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Doccia abusiva


di bube
13.05.2024    |    1.081    |    2 9.6
"Lei non mi ha sentita, continua a cantare sotto il getto del doccione..."
Rientro a casa prima del previsto, un appuntamento di lavoro rimandato. A casa dev'esserci ancora Norma, la ragazza che viene a farmi le pulizie. E infatti c'è, ma non sta lavorando: è nel mio bagno, canta allegramente e si gode la doccia.
Adesso facciamo i conti, mi dico, ed entro nel bagno in silenzio. Lei non mi ha sentita, continua a cantare sotto il getto del doccione. Bella ragazza, non c'è che dire: piccolina ma ben fatta, due tettine da mangiarsele di baci, un culetto delizioso, e quando si gira verso di me intravvedo una ancora più deliziosa fichina appena velata da un ciuffetto di peli biondo scuro.
Finalmente lei chiude la doccia e apre l'anta del box, restando immobile appena si rende conto.
Io non parlo, la fisso e basta. E lei si mette a piangere.
Per un po' la lascio fare, poi: "adesso basta, anziché lacrime vorrei sentire la tua voce: anzitutto se hai finito il lavoro, poi come ti sei permessa di usare il mio bagno."
"Io... Sissignora, avevo finito, può controllare. Poi faceva tanto caldo, ero tutta sudata, e... E..." E giù di nuovo lacrime.
"Già che sei lì, almeno renditi utile: sono stanca e sudata anch'io, mi faccio la doccia e tu puoi strofinarmi la schiena."

Mi spoglio rapidamente, butto l'intimo nel cesto apposito, ed entro nell'ampio box. Norma ha ancora i lucciconi, si scansa, non sa cosa fare. "Allora?" Le dico; "cosa aspetti? Apri l'acqua, no?"
"Sissignora... ma lei, voglio dire, lava anche i capelli?"
"Sì, tutto."
"E l'acqua come la vuole? Calda, o come?"
"Prima calda, poi subito tiepida. Così, sì così va bene."
Mi giro verso di lei, le regalo un sorriso. "Sei proprio una bella ragazza, Norma."
Lei fa una smorfia: "al mio paese si dice: la bellezza dell'asino, sa cosa vuol dire?"
"Sì, si dice così anche dalle mie parti. Ma tu sei bella davvero, fidati che me ne intendo, con tutte le modelle che incontro alle sfilate. Certo, quelle sono alte come cipressi, ma poi crescendo diventano brutte; tu resterai bella invece: non sei un'asinella, ma una puledrina purosangue. Dai, cosa aspetti? Spalmami il gel, quello rosa lì; e poi massaggiami."
"Ma io signora non oso, non so come fare."
"Ti mostro io, sciocchina."

