bene tedesco."
Mi dà l'indirizzo e mi manda già a casa, perché vuole vedermi stasera per darmi le istruzioni e verificare l'abbigliamento: "ce l''hai un abitino scuro, tipo cocktail? Non troppo sexy ma disinvolto?" Le dico che credo di sì, e per sicurezza me ne porterò dietro un altro.

Quando più tardi arrivo a casa sua lei mi accoglie sorridendo, mi offre da bere, e mi spiega bene cosa dovrò fare. "Però questo abito non va, fammi vedere come stai con l'altro." E resta lì a braccia conserte, poggiata alla porta, mentre io mi spoglio, restando in slip, reggiseno e autoreggenti. "Sei proprio una bella ragazza sai? Piccolina e snella, ma ben fatta davvero." La ringrazio, le spiego che forse il merito è anche della palestra, appassionata come sono di arti marziali, e mi infilo nel mio tubino nero. Stavolta mi guarda con approvazione, poi mi dice "spogliati e lasciamelo qui, ma domani sera prendi un taxi, te lo farò rimborsare, tranquilla. Ma aspetta un momento prima di rivestirti, quel reggiseno non va, ti segna troppo e si vede. Toglitelo e fammi vedere come stai senza." Obbedisco, con un po' di batticuore, mi sembra di intuire qualcosa... Lei si accosta, e a bassa voce mi dice che è un peccato dover nascondere certe delizie, e che ho due tettine da sogno, piccole e perfette; me le carezza, me le palpa, mi pizzica i capezzoli che subito si induriscono.
Non so cosa fare, lei invece lo sa benissimo: mi mette una mano sul culo, che è praticamente nudo dato che indosso un perizoma, e mi bacia in bocca.
Io non sono lesbica, ma spesso ho avuto esperienze piacevoli con amiche, e insomma non rifiuto, anzi rispondo al bacio; così dopo un minuto lei mi ha portata in camera sua e mi ha spinta sul letto; in pochi secondi è nuda, mi strappa quasi la mutandina, e mi si avventa addosso: le sue mani dappertutto, la sua bocca dal collo al seno e poi giù giù. Ma io non ci sto a fare la bella statuina, così riesco a liberarmi, mi giro, le salgo a cavalcioni e le do la mia bella fica liscia da leccare. Lei, la Colonnella, non si sottomette nemmeno così: mi succhia la fica, letteralmente: la sua bocca è una ventosa, la sua lingua un serpentello impazzito, e io crollo, mi abbandono, e godo, godo mentre lei ride felice.
Ma mi concede solo un minuto di tregua: "ora vediamo cosa sai fare, tu e le tue arti marziali: gli orientali sono maestri anche nell'erotismo, no?"
E' vero, ha ragione; e poi perché no, mi stuzzica l'idea di farle da schiavetta per un po', così mi ci metto d'impegno. Lei, sdraiata, mi guarda beffarda come a sfidarmi; accetto la sfida. Le vado a cavalcioni, spostandomi lentamente, fino a mettere la fica a contatto col suo seno; poi, lentamente, mi abbasso e comincio a strofinarla lentamente su un capezzolo. Che immediatamente si drizza, il che non solo mi soddisfa, ma mi procura anche un piacevole solletichino; sicché continuo, passando anche all'altro capezzolo per non scontentarne nessuno dei due. Lei mi fissa a occhi socchiusi, mi accorgo che le viene la pelle d'oca e sorride soddisfatta; quindi scivolo più giù, a strofinarmi la fica sulla sporgenza delle sue anche. A questo punto lei mi fissa con aria feroce e sottovoce mi dice: "guarda, puttanella, che hai sbagliato, sono io quella che deve godere, non tu!" Le sorrido cercando di avere l'aria un po' strafottente, e mentre le palpo la fica che gronda miele, obietto che non mi pare che lei sia rimasta a bocca asciutta, e che se aspetta solo un po' sarà più bello dopo.

