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Monique (Momì) e Virginia 1


di bube
31.10.2022    |    6.545    |    3 9.7
"Dopo è di nuovo su da me, siamo abbracciate; o meglio lei mi abbraccia e io le ho posato il viso sul seno, carezzandoglielo lentamente; poi ci baciamo, ..."

Sono la sorellina di Virginia. In realtà non siamo sorelle: Virginia è figlia di un nobile inglese vedovo, trapiantato con sua figlia in Toscana, dove si era innamorato perso di mia mamma (appena divorziata), e con lei ora vive felicemente insieme da anni.

Per Virginia io sono Momì, dato che quando mi ha conosciuta avevo nemmeno due anni e pronunciavo così il mio nome; il nomignolo mi è poi rimasto, ma solo con chi mi ama davvero; quindi mi sta bene che lei mi chiami Momì e sorellina, dato che sono più giovane di lei; però sono più alta di lei e a nuoto la batto sempre; ma solo a nuoto.

Questa settimana mi godrò una vacanza specialissima, io e lei sole in barca, la sua favolosa FREEVOL. Che nome buffo, vero? Metà inglese, metà francese: 'Libero'e 'Volo', ma detto in francese suona 'frivola', il che mi sembra molto più carino.

Sarà la 'mia' vacanza con mia sorella e nessun altro; ma ecco che spunta lady Constance, di cui Virginia mi aveva raccontato, quando è stata in Inghilterra; le storie del cavallo e della notte folle con questa tizia; e insomma, cosa posso farci?, lei è padrona della sua vita privata, ma io sono gelosa!
Sicché questa Connie ci ha fatto perdere un quarto d'ora con la speranza di convincere Virginia, e come se non bastasse faceva anche la smorfiosa con me: ma che sorella bellissima che hai, e dove la tenevi nascosta, e perdonami se lo dico ma è perfino più bella di te; e giù cazzate.

Finalmente, al commiato, baci di rito; pazienza lei a Virginia, ma ha avuto la faccia tosta di baciare sulla bocca anche me, e poi nonostante la guardassi male mi ha fatto anche una carezza sul seno. Ho guardato Virginia: a lei scappava da ridere e con un 'no' appena accennato mi ha impedito di fare una scenata lì sulla banchina fra la gente.

Poi finalmente a bordo mi sono sfogata con lei, che però l'ha buttata sul ridere.
"Io mica ero d'accordo, ma che cavolo, mi ha baciata sulla bocca e mi ha toccato le tette! "

"Ma dai, Momì," ha ribattuto lei; "dal suo punto di vista era un complimento, e poi ha ragione, tu sei più bella di me, e ai suoi occhi sei un bocconcino da paradiso; e mica solo dal suo punto di vista, sai: se non fossi la mia sorellina ti avrei già fatta la festa!"

"Ah sì, eh? E perché non ci provi?" Ero ancora incavolata per prima, e anche un po' ce l'avevo con lei che non mi aveva difesa; per quello l'avevo provocata.
Lei non ha risposto, mi ha guardata con un'aria strana e poi ha detto: "ora sistema la tua roba che abbiamo un sacco di cose da fare. "
"Io dove dormo?"
"Ma con me, nella mia 'suite', no? Però se preferisci, hai da scegliere fra le altre due cabine."

Non mi pareva vero, certo che volevo dormire con lei, anzitutto avevamo un sacco di cose da raccontarci. E poi, devo confessarlo: mica solo a Virginia piacciono più le ragazze dei ragazzi; anche a me! Virginia, certo, la amo anzitutto come sorella; ma tante volte con lei mi è venuta la tentazione...

Eravamo ambedue stanche, così dopo un po' di cena e la doccia ci siamo subito ficcate a letto, e mentre ancora stavo a raccontarle non so che, mi sono resa conto che dormiva. Sono stata a guardarla per un po': era deliziosa, nel sonno aveva un viso da bambina; mi sono accostata a lei, le ho sfiorato la bocca con un bacio e le ho sussurrato buonanotte; lei ha sorriso e ha mormorato qualcosa, continuando a dormire. Ho spento la luce e mi sono sdraiata accanto a lei; che dorme nuda; e anch'io per imitarla mi ero infilata a letto nuda.
Piano, sperando di non svegliarla, le ho carezzato il viso; e insomma, non so cosa mi ha preso e molto lievemente le ho sfiorato i capezzoli. Che si sono immediatamente induriti. E lo stesso i miei, in sintonia...

Mi sono scostata da lei; se la tocco ancora, mi dicevo, succede un casino; e come una ragazzina colpevole, mi sono masturbata fino a scivolare nel sonno.
L'indomani, ancora quasi nel buio, mentre albeggiava appena, Virginia si é svegliata, si è alzata e ha preparato il tè. Mi sono riscossa, mentre lei imburrava il pane tostato; mi sono trascinata nel bagno e poi l'ho raggiunta alla dinette.