Raccolgo nelle mani il gel, poi la faccio girare di spalle e comincio a massaggiarla. Pelle di seta, carne soda e liscia, e quelle tettine d'angelo, ammesso che esistano gli angeli femmine. E insisto a massaggiargliele; subito i capezzoli si induriscono, due noccioline, che voglia di morderglieli. Lei ansima un po'. La giro verso di me, spalmo un altro po' di gel sulla schiena, e la massaggio scendendo subito fino al suo bel culetto sodo.
"Hai capito adesso? Non è mica difficile, no?" "No signora..." Risponde con un filo di voce. Ma non si muove, e io continuo a palparle il culo. Un lungo momento di silenzio, poi le chiedo: "dimmi un po' Norma, hai mai baciato una ragazza, o una donna?"
Mi guarda con gli occhioni spalancati, arrossisce. "Una ragazza... Sì, qualche volta."
"E ti piaceva?"
"Sa, noi due eravamo amiche, molto, ci volevamo bene; era una cosa naturale." E arrossisce ancora.
"Non devi imbarazzarti, sai. Non c'è niente di male, anzi da ragazzine è meglio far l'amore fra ragazze che coi maschi; con loro, certo, è molto piacevole, ma è anche molto facile trovarsi nei pasticci; per non parlare poi di quelli un po' violenti."
Norma annuisce più volte, abbassando il viso. Le metto due dita sotto il mento, glielo sollevo, e poi, lentamente, dolcemente, la bacio. Sta tremando, ma non si rifiuta, e anzi dopo un po' risponde timidamente, facendomi sentire la lingua appena appena. Allora mi stacco, la guardo sorridendo, le sussurro: "sei bella, davvero." E la bacio di nuovo, stavolta palpandole le natiche sode con una mano, mentre con l'altra cerco la via dell'amore fra le sue cosce. Norma trema, sussurra qualche 'no, no' timido; ma sospira, si lascia andare e io la masturbo dolcemente, abilmente: vedo i suoi capezzoli indurirsi, la pelle d'oca sul petto, la vampa di rossore sul seno e sulla gola.
"E cos'altro facevate, oltre a baciarvi in bocca? Vi carezzavate così?" Accenna timidamente un sì, arrossendo ancora.
"E ve la baciavate anche?" Insisto a domandarle, mentre le lecco il collo. Non dice né si né no, sospira e arrossisce in vampate, una dopo l'altra. Chiudo il getto dell'acqua. Esco dal box, indosso un accappatoio, a lei dò un ampio telo da bagno di morbida spugna; quindi me la porto per mano in camera mia; e la spingo a sdraiarsi sul letto. Lei tenta di coprirsi meglio col telo, che intanto le si è aperto, ma io lo afferro, lo tiro via; nuda, cerca di coprirsi con le mani, in una posa eccitante di Venere pudica, una mano sul seno e l'altra sul pube.
Ma non resiste a lungo, si abbandona alle mie carezze, lascia che io le apra le gambe, e le sollevi le ginocchia, finché è tutta aperta, ansimante, tremante.
Quando incollo la bocca alla sua dolce fica lei manda un lungo gemito, cerca di proteggersi con le mani; "lasciati andare Norma, altrimenti ti lego i polsi al letto e ti mordo tutta!"
Un lungo sospiro e finalmente è mia. La sua giovane fica è un paradiso di aromi intensi, gli umori di piacere con lo sfondo del profumo del mio gel doccia. Non ho bisogno di baciarla a lungo, ora che si è arresa l'orgasmo la vince ben presto; e geme, piange, grida quasi, mentre guizza, sussulta, spremendo dense gocce di piacere ad ogni lungo brivido.

La lascio tranquilla un minuto o due; dopo di che lei riapre gli occhi, mi sorride beata, mi abbraccia, mi bacia focosa; poi subito scende coi baci a succhiarmi i capezzoli, mentre già una sua manina nervosa fruga fra le mie cosce e si inzuppa del mio miele. Le succhio le dita bagnate. Lei me le infila di nuovo nella vagina e me le offre: le ripulisco per bene. E finalmente ecco, scende giù scivolando addosso a me come un serpentello; poi è il paradiso, la sua lingua umida, calda, che si insinua nelle mie pieghe, che cerca il clitoride, la sua bocca che succhia mentre le dita si infilano dappertutto: prima nella fica a riempirsi del mio miele d'amore, poi, puttanella deliziosa, a frugarmi nel buchino del culo, e io le sussurro sì, sì, fammelo!
Un dito, due dita e mi incula dolcemente mentre la bocca avida mi succhia la fica e mi porta in paradiso.
Resta lì un bel po', a baciarmi teneramente la fica, a passare lentamente la lingua lungo la fenditura. Apro e sollevo le gambe ripiegandomele contro il busto: lei capisce al volo, ora mi lecca lentamente il culo facendomi rabbrividire, e trovo ancora la forza di masturbarmi per raggiungere un ultimo tenero orgasmo.

Poi Norma si alza, mi guarda sorridendo: "cosa desidera adesso, signora?" "Un bel caffè forte, e fanne anche per te."

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