Mi guarda stringendo gli occhi, non si aspettava che replicassi, e sottovoce mi avverte: "attenta ragazzina, ti stai giocando tutto adesso."
Mi vengono i brividi, e per reazione ecco la pelle d'oca sul seno e i capezzoli mi si induriscono di colpo; la fisso in silenzio, muovendo il bacino lentamente, e mi lecco le labbra. Lei non riesce a trattenersi e ride: "sei proprio una sfacciata troietta, sai? Ma potrei anche perdonarti, se..."
Mi tiro indietro, la rovescio a pancia sotto, la afferro per i fianchi e la sollevo mettendola carponi. Le apro le gambe. le divarico le natiche. Darei chissà cosa per essere come lei alla sua età. E poi mi abbasso a leccarle lentamente l'ano, alternando colpetti di lingua con lunghe leccate lente. Lei mugola adesso, geme, mormora sì sì così così... E le infilo quattro dita chiuse a cuneo nella fica che gocciola lacrime di piacere.
E l'orgasmo la prende, gode gridando, mescolando parole d'amore con insulti, finché alla fine crolla giù ansimando.
Non so cosa fare adesso, non è una ragazzina da consolare coi bacini, è la Colonnella, è il mio capo assoluto: ed è lei che decide, si rigira, mi abbraccia, mi tira addosso a sé accogliendomi fra le gambe aperte: mi fissa corrucciata tenendomi fra le mani il viso, poi mi gira supina, accosta la bocca alla mia e mi bacia, lentamente, a lungo, pigramente, facendo colare la saliva dalla bocca semiaperta.

"Adesso rivestiti e va' a casa. Domattina ti aspetta una giornata impegnativa. Alle dieci devi essere all'hotel dove sono alloggiate la presidente, i suoi consulenti e la sua figlia. Dovrai organizzarti una giornata speciale, devi portare la ragazzina a visitare il porto e tutte le sue meraviglie, come si aspettano loro; e poi prenderai il cabinato; Oreste lo sa già, la porterai a fare una gita a Portofino; pranzerete volendo in barca, le provviste ci sono; e mi raccomando, soprattutto fai contenta la ragazza; pare che sia una stronzetta peggio di te, andrete d'accordo." Mi viene da sorridere, ma lei mi rimbecca: "guarda che c'è poco da ridere, se scontenti la ragazza la madre lo saprà, e... Non voglio nemmeno pensarci a cosa può succedere! Forza, sparisci, e ricordati che domani sera devi essere qui alle 21 per ricevere al meglio i nostri capi."

Salto giù dal letto, mi rivesto in fretta, corro a casa: domani... Che il cielo mi assista!



* * * * *



L'Agenzia, 2

La Colonnella mi aveva istruito sui miei compiti per oggi: far divertire Vivienne detta Vivi, la figlia della Grande Capa, senza limiti di spesa: sapevamo già che la ragazza avrebbe voluto visitare l'Acquario, ma che non aveva altre idee: e di conseguenza stava a me inventare la giornata. Avevo a disposizione il cabinato, la giornata era bella, e se alla ragazza piaceva il mare mi sentivo tranquilla; se no, povera me. Ed eccola, al seguito della madre e dei suoi consulenti: una bella ragazza, alta, capelli rossi, pelle candida e lentiggini; ma un'aria imbronciata che non prometteva niente di buono. Fatte le presentazioni, e salutata la madre di lei, le ho sorriso, e col mio miglior tedesco (merito dell'Erasmus e delle mie lunghe vacanze a Berlino) mi scuso con lei per non conoscere il tedesco svizzero; lei fa una smorfia, mi dice che invece parlo benissimo, e che desidera visitare l'Acquario. L'hotel è molto vicino al porto, così le propongo di fare due passi attraversando il vecchio quartiere della Genova antica. Arriviamo al porto, entriamo all'Acquario che per fortuna a lei piace moltissimo.
"E adesso cosa facciamo?" Mi chiede con una smorfia. "Abbiamo a disposizione un cabinato, il mare oggi è perfetto, mi piacerebbe portarla a Portofino." Miracolo, lei sorride: "potremo anche fare il bagno?" "Ma certo fraulein Vivienne, il mare a Portofino è un incanto, vedrà." Mi guarda seria per qualche secondo, poi mi sorride: "un'altra cosa, anzi due: come ti chiami, e smettila di darmi del lei!" Sollievo! Le sorrido, le dico che mi chiamo Gaia e che sono certa che saremo buone amiche.