Bacio del buongiorno, sbadigli e colazione; poi mentre lavavo le poche stoviglie lei avviava il motore e toglieva le protezioni delle vele.
"C'è ancora una bella brezza di terra; se ci sbrighiamo, usciamo dal porto a vela, da superfighe."
Con una manovra perfetta, appena fu libera dalle altre barche, orientò le vele al vento e spense il motore, uscendo poi silenziosamente dal porto.

"Ma come," le dissi indignata: "nemmeno un po' di pubblico ad applaudirti? Dormono tutti, 'sti fannulloni?"
"Scema che sei, " fu il suo commento, ma sorrideva contenta.

La barca si inclinò appena sottovento; ben presto doppiammo punta Lividonia.
"Che dici," azzardai; "potremmo arrivare fino a Pianosa? E magari all'Elba...?"
"Dipende dal tempo. La cosa migliore è arrivare a Montecristo e poi decidere. Anche con un buon vento, solo per Montecristo ci vogliono almeno quattro ore; e non vuoi che ci fermiamo per mangiare e farci un bel bagno? Come niente si fa mezzogiorno, ma se vogliamo tornare al porto prima di notte non è prudente allontanarci troppo."

Dopo un'ora il vento si era rinforzato: lo prendevamo quasi di prua, la barca si inclinava sempre più e prendeva velocità. Guardai Virginia con aria interrogativa, lei mi sorrise e confermò: niente Pianosa, arriviamo a Montecristo, sarà già un bella galoppata. Mi tolsi la maglietta, cominciavo ad avere caldo nonostante il vento fresco; lei mi guardò con un cenno di approvazione.

"Meno male che sei tutta abbronzata, altrimenti è la volta che ti arrostivi le tette," mi disse ridendo, e poi: "ma lo sai che sei davvero bella? Era un bel po' che non ti vedevo nuda. hai due tettine da mangiartele di baci."
"Anche tu, però," le risposi, e le sollevai la maglia per palpargliele; " anche se sei una vecchia bacucca ce le hai ancora sode."
"Ah, vecchia bacucca, eh? Appena siamo a Montecristo ti sfido a lotta! Vedremo un po', tu che sei più alta di me, se riesci a mettermi spalle a terra!"

Abbiamo continuato a navigare così, io incollata a lei a carezzarla, lei intenta alla navigazione, anche se di traffico ce n'era quasi niente; intanto le ore passavano e lontano davanti a noi si vedeva già il profilo roccioso di Montecristo.
Incrociammo un paio di grossi yacht a motore, preannunciati dal puzzo di nafta che il vento ci portava.

Uno dei due ci passò stupidamente vicino, accostando fino al limite della sicurezza; il pirla che pilotava fece finta di non vederci, ma le due ragazze nude che si rosolavano sul prendisole davanti alla cabina di pilotaggio si tirarono a sedere e ci salutarono con grandi sbracciate.

"Spero proprio che quelle due si consolino fra di loro," disse Virginia, "anziché con quel cafone incosciente; il guaio è che lui dev'essere quello coi soldi, e loro, forse, in cambio hanno solo un bel corpo."
"Ma come fai a dirlo? Magari sono due brave ragazze, che ne sai?"
"Guarda, io ci vivo al porto; di grossi motoryacht come quello ce n'è dozzine, quasi tutti sono di tizi che caricano a bordo belle ragazze finché ne vogliono: ognuna di loro spera in una particina in un film o in un serial tv, o una raccomandazione con uno stilista per qualche sfilata, e loro poverine pagano in anticipo col loro corpo un favore che forse non arriverà mai. Ma che ci vuoi fare? E' uno schifo, ma è così."

"E a me," le sussurro, "la troveresti una particina in un tuo film?" Si gira, mi guarda, mi fa una carezza:
"Nel mio film tu sarai sempre la protagonista."

Montecristo si avvicina; è ora di prepararsi e lei mi dice: "andiamo a Cala Scirocco, al riparo dal maestrale; non potremmo ancorarci, è tutta riserva; ma se ci beccano dirò che ho avuto un problema al motore. Mangeremo una spaghettata ai frutti di mare: li avevo comperati freschissimi, vivi, e li ho surgelati: vedrai, sarà una cosa da tre stelle! E adesso diamoci da fare, stiamo per arrivare."
Avvia il motore, ammaina le vele, e la barca si infila nella cala deserta; caliamo l'ancora più fuori possibile; Virginia si spoglia, indossa pinne e occhialini, e si tuffa per verificare. Metto maschera e pinne e mi tuffo nuda anch'io. Virginia è incredibile, ecco cos'erano le sirene! Dev'essere almeno dieci metri sotto, e si ferma a strattonare la catena, a controllare che l'ancora abbia preso bene; poi riemerge col pollice su e risale a bordo.

"E allora? La accetti la mia sfida, o hai paura di prenderle?"
Ridendo come due stupide facciamo la lotta, come tante volte avevamo fatto negli anni passati; stavolta però mi accorgevo che era diverso, non era il solito gioco. Non riuscii a metterla sotto come spesso mi capitava prima; adesso era lei a vincere e io mi dimenavo per reagire; con le gambe aperte ero riuscita ad afferrarla per i fianchi cercando di rovesciarla, ma lei contrastava ogni mia mossa; ed io mi sentivo sempre più debole; anzi, più languida, e mi muovevo ormai non più per lottare ma per strofinarmi contro di lei, mentre mi cresceva da dentro un calore strano; mi arresi, non avevo più forze.