Con un taxi andiamo al porto turistico, raggiungo il molo dove è ormeggiato il cabinato della mia Colonnella: non è dei più grandi, ma fa la sua figura e Vivi comincia a scongelarsi. Il pilota, già preavvertito, sta scaldando i motori; nell'attesa ci fa vedere l'interno, le cabine, i servizi e il bar col frigo già rifornito.
"Ce l'hai un costume da bagno?" Vivi fa spallucce, mi dice che lei è abituata a fare il bagno nuda e spera di non essere capitata in mezzo ai musulmani. No, certo, le dico; da noi c'è una certa tolleranza, ma comunque Portofino non ha una spiaggia e il bagno lo faremo al largo o in qualche caletta riparata. Intanto il pilota ci avverte che siamo pronti; lo aiuto a mollare l'ormeggio; e si va.
Intanto che ci allontaniamo dal porto, lei si è spogliata; stiamo viaggiando non troppo lontani dalla costa, Oreste sta pilotando dalla cabina di comando e sopra, sul solarium, imito Vivi e mi spoglio. Ci godiamo finalmente la gita, ed eccoci alla baia di Portofino già occupata da cabinati e velieri d'altura. Decido di arrivare a San Fruttuoso, e lì il nostro pilota si ancora a distanza; il mare è calmo, il battello si muove appena; nude e libere ci tuffiamo. Il mare è un incanto; ci divertiamo come bambine, poi risaliamo a bordo ansimanti e ci sdraiamo al sole ad asciugarsi, dopo una rapida doccia. Il pilota, evidentemente abituato a presenze femminili di ogni tipo, è sparito sotto nella sua cabina di prua; mi ha solo chiesto di tenere d'occhio l'ormeggio ma mi ha anche detto che possiamo stare tranquille.
Sdraiate al sole ce ne stiamo a chiacchierare, e lei dopo un po' mi confida che s'era fatta l'idea di dover passare la giornata con una segretaria rompiballe antipatica, ma che con me si trova benissimo. La ringrazio, mi giro verso di lei e le carezzo una guancia. E lei, dopo un momento di esitazione, mi restituisce la carezza e mi bacia sulla bocca. Un bacio casto, certo, ma io mi sento talmente felice che tutto stia andando bene che voglio ringraziarla non so come, le restituisco il bacio, ma stavolta oso aprire le labbra e farle sentire la lingua.

Vivi ha avuto la stessa idea. Ci baciamo a lungo, carezzandoci a vicenda i fianchi e il seno. Se con la Colonnella mi era comunque piaciuto quel che avevamo fatto, con Vivi è diverso, non è una lotta, siamo tutt'e due tenere e in principio pudiche. Poi lei si stacca, mi fissa sorridendo e la sua mano dal mio fianco scivola giù, lentamente, fino a sfiorarmi la vulva. La bacio ancora e le sussurro: "andiamo di sotto, vuoi?"
Sì che vuole. Raccattiamo i pochi indumenti e scendiamo giù. La cabina padronale è ampia, le tendine oscurano il sole lasciandola in penombra, il letto è comodissimo e in silenzio ci sdraiamo. Ora non siamo più all'aperto, dove ci siamo trattenute nel timore che il pilota potesse vederci: ci fissiamo a lungo in silenzio, poi un bacio succoso, un preludio a quel che seguirà. Mi carezza la fica, sorride: "sei così tenera, tutta depilata... Io non lo faccio, non ti dispiace?"
Le palpo il pube appena coperto dalla peluria rossiccia. "Per niente Vivi, anzi... Sei molto eccitante con i tuoi pelini rossi..." E gliene prendo un ciuffetto fra le dita, muovendole su e giù. Poi cerco il suo clitoride, lei trema, sospira, apre un po' le cosce. "Sai? quando ti ho vista ho sperato tanto che tu fossi un po' come me... Ma non potevo saperlo, mi sarei rassegnata a immaginarlo soltanto e poi a sfogarmi la sera da sola. E invece! Sono felice, felice! Ohhhh, sì sì, continua, che bello!"

La stuzzico come meglio posso, la masturbo dolcemente, lei mi bacia nel collo, mi lecca un lobo, mi dice "mettimi le dita dentro..."
La sua fica è già madida, le dita scivolano dentro come nel burro fuso: le ho infilato indice e medio, e col pollice riprendo a stuzzicarle il clito; lei, gemendo e dimenandosi, mi bacia infilandomi tutta la lingua in bocca e così, mentre le nostre lingue duellano, arriva al piacere, e gode mordendomi un labbro, strizzandomi le natiche con ambedue le mani, fino a crollare sospirando.

Ma non resta così a lungo. "E tu, niente?" Mi chiede ridendo.
"Mi è piaciuto tanto sentirti godere, ma io... non ancora."
Mi guarda con aria birichina: "ma tu, sei un po' porcellina anche?" Rido anch'io, la bacio; "dipende da chi è con me..."
"Ah sì, eh? Allora proviamo." Mi rovescia prona sul letto; poi mi afferra per i fianchi e me li solleva fino a che mi trovo carponi. Certo, potrei reagire e lottare, sono certa che vincerei, ma non voglio. Vivi mi allarga le gambe, ora sono tutta esposta, la vergogna e l'eccitazione mi prendono; e poi mi si ferma il respiro, sento il suo fiato caldo, le sue mani mi allargano ancora di più le natiche e finalmente la sua bocca caldo è lì, la sua lingua scivola lenta lungo la fessura, sale e scende, poi sale e inizia a frullare veloce sul buchino del culo. Mi viene in mente che è quel che ho fatto alla Colonnella l'altra sera, un pensiero malizioso mi prende: fai una buona azione e verrai ricompensata. E mi godo la sua lingua, le sue dita, baci e leccate e carezze e penetrazioni, non so più da dove partano le sensazioni più eccitanti, la testa mi gira e mi accorgo che sto quasi gridando mentre le sue dita, dentro di me, vibrano veloci, si alternano a lunghe lente penetrazioni, finché esplodo in un orgasmo incredibile.

Poi pian piano mi riprendo, il respiro torna normale mi trovo coricata su un fianco e Vivi mi coccola, mi carezza, mi bacia lentamente.
"Sai Vivi? Vorrei che tu non te ne andassi più via da Genova." Lei sospira.
"Mi piacerebbe tanto, ma come si fa?"
"Tua mamma non sarebbe d'accordo a farti fare una vacanza qui?"
"Magari sì, ma con quale motivo?"
"Non so, potresti dire che ti sei innamorata di Genova, che vorresti visitarla bene; tu hai impegni particolari?"
"Fino all'autunno no, poi comincia l'università e allora sì."
"Ma l'autunno è lontano! Dai Vivi, ti prego!"

E' un po' dubbiosa, tutto dipende dall'esito dell'ispezione all'agenzia, se tutto andrà bene chissà, potrebbe provare a proporre la cosa.




* * * * *


L'agenzia, 3

L'ispezione dell'agenzia di Genova è stato un successo per la Colonnella, e di conseguenza anche per noi ragazze dell'ufficio. Vivi, come aveva promesso, aveva chiesto alla madre il permesso di una vacanza italiana a Genova, sotto la garanzia della Colonnella, e la Grande Capa non ha avuto problemi ad acconsentire, ma solo per tre giorni. Così, dopo un'ultima serata di gala, Vivi viene ufficialmente affidata alla Colonnella: avrebbe dormito a casa di lei, e questo mi toglieva la speranza di poter passare le notti con Vivi; però mi sarebbe stata affidata nelle giornate, secondo il programma da mettere a punto per il pomeriggio: al mattino dovevo sbrigare il lavoro d'ufficio, poi a pranzo a casa della Colonnella, e finalmente, dopo, Vivi con me.
L'indomani lei era un po' strana, evasiva, non voleva parlare delle ore passate con la mia principale, e già mi stavano venendo certi dubbi. Poi finalmente lei si è confidata: come temevo, la Colonnella l'ha sedotta a modo suo. Ho voluto che mi raccontasse tutto nei particolari: Vivi dapprima rifiutava, ma poi, durante uno dei nostri pomeriggi in barca, mi ha raccontato. Ne avevano fatte di tutti i colori, la Colonnella sa imporsi, come so bene; nonostante l'età è una bella donna e soprattutto ha molta fantasia nell'amore.
Mentre raccontava, io la carezzavo e la baciavo e seguendo il filo del racconto riproducevo le stesse azioni: le carezze, i baci, le mani dappertutto e la lingua che la portava a godere. E mentre raccontava le baciavo il collo, le leccavo un po' i lobi, poi i capezzoli, succhiandoglieli e stuzzicandoli coi denti, finché Vivi mi implorava di baciarla sotto, di toccarla, masturbarla; fammi quel che vuoi, diceva, ma fammi godere! Ci siamo avvinghiate a forbice, a strofinarci come matte, baciandoci, leccandoci il viso, il collo, le tette, fino a godere insieme. Dopo, lei mi ha confessato che la Colonnella le ha fatto raccontare di noi, tanto aveva già capito tutto; e ha preteso che il secondo giorno io andassi da lei; anche senza averlo detto, era chiaro che voleva divertirsi a far l'amore in tre: come dirle di no?