Lei si fermò; mi fissò a lungo con un sorrisino malizioso:
"Cosa ti prende, sorellina? Di solito vinci tu, ma adesso...cosa vorresti?"
"Un bacio, vorrei; un bacio vero, non da sorelle," le sussurrai. Aspettai qualche secondo tremando, forse mi ero spinta troppo avanti, cosa mi era preso? Ora le chiedo scusa e...

Poi sentii la sua bocca sulla mia, la sua lingua; risposi al bacio chiudendo gli occhi. Quando li riaprii, mi disse sottovoce che già da tanto desiderava di baciarmi così; e non solo di baciarmi.

Quel luogo, quella situazione, mi sembravano essere quanto di più vicino al paradiso; la barca che ci faceva una lenta dolcissima ninnananna, i piccoli rumori del sartiame, i versi degli uccelli marini che echeggiavano nella cala e noi due stese nude al sole. Meglio di Adamo ed Eva, perché qui nessuno imponeva divieti, nessuno minacciava castighi, e il serpente, ammesso che a Montecristo ce ne fossero stati, non avrebbe potuto raggiungerci per proporci la trasgressione a un divieto che comunque avevamo deciso di infrangere.

"Non vuoi un po' di crema? "Mi chiede; io scuoto la testa: "non credo che mi serva, sono già abbronzata."
"Ma non tanto dappertutto," insiste lei.
Scrollo le spalle, che mi frega della crema? Ma Virginia è più attenta di me: "un po' di protezione ci vuole, e per te ho una crema speciale."
"E che crema sarebbe?"

Lei tira fuori la lingua piena di saliva e me la mostra; poi scende coi baci a leccarmi le tettine, a succhiarmi i capezzoli, e io comincio a tremare, trattengo addirittura il fiato come se temessi, respirando, di rompere questa magia; ma la magia non si interrompe, lei mi succhia dolcemente uno e l'altro dei capezzoli, e intanto mi stuzzica in basso con le dita; poi scivola giù coi baci, lunghe leccate lievi; io chiudo le gambe come per un'ultima impossibile difesa, infatti lei non ha bisogno di dirmi nulla: le riapro, sollevo le ginocchia, mi offro tutta...

Virginia è terribile, dolcemente sadica: i sui baci scendono sì, ma si spostano all'interno delle cosce, che bello che è, ma...? Dovrò aspettare, lo so che il premio arriverà; intanto mi godo quel che viene prima.
I suoi baci ora scivolano giù lungo una gamba, si soffermano nell'incavo dietro al ginocchio (che brividi anche lì!), riprendono la via verso il basso e arrivano al piede. Lo avevo letto che era molto piacevole farsi baciare le dita dei piedi, ma avevo qualche dubbio; e invece!

La sua lingua scorre, vibra, è un serpentello malizioso; si insinua fra dito e dito; poi me li succhia, e io non posso far altro che gemere, rabbrividire, sospirare, sperando da una parte che il dolcissimo supplizio continui, dall'altra che finisca come spero... Ora tocca all'altro piede, di nuovo baci e leccate e succhiate deliziose, finché ora i baci riprendono il cammino verso l'alto lungo la gamba. Io gemo, la imploro," Virginia mi fai morire così..."

Lei smette di baciarmi e sussurra: "continua a morire un altro po', vedrai che ti resuscito... Ma non toccarti!"
Devo pazientare, e intanto godermi tutto il percorso di ritorno; godermelo davvero, perchè ad ogni centimetro guadagnato la mia vagina freme sempre più, e faccio sforzi inauditi per non masturbarmi.

Alla fine la mia pazienza è ricompensata: appena la bocca di lei si posa sulla sommità della vulva, ecco un primo orgasmo: ansimo e tremo e sussulto, ma riesco a calmarmi perché non è finita, ora la sua lingua frulla delicatamente lì in cima, mentre un dito, o due, si insinuano nella vagina cautamente, cercano e trovano l'imene ancora intatto, stimolano le pareti umide, bagnatissime anzi, finché arriva il botto finale: è il culmine di un fuoco d'artificio di guizzi, gemiti, palpiti della mia vagina che stilla miele d'amore, e poi l'ultimo, incontenibile sussulto, mentre mi inarco e grido e premo la nuca di Virginia come per impedirle di lasciarmi...

Poi è un lento rilassarmi; mentre ancora ansimo lei copre di teneri baci la mia topina, e lecca lentamente il succo dei miei sussulti orgasmici.
Dopo è di nuovo su da me, siamo abbracciate; o meglio lei mi abbraccia e io le ho posato il viso sul seno, carezzandoglielo lentamente; poi ci baciamo, mai goduto un simile bacio: lento, languido, a bocca semiaperta per poter sospirare, sentirmi intrisa d'amore, ma un amore nuovo, più caldo, che si sovrappone senza annullarlo a quello già forte che ci unisce da tanti anni.
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