Così la sera, dopo il lavoro, sono andata con la Colonnella a casa sua. Vivi ci ha accolte a baci e abbracci; abbiamo cenato insieme alla svelta, poi via in bagno per una bella doccia e finalmente relax. Prima la Colonnella ha voluto vederci ballare un lento davanti a lei, e ci ha ordinato di lasciar scivolare a terra lentamente gli accappatoi; poi, nude, danzare strofinandoci languidamente e finalmente baciarci carezzandoci dappertutto. La Colonnella si masturbava mugolando voluttuosa. Infine, in camera sua: abbiamo dovuto fare teatrino per lei, che accomodata in poltrona, una gamba su un bracciolo, si masturbava facendo la regia della nostra scena hard.
Certo, all'inizio eravamo un po' legate e lei se ne accorgeva; ma quando ci ha minacciate di ammanettarci alla testata del letto e frustarci, la paura ha fatto da eccitante e ci siamo baciate, leccate, scopate con le dita, finché la Colonnella ha avuto il suo orgasmo.
Il primo, beninteso, perché ci ha avvisate che questo era solo l'inizio.
E' salita sul letto con noi; "fin qui abbiamo scherzato", ci ha ammonite; "vi concedo una piccola pausa, anzi vi porto anche da bere; ma poi..." La sentiamo trafficare di là, poi eccola con tre bicchieri su un vassoio. Una bevanda fresca, poco alcoolica, gradevole; non si capiva di cosa fosse fatta, ma dovevamo accorgercene ben presto: ci girava un po' la testa, ci sentivamo leggere, ridevamo come stupide, e le nostre fighette pulsavano di voglia.
"Adesso siete state cattive, avete pensato solo a voi e niente a me! Cominciamo con te, Gaia: in ginocchio a quattro zampe, da brava cagnolina obbediente!"

Sentii qualcosa di viscido, un gel, spalmato su culo e fica; e poi le sue dita che mi penetravano, quattro dita nella fica e il pollice nel culo, ma non le bastava: e così, poco per volta, tutta la sua mano mi penetrò aprendomi fino a farmi gridare, e la sua bocca a succhiarmi l'ano come per addolcire la violenza. Finché mio malgrado godetti in un orgasmo lento, lungo, senza fine.

"E adesso tocca a te, Vivi bella!" Esclamò la Colonnella. "Dimmelo, cosa ti piace di più, davanti o dietro? O magari tutt'e due?"
Rotolai sul letto per fare spazio e per godermi lo spettacolo; la fica mi bruciava ancora, ma questo non mi impediva di masturbarmela velocemente: la Colonnella si stava praticamente mangiando Vivi: certo, con lei non poteva permettersi la violenza usata con me, Vivi era la figlia della Grande Capa alla sede centrale; ma non le risparmiava nulla, e Vivi gemeva, sussultava, si contorceva mentre le dita e la bocca della mia titolare percorrevano tutto il suo corpo, soffermandosi abilmente in tutti i punti più sensibili; io però non ci stavo a fare da pubblico, mi accucciai dietro alla Colonnella e cominciai a leccare tutto quel che mi veniva a tiro. Lei scodinzolava beata, evidentemente poter essere attiva e passiva nello stesso tempo le piaceva, e quando finalmente Vivi esplose nell'orgasmo liberatorio, incollai la bocca al buchino palpitante del culo della Colonnella e le infilai quattro dita nella fica: una voragine, avrei potuto infilarle dentro il braccio, ma non osavo, chissà se avrebbe gradito; ma sì, ecco che godeva anche lei spandendo il suo miele.

Dopo qualche minuto ci ritrovammo tutt'e tre sdraiate comode, la Colonnella in mezzo e noi a coccolarla aspettando le sue direttive. Ma lei zitta, e sorrideva a occhi chiusi. Io e Vivi ci scambiammo uno sguardo d'intesa, poi ci impadronimmo ciascuna di un capezzolo della Colonnella e cominciammo a succhiare. Aveva dei capezzoli grossi, che si allungavano e si indurivano, pareva di ciucciare un dito; e lei, occhi chiusi e sorriso, pareva apprezzare. Dai capezzoli passammo alle ascelle, gustandoci l'aroma misto di Chanel e di sudore pulito, mentre lei mugolava beata. Poi giù giù coi baci fino ad attardarci sul tenero dei fianchi. Quindi ci guardammo, io e Vivi, le feci un cenno e mi capì al volo, e anziché scendere di una spanna all'interno, scivolammo giù per dedicarci ciascuna a un piede. L'ho già detto, nonostante i suoi cinquant'anni lei è davvero una bella donna, magra ma morbida nei punti giusti, una pelle da ragazza, e in particolare due piedi sottili, eleganti, curatissimi. Ci divertimmo a succhiarle le dita, a leccarle gli interstizi fra dito e dito, e per non scivolare giù dal letto ci eravamo girate per offrirle così, se avesse voluto, i nostri tesori intimi.

Voleva, certo che voleva! Non le era comodo leccarci, ma ci dedicava una mano ciascuna per frugarci accuratamente nei nostri buchini ancora un po' doloranti - almeno i miei, chissà se anche quelli di Vivi - ma ancora desiderosi di carezze. Lei si lasciò baciare e leccare i piedi, poi sospirò e disse che le nostre lingue le voleva più su, capito puttanelle?

La rigirammo carponi. La facemmo inginocchiare per dar modo a una di noi di infilarsi sotto: lei volle Vivi. E a me toccò il dietro, ma niente male: avevo a portata di mano, e anche di lingua, il viso di Vivi e un po' anche la sua bocca, e il bel culetto della mia Colonnella, nonché l'ingresso della vagina, dato che Vivi si occupava soprattutto del clitoride. Mi incantava e mi eccitava soprattutto vedere la fica della mia Colonnella palpitare spremendo il liquido opaco e aromatico del suo piacere; e mi piaceva aggiungere la mia lingua a quella di Vivi, passarla abilmente lungo il perineo dall'ingresso della vagina al buchino palpitante del culo. Lei gemeva, ansimava, ma teneva duro; finché dopo un guaito e un sospiro ci intimò di farla godere, adesso, subito, e tanto anche, che se no ci avrebbe frustate tutt'e due. Avevamo ormai le lingue indolenzite dal gran leccare; così, Vivi incollò la bocca al clitoride, io al buchino del culo, e dopo un frenetico leccare e succhiare decisi di darle il colpo di grazia e le infilai di brutto quattro dita a cuneo nella vagina; che si aperse tutta, come se non avesse atteso altro. Allora osai tutto per tutto, infilai fra le dita anche il pollice e spinsi, lentamente ma senza fermarmi. E la sua fica mi accolse tutta la mano. Ruotando il polso la chiavai dentro e fuori. Cacciò un lungo gemito, si inarcò, tremò tutta, e finalmente godette: non posso dire, non lo so, se mai le fosse già capitato di godere così; certo, aveva provato di tutto, poteva permettersi le migliori escort, ma quelle in fondo erano professioniste, noi invece due ragazzine semplici, impetuose certo, viziose più che mai, ma sincere, vere piccole lesbiche di fuoco.

Ci baciò, ci ringraziò addirittura, ci diede il permesso di dormire insieme "ma solo per questa volta!" Poi volle essere lasciata sola, voleva dormire e sognare quella serata. Io e Vivi ce ne andammo a dormire insieme nella stanza degli ospiti; non proprio a dormire, ormai eravamo esauste, e ci limitammo a una lunga serie di baci e coccole fino a sprofondare nel sonno abbracciate.


Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per La Colonnella:

Altri Racconti Erotici in lesbo:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni